Camposampiero (PD)
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Santuari Antoniani

Lavori in corso

abbiate pazienza

FEDE E MONTAGNE

 Una antica paraboletta racconta che in principio la Fede muoveva le montagne solo quando era assolutamente necessario, per cui il paesaggio rimaneva per millenni uguale a se stesso. Ma quando la fede cominciò a propagarsi e alla gente sembrò divertente l’idea di smuovere le montagne, queste non facevano altro che cambiare di posto ed era sempre più difficile trovarle nel luogo dove le avevano lasciate la notte precedente. Cosa che naturalmente creava più difficoltà di quante ne risolvesse. La brava gente preferì allora abbandonare la fede e ora le montagne rimangono al loro posto. Questa simpatica paraboletta ci indica che tra la fede e le montagne ci possono essere interessanti combinazioni. Una di queste è quella che avviene sul Tabor, il monte della trasfigurazione, dove Gesù si presenta glorioso, anticipando ai presenti la luce della sua missione. Sul Sinai, come sul Tabor, come sul Calvario o sul monte delle beatitudini Dio si manifesta. Il monte allora è un luogo privilegiato in cui chi cerca le tracce di Dio può trovarle. Così a chi va in montagna in queste vacanze, o a chi già ci è andato, ricordiamo che la salita in montagna offre panorami meravigliosi ed è per tutti un momento che richiede grande attenzione a dove si mettono i piedi e la ferma volontà di affrontare la fatica del percorso. L’ attenzione in salita serve per identificare bene i particolari del percorso da riconoscere poi quando toccherà scendere. La salita può diventare dunque un’occasione che porta anche fino all’estasi, alla visione. Per chi è salito e ha potuto vedere, l’importante è poi saper fare i passi giusti nella discesa. Incontrare Dio sul monte, per sapere poi come camminare nelle strade della vita: un cammino in cui la Fede conta e può arrivare fino a spostare ancora le montagne.

Grano e zizzania

Signore Gesù, tu che sei buono, semini in pieno giorno nel campo della Chiesa, in ciascuno di noi, amore, pace e gioia. Ma poi, il nemico, il tenebroso, viene a seminare la zizzania: pensieri, desideri, sentimenti ostili, tradimenti segreti che fanno scendere la notte anche nel nostro cuore.
Donaci lo Spirito di vigilanza per non lasciarci invadere dal maligno; rendici forti e umili per sostenere ogni tentazione e per riprendere dopo i nostri cedimenti.
Fa’ che non pretendiamo dagli altri una perfezione che noi stessi non abbiamo; donaci occhi che sappiano vedere nel campo oltre la zizzania anche il buon grano; donaci un cuore che sappia amare come te nell’umile pazienza, senza stancarsi mai.

PENTECOSTE: Festa dello Spirito

Cinquanta giorni dopo Pasqua, troviamo gli apostoli ancora rinchiusi nel cenacolo come clandestini impauriti, indecisi sul da farsi. Ma ecco la scossa di un'esperienza interiore straordinaria: vengono illuminati e rianimati dallo Spirito Santo, il grande dono che Gesù aveva promesso.

Con il battesimo veniamo iscritti all'anagrafe dei figli di Dio. Da quel giorno lo Spirito del Risorto è in noi e ci dà la garanzia, se ci lasciamo guidare da lui, di una vita piena e bella.
Il Consolatore, cioè lo Spirito Santo comunicatore di forza, Iuce, entusiasmo, speranza, è con noi per sempre. Ce lo garantisce Gesù.

Se guardo la comunità dei discepoli prima della Pentecoste, mi sembra di vedere la fotografia di tante famiglie cristiane di oggi, e di tante persone: delusione e paura mi sembrano sentimenti ricorrenti: “Credevamo... Che cosa succederà?”.
Delusione nei confronti di se stessi e del proprio lavoro, del coniuge e dei figli... Delusioni nei confronti della Chiesa e perfino nei confronti di Dio.
E poi paura, tanta paura: del futuro, degli uomini, di Dio, della guerra; paura di non farcela, di non sapere educare, di non essere all’altezza; paura di perdere il benessere, il lavoro, i figli, la salute...
In tanti e spesso, viviamo come se Cristo non fosse risorto, come se lo Spirito non fosse disceso; come se non avessimo un Padre nei cieli e una Casa sulla terra; come se non avessimo nessuno accanto; e così ci rinchiudiamo, tristi, in noi stessi...

Se guardo la comunità dei discepoli dopo la Pentecoste, intravvedo ciò che può succedere - e succede - alle persone e alle comunità cristiane, quando si lasciano invadere dallo Spirito, quando lo riscoprono, quando si fidano di Lui: riprendono fiato, vita, coraggio, forza per continuare, amore, pace, gioia.

In effetti, senza lo Spirito, Dio rimane lontano, Gesù un personaggio della storia, l’Eucarestia una cerimonia, la famiglia una cooperativa, il coniuge un rivale, il matrimonio una gabbia, i figli un peso, l’educazione una colonizzazione, la vita una noia...
Con lo Spirito, Dio diventa papà, Cristo amico, la Chiesa una famiglia, la famiglia una comunione (“io in te, tu in me..; noi in loro”), l’amore libertà, il coniuge un consorte, i figli una gloria, l’autorità un servizio, l’educazione un arricchimento reciproco.

Ma senza il nostro consenso non può fare nulla. Lavori bloccati.

La storia della chiesa è una storia tutta piena delle meraviglie Cinquanta giorni dopo Pasqua, troviamo gli apostoli ancora rinchiusi nel cenacolo come clandestini impauriti, indecisi sul da farsi. Ma ecco la scossa di un'esperienza interiore straordinaria: vengono illuminati e rianimati dallo Spirito Santo, il grande dono che Gesù aveva promesso. Risorti dal sepolcro dello scoraggiamento, spalancano le porte e corrono per le strade degli uomini a portare il lieto annuncio (Atti 2,1-11).

Con il battesimo veniamo iscritti all'anagrafe dei figli di Dio. Da quel giorno lo Spirito del Risorto è in noi e ci dà la garanzia, se ci lasciamo guidare da lui, di una vita piena e bella. Paolo dice ai Romani che siamo "coeredi di Cristo". Significa che abbiamo parte a tutte le ricchezze di Dio - amore, pace, gioia di vivere... -, non solo nella gloria futura, ma già in questa terra.

Il Consolatore, cioè lo Spirito Santo comunicatore di forza, Iuce, entusiasmo, speranza, è con noi per sempre. Ce lo garantisce Gesù.

Se guardo la comunità dei discepoli prima della Pentecoste, mi sembra di vedere la fotografia di tante famiglie cristiane di oggi, e di tante persone: delusione e paura mi sembrano sentimenti ricorrenti: “Credevamo... Che cosa succederà?”.
Delusione nei confronti di se stessi e del proprio lavoro, del coniuge e dei figli... Delusioni nei confronti della Chiesa e perfino nei confronti di Dio.
E poi paura, tanta paura: del futuro, degli uomini, di Dio, della guerra; paura di non farcela, di non sapere educare, di non essere all’altezza; paura di perdere il benessere, il lavoro, i figli, la salute...
In tanti e spesso, viviamo come se Cristo non fosse risorto, come se lo Spirito non fosse disceso; come se non avessimo un Padre nei cieli e una Casa sulla terra; come se non avessimo nessuno accanto; e così ci rinchiudiamo, tristi, in noi stessi...

Se guardo la comunità dei discepoli dopo la Pentecoste, intravvedo ciò che può succedere - e succede - alle persone e alle comunità cristiane, quando si lasciano invadere dallo Spirito, quando lo riscoprono, quando si fidano di Lui: riprendono fiato, vita, coraggio, forza per continuare, amore, pace, gioia.

In effetti, senza lo Spirito, Dio rimane lontano, Gesù un personaggio della storia, l’Eucarestia una cerimonia, la famiglia una cooperativa, il coniuge un rivale, il matrimonio una gabbia, i figli un peso, l’educazione una colonizzazione, la vita una noia...
Con lo Spirito, Dio diventa papà, Cristo amico, la Chiesa una famiglia, la famiglia una comunione (“io in te, tu in me..; noi in loro”), l’amore libertà, il coniuge un consorte, i figli una gloria, l’autorità un servizio, l’educazione un arricchimento reciproco.

Ma senza il nostro consenso non può fare nulla. Lavori bloccati.

La storia della chiesa è una storia tutta piena delle meraviglie dello Spirito Santo.
Lo Spirito agisce oggi come ieri, e come sempre, senza mai interrompere la sua azione. Paolo, Cornelio, Stefano, sono soltanto dei nomi... i nomi di tanti che rispondono allo Spirito e cambiano il mondo: come Francesco, come Cottolengo, come Massimiliano Kolbe, come tanti altri senza nome, che forse sono anche qui in mezzo a noi e che diventano lucerne accese nel mondo.

Giornata Mondiale Vocazioni

Grande cura per le pecore!
Il pastore! E' un'immagine tratta dalla vita, oggi purtroppo non più abituale per noi. Per comprenderla dobbiamo fare riferimento alla vita palestinese del tempo di Gesù: l'ovile era un grande recinto, delimitato da sassi accatastati senza calce. Alla sera i pastori, tornando dai vari pascoli, accompagnavano le proprie pecore all'ovile e, durante la notte, vegliavano per difenderle dai lupi e dai ladri.
Al mattino una scena commovente: ciascun pastore entrava nel recinto e chiamava le proprie pecore ed esse seguivano il proprio pastore, perché conoscevano il timbro della sua voce o il segnale del suo richiamo.
Questa scena fa esclamare a Gesù: "Anche io sono pastore e le mie pecore conoscono la mia voce e mi seguono" (cfr. Cv 10,14).
"Io sono il buon pastore": quindi esistono anche cattivi pastori. Esistono i mercenari, i venditori di menzogna, di violenza e di immoralità. Gesù lo fa capire chiaramente.

Oggi è la"Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni".
Evidentemente il problema delle vocazioni è legato agli atteggiamenti e ai comportamenti di una comunità cristiana e la comunità cristiana risente dei comportamenti della società che la circonda.
In un mondo di egoisti il Pastore può chiamare quanto vuole: l'egoista non sente. Una società che ha ridotto la vita a "tempo per godere" diventa subito allergica a Dio, per il quale la vita è "tempo per donare".
I fatti lo dimostrano.
In Occidente mancano le vocazioni perché noi abbiamo il primato del benessere, il primato degli omicidi, il primato dei suicidi, il primato della droga, il primato degli aborti, il primato dei divorzi: siamo i primi in graduatoria nella tabella dell'egoismo.

Noi come ad Emmaus

Resta con noi, Signore Gesù, perché senza di te il nostro cammino rimarrebbe immerso nella notte. Resta con noi, Signore Gesù, per condurci sulle vie della speranza che non muore, per nutrirci con il pane dei forti che è la tua parola. Resta con noi sino all’ultima sera, quando chiusi i nostri occhi, li riapriremo davanti al tuo volto trasfigurato dalla gloria e ci troveremo tra le braccia del Padre nel regno del divino splendore. Su questa strada sempre pellegrini - peso di solitudine nel cuore - vienici incontro tu, il Vivente tra i morti, e spezzaci il pane dell'amore. Su questa lunga strada dove, al tramonto, si stendono le nostre ombre, accendi, o Viandante avvolto di mistero, il vivido bivacco della tua parola e sapremo dal suo bruciante ardore che più viva, più forte la nostra Speranza è risorta. Sì, apri la nostra mente a comprendere la Parola che sola può dissipare i dubbi che ancora sorgono nel nostro cuore. Quante volte anche noi, incapaci di riconoscerti, ti abbiamo rinnegato! Ma tu, il Giusto, con mite patire ti sei fatto vittima di espiazione per i nostri peccati. Ora non lasciarci esitanti e turbati: la tua presenza infonda in noi la pace, il tuo spirito rischiari il nostro sguardo e ci renda gioiosi testimoni del tuo amore.
(San Gregorio Magno)

RISURREZIONE DI GESU'

La pietra che la Maddalena di buon mattino ha trovato rotolata via dalla tomba del Signore libera la nostra vita dalla banalità.
Una vita vissuta nell"ottica di una tomba chiusa, con una pietra pesante e con un cadavere dentro, è una vita banale.
Poco importa come la si viva. Chi è onesto, mite, buono e misericordioso finisce nella stessa tomba; si putrefà come chi è stato ladro, violento, possessivo e ingiusto. E questo rende la vita dell"uomo inutile. La pietra rotolata definitivamente sulla tomba azzera ogni senso della vita, annulla gli sforzi di bene e di fatto fa trionfare il male e il nulla.
La pietra rotolata via, invece, getta una luce di verità al di qua della tomba. Il Cristo che torna dalla morte fa vedere in modo incontestabile che la verità della vita prima della tomba è l"amore, perché solo l"amore supera la morte. Dall"annuncio della Maddalena che la pietra è stata rotolata via, ognuno trova la certezza che si può vivere per risuscitare.

SABATO SANTO

“Il Calvario è lo scrigno nel quale si concentra tutto l’amore di Dio. La Croce è la manifestazione, è l’epifania più alta dell’Amore di Dio per noi. Ha mandato Suo Figlio sulla Croce perché ci togliesse i peccati, ci redimesse, ci rendesse puri.
Il Calvario non è soltanto la fontana della carità, non è soltanto l’acquedotto della speranza, ma è anche la sorgente della fede.”
Don Tonino Bello (1935 – 1993)

GIOVEDI' SANTO

Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione, prenderei proprio quel catino colmo d'acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell'asciugatoio e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici, e lavare i piedi del vagabondo, dell'ateo, del drogato, del carcerato, dell'omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego mai, in silenzio, finché tutti abbiano capito nel mio il tuo amore.

(Serva di Dio, Madeleine Delbrel)

Domenica delle Palme

Con la Domenica delle Palme si aprono le porte della Settimana più importante dell’Anno Liturgico, l’unica a godere del privilegio di essere chiamata “Santa”.
A partire da oggi infatti, e per i prossimi giorni, saremo condotti per mano nel cuore della nostra fede, cioè nella contemplazione del mistero pasquale di passione, morte e risurrezione di Gesù.
Ci attendono giorni di grazia, dove tutto ci parlerà di un amore talmente gratuito e incondizionato da lasciarci a bocca aperta.
Il Vangelo di oggi, con la descrizione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, rappresenta il primo scatto fotografico di questa lunga maratona dell’amore.
“Osanna” che inizialmente significava “salvaci, aiutaci”, col tempo è divenuta un’invocazione di gioia. E’ il grido di giubilo dei peccatori perdonati e di quanti hanno visto nell’ingresso di Gesù a Gerusalemme il compimento di una speranza lungamente attesa: l’arrivo del Messia.
(da “Tempo per te” Quaresima-Pasqua 2017, Azione Cattolica Italiana, sez. Giovani)

Buona Settimana Santa!

SAN GIUSEPPE

San Giuseppe è presentato, nel Nuovo Testamento, con pochi ma essenziali tratti. Come personaggio, nei Testi Sacri, non dice neanche una parola e a lui ne sono riservate poche, ma molto profonde. Giuseppe è chiamato, dall'Evangelista ispirato, «uomo giusto»: un uomo di Dio.
Le continue manifestazioni angeliche sono la testimonianza di un rapporto diretto e privilegiato con Dio. Le sue decisioni dipendono da questo rapporto. La sua giustizia non è semplice e severa applicazione di alcune leggi prescritte; egli sa guardare gli avvenimenti da molti punti di vista: alla fine sceglie la visuale di Dio.
La sua giustizia è l'affidamento completo ai progetti divini – anche se sembrano arcani e misteriosi.
Ci protegga e ci assista nelle scelte della vita, affinché rispondiamo sempre al Progetto di Dio su di noi.

Dove adorare Dio?

Ecco un breve pensiero di don Luigi Pozzoli, su come riconoscere dalle mani i veri adoratori.

Ci sono mani violente che stringono la verità di Dio, indurita come fosse una pietra, e sono pronte a scagliartela in faccia, come hanno tentato di fare con Gesù. Sono le mani degli integralisti, dei fondamentalisti, degli intolleranti, dei fanatici, di tutti coloro che sequestrano Dio dentro le loro piccole chiese, dentro le loro strutture religiose, dentro l'orgoglio di poter dire come i Giudei: "Noi sappiamo", mentre non sanno che quanto più parlano di Dio, tanto più lo fanno odiare. E ci sono altre mani che esprimono la più pura teologia: sono mani che pregano, che stringono altre mani, che accarezzano volti di amici, che compiono gesti di pietà su chi soffre, che chiudono con immensa tenerezza gli occhi di chi muore. E' attraverso questi gesti che si rivela la verità più profonda su Dio. Vogliamo conoscere il nostro rapporto con Dio? Soffermiamoci qualche volta a osservare le nostre mani per vedere di che cosa sono capaci. La vera teologia non ha la freddezza dei concetti che possono diventare pietre in mani altrettanto fredde, ma ha il calore delle mani che si aprono nel gesto di ricevere e di donare amicizia

1a DOMENICA QUARESIMA

Da Adamo fino ad oggi, l'uomo, capace di intendere e di volere perché fatto somigliante a Dio suo creatore, è soggetto alla prova, alla tentazione e di conseguenza al pericolo di peccare. La seduzione originaria, la più forte è sempre quella di spezzare ogni vincolo di dipendenza dal nostro Creatore nella illusione di poter così godere la pienezza della libertà.
Siamo creati “liberi”… di prendere decisioni e fare scelte… In questa situazione ecco la tentazione di farle secondo i nostri interessi personali, i nostri comodi. Pensiamo che una volta riempito lo stomaco, tutto l’uomo è sazio… ciò produce droga, sballo, disgusto, prostituzione. Il Signore ci ricorda che i figli non si educano moltiplicando le soddisfazioni e i divertimenti…
Altra tentazione è quella della fretta, dell’impazienza che ama risutati immediati, senza sacrificio.
La terza tentazione è la proposta del potere ad ogni costo, come primo valore della vita, ancora prima di Dio.
Che cosa non si è capaci di fare per orgoglio… si sacrificano anche le cose e gli affetti più cari. Un giorno Gesù si inginocchierà… davanti ai discepoli per lavar loro i piedi… ai poveri per salvarli…
Pensiamo in questa Quaresima a cosa possiamo fare per vincere queste tentazioni.
BUONA QUARESIMA!

Non preoccupatevi

Oggi la parola d’ordine di Gesù, il verbo che fa da filo conduttore dell’intero brano è “preoccuparsi”. Esso sottolinea non solo l’idea dell’impegno e della laboriosità, ma anche il turbamento, l’inquietudine, l’angoscia, ed è questo che Gesù vuole evitare.
“Non preoccupatevi”: Per tre volte Gesù ribadisce il suo invito pressante: non abbiate quell'affanno che toglie il respiro, per cui non esistono feste o domeniche, non c'è tempo di fermarsi a guardare negli occhi la vita, a parlare con chi si ama. Il discepolo vive nella “fiducia del Padre”; fa quello che deve fare, svolge con attenzione il suo lavoro, adempie ai suoi impegni, ma sa che tutto viene da Dio e che provvederà anche alla sua vita, come provvede agli uccelli…
Ma soprattutto, per quale motivo non essere in ansia? Perché Dio non si dimentica: può una madre dimenticarsi del suo figliolo? Se anche una madre si dimenticasse, io non mi dimenticherò di te, mai (Isaia 49,14-15, Prima Lettura).
Il Vangelo oggi ci pone la questione della fiducia. Dove metti la tua fiducia? La risposta è chiara: in Dio, prima di tutto, perché Lui non abbandona e ha un sogno da consegnarti. Non mettere la sicurezza nel tuo conto in banca.
Affidatevi e non preoccupatevi. Non un invito al fatalismo, in attesa che Qualcuno risolva i problemi.
C’è un primato fondamentale nella nostra esistenza, che è la chiave della felicità.
Quando metti al primo posto la cosa più importante, poi ci può stare tutto il resto.
(alcuni passaggi di Ermes Ronchi)

Amare... nonostante tutto

A proposito di Amore... Una leggenda irlandese

Ci fu un tempo, dice una leggenda, in cui l'Irlanda era governata da un re che non aveva figli maschi. Così, il sovrano inviò i suoi messi ad affiggere dei bandi sugli alberi di tutte le città del regno, per invitare ogni giovanotto che ne avesse i requisiti a presentarsi a palazzo e avere un colloquio con il re come possibile successore al trono. Le caratteristiche richieste erano le seguenti: 1) amare Dio e 2) amare gli altri esseri umani. Il giovanotto di cui parla la leggenda vide i bandi e riflette fra sé e sé che amava Dio e gli altri esseri umani. Tuttavia, data la sua estrema indigenza, non possedeva degli abiti che lo rendessero presentabile alla vista del re; nè disponeva dei mezzi per acquistare le vettovaglie necessario per il viaggio sino al castello. Perciò mendicò ed ottenne dei prestiti finché non ebbe denaro a sufficienza per dei vestiti adeguati e per le provviste necessarie, e finalmente poté mettersi in viaggio alla volta del castello. Lungo la strada, giunto quasi nei pressi della meta, incontrò un mendicante, il quale stava seduto tutto tremante, e non indossava altro che stracci; il poveretto allungò le braccia per implorare aiuto e con voce debole disse piano: «Ho fame e ho freddo. Mi aiuti?» Il giovane fu così commosso dallo stato di bisogno del povero mendicante che si privò immediatamente degli abiti, facendo il cambio con gli stracci del mendicante. Senza pensarci un attimo, inoltre, gli diede tutte le sue provviste. Poi, benché titubante, riprese il cammino verso il castello, con indosso gli stracci e senza provviste per il viaggio di ritorno. All'arrivo al castello, una persona al seguito del sovrano lo fece entrare e, dopo una lunga attesa, finalmente poté accedere nella sala del trono. Quando il giovane, chinatosi profondamente davanti al sovrano, sollevò gli occhi, fu colmo di stupore. «Voi... voi siete il mendicante che ho incontrato lungo la strada». «Sì», rispose il re. «Quel mendicante ero proprio io». «Ma non siete un vero mendicante. Siete il re». «Sì, sono il re». «Perché avete fatto questo?», chiese, allora, il giovane. «Perché volevo scoprire se tu ami veramente, se ami Dio e gli altri esseri umani. Sapevo che se mi fossi presentato a te come il re, saresti stato molto colpito dalla mia corona d'oro e dai miei abiti regali. Avresti fatto qualunque cosa io chiedessi per via del mio aspetto regale; ma in questo modo non avrei mai saputo com'è realmente il tuo cuore. Perciò mi sono presentato a te come un mendicante, senza pretese nei tuoi confronti se non quella dell'amore del tuo cuore. Ed ho scoperto che tu ami realmente Dio e gli altri esseri umani. Tu sarai il mio successore. Tu avrai il mio regno!»
(J. POWELL, Perché ho paura di essere pienamente me stesso, Milano, Gribaudi)

GIORNATA PER LA VITA

DONNE E UOMINI PER LA VITA
NEL SOLCO DI SANTA TERESA DI CALCUTTA.

Il coraggio di sognare con Dio
Alla scuola di Papa Francesco s’impara a sognare. Spesso nelle udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita. Sognare con Dio e con Lui osare e agire! Quando il Papa commenta la Parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande. È nota la sua devozione a san Giuseppe, che considera uomo del “sogno” (Cfr. Mt 1,20.24). Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto”

Dal Messaggio dei Vescovi per la giornata della Vita

ANNO NUOVO

"Il Signore ti Benedica e ti Protegga.
Mostri a te il suo volto
e ti dia la Pace".

“Sii sempre in guerra con i tuoi vizi, in pace con i tuoi vicini, e lascia che ogni nuovo anno ti trovi un uomo migliore”.

(Benjamin Franklin (1706 – 1790))

E' NATALE

Il Natale di solito è una festa rumorosa:
ci farebbe bene un po’ di silenzio
per ascoltare la voce dell’Amore.

Natale sei tu, quando decidi
di nascere di nuovo ogni giorno
e lasciare entrare Dio nella tua anima.

L’albero di Natale sei tu quando resisti
vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita.

Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù
sono i colori che adornano la tua vita.

La campana di Natale sei tu quando chiami e cerchi di unire.

Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita
il cammino degli altri con la bontà, la pazienza, l’allegria
e la generosità.

Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo
un messaggio di pace, di giustizia e di amore.

La stella di Natale sei tu quando conduci qualcuno
all’incontro con il Signore.

Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai
senza tenere conto a chi lo dai.

La musica di Natale sei tu quando conquisti l’armonia
dentro di te.

Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico
e fratello di tutti gli esseri umani.

Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace
anche quando soffri.

Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza
il povero che ti sta di fianco.

Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi
nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza rumori
né grandi celebrazioni; tu sei sorriso di confidenza e tenerezza
nella pace interiore di un Natale perenne che stabilisce
il regno dentro di te.

Un Buon Natale a tutti coloro che assomigliano al Natale.

Papa Francesco

ARRIVA NATALE

Da “AVVENIRE”

Il Natale per essere vero deve tradursi in carità concreta verso i poveri. Come ha fatto Madre Teresa di Calcutta ogni giorno della sua vita. Ci prepariamo al 25 dicembre guidati dal suo esempio.

La cattedra dei poveri
Domenica sarà Natale, che è la festa di tutti, a cominciare però dagli ultimi, i semplici cui il Signore ha scelto di rivelarsi per primi. Non a caso Gesù così si rivolge al Padre: “Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte co-noscere ai piccoli”. E Cristo intende proprio gli scartati, gli abbandonati, i rifiutati dalla società, ciao- loro ai quali madre Teresa di Calcutta ha dedicato tutta la sua vita. Una scelta che traspare anche dalla poesia che la religiosa albanese, canonizzata da papa Francesco lo scorso 4 settembre, ha de-dicato al 25 dicembre. Perché, spiega la fondatrice delle missionarie della carità, dev’essere Natale non solo una volta l’anno ma ogni giorno. I poveri infatti li abbiamo sempre con noi, anche se spes-so non ce ne accorgiamo. O, peggio, facciamo finta di non vederli.

Natale non è solo una data
E’ Natale ogni volta 
che sorridi a un fratello
 e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta
 che rimani in silenzio 
per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta
 che non accetti quei principi che relegano gli oppressi
 ai margini della società.
E’ Natale ogni volta
 che speri con quelli che disperano 
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta
 che riconosci con umiltà
 i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta 
che permetti al Signore 
di rinascere per donarlo agli altri.

IV domenica AVVENTO

NON TEMERE
Indaffarati tra pacchetti e panettoni, la Parola di Dio giunge ancora al nostro cuore per ricordarci il centro di questi giorni santi che hanno cambiato per sempre il corso della storia e del mondo.
Mi convinco sempre di più che Dio è veramente grande e che la sua fantasia d’amore supera di gran lunga la nostra immaginazione.
Tutti questi eventi straordinari per chi…? Per un bimbo che nasce in una stalla di uno sperduto paese della Giudea.
Oggi la nostra attenzione è puntata su Giuseppe di Nazareth
Tra tutte le infinite possibilità che aveva a sua disposizione Dio ha scelto uno come Giuseppe per essere il padre terreno di suo Figlio.
E’ bello perché ci fa scoprire che per essere collaboratori del progetto di salvezza di Dio non serve un dottorato in teologia, o un premio Nobel per la pace.
Dio ha scelto Giuseppe perché ha un cuore grande, pronto ad accogliere lo stravolgimento dei propri progetti

IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

La festa dell'Immacolata, ben a ragione capita proprio nel cuore dell'Avvento, perché questa festa rappresenta una tappa importantissima e necessaria: tappa preparatoria alla venuta di Cristo; anzi è la prima tappa, già preannunziata fin dai tempi antichissimi.
Ci sono uomini e donne in cui l'umanità si realizza in modo esaltante ed eroico. In essi ognuno può ravvisare che è davvero possibile essere pienamente uomini e donne, come Dio vuole.
Per noi il vero sole è Cristo, “la luce che illumina ogni uomo”.
Maria di Nazareth, “graziata” per sempre da Dio, è l’aurora che lo precede, che gli fa strada, anzi che gli prepara la via.. E’ bello, quindi in avvento puntare i nostri occhi su di lei.

SECONDA DOMENICA DI AVVENTO

Siamo arrivati alla seconda tappa dell'avvento. Natale si profila ormai vicino, col suo fascino, con il suo dono, il dono da parte di Dio: il dono di Dio è quello preannunciato dal profeta Isaia:
- quando i bimbi bianchi e neri del sud-Africa potranno giocare insieme?
- Quando Israeliti e palestinesi falceranno lo stesso campo?
- quando non ci sentiremo più minacciati dalla mafia, dalla disonestà, dall'indifferenza?
Il profeta Isaia ci assicura che tutto questo avverrà quando gli uomini accoglieranno lo Spirito di Dio.
E la liturgia di questa seconda domenica ci aggredisce con le parole di Giovanni il Battezzatore. Bisogna che ci decidiamo; non c'è tempo da perdere, sembrano dirci queste parole.
Ma perchè questa urgenza di decisione, questa necessità di "convertirsi" subito?
L'insegnamento di Giovanni è tutto incentrato sul grande tema della conversione. Cosa significa conversione... Siccome il peccato è un "voltare le spalle a Dio per andare alle creature, alle cose, la conversione è un inversione di marcia: voltare le spalle alle creature, alle cose, per tornare a Dio.
BUON AVVENTO!

INIZIA L'AVVENTO

Il Natale di solito è una festa rumorosa:
ci farebbe bene un po’ di silenzio
per ascoltare la voce dell’Amore.

Natale sei tu, quando decidi
di nascere di nuovo ogni giorno
e lasciare entrare Dio nella tua anima.

L’albero di Natale sei tu quando resisti
vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita.

Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù
sono i colori che adornano la tua vita.

La campana di Natale sei tu quando chiami e cerchi di unire.

Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita
il cammino degli altri con la bontà, la pazienza, l’allegria
e la generosità.

Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo
un messaggio di pace, di giustizia e di amore.

La stella di Natale sei tu quando conduci qualcuno
all’incontro con il Signore.

Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai
senza tenere conto a chi lo dai.

La musica di Natale sei tu quando conquisti l’armonia
dentro di te.

Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico
e fratello di tutti gli esseri umani.

Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace
anche quando soffri.

Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza
il povero che ti sta di fianco.

Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi
nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza rumori
né grandi celebrazioni; tu sei sorriso di confidenza e tenerezza
nella pace interiore di un Natale perenne che stabilisce
il regno dentro di te.

Un Buon Natale a tutti coloro che assomigliano al Natale.

Papa Francesco

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FESTA DI CRISTO RE

Siamo all'ultima domenica dell'anno liturgico e la chiesa, illuminata dalla fede, contempla il suo Signore Re dell'universo. Siamo invitati a innalzare la nostra voce di ringraziamento e di lode a Cristo la cui regalità fu di servizio, amore e martirio per noi.
E' una domenica, questa, per gridare a Gesù che è nostro re, nostro capo e maestro, che gli apparteniamo perchè ci ha liberati dai peccati e ci fa appartenere al suo regno.
Il regno di Dio è stato il tema fondamentale e continuamente ricorrente in tutta la predicazione di Gesù.
Il Vangelo altro non è se non la buona notizia del Regno di Dio che viene a compiersi nella storia umana; esso è la manifestazione dell'impegno di Dio stesso per la salvezza dell'umanità.
Ma mai nei vangeli la regalità di Gesù è evocata così insistentemente come nei racconti della passione, mai Gesù è dichiarato Re così apertamente come sulla croce.
Dio è davvero imprevedibile, aveva avuto tante occasioni favorevoli (umanamente parlando) per dichiararsi re: viene riconosciuto re sulla croce;.. Gesù ha sempre rifiutato di essere fatto re e si è sempre sottratto da coloro che volevano servirsi di lui per fini politici.
Si è dichiarato re solo quando questa affermazione non correva più alcun pericolo di essere fraintesa.

Giornata del Ringraziamento

“Nella fertilità della terra che ci dà di che vivere, lo sguardo credente scorge un’espressione forte dell’amore di Dio per le sue creature, cui nella preghiera si indirizza il ringraziamento”.
Lo si legge nel Messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace per la 66ª Giornata nazionale del Ringraziamento.
Quando il lavoro umano si realizza in forme solidali, è in sintonia con l’azione creatrice di Dio “La stessa preghiera ci guida anche a scoprire che, nel coltivare la terra, gli esseri umani operano come collaboratori dell’azione provvidente di Dio, che nutre e sostiene la vita: una vocazione alta ed esigente. Non a caso, il libro della Genesi, nel tratteggiare il compito dell’essere umano nel giardino di Eden, collega strettamente la pratica del coltivare con quella del custodire, quasi a sottolineare il comune orientamento alla vita”, evidenzia il messaggio.