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PARROCCHIA S. MARTINO VESCOVO

venerdì 11 dicembre

“Io sono il Signore tuo Dio che ti guido per la strada su cui devi andare” Is 48,17
Non dobbiamo avere paura perché il Signore ci è accanto nei momenti di difficoltà.
«Chi segue te, Signore, ha la luce della vita»

giovedì 10 dicembre

“Non temere, io ti vengo in aiuto” Is 41,14
Al popolo bisognoso il Signore annuncia la sua venuta. Dio non abbandona mai il suo popolo.
«Signore tu sei misericordioso e grande nell’amore»

mercoledì 9 dicembre

“Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro” Mt 11,28.
Quando il messia verrà, il Signore darà forza al suo popolo e lo farà riposare.
«Signore donaci di camminare senza stancarci verso di te»

8 dicembre. IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Se entrate nella Cattedrale di Treviso, guardate l’abside e vedrete l’affresco dell’Immacolata eseguito da Antonio Beni nel 1914, a 60 anni dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata, avvenuto l’8 dicembre 1854 a opera di Pio IX. Questo pittore è legato anche alla nostra parrocchia perché sono suoi il quadro della Resurrezione della figlia di Giairo del 1897 (sopra il portale d’ingresso) e quello della Verga di Aronne tramutata in serpente (sempre dello stesso anno) ora nel vecchio asilo.
È interessante questo affresco dell’Immacolata per la scena che rappresenta e per la sua collocazione. Dice Papa Francesco nell’indizione del Giubileo: «Questa festa liturgica indica il modo dell’agire di Dio fin dai primordi della nostra storia. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare l’umanità sola e in balia del male. Per questo ha pensato e voluto Maria santa e immacolata nell’amore… Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona». É questo anche il cuore del dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato da Pio IX, con la bolla “Ineffabilis Deus”. Maria, Madre di Dio, non poteva essere segnata dal peccato originale: e questo perché solo una creatura concepita pura e trasparente avrebbe potuto accogliere in sé il Figlio di Dio che si faceva uomo.
Per questo Maria è raffigurata mentre schiaccia la testa del serpente, ma accanto a lei anche Adamo ed Eva come la prima lettura ci evocava.

Lunedì 7 dicembre

“Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati” Lc 5,20.
Quando il messia verrà, il Signore farà scomparire ogni paralisi del cuore e del corpo.
«Signore vieni a rinnovare fra noi i tuoi prodigi»

6 dicembre. II DOMENICA di AVVENTO

É un’introduzione solenne quella di Luca in questa pagina di vangelo. I grandi della terra di quel tempo (proviamo a trasportare questi nomi ad oggi… Obama, Putin Hollande… la Merkel, Renzi… )… ma Luca ci stupisce: ciò che conta è che "la parola di Dio venne su Giovanni nel deserto". É questa il soggetto di tutto, come ci insegna l’analisi logica, il resto è contorno e complemento. É questa che misteriosamente agisce.
Non lo dobbiamo dimenticare, non possiamo confondere il tempo con l’eterno, le logiche momentanee con l’orizzonte. Siamo chiamati a scoprire il disegno più grande: quello che Dio ha in mente. La sua Parola: l’unica che non cambia, che non indugia, che non viene meno. Però qui non è questione di analisi logica, ma di far posto alla logica di Dio, alla sua Parola che ormai irrompe sulla scena del mondo.

Ricordo il RITIRO DELLA COLLABORAZIONE che oggi è proposto in particolare a tutti gli operatori pastorali a Padernello dalle 9.00 alle 13.00.

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sabato 5 dicembre

“Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore senza pastore” Mt 9,36.
Gesù ha compassione di ciascuno di noi quando la nostra esistenza è di fronte alle prove della vita. Affidiamoci con fiducia alla guida del nostro Pastore amorevole.
«Signore sostienici quando siamo poveri e infelici e donaci la tua misericordia»

venerdì 4 dicembre

“E si aprirono loro gli occhi” Mt 9,30
Ai ciechi che con fede lo riconoscono come Messia, Gesù dona loro la vista. Il regno è vicino: invochiamo anche noi la salvezza con le parole dei ciechi: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».

giovedì 3 dicembre

“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli” Mt 7,21
Accontentarsi di una religione fatta di parole significa costruire sulla sabbia.
«Aiutaci, Signore, a fare sempre la tua volontà!».

mercoledì 2 dicembre

“Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare” Mt 15,32
I miracoli di Gesù sono il segno evidente che il regno annunciato è giunto. Il banchetto messianico è iniziato e l’eucaristia ci fa pregustare quello che sarà il banchetto del cielo.
«Ti preghiamo, Signore, perché la speranza del tuo regno ci aiuti a superare le difficoltà della vita e ci orienti al servizio dei fratelli».

martedì 1 dicembre

"Ti rendo lode, Padre, perchè hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli" (Lc 10,21)
Dio si rivela agli umili, e Gesù viene riconosciuto solo da coloro che riconoscono la propria debolezza. Il tempo dell'Avvento è il tempo di grazia per riconoscere la nostra povertà.
«Ti preghiamo, Signore: vieni in nostro soccorso e salvaci»

30 novembre. S. Andrea apostolo

“Essi subito lasciarono le reti e lo seguirono”. Mt 4,18-22
Andrea lascia ogni cosa per seguire il Maestro. Ogni vocazione ci chiama ad essere discepoli di Gesù fino sulla croce.
«Ti preghiamo, Signore, per la Chiesa d’oriente, nostra sorella nella fede »

29 novembre. I DOMENICA DI AVVENTO anno C

“La vostra liberazione è vicina” Lc 21,25-28.34-36
Le parole di Gesù sembrano anticipare alcune immagini che abbiamo visto nei giorni passati a Parigi, o in Africa, o nelle scene delle migrazioni… La domanda che ci poniamo è, allora, questa: si sta forse per realizzare questa pagina del Vangelo? È giunto il momento del ritorno del Signore? Se i toni e le immagini che Gesù usa sembrano da apocalisse e da catastrofe, si tratta invece di un messaggio di consolazione e di speranza. Ci dicono che non stiamo andando verso un vuoto e un silenzio eterni, ma verso un incontro, l’incontro con colui che ci ha creato e ci ama. Questi fatti ci possono aiutare a ritrovare il senso di Dio e la sua presenza.
«Maranathà: Vieni, Signore, Gesù! »

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28 novembre

“Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere”. Lc 21,34-36
Attraverso le prove della vita il credente va incontro al suo Signore. La forza gli viene dalla preghiera che gli permette di essere vigilante.
«Tieni viva in noi, Signore, la tua Parola di consolazione »

27 novembre

“Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino”. Lc 21,29-33
Gesù inaugura il regno di Dio con la sua resurrezione. Esso è ormai presente dentro la storia come un seme che in prospettiva darà il suo frutto.
«Fa’, Signore, che viviamo della tua Parola nella certezza del tuo regno che viene»

26 novembre

“Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti”.Lc 21,24
Il credente non deve temere la fine del mondo e la venuta del Signore per il giudizio, perché sa che lo attendono le meraviglie della nuova creazione.
«Signore aiutaci a tenere viva la speranza»

15 novembre. DEDICAZIONE DELLA NOSTRA CHIESA

In questo decimo anniversario della Dedicazione della nostra chiesa siamo invitati a riflettere sul senso della nostra appartenenza ecclesiale. Non dico volutamente appartenenza alla parrocchia, perché comprendiamo bene, che l’appartenenza ad una parrocchia viene da sé quando ci sentiamo appartenenti alla Chiesa. Non certo appartenenza alla Chiesa che certa stampa vuole mostraci e che non vive la sua fedeltà a Cristo, come anche in questi giorni abbiamo visto attraverso alcune note vicende vaticane assunte alla cronaca. La Chiesa in cui crediamo non si identifica con personaggi di tale fatta. Anzi, più che mai, sentiamo come queste situazioni siano ferite che fanno del male a tutti noi, e i cristiani più sensibili soffrono per questo. Ma noi ci sentiamo parte di quella Chiesa che papa Francesco, a Firenze, l’altro giorno, al Convegno della Chiesa italiana, riconosceva come la Chiesa che sa restare accanto alla gente attraverso il reticolo capillare delle parrocchie, delle associazioni, con una presenza nella società fatta di scuole, ospedali, cultura e sport. A questa Chiesa adulta, antichissima nella fede, solida nella radici e ampia nei frutti, il Papa, chiedeva di essere sempre più creativa e inquieta, lontana da potere, vetrine e denaro. "Lì porrò il mio nome", diceva il Signore, nella prima lettura.

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11 novembre. SAN MARTINO. Patrono della nostra parrocchia

San Martino, nostro patrono, ci ricorda alcuni valori. Come vescovo, ci propone l’amore e il servizio per la Chiesa, come monaco, ci sollecita la dimensione contemplativa della vita, come soldato che ha servito lo Stato, ci richiama l’impegno nella vita civile e amministrativa. Ma è nell’episodio del mantello, quello più conosciuto e rappresentato, che a noi piace vedere in Martino il modello di quella carità che il vangelo di questa festa ci propone e che deve diventare anche il nostro riferimento per la testimonianza cristiana.

8 novembre. XXXII domenica Tempo Ordinario

Oggi la Parola di Dio ci presenta due episodi che hanno come protagonista una vedova. Nella bibbia la vedova rappresenta il povero. Oggi noi abbiamo molte garanzie: il lavoro, la pensione, la casa, le assicurazioni… i figli. Al tempo di Gesù e anche prima le vedove erano persone sole, senza possibilità economiche per vivere, senza legami affettivi. Le vedove che la Parola di Dio oggi ci presenta sono dei poveri che danno tutto quello che hanno.
Nel Vangelo, alla povera vedova, è contrapposta un’altra categoria: gli scribi, uomini della legge, molto religiosi, osservanti di tutte le norme e i precetti dei bravi ebrei. Queste persone che dovevano e volevano essere modello per gli altri, sono però, condannati da Gesù: il loro peccato è la vanità e l’ipocrisia. Vanità perché il loro essere religiosi rischiava di essere solo un modo per farsi notare e ricevere consensi sociali. Ipocrisia perché ad un atteggiamento religioso di devozione non corrispondeva un atteggiamento di attenzione e di giustizia verso i poveri e gli indifesi.
Essi, tutto sommato, confidano solo in se stessi e Dio è per loro solo il contorno di una vita che già sembra appagarli abbondantemente.
Gesù prende così l’occasione per proporre una catechesi ai suoi discepoli, catechesi che potremmo sintetizzare così: a Dio o si dà tutto o non si dà niente.

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1 novembre 2015. TUTTI I SANTI

Domenica 18 ottobre, Papa Francesco, al termine del Sinodo sulla vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, procedeva alla canonizzazione dei coniugi Martin, Luigi e Zelia, genitori di nove figli di cui solo cinque raggiungono, però, l’età adulta. Di queste cinque figlie rimaste, tutte si doneranno al Signore: quattro saranno carmelitane e una visitandina.
Una la conosciamo bene perché è Teresa di Lisieux, morta a 24 anni e proclamata santa nel 1925. Teresa, che non ha mai avuto coscienza di essere santa, diceva sempre di essere “figlia di santi”. E affermava “Il Signore mi ha dato due genitori più degni del cielo che della terra”. Lei, cui la Chiesa riconosce il merito di aver indicato la “piccola via” per raggiungere la santità, confessa candidamente di aver imparato la spiritualità del suo “sentierino” sulle ginocchia di mamma. “Pensando a papà penso naturalmente al buon Dio”, diceva alle sue consorelle confidandosi: “Non avevo che da guardare mio papà per sapere come pregano i santi”.
Ora è la Chiesa a “mettere la firma” sulla santità raggiunta da questa coppia… e non “malgrado il matrimonio”, ma proprio “grazie al matrimonio”. Perché la santità è per tutti e passa per le strade della quotidianità. È il senso della festa di oggi.

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25 ottobre. XXX domenica Tempo Ordinario

Gerico. Ci siamo stati in primavera con il pellegrinaggio. É un posto affascinante, una delle città più antiche al mondo ma specialmente la città posta nel punto più profondo della terra. Lì vicino Gesù viene battezzato. Gesù non scende solamente dal cielo per farsi uomo, ma vuole cominciare la sua missione dal punto più profondo della terra, quasi a dirci che la sua opera di redenzione non può che partire da quella profondità… Ma Gerico ci richiama anche a grandi eventi della storia biblica, come la presa di possesso della città e della Terra promessa da parte del popolo ebreo uscito dall’Egitto. Ma ci ricorda anche l’immagine della strada, luogo di passaggio, luogo di arrivo, luogo di incontri… Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico… e poi Zaccheo e oggi il cieco. Gerico è una città simbolo per la nostra vita di fede. Il cieco Bartimeo, il piccolo Zaccheo, l’uomo ferito dai briganti, diventano richiamo ad un atteggiamento di vigilanza quando le strade di Dio si incrociano con quelle degli uomini. Quel Cristo che passa ci interroga perchè ci fa scoprire, da una parte, poveri e bisognosi, ma nello stesso tempo ci indica i poveri e i bisognosi. Oggi nelle comunità cristiane della nostra Collaborazione diamo l’annuncio che i nostri Consigli pastorali hanno aderito alla richiesta del Papa e del Vescovo alla iniziativa della Chiesa italiana del progetto Rifugiato a casa mia nell’anno della misericordia. Dentro la Lettera troverete un inserto che presenta e motiva tale iniziativa.
C’è un vedere e un sentire anche oggi i poveri attorno a noi. Queste persone, come il nostro impegno di carità, vogliono ricordarci che Cristo pone sempre, in prima istanza, la sua attenzione sul povero. Sia il povero materiale di cui Lui sente la voce al di là dei muri di folla che gli fanno ressa attorno, sia il povero moralmente che sa intravvedere nascosto, ma anche lui bisognoso, tra le folte chiome di un sicomoro come Zaccheo.

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giovedì 22 ottobre

Ricordo il primo appuntamento di stasera con l’incontro mensile di formazione per adulti e giovani. É un momento importante progredire nella vita spirituale. Gli orari e i temi. Alle 20.45 gli adulti: “L’uomo, immagine di Dio, e il suo desiderio di felicità. Libertà e responsabilità”. Relatore: don Francesco Garofalo.
Ore 21.00 i giovani: “Nessuno come te. Imparare ad ascoltare gli odori”. Relatore: Don Vanio Garbujo.

18 ottobre. XXIX domenica Tempo Ordinario

Le cronache romane di questi giorni ci hanno presentato persone attaccate alle loro “poltrone” o che tentano di difenderle a tutti i costi… Ma a questo siamo abituati. In modi diversi capita anche nella Chiesa: in questi giorni con il valzer del cambiamento dei parroci, si parla ancora di “insediamento”: all’inizio della celebrazione si consegna la “sede” che rappresenta il segno della presidenza, della guida, del posto di onore…
É una storia antica. Giacomo e Giovanni nel vangelo, anche loro speravano di fare una bella carriera… Forse era quello che speravano anche gli altri 10 discepoli (che, di fatto si indignano con Giacomo e Giovanni), ma probabilmente non avevano la faccia tosta per chiederlo espressamente! L’istinto del potere è ben radicato nel cuore dell’uomo. Nessuno, neppure dentro le nostre comunità cristiane, è immune da tale tentazione (lo è stato anche Gesù che subisce la tentazione del potere nel deserto! Perché non dovrebbe esserne tentato il discepolo?). E non importa che si tratti del grande o del piccolo potere: tutti ne subiamo il fascino! È normale fare considerazioni o esprimere giudizi su coloro che esercitano il potere politico, economico o culturale. Talvolta è anche necessario farlo (perlomeno nella cabina elettorale). Però c’è il rischio di fare l’esame di coscienza agli altri e non a se stessi. Oggi Gesù chiede che tutti facciamo il nostro esame di coscienza su questo tema del servizio.

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11 ottobre. Celebrazione centenario Scuola Infanzia

Oggi celebriamo il ringraziamento al Signore per il centenario della presenza delle suore francescane e della Scuola dell’Infanzia nella nostra parrocchia. Abbiamo pubblicato un libro che racconta le vicende di questi anni. É interessante il titolo del libro che la feconda penna del nostro caro Mariano Berti ha scelto: la “Casa degli Angeli”.
Bisogna leggerlo tutto per capire chi sono questi angeli, perché solo all’ultimo capitolo, egli ce ne svela i volti. Ed è bello scoprire che questi angeli sono tutti coloro che si impegnano a “fare della parrocchia la casa del popolo. Del popolo di Dio”.
Il libro raccoglie una storia che da più di cent’anni si è svolta attorno ad una “casa del popolo” che, proprio perché dentro una storia viva, ha preso vari nomi: Casa del Popolo, Opera della Dottrina Cristiana, Asilo Infantile, Scuola Materna e, ora, Scuola dell’Infanzia. Ma, al di là della denominazione, è stata il luogo di riferimento importante di una comunità cristiana da più di un secolo. Non solo luogo, ma anche e specialmente persone.
Per prime le nostre suore: Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore (di Gemona). Una presenza e un servizio che la nostra parrocchia, fin dal 1915, ha ricevuto e riceve da loro: pensiamo alla Scuola dell’Infanzia, ma anche altre attività come la catechesi, l’animazione, la promozione sociale, la gestione del tempo libero, la presenza accanto ai malati. Un servizio, svolto il più delle volte in silenzio, nella discrezione e nell’umiltà di chi sa che prima di tutto è servo della Parola di Dio che chiama e manda, e che chi vuol essere il primo deve farsi servo.
Ma il libro ci apre anche ad altre figure che hanno fatto parte della storia della nostra parrocchia. Attorno alla realtà dell’Asilo troviamo tante persone che hanno donato del loro tempo e una parte della loro vita per questa comunità. Sono storie e situazioni che ci aiutano a riflettere sui grandi doni che Dio fa alla sua Chiesa e che noi, a volte, siamo un po’ distratti e non riusciamo a vedere o cogliere in tutta la loro ricchezza e valenza.
La presenza di queste persone, con quei volti che possiamo ritrovare nelle foto del libro, ci ricordano anche le vicende storiche attraverso le quali la comunità cristiana di Paese è passata. Una storia vissuta, ma anche prodotta e segnata dalla laboriosità, dall’impegno sociale, civile e religioso di una comunità cristiana sempre viva e feconda. Una comunità fatta di tante persone, diverse per vocazione, per impegno e ruoli, ma tutte accomunate da quello spirito di servizio e di dono che rendono ricca la Chiesa e la società.
Ora quella storica “casa”, inaugurata cento anni fa, non è più funzionante. Non sappiamo quale sarà il suo destino. Una nuova Scuola è stata costruita accanto, moderna e funzionale, per continuare quel servizio educativo, sociale e religioso che l’impegno cristiano sente prioritario e mai è stato tralasciato.
Non è questione di luoghi, ma di impegno e vocazione di persone. Altri volti segnano e segneranno la storia della nostra parrocchia. Sono quegli angeli che continuano a tenere aperta e vissuta la “casa” della comunità.

M. Berti, La casa degli Angeli, ed. San Liberale, 2015 (€ 15,00)

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4 ottobre. Madonna del Rosario

Nella sua lunga vita Michelangelo ha raffigurato la Vergine undici volte, in due dipinti e in nove sculture che comprendono quattro Pietà e cinque Madonne col Bambino. Delle Madonne col bambino solo due sono statue e non bassorilievi. Di queste due, una, la più famosa, è quella riprodotta nel manifesto della nostra Sagra: è la cosiddetta Madonna di Bruges, perché si trova a Bruges, nel Belgio, nella chiesa di Nostra Signora. L’opera ha una storia avvincente per alcuni fatti. Al tempo della sua realizzazione (tra il 1500 e il 1506), appena dopo la pietà del Vaticano, sembrava che Michelangelo l’avesse fatta per la sua casa a Firenze; ma poi, la richiesta di un ricco mercante di tessuti fiammingo di avere una statua da collocare nella cappella di famiglia e la cifra altissima offerta per l’opera, convinse l’artista a cederla. É l’unica sua opera ad uscire dall’Italia durante la sua vita. Ma questa statua è legata anche ad una storia travagliata: è trafugata da Napoleone e portata a Parigi. Restituita nel 1815 viene di nuovo rubata dai Tedeschi nel 1944 per essere portata in Germania insieme ad altri ingenti quantità di opere d’arte. Viene ritrovata due anni dopo nascosta in una miniera austriaca, episodio narrato anche in un recente film, "Monuments men". Ma più che per le vicende storiche questa Madonna ci prende per come è raffigurata e per quello che ci dice.
É straordinaria nel senso che esprime una novità assoluta nella storia dell’arte. Il bambino non è più in grembo alla madre come erano le raffigurazione mariane fino ad allora: è tra le sue ginocchia. Come per la pala del nostro altare del Rosario, sembra quasi che Gesù voglia fare il primo passo verso di noi per venirci incontro… ma nello stesso tempo, con il timore di tutti i bambini, sembra quasi ritrarsi e arrampicarsi su per le vesti di lei. Maria ci offre suo Figlio ma consapevole di ciò che questo comporta...

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