9 agosto
La mormorazione e la critica fanno parte dell’esperienza umana e ne condiscono la quotidianità. Lo vediamo tutti i giorni nella nostra esperienza personale (quanti giudizi sugli altri!), ma lo vediamo anche a livello istituzionale, lo vediamo nel modo di governare dove, mai, c’è qualcosa di condiviso e che possa andare bene a tutti… É certamente il prezzo da pagare alla democrazia e alla libertà, ma è anche il segno di un rifiuto dell’altro e delle sue proposte, magari impegnative, verso le quali non abbiamo la pazienza di andare in profondità e di capirne la portata.
É un po’ quello che avviene nel vangelo di oggi: Gesù pone una affermazione impegnativa, io sono il pane disceso dal cielo, ed ecco la mormorazione. In questa pagina (e anche nelle prossime 2 domeniche), il vangelo di Giovanni al cap.6, ci presenta il tema dell’Eucaristia. É un tema impegnativo, ma è il tema centrale della nostra vita di fede. Vediamo un po’ alcune dinamiche dell’Eucaristia.
1+ Prima di tutto colpisce la motivazione della mormorazione dei Giudei. Costui non è forse Gesù il figlio di Giuseppe? Come può dire sono disceso dal cielo? L’umanità e la normalità di Gesù ne impediscono il riconoscimento come dono di Dio. Tutti abbiamo in testa un’idea di Dio… Gesù, invece, sconcerta per la sua normalità. Così è Dio, sempre diverso da come ce lo aspetteremmo. Pensiamo proprio all’Eucaristia, la Parola del Signore che ogni domenica ci è offerta, il suo corpo di cui ci nutriamo… segni straordinari, ma quotidiani; come può essere che Dio si manifesti così? Eppure è questa la strada che Dio ha scelto: quella della incarnazione, quella che entra nel quotidiano e che parla il tuo linguaggio, a costo anche di farcene un’abitudine o di perderne la originalità. Forse è anche quello che avviene anche nelle nostre eucaristie!
2+ Ma il Signore ci chiede di fare un passo in avanti. Gesù non risponde alle mormorazione, le capisce. Per questo pronuncia queste altre parole: nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato. Da questo momento si può andare a Dio solo attraverso Gesù, perché ormai Dio non lo si può comprendere senza l’uomo Gesù. Rifiutare Gesù è rifiutare Dio; rifiutare l’incarnazione è ancora rifiutare Dio e il suo amore. La scelta di fede verso Gesù scaturisce sempre e solo per la gratuita iniziativa del Padre che attira a sè l’uomo e lo ammaestra. Mi attira un Dio buono che mi dona suo Figlio fatto uomo, ma anche che mi dice di riconoscerlo in tutta quella umanità che ne diventa il segno e il sacramento (eucaristia e poveri).
3+ E, infine, la prospettiva di questa accoglienza di Gesù: è il pane della vita… chi ne mangia non muore. Gesù ci dice che il pane della vita non è la manna elargita nel deserto da Dio agli Ebrei. Tutte queste persone, nonostante questo dono, sono morte. Il pane che dona Gesù è il pane che fa vivere in eterno perché l’incontro con lui è un incontro definitivo e mai provvisorio, incontro che apre a sempre nuove prospettive, anche al di là degli orizzonti limitati che l’uomo necessariamente sperimenta. Colpisce il verbo: chi crede ha la vita eterna. Non è una promessa per il futuro, ma per l’oggi, per il presente! É la fede che fa diventare eterna la vita già ora, adesso, perché la riempie dell’eternità stessa di Dio, del suo amore che è l’unica forza immortale.