Solto Collina (BG)
265 Voci
035 980303
PARROCCHIE DI ESMATE, RIVA DI SOLTO, SOL...

sante messe della settimana

Calendario Sante Messe – gennaio

5
DOMENICA
II DOMENICA DOPO NATALE
- 8.30 Solto (S. Rocco)
- 9.30 Riva di Solto def. Santina Pedron
- 10.00 Esmate def. Luigi Olivari
- 11.00 Solto (Pieve) def. Anita Paris
- 17.30 Zorzino def. Gianni Negrinelli e Sergio Bovio;
def. Angelo Negrinelli e famigliari

6
LUNEDì
SOLENNITÁ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE
- 8.30 Solto (S. Rocco) def. Elisa e fam, Olivari
- 9.30 Riva di Solto def. Bepi e Giulio Crescini; def. Giacomo, Elisa e Maria Angeli; def. Luigi e Carmen Polini
- 10.00 Esmate def. Armati Maddalena e Luigi
- 11.00 Solto (Pieve) def. Franzini Gianni e Maria
- 17.30 Zorzino

7
MARTEDì
FERIA DEL TEMPO DI NATALE
- 9.00 Solto (oratorio)
- 15.00 Esmate

8
MERCOLEDì
FERIA DEL TEMPO DI NATALE
- 15.30 Zorzino
- 17.00 Riva di Solto def. fratelli Polini

9
GIOVEDì
FERIA DEL TEMPO DI NATALE
- 9.00 Solto (oratorio)
- 17.00 Riva di Solto def.

10
VENERDì
FERIA DEL TEMPO DI NATALE
- 9.00 Solto (Oratorio)
- 16.30 Esmate (centro diurno)

11
SABATO
FERIA DEL TEMPO DI NATALE
FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE
- 17.00 Riva di Solto def. Giuseppe e Giuditta
- 18.00 Solto (Pieve)

12
DOMENICA
- 8.30 Solto (S. Rocco)
- 9.30 Riva di Solto
- 10.00 Esmate
- 11.00 Solto (Pieve) pro populo
- 17.30 Zorzino def. Vittoria e Andrea Negrinotti; def. Ettore Negrinelli e Laura Carrara


AVVISI DELLA SETTIMANA

Parrocchia San Gaudenzio Vescovo – Esmate
Parrocchia san Nicola da Bari vescovo – Riva di Solto
Parrocchia S. Maria Assunta - Solto
Parrocchia Ss. Ippolito e Cassiano martiri- Zorzino

Parrocchie: 347/1994286 e-mail solto@diocesibg.it; parroco don Lorenzo 339/4581382
Curato don Erminio: 349/5800152 e-mail: ostierminio@gmail.com

AVVISI
DELLA SETTIMANA 29 dicembre – 5 gennaio


Domenica 29 dicembre:
10^ anniversario della morte di Mons. Roberto Amadei
FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE
Perché non pensare di partecipare insieme papà, mamma e figli e nonni alla santa Messa per affidare, in questa domenica della santa Famiglia, la propria famiglia alla santa famiglia di Nazareth?
Ore 11.00 Battesimo di Camilla Gatti


31 dicembre si conclude l’anno 2019
Messa e canto del Te Deum di ringraziamento
Ore 17.00 Riva di Solto; ore 18.00 Solto (Pieve); ore 22.30 Gargarino (con brindisi e auguri di buon anno)

1 gennaio: si conclude l’ottava di Natale (giornata di precetto)
Solennità di Maria Madre di Dio
Giornata Mondiale della pace: “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”

Messe ai seguenti orari: - 8.30 Solto (S. Rocco); - 10.00 Esmate;
- 16.30 Solto (Pieve); - 17.30 Zorzino; - 18.00 Riva di Solto

Venerdì 3 gennaio: ore 16.00 Adorazione eucaristica del primo venerdì del mese
e ore 17.00 santa Messa a Riva di Solto
Ore 19.00 Incontro dei catechisti

Sabato 4 gennaio: ore 8.00 Santa Messa a Zorzino e inizio della Maratona eucaristica (24 ore di adorazione);
dalle ore 15.00 alle ore 16.00 confessioni (don Erminio)

Domenica 5 gennaio:
II DOMENICA DOPO NATALE
Ore 20.30 Concerto dell’Epifania presso la chiesa parrocchiale di Zorzino con la corale parrocchiale santa Cecilia di Berzo san Fermo

Lunedì 6 gennaio
SOLENNITÁ DELL’EPIFANIA (di precetto)
Messe come la domenica (non ci sono però le messe della vigilia)
Ore 15.00 presso la Pieve di Solto presepio vivente, benedizione di tutti i bambini (invitati tutti i bambini 0-12 anni) e premiazione del concorso dei presepi

sante Messe della settimana

Calendario Sante Messe / dicembre - gennaio


29
DOMENICA
- 8.30 Solto (S. Rocco) def. Giuseppe Zenti (amiche di san Rocco)
- 9.30 Riva di Solto secondo le intenzioni dell’offerente per vivi; def. Albino Vabanesi; def. Caterina Facchi
- 10.00 Esmate def. Stefano Bendotti e Savina
- 11.00 Solto (Pieve) Battesimo di Camilla Gatti; def. Giuseppe Negrinotti e fam. Bertoletti;
- 17.30 Zorzino def. Paolo Rota; def. Rosa Spelgatti; def. Arturo e Giusto Minelli

30
LUNEDì
OTTAVA DI NATALE
- 9.00 Solto (Oratorio) def. fam. Foresti e Paris
- 15.30 Zorzino

31
MARTEDì
OTTAVA DI NATALE
SOLENNITÁ DI MARIA MADRE DI DIO
- 17.00 Riva di Solto def. Armida Dal Cero; def. Alessandro Gabbiadini; def. Carlo Landini e Carolina Selva
- 18.00 Solto (Pieve) def. Luigi Minelli
- 22.30 Zorzino (Gargarino)

1
MERCOLEDì
- 8.30 Solto (S. Rocco)
- 10.00 Esmate
- 16.30 Solto (Pieve)
- 17.30 Zorzino def. Maria Zanni e Severo Braghini; def. Luigi Negrinotti
- 18.00 Riva di Solto def. Nicola Zenti

2
GIOVEDì
MEMORIA DI SAN BASILIO MAGNO E GREGORIO NAZIANZENO
- 9.00 Solto (oratorio)
- 17.00 Riva di Solto def. Giovanni, Rita e figli

3
VENERDì
MEMORIA DEL SANTO NOME DI GESÙ
- 9.00 Solto (Oratorio)
- 16.30 Esmate (centro diurno)
- 17.00 Riva di Solto

4
SABATO
FERIA DEL TEMPO DI NATALE
- 8.00 Zorzino

II DOMENICA DOPO NATALE
- 17.00 Riva di Solto def. Aristide e Marta
- 18.00 Solto (Pieve)

5
DOMENICA
- 8.30 Solto (S. Rocco)
- 9.30 Riva di Solto def. Santina Pedron
- 10.00 Esmate def. Luigi Olivari
- 11.00 Solto (Pieve) def. Anita Paris
- 17.30 Zorzino def. Gianni Negrinelli e Sergio Bovio; def. Angelo Negrinelli e famigliari


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA CELEBRAZIONE DELLA LIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 2020

LA PACE COME CAMMINO DI SPERANZA:
DIALOGO, RICONCILIAZIONE E CONVERSIONE ECOLOGICA



1. La pace, cammino di speranza di fronte agli ostacoli e alle prove

La pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità. Sperare nella pace è un atteggiamento umano che contiene una tensione esistenziale, per cui anche un presente talvolta faticoso «può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino».[1] In questo modo, la speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà le ali per andare avanti, perfino quando gli ostacoli sembrano insormontabili.

La nostra comunità umana porta, nella memoria e nella carne, i segni delle guerre e dei conflitti che si sono succeduti, con crescente capacità distruttiva, e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli. Anche intere nazioni stentano a liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della corruzione, che alimentano odi e violenze. Ancora oggi, a tanti uomini e donne, a bambini e anziani, sono negate la dignità, l’integrità fisica, la libertà, compresa quella religiosa, la solidarietà comunitaria, la speranza nel futuro. Tante vittime innocenti si trovano a portare su di sé lo strazio dell’umiliazione e dell’esclusione, del lutto e dell’ingiustizia, se non addirittura i traumi derivanti dall’accanimento sistematico contro il loro popolo e i loro cari.

Le terribili prove dei conflitti civili e di quelli internazionali, aggravate spesso da violenze prive di ogni pietà, segnano a lungo il corpo e l’anima dell’umanità. Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana.

La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo.

Risulta paradossale, come ho avuto modo di notare durante il recente viaggio in Giappone, che «il nostro mondo vive la dicotomia perversa di voler difendere e garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia, che finisce per avvelenare le relazioni tra i popoli e impedire ogni possibile dialogo. La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale; sono possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana di oggi e di domani».[2]

Ogni situazione di minaccia alimenta la sfiducia e il ripiegamento sulla propria condizione. Sfiducia e paura aumentano la fragilità dei rapporti e il rischio di violenza, in un circolo vizioso che non potrà mai condurre a una relazione di pace. In questo senso, anche la dissuasione nucleare non può che creare una sicurezza illusoria.

Perciò, non possiamo pretendere di mantenere la stabilità nel mondo attraverso la paura dell’annientamento, in un equilibrio quanto mai instabile, sospeso sull’orlo del baratro nucleare e chiuso all’interno dei muri dell’indifferenza, dove si prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi dello scarto dell’uomo e del creato, invece di custodirci gli uni gli altri.[3] Come, allora, costruire un cammino di pace e di riconoscimento reciproco? Come rompere la logica morbosa della minaccia e della paura? Come spezzare la dinamica di diffidenza attualmente prevalente?

Dobbiamo perseguire una reale fratellanza, basata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca. Il desiderio di pace è profondamente inscritto nel cuore dell’uomo e non dobbiamo rassegnarci a nulla che sia meno di questo.

2. La pace, cammino di ascolto basato sulla memoria, sulla solidarietà e sulla fraternità

Gli Hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, sono tra quelli che oggi mantengono viva la fiamma della coscienza collettiva, testimoniando alle generazioni successive l’orrore di ciò che accadde nell’agosto del 1945 e le sofferenze indicibili che ne sono seguite fino ad oggi. La loro testimonianza risveglia e conserva in questo modo la memoria delle vittime, affinché la coscienza umana diventi sempre più forte di fronte ad ogni volontà di dominio e di distruzione: «Non possiamo permettere che le attuali e le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto, quella memoria che è garanzia e stimolo per costruire un futuro più giusto e fraterno».[4]

Come loro molti, in ogni parte del mondo, offrono alle future generazioni il servizio imprescindibile della memoria, che va custodita non solo per non commettere di nuovo gli stessi errori o perché non vengano riproposti gli schemi illusori del passato, ma anche perché essa, frutto dell’esperienza, costituisca la radice e suggerisca la traccia per le presenti e le future scelte di pace.

Ancor più, la memoria è l’orizzonte della speranza: molte volte nel buio delle guerre e dei conflitti, il ricordo anche di un piccolo gesto di solidarietà ricevuta può ispirare scelte coraggiose e persino eroiche, può rimettere in moto nuove energie e riaccendere nuova speranza nei singoli e nelle comunità.

Aprire e tracciare un cammino di pace è una sfida, tanto più complessa in quanto gli interessi in gioco, nei rapporti tra persone, comunità e nazioni, sono molteplici e contradditori. Occorre, innanzitutto, fare appello alla coscienza morale e alla volontà personale e politica. La pace, in effetti, si attinge nel profondo del cuore umano e la volontà politica va sempre rinvigorita, per aprire nuovi processi che riconcilino e uniscano persone e comunità.

Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni. Infatti, non si può giungere veramente alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e donne che cercano la verità al di là delle ideologie e delle opinioni diverse. La pace è «un edificio da costruirsi continuamente»,[5] un cammino che facciamo insieme cercando sempre il bene comune e impegnandoci a mantenere la parola data e a rispettare il diritto. Nell’ascolto reciproco possono crescere anche la conoscenza e la stima dell’altro, fino al punto di riconoscere nel nemico il volto di un fratello.

Il processo di pace è quindi un impegno che dura nel tempo. È un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della vendetta. In uno Stato di diritto, la democrazia può essere un paradigma significativo di questo processo, se è basata sulla giustizia e sull’impegno a salvaguardare i diritti di ciascuno, specie se debole o emarginato, nella continua ricerca della verità.[6] Si tratta di una costruzione sociale e di un’elaborazione in divenire, in cui ciascuno porta responsabilmente il proprio contributo, a tutti i livelli della collettività locale, nazionale e mondiale.

Come sottolineava San Paolo VI, «la duplice aspirazione all’uguaglianza e alla partecipazione è diretta a promuovere un tipo di società democratica […]. Ciò sottintende l’importanza dell’educazione alla vita associata, dove, oltre l’informazione sui diritti di ciascuno, sia messo in luce il loro necessario correlativo: il riconoscimento dei doveri nei confronti degli altri. Il significato e la pratica del dovere sono condizionati dal dominio di sé, come pure l’accettazione delle responsabilità e dei limiti posti all’esercizio della libertà dell’individuo o del gruppo».[7]

Al contrario, la frattura tra i membri di una società, l’aumento delle disuguaglianze sociali e il rifiuto di usare gli strumenti per uno sviluppo umano integrale mettono in pericolo il perseguimento del bene comune. Invece il lavoro paziente basato sulla forza della parola e della verità può risvegliare nelle persone la capacità di compassione e di solidarietà creativa.

Nella nostra esperienza cristiana, noi facciamo costantemente memoria di Cristo, che ha donato la sua vita per la nostra riconciliazione (cfr Rm 5,6-11). La Chiesa partecipa pienamente alla ricerca di un ordine giusto, continuando a servire il bene comune e a nutrire la speranza della pace, attraverso la trasmissione dei valori cristiani, l’insegnamento morale e le opere sociali e di educazione.

3. La pace, cammino di riconciliazione nella comunione fraterna

La Bibbia, in modo particolare mediante la parola dei profeti, richiama le coscienze e i popoli all’alleanza di Dio con l’umanità. Si tratta di abbandonare il desiderio di dominare gli altri e imparare a guardarci a vicenda come persone, come figli di Dio, come fratelli. L’altro non va mai rinchiuso in ciò che ha potuto dire o fare, ma va considerato per la promessa che porta in sé. Solo scegliendo la via del rispetto si potrà rompere la spirale della vendetta e intraprendere il cammino della speranza.

Ci guida il brano del Vangelo che riporta il seguente colloquio tra Pietro e Gesù: «“Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”» (Mt 18,21-22). Questo cammino di riconciliazione ci chiama a trovare nel profondo del nostro cuore la forza del perdono e la capacità di riconoscerci come fratelli e sorelle. Imparare a vivere nel perdono accresce la nostra capacità di diventare donne e uomini di pace.

Quello che è vero della pace in ambito sociale, è vero anche in quello politico ed economico, poiché la questione della pace permea tutte le dimensioni della vita comunitaria: non vi sarà mai vera pace se non saremo capaci di costruire un più giusto sistema economico. Come scriveva Benedetto XVI, dieci anni fa, nella Lettera Enciclica Caritas in veritate: «La vittoria del sottosviluppo richiede di agire non solo sul miglioramento delle transazioni fondate sullo scambio, non solo sui trasferimenti delle strutture assistenziali di natura pubblica, ma soprattutto sulla progressiva apertura, in contesto mondiale, a forme di attività economica caratterizzate da quote di gratuità e comunione» (n. 39).

4. La pace, cammino di conversione ecologica

«Se una cattiva comprensione dei nostri principi ci ha portato a volte a giustificare l’abuso della natura o il dominio dispotico dell’essere umano sul creato, o le guerre, l’ingiustizia e la violenza, come credenti possiamo riconoscere che in tal modo siamo stati infedeli al tesoro di sapienza che avremmo dovuto custodire».[8]

Di fronte alle conseguenze della nostra ostilità verso gli altri, del mancato rispetto della casa comune e dello sfruttamento abusivo delle risorse naturali – viste come strumenti utili unicamente per il profitto di oggi, senza rispetto per le comunità locali, per il bene comune e per la natura – abbiamo bisogno di una conversione ecologica.

Il recente Sinodo sull’Amazzonia ci spinge a rivolgere, in modo rinnovato, l’appello per una relazione pacifica tra le comunità e la terra, tra il presente e la memoria, tra le esperienze e le speranze.

Questo cammino di riconciliazione è anche ascolto e contemplazione del mondo che ci è stato donato da Dio affinché ne facessimo la nostra casa comune. Infatti, le risorse naturali, le numerose forme di vita e la Terra stessa ci sono affidate per essere “coltivate e custodite” (cfr Gen 2,15) anche per le generazioni future, con la partecipazione responsabile e operosa di ognuno. Inoltre, abbiamo bisogno di un cambiamento nelle convinzioni e nello sguardo, che ci apra maggiormente all’incontro con l’altro e all’accoglienza del dono del creato, che riflette la bellezza e la sapienza del suo Artefice.

Da qui scaturiscono, in particolare, motivazioni profonde e un nuovo modo di abitare la casa comune, di essere presenti gli uni agli altri con le proprie diversità, di celebrare e rispettare la vita ricevuta e condivisa, di preoccuparci di condizioni e modelli di società che favoriscano la fioritura e la permanenza della vita nel futuro, di sviluppare il bene comune dell’intera famiglia umana.

La conversione ecologica alla quale facciamo appello ci conduce quindi a un nuovo sguardo sulla vita, considerando la generosità del Creatore che ci ha donato la Terra e che ci richiama alla gioiosa sobrietà della condivisione. Tale conversione va intesa in maniera integrale, come una trasformazione delle relazioni che intratteniamo con le nostre sorelle e i nostri fratelli, con gli altri esseri viventi, con il creato nella sua ricchissima varietà, con il Creatore che è origine di ogni vita. Per il cristiano, essa richiede di «lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo».[9]

5. Si ottiene tanto quanto si spera[10]

Il cammino della riconciliazione richiede pazienza e fiducia. Non si ottiene la pace se non la si spera.

Si tratta prima di tutto di credere nella possibilità della pace, di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci può ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimitato, gratuito, instancabile.

La paura è spesso fonte di conflitto. È importante, quindi, andare oltre i nostri timori umani, riconoscendoci figli bisognosi, davanti a Colui che ci ama e ci attende, come il Padre del figlio prodigo (cfr Lc 15,11-24). La cultura dell’incontro tra fratelli e sorelle rompe con la cultura della minaccia. Rende ogni incontro una possibilità e un dono dell’amore generoso di Dio. Ci guida ad oltrepassare i limiti dei nostri orizzonti ristretti, per puntare sempre a vivere la fraternità universale, come figli dell’unico Padre celeste.

Per i discepoli di Cristo, questo cammino è sostenuto anche dal sacramento della Riconciliazione, donato dal Signore per la remissione dei peccati dei battezzati. Questo sacramento della Chiesa, che rinnova le persone e le comunità, chiama a tenere lo sguardo rivolto a Gesù, che ha riconciliato «tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli» (Col 1,20); e chiede di deporre ogni violenza nei pensieri, nelle parole e nelle opere, sia verso il prossimo sia verso il creato.

La grazia di Dio Padre si dà come amore senza condizioni. Ricevuto il suo perdono, in Cristo, possiamo metterci in cammino per offrirlo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Giorno dopo giorno, lo Spirito Santo ci suggerisce atteggiamenti e parole affinché diventiamo artigiani di giustizia e di pace.

Che il Dio della pace ci benedica e venga in nostro aiuto.

Che Maria, Madre del Principe della pace e Madre di tutti i popoli della terra, ci accompagni e ci sostenga nel cammino di riconciliazione, passo dopo passo.

E che ogni persona, venendo in questo mondo, possa conoscere un’esistenza di pace e sviluppare pienamente la promessa d’amore e di vita che porta in sé.

Dal Vaticano, 8 dicembre 2019

Francesco

Requiem

Preghiamo per il defunto Osvaldo Paris di Zorzino. Veglia funebre domenica ore 20.00 e funerale lunedi ore 14.30

Requiem

Preghiamo per il defunto Gianni Careddu di anni 71di solto Collina. Veglia funebre sabato ore 20.00 presso la chiesa del crocifisso. Funerale domenica a solto ore 15.00

confessioni in preparazione al santo natale

Venerdì 20 dicembre
Solto (oratorio) Ore 17.45 ragazzi della catechesi

Sabato 21 dicembre
Riva di Solto Ore 14.30 – 16.30 (don Lorenzo)

Domenica 22 dicembre
Zorzino ore 15.00 – 17.30 (don Erminio)

Lunedì 23 dicembre
Solto (San Rocco) Ore 20.30 – 21.30 (don Erminio)

Martedì 24 dicembre
Esmate Ore 9.30 – 11.30 (don Erminio)
Riva di Solto Ore 9.30 – 11.30 (don Lorenzo)
Zorzino Ore 15.00 – 17.00 (don Erminio)
Solto (san Rocco) ore 15.00 – 17.00 (don Alessandro di Fonteno)

avvisi della settimana

Parrocchia San Gaudenzio Vescovo – Esmate
Parrocchia san Nicola da Bari vescovo – Riva di Solto
Parrocchia S. Maria Assunta - Solto
Parrocchia Ss. Ippolito e Cassiano martiri- Zorzino

Parrocchie: 347/1994286 e-mail solto@diocesibg.it; parroco don Lorenzo 339/4581382
Curato don Erminio: 349/5800152 e-mail: ostierminio@gmail.com

AVVISI
DELLA SETTIMANA 22 -29 dicembre


Domenica 22 dicembre: IV DOMENICA DI AVVENTO
Ore 10.00 Santa Messa e presentazione dei cresimandi
Ore 20.30 scambio di auguri per tutti i collaboratori delle parrocchie

Lunedì: ore 15.30 la banda junior della collina presenta “Rudolph, la renna dal naso rosso”, presso la sede della banda (palazzo comunale di Solto Collina).

Martedì 24 dicembre
NOTTE DI NATALE Sante messe natalizie ai seguenti orari:
- 21.00 Zorzino - 22.00 Esmate
- 23.00 Solto (Pieve) - 24.00 Riva di Solto

Mercoledì 25 dicembre
GIORNO DI NATALE
Sante messe: come la domenica
Ore 17.00 Vespri solenni e benedizione eucaristica a Zorzino, prima della messa delle ore 17.30

Giovedì 26 dicembre: Santo Stefano protomartire
Il giorno di Santo Stefano è festivo, ma non di precetto (anche se andare a Messa ovviamente non fa male comunque). Di precetto invece è il primo giorno dell’anno e l’Epifania.
Per questo giorno le Sante messe sono ai seguenti orari:
- 8.30 Zorzino - 9.30 Riva di Solto
- 10.00 Esmate (centro diurno) - 11.00 Solto (Pieve)


Domenica 29 dicembre:
10^ anniversario della morte di Mons. Roberto Amadei
FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE
Perché non pensare di partecipare insieme papà, mamma e figli e nonni alla santa Messa per affidare, in questa domenica della santa Famiglia, la propria famiglia alla santa famiglia di Nazareth?
Ore 11.00 Battesimo di Camilla Gatti

sante Messe della settimana

Calendario Sante Messe – dicembre


22
DOMENICA
IV DOMENICA DI AVVENTO
- 8.30 Solto (S. Rocco) def. Giuseppina Guizzetti (legato 13250); def. Mario Zenti; def. Giuseppe Zenti (trigesimo)
- 9.30 Riva di Solto def. Axel; def. Dorino e Silvia; def. Romolo Polini
- 10.00 Esmate def. Rocco Romeli e Elisabetta Spelgatti
- 11.00 Solto (Pieve) def. Maria Guizzetti e Mario; def. Margherita Guizzetti e Rinaldo Zanini
- 17.30 Zorzino def. Natale e Dina Negrinotti e fam.; def. Martino Marinini, Camilla Carrara e Tarsilla; def. Francesco Cesare e Bruno Paris

23
LUNEDì
FERIA MAGGIORE DEL TEMPO DI AVVENTO
- 9.00 Solto (Oratorio)
- 15.30 Zorzino def. Egidio Pezzotti e Rosalinda Paris

24
MARTEDì
FERIA MAGGIORE DEL TEMPO DI AVVENTO
SANTO NATALE
- 21.00 Zorzino - 22.00 Esmate
- 23.00 Solto (Pieve) - 24.00 Riva di Solto

25
MERCOLEDì
- 8.30 Solto (S. Rocco)
- 9.30 Riva di Solto def. Filippo Vabanesi
- 10.00 Esmate
- 11.00 Solto (Pieve) def. Rino e Alberto Danesi
- 17.30 Zorzino def. don Andrea Ghirardelli (legato 14141)

26
GIOVEDì
OTTAVA DI NATALE – FESTA DI SANTO STEFANO, protomartire
- 8.30 Zorzino def. Madda Negrinelli e Ippolito e Vittorio Negrinotti
- 9.30 Riva di Solto
- 10.00 Esmate (centro diurno)
- 11.00 Solto (Pieve)

27
VENERDì
OTTAVA DI NATALE – FESTA DI SAN GIOVANNI, apostolo ed evangelista
- 9.00 Solto (Oratorio)
- 16.30 Esmate (centro diurno)

28
SABATO
OTTAVA DI NATALE – FESTA DEI SANTI INNOCENTI, martiri
FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE
- 17.00 Riva di Solto def. Ester; def. Fernanda Gallizioli
- 18.00 Solto (Pieve) def. Paola Minelli (coscritti 1972); def. Giorgio Zenti; def. Giovanni Bertoletti, Ortensia e Giacomo; def. Assunta Guizzetti (trigesimo), Guizzetti Giuseppe e Fredi Piziali; def. fam. Luigi Motta e Camilla Pirovano

29
DOMENICA
- 8.30 Solto (S. Rocco) def. Giuseppe Zenti (amiche di san Rocco)
- 9.30 Riva di Solto secondo le intenzioni dell’offerente per vivi; def. Albino Vabanesi; def. Caterina Facchi
- 10.00 Esmate def. Stefano Bendotti e Savina
- 11.00 Solto (Pieve) Battesimo di Camilla Gatti; def. Giuseppe Negrinotti e fam. Bertoletti;
- 17.30 Zorzino def. Paolo Rota; def. Rosa Spelgatti; def. Arturo e Giusto Minelli

catechesi di papa Francesco

La Santa Messa –
12. Liturgia eucaristica: II. Preghiera eucaristica
Continuiamo le catechesi sulla Santa Messa e con questa catechesi ci soffermiamo sulla Preghiera eucaristica. Concluso il rito della presentazione del pane e del vino, ha inizio la Preghiera eucaristica, che qualifica la celebrazione della Messa e ne costituisce il momento centrale, ordinato alla santa Comunione. Corrisponde a quanto Gesù stesso fece, a tavola con gli Apostoli nell’Ultima Cena, allorché «rese grazie» sul pane e poi sul calice del vino (cfr Mt 26,27; Mc 14,23; Lc, 22,17.19; 1 Cor 11,24): il suo ringraziamento rivive in ogni nostra Eucaristia, associandoci al suo sacrificio di salvezza.
E in questa solenne Preghiera – la Preghiera eucaristica è solenne - la Chiesa esprime ciò che essa compie quando celebra l’Eucaristia e il motivo per cui la celebra, ossia fare comunione con Cristo realmente presente nel pane e nel vino consacrati. Dopo aver invitato il popolo a innalzare i cuori al Signore e a rendergli grazie, il sacerdote pronuncia la Preghiera ad alta voce, a nome di tutti i presenti, rivolgendosi al Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. «Il significato di questa Preghiera è che tutta l’assemblea dei fedeli si unisca con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio» (Ordinamento Generale del Messale Romano, 78). E per unirsi deve capire. Per questo, la Chiesa ha voluto celebrare la Messa nella lingua che la gente capisce, affinché ciascuno possa unirsi a questa lode e a questa grande preghiera con il sacerdote. In verità, «il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell’Eucaristia sono un unico sacrificio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1367).
Nel Messale vi sono varie formule di Preghiera eucaristica, tutte costituite da elementi caratteristici, che vorrei ora ricordare (cfr OGMR, 79; CCC, 1352-1354). Sono bellissime tutte. Anzitutto vi è il Prefazio, che è un’azione di grazie per i doni di Dio, in particolare per l’invio del suo Figlio come Salvatore. Il Prefazio si conclude con l’acclamazione del «Santo», normalmente cantata. È bello cantare il “Santo”: “Santo, Santo, Santo il Signore”. È bello cantarlo. Tutta l’assemblea unisce la propria voce a quella degli Angeli e dei Santi per lodare e glorificare Dio.
Vi è poi l’invocazione dello Spirito affinché con la sua potenza consacri il pane e il vino. Invochiamo lo Spirito perché venga e nel pane e nel vino ci sia Gesù. L’azione dello Spirito Santo e l’efficacia delle stesse parole di Cristo proferite dal sacerdote, rendono realmente presente, sotto le specie del pane e del vino, il suo Corpo e il suo Sangue, il suo sacrificio offerto sulla croce una volta per tutte (cfr CCC, 1375). Gesù in questo è stato chiarissimo. Abbiamo sentito come San Paolo all’inizio racconta le parole di Gesù: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. “Questo è il mio sangue, questo è il mio corpo”. È Gesù stesso che ha detto questo. Noi non dobbiamo fare pensieri strani: “Ma, come mai una cosa che …”. È il corpo di Gesù; è finita lì! La fede: ci viene in aiuto la fede; con un atto di fede crediamo che è il corpo e il sangue di Gesù. E’ il «mistero della fede», come noi diciamo dopo la consacrazione. Il sacerdote dice: “Mistero della fede” e noi rispondiamo con un’acclamazione. Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del Signore, nell’attesa del suo ritorno glorioso, la Chiesa offre al Padre il sacrificio che riconcilia cielo e terra: offre il sacrificio pasquale di Cristo offrendosi con Lui e chiedendo, in virtù dello Spirito Santo, di diventare «in Cristo un solo corpo e un solo spirito» (Pregh. euc. III; cfr Sacrosanctum Concilium, 48; OGMR, 79f). La Chiesa vuole unirci a Cristo e diventare con il Signore un solo corpo e un solo spirito. E’ questa la grazia e il frutto della Comunione sacramentale: ci nutriamo del Corpo di Cristo per diventare, noi che ne mangiamo, il suo Corpo vivente oggi nel mondo.
Mistero di comunione è questo, la Chiesa si unisce all’offerta di Cristo e alla sua intercessione e in questa luce, «nelle catacombe la Chiesa è spesso raffigurata come una donna in preghiera con le braccia spalancate, in atteggiamento di orante come Cristo ha steso le braccia sulla croce, così per mezzo di Lui, con Lui e in Lui, essa si offre e intercede per tutti gli uomini» (CCC, 1368). La Chiesa che prega. È bello pensare che la Chiesa prega. C’è un passo nel Libro degli Atti degli Apostoli; quando Pietro era in carcere, la comunità cristiana dice: “Pregava incessantemente per Lui”. La Chiesa orante. E quando noi andiamo a Messa è per fare questo: fare Chiesa orante.
La Preghiera eucaristica chiede a Dio di raccogliere tutti i suoi figli nella perfezione dell’amore, in unione con il Papa e il Vescovo, menzionati per nome, segno che celebriamo in comunione con la Chiesa universale e con la Chiesa particolare. La supplica, come l’offerta, è presentata a Dio per tutti i membri della Chiesa, vivi e defunti, in attesa della beata speranza di condividere l’eredità eterna del cielo, con la Vergine Maria (cfr CCC, 1369-1371). Nessuno e niente è dimenticato nella Preghiera eucaristica, ma ogni cosa è ricondotta a Dio, come ricorda la dossologia che la conclude. Nessuno è dimenticato. E se io ho qualche persona, parenti, amici, che sono nel bisogno o sono passati da questo mondo all’altro, posso nominarli in quel momento, interiormente e in silenzio o fare scrivere che il nome sia detto. “Padre, quanto devo pagare perché il mio nome venga detto lì?”- “Niente”. Capito questo? Niente! La Messa non si paga. La Messa è il sacrificio di Cristo, che è gratuito. La redenzione è gratuita. Se tu vuoi fare un’offerta falla, ma non si paga. Questo è importante capirlo.
Questa formula codificata di preghiera, forse possiamo sentirla un po’ lontana – è vero, è una formula antica - ma, se ne comprendiamo bene il significato, allora sicuramente parteciperemo meglio. Essa infatti esprime tutto ciò che compiamo nella celebrazione eucaristica; e inoltre ci insegna a coltivare tre atteggiamenti che non dovrebbero mai mancare nei discepoli di Gesù. I tre atteggiamenti: primo, imparare a “rendere grazie, sempre e in ogni luogo”, e non solo in certe occasioni, quando tutto va bene; secondo, fare della nostra vita un dono d’amore, libero e gratuito; terzo, costruire la concreta comunione, nella Chiesa e con tutti. Dunque, questa Preghiera centrale della Messa ci educa, a poco a poco, a fare di tutta la nostra vita una “eucaristia”, cioè un’azione di grazie.

Domande e pensieri per la riflessione personale:

 Il santo è sempre cantato da tutta l’assemblea anche quando c’è il coro
 Si deve cantare “santo il Signore”, e non “santo è il signore”. La è non c’è.
 Dopo aver cantato il Santo, quando il Presidente della Liturgia stende le mani per invocare lo Spirito Santo sul pane e sul vino, i chierichetti suonano il campanello; questo suono indica che è il momento di inginocchiarsi. Non ci si inginocchia prima. Si rimane in ginocchio fino a prima del “Mistero della fede” oppure, se si vuole, fino a prima della dossologia (Per Cristo…)
 Durante la santa Messa si consacra il pane e quel pane consacrato viene utilizzato in quella Messa per la santa Comunione; solo in via eccezionale si usa il pane conservato nel tabernacolo: quello è solo per la comunione agli infermi e per l’adorazione.
 La nostra diocesi ha stabilito, a differenza di quanto dice il papa in questa catechesi, che il nome dei defunti non venga detto durante la preghiera eucaristica se non nei funerali o in particolari situazioni; il nome dei defunti viene detto o all’inizio della Messa o durante la preghiera dei fedeli. (Così il direttorio liturgico del nostro Vescovo).

Messa giovedì mattina

A Solto domani mattina la messa è anticipata alle ore 8.30

Aggiornamento

Stasera a fonteno un bel teatro sacro in chiesa sul tema di san Giuseppe. Mercoledì sono segnate le confessioni a esmate, ma è un errore.... Mercoledì ci sono solo alla sera a zorzino

Nuovi libro su solto

Per chi vuole comperare il nuovo libro su solto si rivolga a pierino guizzetti via sconico,9 oppure in comune o in biblioteca

confessioni in preparazione al santo Natale

CONFESSIONI IN PREPARAZIONE AL NATALE
Lunedì 16 dicembre
Piangaiano: Ore 20.30 per tutti gli adolescenti e giovani delle parrocchie della zona
Martedì 17 dicembre
Solto (oratorio) Ore 9.30 – 10.30 (don Andrea di Endine)
Esmate: ore 15.30 – 17.30 (don Lorenzo)
Mercoledì 18 dicembre
Zorzino Ore 20.00 – 21.00 (don Erminio)
Esmate Ore 17.30 – 19.00 (don Lorenzo)
Giovedì 19 dicembre
Riva di Solto Ore 17.30 – 19.00 (don Simone di Piangaiano)
Venerdì 20 dicembre
Solto (oratorio) Ore 17.45 ragazzi della catechesi
Sabato 21 dicembre
Riva di Solto Ore 14.30 – 16.30 (don Lorenzo)
Domenica 22 dicembre
Zorzino ore 15.00 – 17.30 (don Erminio)
Lunedì 23 dicembre
Solto (San Rocco) Ore 20.30 – 21.30 (don Erminio)
Martedì 24 dicembre
Esmate Ore 9.30 – 11.30 (don Erminio)
Riva di Solto Ore 9.30 – 11.30 (don Lorenzo)
Zorzino Ore 15.00 – 17.00 (don Erminio)
Solto (san Rocco) ore 15.00 – 17.00 (don Alessandro di Fonteno)

avvisi della settimana

Parrocchia San Gaudenzio Vescovo – Esmate
Parrocchia san Nicola da Bari vescovo – Riva di Solto
Parrocchia S. Maria Assunta - Solto
Parrocchia Ss. Ippolito e Cassiano martiri- Zorzino

Parrocchie: 347/1994286 e-mail solto@diocesibg.it; parroco don Lorenzo 339/4581382
Curato don Erminio: 349/5800152 e-mail: ostierminio@gmail.com

AVVISI
DELLA SETTIMANA 15 - 22 dicembre


Domenica 15 dicembre: III DOMENICA DI AVVENTO
Ore 15.00 Incontro di Azione Cattolica
Ore 15.30 Giocando in oratorio
Ore 17.30 santa Messa e presentazione dei bambini della prima comunione


Martedì: ore 20.30 Lectio divina oratorio di Solto (con don Erminio)

Mercoledì: a Zorzino: ore 20.00 rosario meditato e ore 20.30 Santa Messa del cero e del fiore

Venerdì: ore 15.00 Lectio divina casa parrocchiale Riva di Solto (con don Erminio)
Ore 17.45 catechesi dei ragazzi

Sabato: ore 21.00 Concerto natalizio della banda della collina presso la Pieve di Solto

Domenica 22 dicembre: IV DOMENICA DI AVVENTO
Ore 10.00 Santa Messa e presentazione dei cresimandi
Ore 20.30 scambio di auguri per tutti i collaboratori delle parrocchie

catechesi di papa francesco

CATECHESI DI PAPA FRANCESCO

La Santa Messa –
11. Liturgia eucaristica: I. Presentazione dei doni

Continuiamo con la catechesi sulla Santa Messa. Alla Liturgia della Parola – su cui mi sono soffermato nelle scorse catechesi – segue l’altra parte costitutiva della Messa, che è la Liturgia eucaristica. In essa, attraverso i santi segni, la Chiesa rende continuamente presente il Sacrificio della nuova alleanza sigillata da Gesù sull’altare della Croce (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 47). È stato il primo altare cristiano, quello della Croce, e quando noi ci avviciniamo all’altare per celebrare la Messa, la nostra memoria va all’altare della Croce, dove è stato fatto il primo sacrificio. Il sacerdote, che nella Messa rappresenta Cristo, compie ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli nell’Ultima Cena: prese il pane e il calice, rese grazie, li diede ai discepoli, dicendo: «Prendete, mangiate … bevete: questo è il mio corpo … questo è il calice del mio sangue. Fate questo in memoria di me».
Obbediente al comando di Gesù, la Chiesa ha disposto la Liturgia eucaristica in momenti che corrispondono alle parole e ai gesti compiuti da Lui la vigilia della sua Passione. Così, nella preparazione dei doni sono portati all’altare il pane e il vino, cioè gli elementi che Cristo prese nelle sue mani. Nella Preghiera eucaristica rendiamo grazie a Dio per l’opera della redenzione e le offerte diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. Seguono la frazione del Pane e la Comunione, mediante la quale riviviamo l’esperienza degli Apostoli che ricevettero i doni eucaristici dalle mani di Cristo stesso (cfr Ordinamento Generale del Messale Romano, 72).
Al primo gesto di Gesù: «prese il pane e il calice del vino», corrisponde quindi la preparazione dei doni. È la prima parte della Liturgia eucaristica. E’ bene che siano i fedeli a presentare al sacerdote il pane e il vino, perché essi significano l’offerta spirituale della Chiesa lì raccolta per l’Eucaristia. È bello che siano proprio i fedeli a portare all’altare il pane e il vino. Sebbene oggi «i fedeli non portino più, come un tempo, il loro proprio pane e vino destinati alla Liturgia, tuttavia il rito della presentazione di questi doni conserva il suo valore e significato spirituale» (ibid., 73). E al riguardo è significativo che, nell’ordinare un nuovo presbitero, il Vescovo, quando gli consegna il pane e il vino, dice: «Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico» (Pontificale Romano - Ordinazione dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi). Il popolo di Dio che porta l’offerta, il pane e il vino, la grande offerta per la Messa! Dunque, nei segni del pane e del vino il popolo fedele pone la propria offerta nelle mani del sacerdote, il quale la depone sull’altare o mensa del Signore, «che è il centro di tutta la Liturgia eucaristica» (OGMR, 73). Cioè, il centro della Messa è l’altare, e l’altare è Cristo; sempre bisogna guardare l’altare che è il centro della Messa. Nel «frutto della terra e del lavoro dell’uomo», viene pertanto offerto l’impegno dei fedeli a fare di sé stessi, obbedienti alla divina Parola, un «sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente», «per il bene di tutta la sua santa Chiesa». Così «la vita dei fedeli, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1368).
Certo, è poca cosa la nostra offerta, ma Cristo ha bisogno di questo poco. Ci chiede poco, il Signore, e ci dà tanto. Ci chiede poco. Ci chiede, nella vita ordinaria, buona volontà; ci chiede cuore aperto; ci chiede voglia di essere migliori per accogliere Lui che offre se stesso a noi nell’Eucaristia; ci chiede queste offerte simboliche che poi diventeranno il Suo corpo e il Suo sangue. Un’immagine di questo movimento oblativo di preghiera è rappresentata dall’incenso che, consumato nel fuoco, libera un fumo profumato che sale verso l’alto: incensare le offerte, come si fa nei giorni di festa, incensare la croce, l’altare, il sacerdote e il popolo sacerdotale manifesta visibilmente il vincolo offertoriale che unisce tutte queste realtà al sacrificio di Cristo (cfr OGMR, 75). E non dimenticare: c’è l’altare che è Cristo, ma sempre in riferimento al primo altare che è la Croce, e sull’altare che è Cristo portiamo il poco dei nostri doni, il pane e il vino che poi diventeranno il tanto: Gesù stesso che si dà a noi.
E tutto questo è quanto esprime anche l’orazione sulle offerte. In essa il sacerdote chiede a Dio di accettare i doni che la Chiesa gli offre, invocando il frutto del mirabile scambio tra la nostra povertà e la sua ricchezza. Nel pane e nel vino gli presentiamo l’offerta della nostra vita, affinché sia trasformata dallo Spirito Santo nel sacrificio di Cristo e diventi con Lui una sola offerta spirituale gradita al Padre. Mentre si conclude così la preparazione dei doni, ci si dispone alla Preghiera eucaristica (cfr ibid., 77).
La spiritualità del dono di sé, che questo momento della Messa ci insegna, possa illuminare le nostre giornate, le relazioni con gli altri, le cose che facciamo, le sofferenze che incontriamo, aiutandoci a costruire la città terrena alla luce del Vangelo.

Domande e pensieri per la riflessione personale:

 Nelle nostre comunità i chierichetti svolgono il ruolo dei fedeli di presentare i doni (regali) al Signore: pane e vino. In questo momento mettiamo la nostra elemosina nel cestino. Sto dicendo: non sono venuto a mani vuote, ma do qualcosa, perché poi Dio mi dona tutto se stesso.

 Durante la Messa non è il tabernacolo il centro, ma l’altare, la tavola che viene imbandita con i nostri doni (pane e vino).

 Come posso imparare dal gesto della presentazione dei doni a coltivare la spiritualità del “dono di sé”?

sante messe della settimana

Calendario Sante Messe – dicembre


15
DOMENICA
- 8.30 Solto (S. Rocco) def. Rinaldo Paris
- 9.30 Riva di Solto def. Giovanni Polini; def. Angelo Vabanesi
- 10.00 Esmate pro populo
- 11.00 Solto (Pieve) def. Anita Paris
- 17.30 Zorzino def. Elisabetta Marinini e Giacomo Masneri; def. Maria Pezzotti, Carlo Paris e Amelia Piccinelli; def. Giulia, Bernardo ed Eugenio Pasinelli; def. Giovanni Negrinelli e Luigia Ranzanici; def. Gianni Negrinelli e Maddalena Ranzanici

16
LUNEDì
FERIA DELLA III SETTIMANA DI AVVENTO
- 9.00 Solto (Oratorio) secondo le intenzioni degli offerenti
- 15.30 Zorzino

17
MARTEDì
FERIA MAGGIORE DEL TEMPO DI AVVENTO
- 9.00 Solto (Oratorio) def. Paola Minelli
- 15.00 Esmate (Addolorata)

18
MERCOLEDì
FERIA MAGGIORE DEL TEMPO DI AVVENTO
- 17.00 Riva di Solto def. Cesare Negrinotti; def. Maria Crescini
- 20.30 Zorzino def. fam. Caldara; def. Giuditta Minelli e Angelo Negrinotti; def. Battista Ranzanici e Vincenza Suozzi

19
GIOVEDì
FERIA MAGGIORE DEL TEMPO DI AVVENTO
- 9.00 Solto (Oratorio)
- 17.00 Riva di Solto def. Don Erminio Belotti (legato 12329)

20
VENERDì
FERIA MAGGIORE DEL TEMPO DI AVVENTO
- 9.00 Solto (San Rocco) def. Giuseppe Polini; def. Camillo e Luigi Guizzetti
- 16.30 Esmate (centro diurno)

21
SABATO
FERIA MAGGIORE DEL TEMPO DI AVVENTO

IV DOMENICA DI AVVENTO
- 17.00 Riva di Solto def. Isidoro e Nicola Zenti; def. Silvia Martinelli e Nicola Polini; def. Mario Galbiati; def. Luigi Zenti e Cinzia; def. Maria Nervo, Pietro e Luciano
- 18.00 Solto (Pieve) def. coscritti 1962 (defunti Paolo, Fabio, Marzio, Silvano, Luigi, Ennio e Flavia); def. Bepi Zenti (coscritti)

22
DOMENICA
- 8.30 Solto (S. Rocco) def. Giuseppina Guizzetti (legato 13250); def. Mario Zenti; def. Giuseppe Zenti (trigesimo)
- 9.30 Riva di Solto def. Axel; def. Dorino e Silvia; def. Romolo Polini
- 10.00 Esmate def. Rocco Romeli e Elisabetta Spelgatti
- 11.00 Solto (Pieve) def. Maria Guizzetti e Mario; def. Margherita Guizzetti e Rinaldo Zanini
- 17.30 Zorzino def. Natale e Dina Negrinotti e fam.; def. Martino Marinini, Camilla Carrara e Tarsilla; def. Francesco Cesare e Bruno Paris

catechesi di papa Francesco


CATECHESI DI PAPA FRANCESCO

La Santa Messa –
10. Liturgia della Parola. III. Credo e Preghiera universale

Continuiamo con la Catechesi sulla Messa. L’ascolto delle Letture bibliche, prolungato nell’omelia, risponde a che cosa? Risponde a un diritto: il diritto spirituale del popolo di Dio a ricevere con abbondanza il tesoro della Parola di Dio (cfr Introduzione al Lezionario, 45). Ognuno di noi quando va a Messa ha il diritto di ricevere abbondantemente la Parola di Dio ben letta, ben detta e poi, ben spiegata nell’omelia. È un diritto! E quando la Parola di Dio non è ben letta, non è predicata con fervore dal diacono, dal sacerdote o dal vescovo si manca a un diritto dei fedeli. Noi abbiamo il diritto di ascoltare la Parola di Dio. Il Signore parla per tutti, Pastori e fedeli. Egli bussa al cuore di quanti partecipano alla Messa, ognuno nella sua condizione di vita, età, situazione. Il Signore consola, chiama, suscita germogli di vita nuova e riconciliata. E questo per mezzo della sua Parola. La sua Parola bussa al cuore e cambia i cuori!
Perciò, dopo l’omelia, un tempo di silenzio permette di sedimentare nell’animo il seme ricevuto, affinché nascano propositi di adesione a ciò che lo Spirito ha suggerito a ciascuno. Il silenzio dopo l’omelia. Un bel silenzio si deve fare lì e ognuno deve pensare a quello che ha ascoltato.
Dopo questo silenzio, come continua la Messa? La personale risposta di fede si inserisce nella professione di fede della Chiesa, espressa nel “Credo”. Tutti noi recitiamo il “Credo” nella Messa. Recitato da tutta l’assemblea, il Simbolo manifesta la comune risposta a quanto insieme si è ascoltato dalla Parola di Dio (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 185-197). C’è un nesso vitale tra ascolto e fede. Sono uniti. Questa - la fede -, infatti, non nasce da fantasia di menti umane ma, come ricorda san Paolo, «viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17). La fede si alimenta, dunque, con l’ascolto e conduce al Sacramento. Così, la recita del “Credo” fa sì che l’assemblea liturgica «torni a meditare e professi i grandi misteri della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia» (Ordinamento Generale del Messale Romano, 67).
Il Simbolo di fede vincola l’Eucaristia al Battesimo, ricevuto «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo», e ci ricorda che i Sacramenti sono comprensibili alla luce della fede della Chiesa.
La risposta alla Parola di Dio accolta con fede si esprime poi nella supplica comune, denominata Preghiera universale, perché abbraccia le necessità della Chiesa e del mondo (cfr OGMR, 69-71; Introduzione al Lezionario, 30-31). Viene anche detta Preghiera dei fedeli.
I Padri del Vaticano II hanno voluto ripristinare questa preghiera dopo il Vangelo e l’omelia, specialmente nella domenica e nelle feste, affinché «con la partecipazione del popolo, si facciano preghiere per la santa Chiesa, per coloro che ci governano, per coloro che si trovano in varie necessità, per tutti gli uomini e per la salvezza di tutto il mondo» (Cost. Sacrosanctum Concilium, 53; cfr 1 Tm 2,1-2). Pertanto, sotto la guida del sacerdote che introduce e conclude, «il popolo, esercitando il proprio sacerdozio battesimale, offre a Dio preghiere per la salvezza di tutti» (OGMR, 69). E dopo le singole intenzioni, proposte dal diacono o da un lettore, l’assemblea unisce la sua voce invocando: «Ascoltaci, o Signore».
Ricordiamo, infatti, quanto ci ha detto il Signore Gesù: «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto» (Gv 15,7). “Ma noi non crediamo questo, perché abbiamo poca fede”. Ma se noi avessimo una fede – dice Gesù – come il grano di senape, avremmo ricevuto tutto. “Chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. E in questo momento della preghiera universale dopo il Credo, è il momento di chiedere al Signore le cose più forti nella Messa, le cose di cui noi abbiamo bisogno, quello che vogliamo. “Vi sarà fatto”; in uno o nell’altro modo ma “Vi sarà fatto”. “Tutto è possibile a colui che crede”, ha detto il Signore. Che cosa ha risposto quell’uomo al quale il Signore si è rivolto per dire questa parola – tutto è possibile a quello che crede-? Ha detto: “Credo Signore. Aiuta la mia poca fede”. Anche noi possiamo dire: “Signore, io credo. Ma aiuta la mia poca fede”. E la preghiera dobbiamo farla con questo spirito di fede: “Credo Signore, aiuta la mia poca fede”. Le pretese di logiche mondane, invece, non decollano verso il Cielo, così come restano inascoltate le richieste autoreferenziali (cfr Gc 4,2-3). Le intenzioni per cui si invita il popolo fedele a pregare devono dar voce ai bisogni concreti della comunità ecclesiale e del mondo, evitando di ricorrere a formule convenzionali e miopi. La preghiera “universale”, che conclude la liturgia della Parola, ci esorta a fare nostro lo sguardo di Dio, che si prende cura di tutti i suoi figli.

Domande e pensieri per la riflessione personale:

 Come vivo il silenzio dopo l’omelia?

 Conosco bene il credo a memoria? Prova a recitarlo da solo!

avvisi della settimana

Parrocchia San Gaudenzio Vescovo – Esmate
Parrocchia san Nicola da Bari vescovo – Riva di Solto
Parrocchia S. Maria Assunta - Solto
Parrocchia Ss. Ippolito e Cassiano martiri- Zorzino

Parrocchie: 347/1994286 e-mail solto@diocesibg.it; parroco don Lorenzo 339/4581382
Curato don Erminio: 349/5800152 e-mail: ostierminio@gmail.com

AVVISI
DELLA SETTIMANA 8 – 15 dicembre




Domenica 8 dicembre: II DOMENICA DI AVVENTO
SOLENNITÁ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA
Ore 9.30 santa Messa e Battesimo di Eleonora Chiarelli e presentazione dei bambini della prima confessione alla comunità
Ore 11.00 Santa messa con l’Azione Cattolica
Pomeriggio a Solto: castagnata dei chierichetti bis

In Avvento: mezz’ora prima delle messe del sabato sera e della domenica sera: Vespri e benedizione eucaristica; Domenica Ore 9.45 a Esmate: Lodi mattutine

Lunedì: ore 20.30 incontro degli adolescenti

Martedì: ore 20.30 Lectio divina oratorio di Solto (con don Erminio)


Giovedì: arrivo di Santa Lucia: Ore 20.00 a Zorzino; tra le 20.00 e le 21.00 a Solto solo nei punti indicati: chiesa, rotonda, piazza san Rocco, scuole elementari.


Venerdì: ore 15.00 Lectio divina casa parrocchiale Riva di Solto (con don Erminio)
Ore 17.45 catechesi dei ragazzi
Ore 19.00 Messa e cena ASD LA COLLINA


Sabato: ore 16.00 in Comune a Solto Collina: presentazione del nuovo libro su SOLTO scritto da Bortolo Pasinelli ed Ester Pozzi


Domenica 15 dicembre: III DOMENICA DI AVVENTO
Ore 15.00 Incontro di Azione Cattolica
Ore 15.30 Giocando in oratorio
Ore 17.30 santa Messa e presentazione dei bambini della prima comunione

IN SETTIMANA VISITA AGLI INFERMI
NELLE LORO CASE
PER LA CONFESSIONE E COMUNIONE NATALIZIA
Gli ospiti nelle case di riposo verranno visitati la settimana prossima


sante messe della settimana

Calendario Sante Messe - dicembre


8
DOMENICA
- 8.30 Solto (S. Rocco) def. Giuseppe Zenti
- 9.30 Riva di Solto Battesimo di Eleonora Chiarelli; def. Angelo e Celestina; def. Liana Gelmi; def. Giuseppina Serio; def. don Antonio Serio, def. Elio Zenti; def. Salvatore Bellipanni; def. Anna Mazzola; def. Giacomo Angeli, Elisa e Maria; def. Luigi Polini e Carmen
- 10.00 Esmate def. Carlo, Melania e Luigi Contessi; def. Giuseppe e Luigi Polini e Lidia Gregori; Virginio Gabanelli
- 11.00 Solto (Pieve) def. Azione Cattolica
- 17.30 Zorzino secondo le intenzioni dell’offerente; def. Pietro Selva e Margherita; def. Achille Minelli e fratelli; def. Sergio Bovio ed Elisabetta Minelli; def. Ester Ranzanici, Celeste, Franca e Luigino; def. Elisabetta Molinari, Maria Caterina Musicò, Agostino Negrinelli; def. Andrea e Vittoria Negrinotti; def. Maddalena Negrinotti

9
LUNEDì
FERIA DELLA II SETTIMANA DI AVVENTO
- 9.00 Solto (Oratorio) def.def. fam. Aquilino Spelgatti e Attilia Piziali
- 15.30 Zorzino secondo le intenzioni dell’offerente; def. Walter Baglio

10
MARTEDì
FERIA DELLA II SETTIMANA DI AVVENTO
- 9.00 Solto (Oratorio) def. Giuseppe, Vittorio e Chiara Baiguini e Angelina Delpero
- 15.00 Esmate (Addolorata)

11
MERCOLEDì
FERIA DELLA II SETTIMANA DI AVVENTO
- 15.30 Zorzino secondo le intenzioni dell’offerente; def. Maddalena Ranzanici;
- 17.00 Riva di Solto def. Daniella Domenighini (1^ anniversario)

12
GIOVEDì
FERIA DELLA II SETTIMANA DI AVVENTO
- 9.00 Solto (Oratorio) def. fam. Pedretti - Giacomelli
- 17.00 Riva di Solto

13
VENERDì
MEMORIA DI SANTA LUCIA, vergine e martire
- 16.30 Esmate (centro diurno) def. Antonio Trivella, Maria Armati, Elisabetta e Michele; def. Caterina Zenti, Stefano e Francesco Polini
- 19.00 Solto (San Rocco) con l’ASD LA COLLINA

14
SABATO
MEMORIA DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE, sacerdote e dottore
III DOMENICA DI AVVENTO
- 17.00 Riva di Solto def. Rita e Cecilia; def. Paolo Galli; def. Pierina Zenti
- 18.00 Solto (Pieve) def. Cesarina e Giancarlo Gatta

15
DOMENICA
- 8.30 Solto (S. Rocco) def. Rinaldo Paris
- 9.30 Riva di Solto def. Giovanni Polini; def. Angelo Vabanesi
- 10.00 Esmate pro populo
- 11.00 Solto (Pieve) def. Anita Paris
- 17.30 Zorzino def. Elisabetta Marinini e Giacomo Masneri; def. Maria Pezzotti, Carlo Paris e Amelia Piccinelli; def. Giulia, Bernardo ed Eugenio Pasinelli; def. Giovanni Negrinelli e Luigia Ranzanici

requiem

La campana della Pieve di Solto ha annunciato la morte di Paola Minelli, Il funerale sarà aTrento, dove abitava

san nicola da Bari

Ore 14.30 vespri e benedizione eucaristica solenne. Segue santa messa,tombola, etcetc. Sospesa la processione, causa maltempo.... tutto il resto come da programma

gioia a esmate

il papa proclamerà santo il beato Luigi Palazzolo, dopo aver riconosciuto un miracolo di guarigione ottenuto per intercessione del beato, a suor marisa, che per diversi anni è stata superiora delle suore delle poverelle a esmate

sante messe della settimana

Calendario Sante Messe - dicembre


1
DOMENICA I DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A
SAN NICOLA DA BARI: A RIVA DI SOLTO
- 8.30 Solto (S. Rocco) pro populo
- 9.30 Riva di Solto def. Alfredo Vabanesi
- 10.00 Esmate def. Carlo, Melania e Luigi Contessi;
- 11.00 Solto (Pieve) def. Angelo Guizzetti e Maria Trivella
- 14.30 Riva di Solto Processione e Messa def. Lucia Bertocchi
- 17.30 Zorzino def. Cassiano, Ginetta, Vittorio e Marietta Paris; def. Maria e Antonia Zappella

2
LUNEDì
FERIA DELLA I SETTIMANA DI AVVENTO
- 9.00 Solto (Oratorio) def. Ida e Ferruccio Giacomelli
- 15.30 Zorzino

3
MARTEDì
MEMORIA DI SAN FRANCESCO SAVERIO, sacerdote
- 9.00 Solto (Oratorio) def. Eriberto e fam. Delpero e Silvia Scottini
- 15.00 Esmate (Addolorata)

4
MERCOLEDì
FERIA DELLA I SETTIMANA DI AVVENTO
- 15.30 Zorzino def. Amalia Pantaleoni e Mario Minelli
- 17.00 Riva di Solto def. Luigi Domenighini

5
GIOVEDì
FERIA DELLA I SETTIMANA DI AVVENTO
- 9.00 Solto (Oratorio) def. Ida Giacomelli
- 17.00 Riva di Solto def. don Erminio Belotti (legato 12329)

6
VENERDì
FERIA DELLA I SETTIMANA DI AVVENTO
- 9.00 Solto (Oratorio)
- 16.30 Esmate (centro diurno)
- 17.00 Riva di Solto def. don Luigi Nodari e don Erminio Belotti

7
SABATO
FESTA DI SANT’AMBROGIO, vescovo
- 8.00 Zorzino

SOLENNITÁ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA
II DOMENICA DI AVVENTO
- 17.00 Riva di Solto def. Pierina Zenti (trigesimo); def. Anna e Teresina Galbiati
- 18.00 Solto (Pieve)

8
DOMENICA
- 8.30 Solto (S. Rocco) pro populo
- 9.30 Riva di Solto Battesimo di Eleonora Chiarelli; def. Angelo e Celestina; def. Liana Gelmi; def. Giuseppina Serio; def. don Antonio Serio, def. Elio Zenti; def. Salvatore Bellipanni; def. Anna Mazzola
- 10.00 Esmate def. Giuseppe e Luigi Polini e Lidia Gregori; def. Virginio Gabanelli
- 11.00 Solto (Pieve) def. Azione Cattolica
- 17.30 Zorzino secondo le intenzioni dell’offerente; def. Pietro Selva e Margherita; def. Achille Minelli e fratelli; def. Sergio Bovio ed Elisabetta Minelli; def. Ester Ranzanici, Celeste, Franca e Luigino; def. Elisabetta Molinari, Maria Caterina Musicò, Agostino Negrinelli; def. Andrea e Vittoria Negrinotti;

catechesi di papa Francesco

CATECHESI DI PAPA FRANCESCO

La Santa Messa – 9 Liturgia della Parola. II. Vangelo e omelia

Continuiamo con le catechesi sulla Santa Messa. Eravamo arrivati alle Letture.
Il dialogo tra Dio e il suo popolo, sviluppato nella Liturgia della Parola della Messa, raggiunge il culmine nella proclamazione del Vangelo. Lo precede il canto dell’Alleluia – oppure, in Quaresima, un'altra acclamazione – con cui «l’assemblea dei fedeli accoglie e saluta il Signore che sta per parlare nel Vangelo». Come i misteri di Cristo illuminano l’intera rivelazione biblica, così, nella Liturgia della Parola, il Vangelo costituisce la luce per comprendere il senso dei testi biblici che lo precedono, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. In effetti, «di tutta la Scrittura, come di tutta la celebrazione liturgica, Cristo è il centro e la pienezza». Sempre al centro c’è Gesù Cristo, sempre.
Perciò la stessa liturgia distingue il Vangelo dalle altre letture e lo circonda di particolare onore e venerazione. Infatti, la sua lettura è riservata al ministro ordinato, che termina baciando il libro; ci si pone in ascolto in piedi e si traccia un segno di croce in fronte, sulla bocca e sul petto; i ceri e l’incenso onorano Cristo che, mediante la lettura evangelica, fa risuonare la sua efficace parola. Da questi segni l’assemblea riconosce la presenza di Cristo che le rivolge la “buona notizia” che converte e trasforma. E’ un discorso diretto quello che avviene, come attestano le acclamazioni con cui si risponde alla proclamazione: «Gloria a te, o Signore» e «Lode a te, o Cristo». Noi ci alziamo per ascoltare il Vangelo: è Cristo che ci parla, lì. E per questo noi stiamo attenti, perché è un colloquio diretto. E’ il Signore che ci parla.
Dunque, nella Messa non leggiamo il Vangelo per sapere come sono andate le cose, ma ascoltiamo il Vangelo per prendere coscienza che ciò che Gesù ha fatto e detto una volta; e quella Parola è viva, la Parola di Gesù che è nel Vangelo è viva e arriva al mio cuore. Per questo ascoltare il Vangelo è tanto importante, col cuore aperto, perché è Parola viva. Scrive sant’Agostino che «la bocca di Cristo è il Vangelo. Lui regna in cielo, ma non cessa di parlare sulla terra». Se è vero che nella liturgia «Cristo annunzia ancora il Vangelo», ne consegue che, partecipando alla Messa, dobbiamo dargli una risposta. Noi ascoltiamo il Vangelo e dobbiamo dare una risposta nella nostra vita.
Per far giungere il suo messaggio, Cristo si serve anche della parola del sacerdote che, dopo il Vangelo, tiene l’omelia. Raccomandata vivamente dal Concilio Vaticano II come parte della stessa liturgia, l’omelia non è un discorso di circostanza - neppure una catechesi come questa che sto facendo adesso -, né una conferenza neppure una lezione, l’omelia è un’altra cosa. Cosa è l’omelia? E’ «un riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore e il suo popolo», affinché trovi compimento nella vita. L’esegesi autentica del Vangelo è la nostra vita santa! La parola del Signore termina la sua corsa facendosi carne in noi, traducendosi in opere, come è avvenuto in Maria e nei Santi. Ricordate quello che ho detto l’ultima volta, la Parola del Signore entra dalle orecchie, arriva al cuore e va alle mani, alle opere buone. E anche l’omelia segue la Parola del Signore e fa anche questo percorso per aiutarci affinché la Parola del Signore arrivi alle mani, passando per il cuore.
Ho già trattato l’argomento dell’omelia nell’Esortazione Evangelii gaudium, dove ricordavo che il contesto liturgico «esige che la predicazione orienti l’assemblea, e anche il predicatore, verso una comunione con Cristo nell’Eucaristia che trasformi la vita».
Chi tiene l’omelia deve compiere bene il suo ministero - colui che predica, il sacerdote o il diacono o il vescovo -, offrendo un reale servizio a tutti coloro che partecipano alla Messa, ma anche quanti l’ascoltano devono fare la loro parte. Anzitutto prestando debita attenzione, assumendo cioè le giuste disposizioni interiori, senza pretese soggettive, sapendo che ogni predicatore ha pregi e limiti. Se a volte c’è motivo di annoiarsi per l’omelia lunga o non centrata o incomprensibile, altre volte è invece il pregiudizio a fare da ostacolo. E chi fa l’omelia deve essere conscio che non sta facendo una cosa propria, sta predicando, dando voce a Gesù, sta predicando la Parola di Gesù. E l’omelia deve essere ben preparata, deve essere breve, breve! Mi diceva un sacerdote che una volta era andato in un’altra città dove abitavano i genitori e il papà gli aveva detto: “Tu sai, sono contento, perché con i miei amici abbiamo trovato una chiesa dove si fa la Messa senza omelia!”. E quante volte noi vediamo che nell’omelia alcuni si addormentano, altri chiacchierano o escono fuori a fumare una sigaretta… Per questo, per favore, che sia breve, l’omelia, ma che sia ben preparata. E come si prepara un’omelia, cari sacerdoti, diaconi, vescovi? Come si prepara? Con la preghiera, con lo studio della Parola di Dio e facendo una sintesi chiara e breve, non deve andare oltre i 10 minuti, per favore. Concludendo possiamo dire che nella Liturgia della Parola, attraverso il Vangelo e l’omelia, Dio dialoga con il suo popolo, il quale lo ascolta con attenzione e venerazione e, allo stesso tempo, lo riconosce presente e operante. Se, dunque, ci mettiamo in ascolto della “buona notizia”, da essa saremo convertiti e trasformati, pertanto capaci di cambiare noi stessi e il mondo. Perché? Perché la Buona Notizia, la Parola di Dio entra dalle orecchie, va al cuore e arriva alle mani per fare delle opere buone.

Domande e pensieri per la riflessione personale:
 Sono convinto che la parola di Dio diventa capace di cambiare me stesso e il mondo?


 Cosa penso dell’omelia?

 Come posso fare perché la Parola del Vangelo, ascoltata ogni domenica in Chiesa, diventi capace di nutrire la mia vita?