Il Vangelo dell’Epifania

Mt 2, 1-12
La festa dell’Epifania completa e spiega in pienezza il mistero del Natale. Per questo motivo i nostri fratelli ortodossi celebrano il Natale a ridosso del 6 gennaio, il 7 gennaio, tutti gli anni: non si può comprendere il Natale senza accostarlo all’Epifania. Oggi ci viene annunciato che il Dio Padre, che si è fatto uomo come noi in Gesù suo Figlio, può essere trovato incontrato, conosciuto e creduto da tutti gli esseri umani, senza esclusione di razza, di stirpe, di provenienza, di fede religiosa. Come nel Vangelo di Natale i Pastori e gli abitanti di Betlemme, alcuni lontani da Dio lo riconoscono, lo adorano e lo amano in Gesù (i Magi) e alcuni vicini (Erode e i Sapienti di Israele), pur avendolo aspettato da tempo e conoscendo la Scrittura, non si muovono verso Betlemme, non credono, anzi, cercano di eliminarlo. Che cosa permette ai Magi di trovare in Gesù la luce della stella in mezzo alle tenebre, il chiarore in mezzo alla nebbia che avvolge le nazioni (Isaia 60, prima lettura)? Che cosa manca a Gerusalemme per uscire dal turbamento, dall’indifferenza e dalla paura, che allontano dall’incontro con il Dio che si racconta in Gesù? Tre atteggiamenti semplici, che accompagnano il cammino di fede verso Gesù degli uomini di ogni tempo e di ogni luogo del mondo: l’umiltà di sapersi in cammino, mai arrivati, sempre pronti a fare un passo in più; lo sguardo verso il cielo, che si apre quando ascoltiamo la Parola (sono proprio i conoscitori della Scrittura che indicano Betlemme ai Magi); la capacità di “mettersi in adorazione”, di avvicinarsi con il centro di se stessi (adorare è letteralmente avvicinare la bocca) all’umanità dei fratelli che incrociano la nostra strada mentre soffrono, chiedono ascolto, aiuto, sostegno o possono darci il ristoro umano di cui tutti abbiamo bisogno. Come i Magi cercano, scrutano la Parola, adorano l’umanità in Gesù, così possiamo fare noi, e così, come loro, possiamo gioire “vedendo il Bambino e sua Madre”, incontrando cuore a cuore il Dio che ci ama e ci salva.
In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terradi Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.