Venerdì di Quaresima: la fraternità Cristiana
Dal monastero di Bose: Enzo Bianchi
se ci riflettiamo attentamente, la fraternità-sororità non è una situazione naturale, ma un compito che sta sempre davanti a noi. Va costruita umanamente giorno dopo giorno perché non è spontanea, sebbene sia inscritta nelle generazioni attraverso la nascita di fratelli o sorelle. Com’è noto, il grido della modernità occidentale è stato “libertà, uguaglianza, fraternità”: ma se la libertà può essere istituita e l’uguaglianza imposta, la fraternità non si stabilisce con una legge, viene da un’esperienza personale di solidarietà e di responsabilità. La fraternità può nascere solo da una decisione personale, sgorga dalla responsabilità del rapporto io-tu, va esercitata e rinnovata perché da essa dipende la vita di ogni essere umano.
Quando è vissuta, la fraternità chiede che regni l’uguaglianza di diritto e di fatto tra quanti si dicono, appunto, fratelli e sorelle; chiede che la dignità sia affermata in ogni essere umano in quanto tale; chiede che sia riconosciuta quella libertà che non offende gli altri; chiede che ognuno si prenda cura dell’altro e viva con lui il legame fraterno, cioè “ami l’altro come se stesso” (cf. Lv 19,18; Mc 12,31 e par.). Si legge nel primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani (adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 10 dicembre 1948): “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fraternità”. Dunque la fraternità è un imperativo avvertito dalla coscienza umana come decisivo e, insieme, è il comando cristiano che dichiara la fraternità contrassegnata dall’amore dell’altro, la cui esemplarità vissuta ci è stata data da Gesù.
