Oppeano (VR) - Vallese
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PARROCCHIA SANTI GIACOMO E ANNA

16^ Domenica del Tempo Ordinario

Vorremmo tutti, Gesù, che il buon seme che tu hai seminato nel mondo non trovasse ostacoli o dif¬ficoltà: c’è talmente bisogno di pace, di misericordia e di compassione, di giustizia e di benevolenza! E tuttavia non dobbiamo scandalizzarci: la zizzania c’è perché non manca qualcuno che la semina a piene mani pur di impedire un frutto buono che rincuori chi è pronto a lottare contro tutto quello che ci rovina la vita. Che cosa fare? Disperarsi? Rassegnarsi? Rinunciare a contrastare il male? No, ma neppure lasciarsi afferrare dalla fretta, che è cattiva consigliera, dall’ansia, dalla voglia di far piazza pulita. È diffi¬cile distinguere il grano dalla zizzania quando sono ancora verdi: si somigliano e quindi c’è il pericolo di sradicare il bene insieme al male. Tu ci inviti ad attendere: verrà la stagione dei frutti, il momento del raccolto, e allora sarà facile distinguere l’uno dall’altro. Tu ci inviti a sperare e ad avere fi¬ducia nella forza del Vangelo: anche nelle situazioni più compromesse, anche nei frangenti più terribili, nei momenti più oscuri la tua parola riesce a portare frutto e a sorprenderci con la ricchezza della sua fecondità inaudita.

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campo estivo 2017

in allegato il modulo per l'iscrizione al campo estivo 2017

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15^ Domenica del Tempo Ordinario

La parabola del seminatore, Gesù, rimane sempre straordinariamente attuale: è l’avventura della tua parola nella storia degli uomini, nei solchi della nostra esistenza. È una parola che si perde in mezzo al frastuono, alle mille parole che la circondano, la coprono, le impediscono di essere intesa, le assegnano una vita breve, uno spazio ridotto nel cuore dei destinatari. È una parola che in alcuni suscita qualche entusiasmo ef¬fimero, un fuoco di paglia che presto si estingue, una pianta senza radici che basta poco a far seccare: qualche dif¬ficoltà, qualche sacri¬ficio, l’esigenza di rimanerti fedeli anche quando ci si imbatte nella prova. In altri la tua parola deve fare i conti con tante seduzioni che ¬finiscono col soffocare la forza che porta in sé: affanni ed agitazione per assicurarsi la propria fetta di potere, la propria quota di ricchezza e benessere, tolgono ogni possibilità di vita al Vangelo. Ma ci sono anche coloro che prendono sul serio la tua parola, che l’accolgono senza esitare, che la seguono a qualunque costo. In loro essa produce un frutto abbondante, insperato, inimmaginabile.

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14^ Domenica del Tempo Ordinario

Non possono entrare nei misteri del Regno coloro che pretendono di tracciare a Dio la strada da percorrere, coloro che sottomettono il suo Vangelo alle loro interpretazioni, alle loro spiegazioni. Non possono decifrare il piano del Padre coloro che vorrebbero piegarlo ai loro criteri, ai loro giudizi, al loro modo di giudicare e di agire e non sono disposti a rivedere comportamenti e atteggiamenti. Solo i piccoli e i poveri, solo quelli che ripongono la loro fi¬ducia interamente in Dio riescono, Gesù, ad entrare dentro il progetto d’amore che si realizza su strade inedite, in modo sorprendente, con metodi e mezzi imprevisti. Per i dotti e per i sapienti quello che non collima con la loro competenza, con la loro abilità, con i loro giudizi è destinato al fallimento. Ma è proprio questo il paradossale: in te, Gesù, Dio ha deciso di donarsi ¬no a morire sulla croce, ¬no a risorgere per la nostra speranza.

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12^ Domenica del Tempo Ordinario

Viviamo tempi dif¬ficili, Gesù, in cui il terrorismo sfregia impunemente le nostre città e i loro abitanti, colpendo con feroce freddezza e calcolata barbarie. Ecco perché all’udire qualche notizia luttuosa temiamo subito per quelli che ci sono cari e siamo in apprensione per la loro incolumità. Abbiamo paura delle malattie, di quelle di cui già conosciamo i terribili effetti perché hanno stroncato giovani vite dopo un lungo calvario doloroso in cui si sono altalenate speranze e delusioni. Ma ci spaventano ancor più quei virus e quelle infezioni che colpiscono il corpo umano e in breve tempo sgretolano i suoi anticorpi e la sua resistenza. Tutto questo è plausibile, tu lo sai, e tuttavia tu ci inviti a non sottovalutare tutto ciò che deturpa la nostra anima, tutto quello che lentamente la priva della sua dignità e bellezza, la imprigiona nella ragnatela del male al punto da farle perdere coscienza del pericolo che la sovrasta. Ecco perché oggi, Gesù, io voglio pregarti per tutti coloro che sprofondano in un gorgo di egoismo e di chiusura, per tutti coloro che rendono volgari le loro esistenze, privandole di quanto vi è di più nobile e di più santo, di più esaltante e consolante. E ti supplico anche per chi rischia di essere sottratto ad una speranza viva.

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Corpus Domini

C’è una comunione profonda che tu offri ad ognuno di noi e passa attraverso un gesto del tutto semplice e naturale. Tu, Gesù, ci chiedi di mangiare quel pane che è il tuo Corpo, tu ci inviti a bere quel vino che è il tuo Sangue. È attraverso di essi che si compie un mistero d’amore e si realizza una possibilità impensabile: tu dimori in noi e noi dimoriamo in te. Come un piccolo d’uomo nel grembo di sua madre si nutre di lei e attraverso di lei percepisce tutto ciò che accade, così anche a noi tu doni di essere trasformati in te e di cogliere questa nostra storia con il tuo sguardo mite e benevolo, con il tuo cuore compassionevole. Quanto accade, in effetti, non richiede grandi ragionamenti, non esige dotti concetti, non obbliga a discorsi impegnativi. È una questione di fede: basta accettare di essere sfamati e dissetati, accolti e ristorati, sostenuti e rinvigoriti. Senza alcun nostro sforzo o merito, per pura grazia, per solo amore.

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Pentecoste

Tu hai mantenuto quella promessa formulata nel Cenacolo, prima di scendere all’orto degli Ulivi dove sarebbe cominciata la tua passione.
In quel momento drammatico tu hai annunciato che il Padre avrebbe mandato un altro Consolatore. I tuoi discepoli non sarebbero rimasti soli, ma su di loro sarebbe discesa una forza dall’alto: una forza per cogliere il senso degli eventi della storia, una forza per intendere e comprendere la Parola, una forza per lasciarsi guidare dal Vangelo, una forza per prendere le decisioni migliori, secondo il cuore di Dio, e per realizzarle, senza desistere. È questa forza che ancor oggi spinge a darti testimonianza anche nell’ora terribile della prova, dona il gusto di una nuova saggezza che ci sottrae alle seduzioni del mondo e ci permette di vivere l’esistenza buona e bella del cristiano.
È questa forza che fa cadere i muri che ci separano e rende possibile una nuova fraternità e ci consente di costruire una terra più solidale e generosa, secondo il piano del Padre.

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5^ Domenica di Pasqua

Sono tante le strade che mi si aprono davanti, che attirano il mio sguardo e mi fanno mille promesse. Ma solo tu, Signore risorto, sei la via che porta al Padre, sei la via che conduce all’incontro in grado di trasfigurare la mia esistenza per tutta l’eternità. È vero: sei una strada talora in salita, non priva di asperità, che prevede passaggi stretti a forma di croce, ma solo tu sei capace di colmare il desiderio che abita il mio cuore, la sete che mi porto dentro. Della vita noi assaporiamo spezzoni e gusti diversi, talora veniamo presi da ebbrezze che presto svaniscono. Ma quella che tu ci offri non è una sensazione fuggevole, tanto intensa quanto effimera: tu, Signore risorto, ci regali una pienezza sconosciuta che dilata per sempre il nostro povero frammento verso orizzonti impensati. Ecco perché riconosciamo che solo in te dimora la Verità, la Verità di Dio, il suo Volto autentico, la Verità dell’uomo, la sua identità e il suo destino, la sua grandezza e la sua bellezza.

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4^ Domenica di Pasqua

Tu non sei un pastore qualsiasi, Gesù, non lo fai per mestiere, non cerchi un guadagno. Lo si vede dall’amore che hai rivelato al momento della prova: ci hai difeso a mani nude, ti sei sacrificato pur di strapparci al potere del male, hai donato la tua stessa vita. Ecco perché mi affido a te. La tua voce inconfondibile risuona col suo timbro particolare nel profondo della mia anima. Tu ti rivolgi proprio a me e nel segreto dell’esistenza mi chiedi di seguirti, di lasciarmi condurre. Del resto tu mi conosci e sai decifrare anche quello che sfugge ai miei occhi. Che cosa mi offri? Non un successo effimero, non di apparire per un attimo sulla ribalta della storia, non dei beni destinati a perire, ma la vita eterna, una vita segnata dalla pienezza, trasfigurata dall’amore. E, fin d’ora, la certezza che – qualunque cosa mi accada – niente e nessuno potrà strapparmi dalla tua mano, neppure la morte.

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3^ Domenica di Pasqua

Senza di te, Signore Gesù, la nostra è la strada della tristezza e della delusione: è difficile andare avanti quando si porta un peso sul cuore, quando ci hanno toccato da vicino fatti veramente sconvolgenti perché rimettono in discussione le nostre scelte e le nostre speranze. Se tu cammini accanto a noi, Signore Gesù, qualcosa si scioglie nel profondo
e possiamo raccontarti con parole semplici quello che proviamo, i nostri dubbi, i nostri interrogativi, le nostre pene. Se tu ci parli, Signore Gesù, una luce nuova rischiara la nostra storia così complicata e scopriamo un senso, una direzione, al nostro andare, al nostro pellegrinaggio. Allora si accende una speranza e fatti oscuri e incomprensibili vengono collegati tra loro, diventano pezzi di una storia, la tua storia con gli uomini, il mio rapporto con te.
Se mi siedo alla tua mensa e tu spezzi per me il pane, Signore Gesù, allora i miei occhi si aprono e io vengo trasformato.
Allora la strada percorsa con l’animo gonfio diventa un sentiero di gioia e di risurrezione.

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2^ Domenica di Pasqua

Non è facile, Gesù risorto, accogliere la tua presenza perché ora tu comunichi con noi in modo nuovo. Bisogna avere gli occhi della fede per riconoscerti e per farti posto nella nostra esistenza. Bisogna avere un cuore desto per intendere la tua parola e per metterla in pratica.
Bisogna accettarti come un dono che va ben oltre le nostre logiche del vedere e del toccare. Ecco perché oggi ci sentiamo straordinariamente vicini a Tommaso: alle sue reticenze e ai suoi dubbi, alle sue perplessità e ai suoi desideri. Proprio perché ti abbiamo contemplato inchiodato alla croce ora facciamo fatica a crederti vivo e presente in mezzo a noi. Ed è per questo che ci chiedi di fare lo stesso percorso di Tommaso, di abbandonarci al tuo amore, di lasciar cadere ogni barriera che ci separa da te.
Ed è per questo che ci domandi di fare nostra la sua risposta: «Mio Signore e mio Dio!», e ci dichiari beati perché senza aver visto, senza aver toccato, ci siamo fidati di te. Sì, Signore, non è facile credere in te, ma quando avviene conosciamo una gioia ed una pace smisurate.

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5^ domenica di Quaresima

La morte ci fa paura, Signore Gesù: la morte di coloro che amiamo perché vengono strappati al nostro affetto, alla nostra amicizia, ma soprattutto la nostra morte perché non possiamo prevedere quando avverrà e in quali condizioni. Noi vorremmo essere in grado di padroneggiare ogni istante della nostra vita e invece la morte sfugge al nostro dominio e ci rinvia brutalmente alla nostra fragilità.
Quel giorno a Betania, Signore Gesù, tu hai fatto intravvedere la tua commozione per la morte dell’amico Lazzaro: il tuo pianto ci ha rivelato quanto ti stava a cuore la relazione con lui, ma anche la ferita provocata dalla sua scomparsa.
Tu, però, Signore Gesù, proprio in quel dolore ci hai invitati ad andare oltre, a riconoscere che tu sei la risurrezione e la vita e che chiunque crede in te non rimarrà nelle mani della morte ma vivrà per l’eternità.
Si, Signore Gesù, in qualsiasi modo e in qualunque momento arrivi, non sarà la morte a pronunciare l’ultima parola su di noi.
Sarai tu a toglierci dal suo gorgo oscuro, dal suo potere, e a farci rinascere a una vita nuova, che ha il gusto dell’eternità.

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4^ Domenica di Quaresima

Non si viene alla luce da soli, con le proprie forze, Gesù. È nostra madre che, nei dolori del parto, ci ha espulso dal suo grembo perché cominciasse la nostra vicenda di figli degli uomini. Sei tu che ci hai condotto attraverso zone oscure perché vivessimo l’avventura della fede. Senza la tua luce ognuno di noi rimane immerso nella sua oscurità, come un cieco che non è in grado di cogliere la bellezza del giorno, di cui resta dolorosamente privo.
Senza la tua luce ognuno di noi continua a brancolare per le strade del mondo, andando a tentoni, senza sicurezza, in balia degli ostacoli che rendono arduo e pericoloso il suo cammino.
Ma come far capire che cos’è la tua luce a chi ritiene di vederci bene e di non aver proprio bisogno di te? Tu dissipi i nostri crucci, la voglia di riuscire a convincere della bontà della nostra scelta.
Tu ci inviti a dire la nostra gioia, ma con mitezza, senza pretese. Tu ci fai attraversare con semplicità anche le zone dell’opposizione, del contrasto, del rifiuto perché ci concentriamo sulla nostra adesione a te, per dirti anche noi come il cieco: “Credo, Signore!”.

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3^ Domenica di Quaresima

Non è facile né immediato scoprire che tu, Gesù, sei l’acqua viva che può colmare la nostra sete profonda. All’apparenza, quando ti incontriamo, sembri solamente un assetato, come tutti, privo, fra l’altro, di quei mezzi che sembrano assicurare la vera felicità, la riuscita della nostra esistenza.
Non è agevole, né piacevole lasciarti scoperchiare le zone oscure della nostra esistenza, per portare alla luce quello che vorremmo nascondere anche a noi stessi, alla nostra coscienza.
La tua parola, che ha effetti benefici, talora brucia quando raggiunge le profondità della carne e del cuore e ci mostra l’illusione delle mezze verità.
La tua parola illumina la strada che conduce al volto autentico di Dio e sbarazza il nostro bagaglio dei falsi problemi e delle indicazioni errate.
Così tu ci conduci all’incontro con te, Gesù, così tu ti riveli come l’atteso, l’Inviato, il Salvatore del mondo. E noi proviamo il bisogno di annunciarti a quelli che conosciamo, con la nostra fede disseminata di punti di luce e di oscurità, di dubbi e di interrogativi che persistono.
E accettiamo che ognuno poi ti incontri, a modo suo, faccia la sua esperienza e cammini con le sue gambe.

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2^ Domenica di Quaresima

Gesù, per i tre apostoli che hai portato con te, in disparte, sul monte, quell’esperienza straordinaria deve rimanere solo una tappa sulla strada che conduce a Gerusalemme. È una tappa di luce per affrontare le tenebre che caleranno il venerdì santo da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio: il buio del disorientamento, dello scandalo, del dolore di fronte alla morte dell’innocente che offre la sua vita per l’umanità. È una tappa per intravedere il compimento delle promesse: Mosè ed Elia sono lì per attestarlo. Ma quello che accadrà sconvolgerà qualsiasi immagine messianica del potere di Dio che schiaccia, sbaraglia i nemici, distrugge gli avversari. Tu, il Cristo, realizzerai il progetto di Dio percorrendo la via dell’umiliazione, del dolore, della fragilità perché questa è la via dell’amore. È una tappa di manifestazione perché, coperti dalla nube luminosa, i tre apostoli percepiscono la presenza del Padre che rivela loro la tua identità, Gesù: il Figlio amato che è il testimone fedele; il Servo obbediente, il Salvatore. Se ne ricorderanno quando tu apparirai ai loro occhi come l’immagine terribile dell’abbandono e del fallimento?

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1^ DOMENICA DI QUARESIMA

È lo Spirito stesso, disceso su di te, Gesù, all’inizion della tua missione a condurti nel deserto, nel luogo della prova, della tentazione.
Ti sei fatto uomo e non si è trattato semplicemente di un bagno di folla o di una passeggiata frettolosa. Sei come noi e, come noi, provi fame. È il segno di tutti i limiti della nostra vita: la fatica e la malattia, la sete e la solitudine. Cosa farai? Risolverai il problema servendoti del potere di fare miracoli? No, i miracoli sono per gli altri, non per te. E l’unico rimedio sarà la decisione di fare la volontà del Padre, fino in fondo. Ti sei fatto uomo e la tua missione è quella di manifestare l’amore di Dio, non di strabiliare con gesti clamorosi, non di suscitare un consenso strepitoso, non di sedurre, cancellando la libertà di accettare o rifiutare il tuo Vangelo. Ti fiderai di Dio senza chiedergli una passerella privilegiata: per questo andrai incontro anche all’umiliazione, all’insulto, allo scherno, alla morte in croce.
Ti sei fatto uomo e sai bene che i potenti della terra dispongono di uomini e di mezzi a loro piacimento, ma proprio loro spesso finiscono per diventare schiavi del loro potere. Tu sarai il servo, non il padrone, colui che si dona, che si offre e non trattiene nulla per sé.

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8^ Domenica del Tempo ordinario

Siamo presi da tante cose, Signore Gesù, e non abbiamo tempo per l’essenziale, per quel progetto di amore che ci hai affidato e che solo rimarrà quanto tutto il futile, il superfluo, l’effimero verranno meno. È vero, Gesù, talora me ne rendo conto: quante energie sprecate solamente per assicurarmi beni che non dureranno, quante fatiche per apparire agli occhi degli altri, ben sapendo che un giorno tutto sarà veramente chiaro e il valore autentico verrà riconosciuto e distinto senza difficoltà da quello che abbaglia, ma non ha consistenza alcuna.
È vero, Gesù, che basterebbe che osservassi gli uccelli del cielo e i gigli del campo e mi accorgessi di una Provvidenza che non lascia mancare nulla, se ci si fida veramente di te. Ma sta proprio qui la mia fragilità: tengo occupati i miei giorni, mi affanno ed agito per mille imprese, pur di non investire tutto, cuore e mente, in quel disegno di salvezza che trasformerà la faccia della terra. Gesù non permettere che mi lasci divorare nella mia indecisione, strappami alla tentazione di tenere perennemente il mio piede in due staffe e rendimi risoluto nel tagliare ogni servitù che mi trattiene dal vivere per te.

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2^ Domenica del Tempo Ordinario

Il segnale convincente, quello che permette al Battista di riconoscerti e di segnalarti ai suoi discepoli, è la discesa dello Spirito su di te, Gesù, per accompagnarti nella tua missione, sempre e dovunque. Con la sua forza, la forza dell’amore, tu affronterai ogni situazione e potrai mostrare agli uomini con le parole e con i gesti, con le scelte decisive della tua vita, la tenerezza che il Padre riserva ad ogni sua creatura. È lo Spirito che ti renderà determinato nello smascherare le insidie dei farisei e i tranelli dei maestri della legge. È lo Spirito che ti guiderà ad offrire alla peccatrice la consolante certezza del perdono, a regalare a Zaccheo, il pubblicano, la possibilità di una vita nuova, ad aprire all’adultera un futuro diverso, libero dal peccato. È lo Spirito che ti ha sorretto negli incontri più diversi con uomini e donne segnati nel corpo e nello spirito dalla malattia, dall’handicap, da un’angoscia profonda e lacerante, in balìa delle forze del male. Grazie, Signore Gesù, perché il tuo Spirito viene trasmesso anche a noi, tuoi discepoli.

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4^ Domenica di Avvento

Entrare nel progetto del Padre tuo non è decisamente facile, Gesù. E noi rimaniamo sempre ammirati di fronte alla fede di Giuseppe. Non può decifrare fno in fondo quanto è accaduto alla sua promessa sposa, né può pretendere garanzie e sicurezze. Il messaggio che lo raggiunge, poi, ha a che fare con la zona del sogno. Al suo posto noi come avremmo reagito? Avremmo accettato un ruolo decisivo e tuttavia nascosto, avremmo deciso di fare da padre senza neppure poter dare un nome di nostro gradimento, senza esercitare quel potere assegnato dalla legge ad ogni capofamiglia? Non sapremo mai cos’è passato per la mente e il cuore di Giuseppe, ma una cosa è certa: egli ha obbedito, ha fatto tutto quello che il Padre gli chiedeva, mettendo la vita nelle sue mani, con una disponibilità a tutta prova. Signore Gesù, colui che ti ha fatto da padre è per tutti noi, discepoli, un esempio. E un invito ad accogliere un amore che va ben oltre i nostri poveri progetti e sceglie strade inusuali per realizzare meraviglie. È così che i poveri non sono pedine, ma diventano protagonisti di una storia santa.

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3^ Domenica di Avvento

Dio sta agendo in mezzo agli uomini e lo fa attraverso di te, Gesù. I segni che tu offri sono inequivocabili, eppure non è raro che qualcuno trovi proprio in te un motivo di scandalo! Ma allora non basta ridonare la vista ai ciechi e l’udito ai sordi, far camminare gli zoppi e purifcare i lebbrosi? Non è suffciente richiamare i morti alla vita e donare una speranza ai poveri? Perché ci sono ancora, oggi come ieri, quelli che ti rifutano, quelli che ti osteggiano, quelli che ti ritengono addirittura un inciampo sulla via di Dio, una minaccia alla religione? Forse perché, Gesù, tu non corrispondi alle immagini che ci siamo costruiti di te, di Dio, della salvezza che offri. Forse perché la Buona Notizia che tu doni a chi ti affda la vita è una novità che non può essere gestita a modo nostro, controllata nei suoi effetti, smussata negli aspetti più sconcertanti e rivoluzionari. Irrompe sulla nostra storia con conseguenze benefche, ma travolgenti, obbliga a cambiare mentalità e comportamenti e a lasciarsi condurre verso terre inesplorate.

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2^ Domenica di Avvento

Giovanni il Battista è stato mandato a destare i cuori, ad invitare alla conversione perché non ci accada la cosa peggiore, cioè mancare all’appuntamento con te, Gesù, che passi a visitarci, e perdere così la possibilità di vivere una vita nuova, trasfgurata dal tuo amore. La tentazione, dopo duemila anni, è in fondo sempre la stessa, quella dei farisei e dei sadducei che si attirano le parole roventi del profeta, così stranamente attuali per noi cristiani del XXI secolo. Viviamo una religione della cornice, ma il quadro non c’è più da troppo tempo, ci accontentiamo di uno scenario non privo di vestigia religiose, ma ormai troppo lontano dalla nostra esistenza, dalle scelte che la qualifcano, da ciò per cui siamo disposti a lottare e a sacrifcarci. Ci illudiamo di poter vivere di rendita, paghi di avere un cugino prete o una zia suora e di pagare di tanto in tanto il pedaggio ad una tradizione divenuta estranea al nostro cuore. Attraverso il Battista, Gesù, tu ci scuoti dal nostro torpore e ci obblighi a fare i conti con il tuo Vangelo, senza rimandare ulteriormente la decisione di cambiare.

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1^ DOMENICA DI AVVENTO

A noi, che cominciamo questo tempo di Avvento, tu, Gesù, rivolgi un invito pressante. Ci metti in guardia dal rischio di trovarci del tutto impreparati al giorno dell’appuntamento: come viaggiatori distratti ignari della regione che attraversano, come esploratori privi di bussola e condannati a perdersi, come persone cariche di tanti affanni al punto di non riuscir più ad alzare il capo e a scrutare l’orizzonte. No, non possiamo rinunciare a decifrare il tempo in cui viviamo, a cogliere le tracce della tua presenza, gli indizi che lo Spirito dissemina sul nostro percorso quotidiano. Tu non vuoi che ci lasciamo condurre dalla corrente, in balìa degli umori del momento, delle reazioni della pancia, afferrati e comandati da modi di giudicare e di reagire che non hanno nulla in comune con la parola limpida del tuo Vangelo. È vero, Gesù, la nostra canoa, priva da troppo tempo di remi, prima o poi ci condurrà dentro rapide avvistate all’ultimo momento. Ecco perché è decisivo aprire bene gli occhi, rimanere svegli e pronti, e lasciarsi guidare da te.

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33^ Domenica del Tempo Ordinario

Perché il mondo nuovo che tu ci prepari, Gesù, possa fnalmente apparire, bisogna che il vecchio cada e con esso tutto ciò che lo sostiene e ne assicura il funzionamento. Ecco perché c’è un passaggio diffcile che ci domandi di affrontare, senza lasciarci impaurire. Le forze del male non potranno lasciarsi facilmente disarmare e quindi tenteranno di contrastare l’azione vittoriosa dell’amore. Prove e persecuzioni: ecco il prezzo che ogni discepolo è chiamato a pagare se vuol diventare partecipe della tua gioia, della tua pienezza. Per questo tu ci inviti a non lasciarci abbattere dalla paura e dallo scoraggiamento, dall’angoscia e dalla stanchezza. Tu non ci abbandonerai nei tempi oscuri, quando cadranno le false sicurezze e assisteremo a rivolgimenti epocali. Tu non ci lascerai soli nei frangenti drammatici in cui dovremo render ragione della speranza che ci è stata affdata. Tu ci sosterrai quando saremo tentati di abbandonare tutto perché sfancati dal prolungarsi dell’attesa. Sarà il tuo Spirito a donarci lucidità e franchezza, serenità e forza, per resistere fno al giorno stabilito.

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32^ Domenica del Tempo Ordinario

Sono in molti, Gesù, ad immaginare il mondo nuovo che tu prepari semplicemente come una riverniciatura, un abbellimento della realtà che conosciamo, con l’eliminazione di qualche stortura. Sono in molti, Gesù, ad accontentarsi di una vita che ha tutti i connotati di questa che ben conosciamo, dei legami già istituiti, delle abitudini costruite nel tempo, degli assetti a cui ci siamo adattati. E invece no. Quello che tu ci prometti è un mondo segnato dalla novità, in cui il tuo amore trova compimento e riesce a distruggere tutto ciò che rovina l’esistenza degli uomini, tutto ciò che provoca sofferenza e genera divisione e angoscia, tutto ciò che alimenta gli istinti più bassi, i comportamenti più egoistici, i disegni più meschini. Strappaci, dunque, Signore Gesù, alle nostre rappresentazioni limitate, alle nostre attese prive di respiro e donaci di aprire il cuore e l’intelligenza alla fantasia dello Spirito. Insegnaci a diventare fgli e fglie della risurrezione, che già percorrono i sentieri inediti di una terra nuova in cui mettono radice la giustizia e la pace e le armi da guerra scompaiono, rimpiazzate dai gesti dell’accoglienza senza limiti.

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31^ Domenica del Tempo Ordinario

Tutti lo conoscevano Zaccheo perché era un capo dei pubblicani: il suo mestiere lo rendeva odioso perché di fatto era schierato dalla parte degli occupanti romani e, da vero strozzino, approfittava proprio della povera gente per riscuotere più del dovuto.
Possiamo immaginare la rabbia e il rancore che lo accompagnavano ogni volta che appariva, il disprezzo che lo circondava, gli insulti lanciati al suo indirizzo. Del resto proprio la sua ricchezza, cresciuta troppo velocemente, era una prova inequivocabile della sua disonestà.
Per gli osservanti egli era un peccatore, uno dei tanti che calpestavano impunemente i comandamenti di Dio e si facevano beffe della sua alleanza. Ma per te, Gesù, Zaccheo era anche lui, nonostante le apparenze contrarie, un figlio di Abramo.
Ed è stato lui stesso a dimostrarlo contro qualsiasi attesa e pregiudizio: lui che ha afferrato con gratitudine la tua offerta di salvezza, lui che ha accettato di dare ai poveri quanto aveva accumulato senza problemi, lui che ha restituito il doppio di quello che esigeva la Legge solo perché gli hai mostrato il tuo amore.

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