Avvento 9
Illuminati dalla Parola ⭐️⭐️⭐️
profeta Isaia ci permette, per così dire, di sdoganare una parola che, nella cultura dei nostri giorni, talvolta segnata da un certo edonismo misto a superficialità, risuona sovente non senza ambiguità: «benessere». Questa parola campeggia su molti annunci pubblicitari di vario genere: dai viaggi in posti esotici a mille altre opportunità. Sono tanti a promettere il benessere, ma sono pochi a indicare la via per potervi giungere. Il profeta Isaia ci conforta e allo stesso tempo ci indirizza:
«ti guido per la strada si cui devi andare» (Is 48,17).
Mentre siamo tentati di aspettarci il benessere come un beneficio che ci viene dall’esterno e che sembra direttamente proporzionale alla nostra passività nel goderne, la parola di Dio ci aiuta a ritrovare la strada del benessere come un processo interiore da costruire, giorno dopo giorno, con l’impegno della nostra vita e attraverso scelte concrete che siano frutto di un maturo discernimento. Per questo siamo richiamati all’esercizio di un’attenzione capace di valutazione:
«Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe stato come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare» (Is 48,18).
Il benessere che tutti cerchiamo e cui abbiamo diritto non è dunque lasciare la propria vita nelle mani di altri senza più pensarci, come si fa quando ci si abbandona a un massaggio rilassante o ci si lascia andare in una sauna tonificante. Al contrario, è il frutto dell’«attenzione». Forse al cuore del rimprovero che il Signore Gesù fa a quanti continuano a criticarlo vi è proprio l’invito a una maggiore attenzione per evitare che lo scontento e la recriminazione divengano la maschera della propria delusione di doversi impegnare personalmente e attivamente nel gioco della vita. Sembra che ai «bambini» evocati dalla parabola non importi né il suono del «flauto» né, tantomeno, il canto di un «lamento» (Mt 11,17). Questo perché, in realtà, non hanno voglia né di ballare, né di battersi il petto, ma solo di criticare comodamente dalla loro postazione di spettatori annoiati e criticoni.
Il Signore ci invita invece a coinvolgerci in prima persona, preferendo il rischio di una presa di posizione al comodo “stare a guardare” aspettandosi un benessere gratuito che non sarà mai capace di emozionare di gioia o di dolore, permettendoci così di sentirci vivi. Il Dio che attendiamo in questo tempo di Avvento non è un “bacchettone” imbronciato che ci permette di essere lamentosi e sempre scontenti, ma assomiglia invece a un esperto e appassionato maestro che insegna i passi della danza. Con amore continua a sussurrare al nostro cuore talora timoroso di coinvolgersi e di rischiare: «ti guido» (Is 48,17). Con questa parola non si rivolge prima di tutto e solamente al nostro intelletto che deve distinguere il bene dal male, ma anche e, soprattutto, ai nostri piedi che devono imparare il ritmo, la sequenza, l’accordo con il movimento e i movimenti dei nostri fratelli e sorelle. Con loro siamo chiamati a costruire una sorta di cerchio magico in cui ciascuno si senta accolto e al sicuro per rendere questo mondo più vero, più bello, più buono… più adatto alle grandi e profonde emozioni che ci fanno sperimentare il benessere di essere vivi. 😇😇 umilmente apriamo l’orecchio x sentire il ritmo della danza e apriamo il cuore per avere il coraggio di seguirLO ⭐️⭐️⭐️
