Oppeano (VR) - Vallese
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PARROCCHIA SANTI GIACOMO E ANNA

30^ Domenica del Tempo Ordinario

Perdonami, Signore Gesù, per tutte le volte che sono venuto a te con l’arroganza del fariseo, pronto a segnalare quello che ho fatto per te, ad esibire i miei meriti, a produrre tutto ciò che costituisce il mio tesoro di buone opere. Grazie, Signore Gesù, perché di tanto in tanto la mia stupidità, il mio peccato mi rimettono con i piedi per terra e allora vengo a te con uno spirito contrito e riconosco quanto la tua bontà sia grande ed immeritata.
Perdonami, Signore Gesù, per tutte le volte che ho giudicato i miei fratelli e i miei vicini, disposto a riconoscere la pagliuzza che è nel loro occhio, senza avvedermi della trave che è nel mio, senza uno sguardo di benevolenza, ma con la durezza impietosa di chi si ritiene sempre nel giusto.
Grazie, Signore Gesù, perché talvolta tu mi raggiungi attraverso la tua Parola e mi fai cogliere i miei sbagli, i miei difetti, le mie inadempienze e così mi induci a scendere dal piedistallo e a ritrovare il senso della realtà, l’umiltà e la riconoscenza del figlio, la benevolenza e l’amabilità del fratello, la gratuita generosità di chi serve.

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29^ Domenica del Tempo Ordinario

Gesù, tu ti preoccupi di insegnarci a pregare in modo autentico perché la nostra relazione con Dio non scivoli nella pretesa di piegarlo alla nostra volontà o peggio nell’assurdo di una transazione commerciale. No, il Padre tuo non ha affatto bisogno di essere convinto a volerci bene: ce lo ha già dimostrato prima ancora che potessimo conoscerlo ed amarlo. Le nostre parole, dunque, danno voce alla fiducia, alla certezza che egli non ci abbandona mai, anche nei momenti in cui meriteremmo di affondare nelle conseguenze dei nostri sbagli penosi. Certo, il suo disegno di salvezza non può essere scambiato con le piccinerie che spesso gli chiediamo, ma egli prende sul serio ogni nostra fatica, ogni nostra pena e soprattutto la nostra debolezza. Sa che non riusciamo a reggere a lungo quando attraversiamo la prova e, senza sostituirsi a noi, non ci lascia mancare il suo Spirito. È vero: spesso ci attendiamo da lui una soluzione magica, istantanea, ma egli non esita a ravvivare la nostra pazienza e la nostra speranza perché non manchiamo al giorno del compimento.

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28^ Domenica del Tempo Ordinario

Non siamo immuni da fragilità e da errori e tuttavia, Signore Gesù, continuiamo a giudicare severamente il nostro prossimo. Non siamo capaci di vivere secondo la tua Parola e spesso ci lasciamo afferrare dalla paura e dal timore di dichiararci tuoi seguaci.
Eppure non possiamo fare a meno di riconoscere i tuoi doni e di venire a dirti grazie nella santa assemblea. Tu sei il dono più grande che Dio poteva farci: in te ci ha rivelato il suo amore straordinario e smisurato ed ha aperto davanti a noi la via della speranza, ci ha offerto la sua stessa vita, ci ha rivelato il suo volto.
Miserie piccole e grandi continuano ad affliggerci, ma tu continui a sanarci e non ti stanchi mai di liberarci da tutto quello che ci rende malati e toglie smalto alla nostra esistenza.
Non permettere che ci dimentichiamo della tua generosità. Liberaci dall’ingratitudine di chi dà tutto per scontato e dovuto e aprici alla gioia di ricevere e di trasmettere i tuoi doni.

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27^ Domenica del Tempo Ordinario

Ne basta veramente poca di fede, Gesù, per produrre effetti straordinari! Se crediamo in te e ci lasciamo guidare dalla tua Parola veniamo liberati da tante paure, da tante incertezze e reticenze e lasciamo che lo Spirito operi la nostra trasformazione. Basta un granello di fede, Gesù, e la realtà assume un aspetto diverso: affrontiamo fatiche ed ostacoli con la leggerezza del discepolo che sa di essere utile, ma senza cercare gratificazioni, senza attendersi riconoscimenti. Basta una dose minima di fede per far sgorgare la fraternità ed abbattere muri e steccati, innalzati dai sospetti e dai pregiudizi, per far tendere la mano a coloro che si dichiaravano nemici e ritrovare la strada della riconciliazione.. Ma cos’è dunque questa fede che produce effetti miracolosi e perché ne siamo così sprovvisti? Tu lo sai, Gesù, siamo troppo affannati a difendere noi stessi e quello che possediamo e diventiamo così una parete impermeabile alla forza della tua Parola. Liberaci, allora, da questo individualismo che ci condanna alla sterilità e apri la nostra esistenza all’audacia benefica della fiducia.

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26^ Domenica del Tempo Ordinario

Anch’io, Gesù, posso fare come quel ricco: ignorare semplicemente il povero che sta alla mia porta, fingere di non vedere le sue piaghe, di non conoscere la sua fame, incaponirmi a negargli il diritto di avere anche lui un futuro degno di questo nome, e dunque affrancato dalla penuria e dallo sfruttamento.
Anch’io, Gesù, posso continuare a mangiare tre volte al giorno, a vestire con capi alla moda, a concedermi svaghi e distrazioni, senza pensare ai disperati, a quelli che rischiano la vita per sfuggire alla guerra e ai soprusi, per cercare pane e lavoro.
Anch’io, Gesù, posso tranquillamente riempire di cibo il mio frigo, stipare di indumenti gli armadi e scivolare nell’arroganza dello spreco, senza provare alcun senso di colpa di fronte alla condizione disumana di tanti uomini e di tante donne.
Ma tu, Gesù, mi avverti che non andrà sempre così, che dal modo in cui tratto le mie ricchezze, i beni a mia disposizione dipenderà la mia eternità. Sì, perché Dio non mi autorizza ad insultare tanti miei simili con comportamenti immorali e scelte insane e un giorno tutto questo finirà amaramente.

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25^ Domenica del Tempo Ordinario

Nel trattare il denaro, è vero, noi diamo prova di una grande prontezza e rapidità di riflessi. E, in fondo, Gesù, investiamo su qualcosa che è effimero e non ci accompagnerà per sempre. Perché non siamo pronti ad adottare lo stesso atteggiamento quando è in gioco la causa dei poveri, quando si tratta di tirar fuori qualcuno dalla sua miseria, dal baratro di rovina in cui è caduto? Siamo pronti a spendere del tempo per valutare le condizioni migliori offerte per piazzare il nostro denaro, ma non sembra che adottiamo un atteggiamento analogo quando si tratta di strappare qualcuno alla fame, alla malattia, ad un futuro fosco di penuria. Ecco perché, Gesù, tu ci metti in guardia dal denaro che possediamo, dal denaro che accumuliamo e da tutto ciò che riteniamo la nostra ricchezza per la quale siamo disposti ad affrontare qualsiasi sacrificio. Donaci, dunque, uno sguardo nuovo, il tuo sguardo limpido e saggio e una coscienza nuova che avverte il senso dell’intollerabile. Liberaci dall’egoismo gretto e dalla cupidigia, dalla durezza del cuore che ci chiude a Dio e ai fratelli.

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24^ Domenica del Tempo Ordinario

Abituati a tener conto delle percentuali, a ragionare sui dati e sui numeri, abbiamo finito col ritenere giustificati tanti meccanismi di emarginazione. Così gli esclusi dal lavoro, quelli che non ce la fanno a tenere il passo in un sistema sempre più esigente, quelli che non se la sentono di adottare leggi ferree e spietate dalle conseguenze dolorose, tutti questi vengono catalogati come una necessaria “perdita fisiologica”.
No, Gesù, tu ce lo dici con chiarezza, per il Padre tuo non esistono gli scarti da abbandonare al proprio destino perché ai suoi occhi noi non siamo una massa dai contorni indistinti: ognuno di noi è prezioso e trova un posto nel suo cuore… anche quando ha sbagliato, anche quando si è allontanato volutamente dal gregge, anche quando se ne è andato in malo modo, sbattendo la porta, anche quando si è mostrato ingrato e pronto a ferire…
Non c’è colpa così grave che trattenga il Padre tuo dal cercarci con amore sul percorso dei nostri smarrimenti, sulle strade dell’infedeltà. E grande è la sua gioia quando ci abbandoniamo al suo abbraccio di misericordia.

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23^ Domenica del Tempo Ordinario

Seguire te, Gesù, è una scelta da ponderare con attenzione. Non ci si può lasciar guidare da un momentaneo entusiasmo e neppure la si può prendere come un’avventura a termine, giusto una bella esperienza da mettere insieme alle altre nel carnet dei viaggi interessanti. Le condizioni da te poste sono talmente chiare e nette che possono essere accettate solo dopo una matura decisione. Sì, perché venirti dietro significa affidarti la propria esistenza, ritenerti più importante di ogni legame sacrosanto, come quello di sangue che ci tiene uniti ai genitori e ai fratelli, come quello sgorgato dal vincolo coniugale o dalla decisione di trasmettere la vita ad una creatura che porta impressi i segni della sua origine. Tutto questo, ai tuoi occhi, non rappresenta una buona ragione per lasciarti, per abbandonarti. Tanto che ci chiedi di essere pronti a giocare la nostra stessa vita per te, pur di restarti fedeli. Decisamente, Gesù, tu non ci nascondi a che cosa andiamo incontro e per questo ci induci a riflettere bene e ad una determinazione senza rimpianti.

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22^ Domenica del Tempo Ordinario

Che cosa ne abbiamo fatto, Gesù, del banchetto che hai messo nelle nostre mani, dell’eucaristia a cui partecipiamo di domenica in domenica? Quale posto hanno i poveri nelle nostre assemblee, nelle nostre riunioni e c’è posto per i disagiati, per gli abbandonati, gli emarginati, per quelli che soffrono, per i disabili? A che cosa abbiamo ridotto quell’appuntamento in cui tu ti offri come annuncio di gioia per quelli che chiedono speranza e non ce la fanno più ad andare avanti, in cui tu ti doni come pane di vita per tutti gli affamati e i miseri della terra? Se accosto il tuo vangelo di oggi alle immagini luccicanti che mi trasmettono le Messe riprese dalla televisione, mi accorgo dell’abisso che ci separa da te. Come è potuto accadere che non si vedono più poveri se non alle porte delle nostre chiese per stendere la mano? Cosa vuol dire che le nostre eucaristie sono affollate solo da persone ben vestite e ben pasciute? Aiutaci, Gesù, a ritrovare la strada che tu ci hai indicato: aiutaci a far festa con chi non ci potrà ricambiare, a far posto a chi si rivela un invitato scomodo ed imbarazzante, perché è questo che tu ci hai insegnato.

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21^ Domenica del Tempo Ordinario

L’averti ascoltato e applaudito, le dimostrazioni del nostro entusiasmo per te non contano nulla, Gesù, se la tua parola non ha portato in noi un frutto abbondante di opere buone. L’aver partecipato alla tua tavola, l’esserci cibati del tuo Corpo, tutto questo non costituisce il biglietto d’ingresso nel tuo Regno se non ci siamo lasciati trasformare dal tuo Vangelo e lo abbiamo mostrato con i gesti dell’amore e della misericordia, della compassione e della solidarietà.
Al tuo discepolo tu chiedi qualcosa di estremamente concreto, la prova dei fatti. Fatti che dimostrano di aver preso sul serio il tuo invito alla mitezza e alla benevolenza, la tua domanda di tenerezza e di generosità, senza alcuna mira di ridurre gli altri a strumenti del proprio volere, ma mettendosi piuttosto al loro servizio, sapendo che c’è più gioia nel dare che nel ricevere e che la vera grandezza consiste nell’essere l’ultimo, non il primo.
Ma al tuo discepolo tu offri anche la gioia impareggiabile di essere rigenerato nel profondo, proprio da questo passaggio attraverso la porta stretta, dal varco che tu hai aperto per quanti, vicini o lontani, vogliono seguirti.

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20^ domenica del Tempo Ordinario

Perché il disegno del Padre si realizzi, tu, Gesù, dovrai affrontare un passaggio angusto, una prova terribile che prevede l’immersione nella morte attraverso una sofferenza ingiusta ed una solitudine drammatica. Tu sai bene, dunque, a che cosa vai incontro, ma hai deciso di non sottrarti alla violenza che si sta per rovesciare su di te, agli insulti, agli scherni, alle beffe di cui sarai oggetto indifeso. Disarmato, tu sei pronto ad affrontare tutto questo non con il fatalismo della vittima ma con l’amore ardente del Testimone, con la decisione lucida del Profeta, con l’abbandono fiducioso del Figlio.
Proprio attraverso il tuo sacrificio, l’offerta generosa della tua vita, tu getti fuoco sulla terra perché venga trasformata dall’azione dello Spirito.
È duro, Gesù, per ogni discepolo accettare questa strada, seguirti nel percorso che hai tracciato. Quante volte sogniamo di evitare il Calvario, di sbarazzarci della croce, di trovare una scorciatoia verso la risurrezione. Ma non ci sono alternative: anche noi, discepoli, dobbiamo passare per la prova che tu hai attraversato.

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18^ Domenica del tempo ordinario

Tu ci segnali in modo brutale, Gesù, una realtà che vorremmo dimenticare: «la vita non dipende da quello che uno possiede». Così metti a nudo una tentazione in cui cadiamo facilmente: l’illusione di procurarci da soli quello che dovrebbe contare per la sicurezza della nostra esistenza. C’è chi si affda alla ricchezza e quindi si affanna ad accumulare titoli e azioni, beni di ogni genere per affrontare l’incognita del futuro. C’è chi punta tutto sulla sua competenza, sulle sue capacità, sulle sue risorse, e quindi si immerge nel suo lavoro, si concentra sulla sua professione, ignorando tutto il resto. E c’è chi si lascia sedurre dal potere o inebriare dal successo e allora vive come su un altro pianeta, ritenendo di aver trovato la chiave della riuscita e della felicità. Le tue parole, Gesù, ci aiutano a leggere la nostra esistenza con occhi diversi. E ci sollecitano a cercare un’altra ricchezza, che non viene meno ed è molto più sicura, che non subisce le variazioni della Borsa, che non teme rovesci politici, né pietose cadute di popolarità. È quella ricchezza che viene da Dio, quell’amore che tu ci trasmetti e che rendi visibile, invitandoci a farne la bussola di ogni nostro giorno.

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17^ domenica del tempo ordinario

Tutti coloro che cercano Dio per ottenere quello che vogliono se ne dimenticano troppo spesso, Gesù. Si fermano ad alcune tue parole che assicurano una risposta ad ogni invocazione, ad ogni domanda e, se non ricevono quello che avevano chiesto, si sentono traditi nella loro fducia, nonostante la loro devozione e la loro preghiera insistente. Proprio per questo tu ci hai messo sulle labbra e nel cuore le parole giuste per rivolgerci a Dio. E ci fai chiedere per prima cosa non la realizzazione dei nostri progetti, ma il compimento del tuo disegno e ci inviti a mettere le nostre energie, il nostro tempo e le nostre risorse a servizio del Regno. Proprio per questo ci ricordi che non dobbiamo chiedere qualcosa, una soluzione magica ai nostri problemi, un rimedio istantaneo che ci esonera dalla fatica di cercare, dalla necessità di affrontare le difficoltà che si presentano. Il dono che non ci neghi mai è molto più prezioso ed è una persona: lo Spirito Santo che ci accompagna non come un giudice, ma come un alleato, come colui che sostiene, che guida e che dà forza.

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16^ Domenica del Tempo Ordinario

È lei, Gesù, che ti ha accolto nella sua casa. È lei che si dà da fare per prepararti la cena, per offrirti un’ospitalità degna di questo nome. E tuttavia la sua generosità finisce un poco col tradirla e si lascia prendere dagli affanni e dall’agitazione, dimenticandosi di te e del dono che le vuoi fare. Ecco perché tu la rimproveri: non per la sua sollecitudine, né per il suo affetto. Tu le domandi di riservare a te la parte più preziosa del suo tempo: tu non vuoi troppi preparativi, ma ciò che ti importa è raggiungere il suo cuore. Quante volte, Gesù, mi è accaduto di ritrovarmi nei panni di Marta: ero talmente preso dall’impegno di lavorare per te, per la tua causa, che mi dimenticavo di te, dell’amore che vuoi rivelarmi, della Parola che pronunci per me, perché io possa ricevere in ogni momento la tua luce, la tua pace, il tuo perdono. Gesù, restituiscimi alla scelta di Maria: fa’ che trovi sempre il tempo per sedermi accanto a te ed ascoltarti in silenzio.

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15^ Domenica del Tempo Ordinario

Chi prende sul serio la tua parola lo sa bene, Gesù: non si può amare come tu vuoi senza esporsi, senza rischiare, senza mettere a repentaglio i nostri programmi e il nostro tempo, la nostra sicurezza e le nostre risorse. Non è un tuo discepolo chi pretende di vivere calmo e tranquillo, pensando solo ai fatti suoi, ignorando chi ha bisogno di un soccorso urgente perché altrimenti è in pericolo la sua stessa vita. Non è un cristiano chi si illude di continuare a coltivare i suoi pregiudizi e i suoi sospetti, concedendosi il lusso di escludere quelli che gli sono antipatici, quelli che non gli vanno a genio, quelli che non appartengono alla cerchia dei familiari, dei parenti, dei connazionali. Non può partecipare alla vita eterna chi non ha preso a cuore la sorte degli uomini e delle donne, suoi fratelli, che non possono venir fuori da soli dalla miseria e dall’abbandono, che non riescono a farcela con le loro forze perché il disagio, la malattia, l’infermità hanno minato i loro giorni. Signore Gesù, donaci la gioia di fare come il buon samaritano, senza crederci degli eroi, senza attenderci diplomi e medaglie, paghi solo di aver amato come tu vuoi.

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XVI^ Domenica del Tempo Ordinario

C’è un’attesa che non può essere ignorata, c’è un bisogno urgente da colmare, un desiderio profondo di trovare senso alla propria esistenza, al proprio andare, c’è una sete lancinante di Qualcuno che doni guarigione e misericordia, che trasmetta una vita diversa con il gusto e la pienezza dell’eternità. La missione, a questo punto, non è un optional, ma un compito fondamentale che tu, Gesù, affidi alla tua Chiesa e ad ogni discepolo. Non si tratta di un’impresa da affrontare a modo nostro: tu stesso detti le condizioni da rispettare. Ci chiedi di riporre in te la nostra fiducia, non nel bagaglio che ci portiamo dietro, non nei mezzi di cui ci siamo forniti. Ad agire sei tu e la Parola che ci hai affidato: ecco quel che conta veramente. Proprio nella nostra fragilità, paradossalmente, risiede la nostra forza perché solo così tu potrai operare senza impedimenti. E non ci assicuri un successo magico: tu ci chiedi di fare appello alla libertà di ogni persona e di accettare il consenso e il rifiuto, senza pretendere l’approvazione di tutti. Ed in questa impresa che a molti sembrerà veramente impossibile, tu ci offri una gioia profonda e indicibile: quella di essere guidati dal tuo Spirito e di sapere che qualunque cosa accada nulla potrà sottrarci all’amore del Padre.

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13^ Domenica del Tempo Ordinario

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l'hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.

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12^ Domenica del Tempo Ordinario

Le tue parole, Gesù, equivalgono ad una doccia fredda. Proprio nel momento in cui vieni riconosciuto come il Messia, l’Atteso, l’Inviato, tu annunci la sofferenza, il rifuto, la violenza ingiusta che ti attendono. Proprio quando i tuoi discepoli si attendono il trionfo, il successo, tu evochi un percorso accidentato, il passaggio oscuro della morte, ma anche la luce della risurrezione. E detti le condizioni a chi vuole seguirti: chiedi di prendere la propria croce e di essere disposti a perdere la propria vita per causa tua. Questo per te è l’unico modo che abbiamo per salvarla. A distanza di duemila anni le tue parole non hanno perso nulla del loro effetto sconvolgente. E mi obbligano a rivedere tanti sogni e tante attese che non hanno nulla da spartire con te e con il Vangelo. Quello, dunque, che può apparire come un fallimento cocente, spesso è solo la risposta fedele alla tua chiamata e una vita che sembra riuscita perché coronata di plauso, di consenso, di onore, può essere perduta se non è stata donata e vissuta nell’amore.

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IL 27 giugno arriva

il Grest, che ti terrà compagnia per 4 rinfrescanti settimane....

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11^ Domenica del Tempo Ordinario

Gesù, la tua misericordia quel giorno deve essere stata considerata una vistosa offesa nei confronti del fariseo che ti aveva invitato. Eppure tu non puoi fare a meno di considerare le persone con uno sguardo puro, libero da pregiudizi, e quindi capace di cogliere il nuovo, anche quando è imprevisto e disturba. Sì, quella donna ha letteralmente sconvolto lo svolgimento del pranzo. La sua irruzione nella scena l’ha fatta apparire come una sfrontata, ha provocato imbarazzo e disagio. Ma tu hai dato ai suoi gesti il loro vero signifcato: hai colto l’amore, la tenerezza, hai visto il desiderio di una vita nuova, il bisogno di essere liberata dal peso di tanti sbagli. E li hai confrontati con il trattamento che ti aveva riservato il fariseo, un paragone suonato come un insulto, ma in esso tu hai fatto uscire vincitrice proprio lei, la peccatrice che era ai tuoi piedi. Tu hai apprezzato la fede di quella donna e proprio per questo le hai donato il perdono dei peccati, per farle conoscere una pace sconosciuta. Gesù, chi può dire a questo punto di essere ormai perduto ai tuoi occhi, se la sua fede ha il coraggio della peccatrice?

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10^ Domenica del Tempo Ordinario

Gesù, tu hai compassione del dolore di quella madre che è ormai senza un sostegno, privata del marito e dell’unico fglio. Tu provi tenerezza per la sua solitudine, per il suo dolore e il suo smarrimento. Il tuo non è un sentimento epidermico: tu ti senti sconvolto fn nel profondo e partecipi con tutto te stesso alla sua situazione, alla sua pena. Tu non esiti ad avvicinarti e a toccare la bara, non hai paura della morte e dunque l’affronti a viso aperto, disarmato e fragile come ogni uomo, ma forte del tuo grande amore e della fducia incrollabile nel Padre tuo. Così ti rivolgi al ragazzo, al suo corpo inerte, già destinato alla sepoltura, e gli ingiungi di alzarsi, lo richiami alla vita per ridonarlo a sua madre. Gesù, verrà il giorno terribile in cui dovrai affrontare la tua morte e lo farai a mani nude, senza protezione e senza aiuto. Ci entrerai dentro, fno in fondo, per sconfggerla una volta per tutte e per consentire ad ognuno di noi di attraversarla e di approdare alla vita eterna. In quel giorno, ripeti anche per me, Gesù, le parole pronunciate per il ragazzo e trascinami con te nella risurrezione.

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CORPUS DOMINI

Dare da mangiare ad una folla: ecco il problema che si presenta dopo che tu, Gesù, hai destato la speranza, parlando del regno di Dio e guarendo chi aveva bisogno di cure. Hai nutrito la loro anima di una parola che cambia l’esistenza perché la apre ad orizzonti sconosciuti, ma ora non vuoi ignorare la loro fame fsica, il loro bisogno del tutto naturale di essere rifocillati, ristorati. Ed è per questo che decidi non di abbandonare ognuno alla sua ricerca, né di ricorrere al denaro per acquistare del pane, ma di spezzare quel poco che c’è e di distribuirlo a quella gente. Ed è con cinque pani e due pesci che fai mangiare tutti a sazietà. È un miracolo che si ripete, Gesù, ad ogni celebrazione dell’eucaristia, ma questa volta il Pane sei tu e colmi quella fame profonda che ognuno di noi si porta dentro: fame di amore e di speranza, fame di senso e di pienezza, fame di misericordia e di tenerezza, fame di fraternità e di comprensione. Per noi hai spezzato la tua vita sulla croce, per noi ti sei fatto Pane vivo che offre la vita eterna.

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Domenica della Santissima Trinità

Padre, Figlio e Spirito Santo, Trinità santa, Dio che sei comunione d’amore e mistero insondabile di bellezza, di cui non possiamo misurare la grandezza e la profondità, oggi ti contempliamo con gratitudine e ti benediciamo perché nel Padre hai voluto chiamare all’esistenza questo mondo e tutte le creature e hai voluto stringere con noi, uomini e donne, un’alleanza portatrice di gioia. Tu non ti sei arreso davanti alle nostre infedeltà e non ti sei lasciato disarmare dal nostro peccato, ma nel Figlio hai posto la tua tenda in mezzo a noi, nella carne di un uomo e hai spezzato la tua vita per la salvezza dell’umanità. In lui noi troviamo grazia e liberazione: la sua passione e morte sono sorgente perenne di misericordia, la sua risurrezione è fonte di speranza sicura. E, nello Spirito, tu continui a realizzare il progetto della salvezza e lo porti a
compimento: tu ridesti e consoli, sostieni e incoraggi, tu sei fuoco che illumina e riscalda e brucia ogni fragilità ed egoismo

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Domenica di Pentecoste

Senza di te, Spirito Santo, Gesù è solamente un personaggio del passato, di cui conoscere la storia, ma con te egli è qui, in mezzo a noi e continua ad agire in noi.
Senza di te, Spirito Santo, il Vangelo resta lettera morta, testo antico, spesso indecifrabile, messaggio astratto che viaggia sopra le nostre teste, ma con te esso diventa una parola d’amore, una Buona Notizia, un annuncio che trasforma i cuori e cambia il corso della nostra esistenza.
Senza di te, Spirito Santo, la Chiesa si riduce solo ad un’organizzazione e l’autorità ad un esercizio di potere, così come accade in ogni società, ma con te la comunità cristiana diventa esperienza viva di fraternità, comunione profonda che supera qualsiasi conflitto e qualsiasi difficoltà, ricchezza inesausta grazie alla diversità di doni che tu le fai giungere. E soprattutto i discepoli si considerano gli uni servi degli altri e non ambiscono a riconoscimenti, né cercano i primi posti.
Senza di te, Spirito Santo, la missione assume i toni di una propaganda e di una ricerca di consenso, ma con te coloro che ricevono l’annuncio sentono una gioia ed una pace sconosciute e la capacità di seguire Gesù, portando la croce.

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ASCENSIONE DEL SIGNORE

La gioia dei tuoi discepoli, quel giorno, è la nostra stessa gioia in questa festa che ci fa contemplare un compimento e ci mette davanti alla nostra missione. Tu non ci hai abbandonato, ma ora sei vicino ad ognuno di noi e puoi raggiungere tutti gli uomini con una presenza nuova, viva ed efficace, anche se non si impone, ma attende la risposta della fede. È vero, solo uno sguardo di fede riesce a cogliere ciò che può sfuggire a chi è disattento o disinteressato.
Così a molti il tuo vangelo può sembrare solo un libro antico di grande saggezza e profondità, ma per noi sei tu stesso che ci parli quando la tua parola viene proclamata. E per tanti è solo un pezzetto di pane quello che viene deposto nella nostra mano, ma per noi è il tuo stesso corpo, spezzato per la vita del mondo, offerto per la nostra salvezza, cibo di vita eterna che guarisce e mette in comunione con te. Ed anche tutti i poveri che incontriamo per i più sono persone in cerca di denaro, un intralcio al loro percorso, ma per noi sei tu stesso che ci visiti e domandi pane, lavoro, una casa, un soccorso. Decisamente, Signore Gesù, tutto cambia se guardiamo alla realtà con un cuore nuovo ed uno sguardo limpido.

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