VERSO IL NUOVO MESSALE
ALCUNI DEI CAMBIAMENTI DEL NUOVO MESSALE
Prendiamo qui in considerazione le variazioni più significative della traduzione presenti nel Rito della Messa
Atto penitenziale
Le varianti più significative si trovano nelle formule di invito al pentimento e nel Confesso a Dio. In questi testi emerge la preoccupazione di un linguaggio più inclusivo (maschile e femminile, non solo maschile), in sintonia con una sensibilità oggi diffusa.
Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, […] E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli,…
DIVENTA: Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle, […] E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle,…
Kýrie, eléison
In questo «canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia» si nota subito la scelta di preferire l’espressione originale greca Kýrie/Christe, eléison rispetto alla traduzione italiana Signore/Cristo, pietà.
Quindi d’ora in poi non sentiremo quasi più dire “Signore pietà”, ma Kyrie eleison.
L’invocazione fa parte infatti di quei testi che nel corso dei secoli si sono mantenuti nella lingua originale e che nemmeno il passaggio al latino avvenuto a Roma nel IV secolo ha tradotto. La scelta è confermata anche nel caso della fusione di atto penitenziale e Kýrie, eléison con l’introduzione dei versetti (tropi che precedono il Kirye eleison).
Questo vale infatti anche per Amen e Alleluia, che sono parole ebraiche che non sono mai state tradotte in italiano. O meglio: amen era stato tradotto con “Così sia”, ma questa traduzione è stata subito abbandonata e la proposta un po’ stravagante di tradurre Alleluia con Evviva non venne mai presa in considerazione.
Gloria
Di rilievo la variante introdotta all’inizio dell’antichissimo inno del Gloria «con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello»:
Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.
DIVENTA: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini, amati dal Signore.
La scelta è dettata da una maggiore fedeltà al testo biblico di riferimento (Lc 2,14). La pace infatti è la pienezza dei doni messianici e gli “uomini di buona volontà”, sono in realtà «Gli uomini che egli [Dio] ama», che sono cioè oggetto della volontà di salvezza di Dio, che viene a compiersi. Il testo liturgico, per esigenze di cantabilità e per consentire l’utilizzo delle melodie in uso, modifica leggermente l’espressione in «amati dal Signore».
Riti di comunione
Qui troviamo la scelta più nota, anche attraverso le risonanze mediatiche, e più discussa: la variazione della traduzione della Preghiera del Signore (Padre nostro) con l’introduzione del testo approvato a suo tempo per la Bibbia (2008):
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi
li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
DIVENTA: e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi
li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.
La scelta, come già spiegato a suo tempo, è giustificata dal fatto che la connotazione dell’italiano “indurre” esprime una volontà positiva mentre l’originale greco “eisferein” racchiude piuttosto una sfumatura concessiva (non lasciarci entrare). Con la nuova traduzione si esprime nello stesso tempo la richiesta di essere preservati dalla tentazione e di essere soccorsi qualora la tentazione sopravvenga, evitando di attribuire la tentazione a Dio in sintonia con la lettera di Giacomo (Gc 1,13).
Sempre nei riti di comunione è da segnalare la monizione diaconale allo scambio della pace:
Scambiatevi un segno di pace.
DIVENTA: Scambiatevi il dono della pace.
La nuova traduzione vuole essere più fedele al testo latino, che ha “offerte vobis pacem”. In realtà infatti ciò che ci si scambia reciprocamente è la pace, come dono che proviene da Dio. Questo avviene attraverso un gesto/segno, che può variare a seconda delle culture, ma il segno non è l’oggetto proprio di ciò che viene reciprocamente offerto.
Più rilevante è invece la variazione nell’invito del sacerdote alla comunione:
Beati gli invitati alla Cena del Signore.
Ecco l’Agnello di Dio,
che toglie i peccati del mondo.
DIVENTA: Ecco l’Agnello di Dio,
ecco colui che toglie i peccati del mondo.
Beati gli invitati alla cena dell’Agnello.
La prima novità è data dall’ordine delle espressioni: al primo posto, come nell’edizione tipica latina, vi è «Ecco l’Agnello di Dio». Nella sequenza rituale appare più logica questa anticipazione: dopo aver invocato l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo con la litania di frazione del pane, ora l’Agnello viene presentato come colui che invita alla sua cena. La seconda variante è la sostituzione di cena del Signore con cena dell’Agnello, senza temere la ripetizione del termine Agnello. È stato ritenuto infatti più importante non perdere il riferimento ad Apocalisse 19,9 che dichiara “beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello”.
Riti di conclusione
Segnaliamo che il classico congedo «La messa è finita. Andate in pace» si può ancora dire, ma si preferisce che si dica: «Andate in pace».
In analogia con altre parti del Messale (Gloria, Credo, Padre nostro e Agnello di Dio) viene introdotta anche la formula di congedo latina «Ite, missa est».