OLTRE LA SAGRESTIA... UNA CHIESA IN USCITA

Due incontri culturali interessanti... per tutti

FESTA DELLA FAMIGLIA 2018

Tutti invitati alla festa della famiglia in oratorio.

NUOVO FOGLIO COMUNITA'

In allegato attività, proposte, iniziative parrocchiali per questa settimana.

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Il Vangelo di oggi: 20 gennaio (settimana per l’Unità dei Cristiani)

Mt 18, 1-7.

Dio ascolta anche oggi il grido di coloro che sono soggetti a schiavitù e vuole liberarli. Mentre la sessualità è un dono di Dio per le relazioni umane e un’espressione di intimità, il suo cattivo uso rende schiavi e infelici sia coloro che la producono, sia coloro che la consumano. Dio non è insensibile alla sofferenza degli sfruttati e allo stesso modo i cristiani sono chiamati a farsene carico.

Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo?

Il Vangelo di oggi: 19 gennaio (settimana per l'Unità dei Cristiani)

Lc 10, 25-37.

Gesù ha sfidato le norme sociali, che sminuivano la dignità umana dei samaritani, presentando il samaritano quale prossimo dell’uomo che percorreva la strada verso Gerico, un prossimo da amare secondo la legge. L’amore cristiano deve sempre essere un amore coraggioso, che osa superare le barriere, riconoscendo negli altri una vita uguale alla propria.

Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». 29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Per la comunità cristiana

Mc 3,13-19

13In quel tempo Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. 14Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare 15con il potere di scacciare i demòni. 16Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, 17poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»;18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo 19e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Simone soprannominato Pietro e Andrea: fratelli, pescatori. Mentre gettano le reti nel lago, Gesù prende l’iniziativa e li chiama a sé. Uno sguardo d’amore e il gioco è fatto. Ed essi rispondono subito, senza tentennamenti. Incerti e lenti a credere, saranno rinviati sempre a mettersi dietro a Gesù. Riceveranno un “privilegio” speciale: servire umilmente i fratelli.

Giacomo e Giovanni: seconda coppia di fratelli, anch’essi pescatori. Al richiamo di Gesù lasciano barche, padre e garzoni per seguirlo con la loro passione e il loro zelo. I “figli del tuono” dovranno abbandonare il loro sogno di gloria e la loro sete di vendetta per scoprire che in Gesù non ha più spazio l’ira, ma solo l’amore e la misericordia.

Filippo. Il suo discepolato inizia con una ferma dichiarazione: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret” (Gv 1,45). Ma non bastano i grandi proclami. Dovrà rinunciare alla fame di straordinario e immergersi nell’ordinaria prassi liberatrice di Gesù per vedere il vero volto del Padre.

Bartolomeo o Natanaele, figlio di Israele, uno senza falsità né doppiezza. Frequentatore assiduo delle Scritture, dovrà scardinare il proprio mondo fatto di certezze per riconoscere nell’umile uomo venuto da Nazaret il rabbì, il Figlio di Dio, il re di Israele.

Matteo o Levi, seduto al banco delle imposte, collaborazionista dei romani. Diventerà lo scriba-discepolo “che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52).

Tommaso detto Didimo, esuberante tra i discepoli di Gesù. Dirà loro: “Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16). E arriverà per lui il tempo dell’abbandono della comunità. L’irruzione del Risorto gli farà comprendere che solo all’interno di una comunità che resiste e spera contro ogni speranza è possibile affermare: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20,28).

E poi Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo, di cui immaginiamo l’indole ribelle.

E Giuda Iscariota, “nostro fratello. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza! Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore” (Primo Mazzolari).

Una lista di dodici nomi, dodici uomini che pieni di paura e angoscia di fronte alla prova non esiteranno a rinnegare e tradire il loro Signore. A questo elenco si possono aggiungere i nomi di alcune donne anch’esse discepole di Gesù: Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome (cf. Mc 15,40-41): è la comunità voluta e amata da Gesù, il quale si fa servo di ciascuno di loro. L’annuncio della resurrezione partirà dalla testimonianza di queste donne e di questi uomini, fragili e peccatori.

Stare con il Signore, cibarsi della sua Parola, e annunciare il suo amore e la sua compassione: è questo l’iter della prima comunità nata dietro a Gesù. A questo siamo chiamati anche noi, invitati a risvegliarci dal torpore e dalla rassegnazione per divenire “minoranza creativa” e profetica capace di credere in un nuovo futuro, nella pratica quotidiana della conversione.

Frate Giandomenico del Monastero di Bose

Il Vangelo di oggi: 18 gennaio Inizio della settimana per l’Unità dei Cristiani

Mt 25, 31-46.

Dio ha costituito la nostra dignità in Cristo e ci ha resi cittadini del suo Regno, non perché avessimo fatto qualcosa per meritarlo, ma per un suo libero dono d’amore. Anche noi siamo chiamati a fare altrettanto, liberamente motivati dall’amore. L’amore cristiano significa amare come il Padre e quindi riconoscere, dare dignità e aiutare, portare guarigione nella famiglia umana ferita.

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Il Vangelo di oggi: 17 gennaio

Mc 3, 31-35.

La generosità e la dedizione infinita di Gesù sono così smisurate che suscitano imbarazzo tra i suoi parenti, i quali si sentono in dovere di riportarlo “tra i ranghi”, per non avere fastidi o non incorrere in giudizi negativi da parte del popolo e così avere macchiata la reputazione. Gesù è talmente alternativo nel suo comportamento, che inaugura, a partire dal Regno che viene ad annunciare, una nuova parentela, diversa e molto più ricca di quella del sangue: quella che lega chi ama senza misura, facendo così la volontà di Dio.

In quel tempo. Giunsero la madre e i fratelli del Signore Gesù e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Il Vangelo di oggi: 16 gennaio

Mc 3, 22-30.

Con il linguaggio delle parabole, Gesù presenta se stesso ai suoi avversari come “il più forte”, Colui che spezza il dominio del “forte”, di colui che, con il potere del male nella malattia, nel sospetto, nel malessere interiore, tiene in ostaggio l’uomo, spingendolo al peccato. Chi accusa “il più forte” di essere emissario del male, bestemmia la potenza di Dio, si chiude alla sua azione di salvezza e rifiuta il bene per seguire il male, chiudendosi all’azione dello Spirito Santo.

In quel tempo. Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma il Signore Gesù li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in sé stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in sé stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro sé stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

Il Vangelo di oggi: 15 gennaio

Mc 3, 7-12.

La professione di fede con la bocca, quando non è accompagnata dalla scelta del cuore che decide di seguire Gesù e di rinnovare in Lui la propria vita, è vuota e si espone al rischio dell’ipocrisia e dell’incredulità. In quel caso, Gesù preferisce che rimaniamo in silenzio.

In quel tempo. Il Signore Gesù con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare che egli fosse.

Il Vangelo della domenica

Gv 2, 1-11.

A Cana Gesù compie il primo segno che porta a maturità la fede dei suoi discepoli, a compimento del cammino che li ha portati a scegliere Gesù, dopo essere stati discepoli di Giovanni il Battista. Il vino nuovo messianico, compimento della profezia di Isaia (il Signore imbandirà su questo monte un banchetto di vini succulenti e raffinati), è molto buono, come è bella e buona la presenza di Gesù nella vita dei suoi discepoli. I discepoli credono, cioè vedono Gesù e la bellezza della sua persona e della sua divinità di Figlio e gioiscono di questo dono, fiduciosi che quando nella vita finiscono motivi di serenità e di festa, il Signore per chi crede ha pronto il vino nuovo della sua presenza e della sua bontà. Credere è coltivare la Comunione con Gesù, che dà la marcia in più per affrontare ogni evento della vita con nel cuore la Parola e nella mente la volontà di non smettere mai di provare a metterla in pratica. Questo dono, come per i discepoli allora, è anche per noi oggi.

In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Nuovi chierichetti

I giovani del gruppo chierichetti accolgono i ragazzi e le ragazze che desiderano stare più vicino a Gesù servendo la S. Messa.

Scuola della Parola

Giovedì 18 gennaio alle 21.00 a S. Erasmo il terzo incontro.

Falò di S. Antonio

Una serata di fraternità "calda" a S. Paolo

Nuovo foglio Comunità

In allegato il nuovo numero di Comunità, dedicato alla settimana di preghiera per l?unità delle Chiese Cristiane.

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Il Vangelo di oggi: 13 gennaio

Mt 5, 17-19.

Gesù è il compimento e lo sviluppo nuovo dell’eredità della legge e dei profeti. Egli non butta via nulla e rinnova tutto. È così nella nostra vita: noi viviamo l’esistenza nella novità dello Spirito quando ciò che abbiamo ricevuto (abitudini, insegnamenti, valori, convinzioni) è ritenuto sempre vero, ma sempre in modo nuovo. Noi siamo felici quando ciò che di nuovo ci regala la vita è sempre inserito nel disegno d’amore che Dio da sempre ci rivela.

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Il Vangelo di ieri

Mc 1, 35-45.

Nella sua giornata Gesù tiene i ritmi delle persone e sfrutta ogni occasione per stare col Padre e vivere in perfetta Comunione con Lui tutta la sua missione di salvezza. Prega mentre la gente deve riposare per il sabato, guarisce mentre gli chiedono aiuto, torna a pregare quando la gente riposa. Tutto per gli altri, come Dio è tutto per tutti.

In quel tempo. Al mattino presto il Signore Gesù si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Il Vangelo di oggi

Mc 2, 13-14. 23-28.

L’osservazione dei Farisei a Gesù, rispetto al comportamento dei suoi discepoli, riguarda l’infrazione del tipo di lavoro (il sabato non si poteva mietere) e la distanza percorsa (non si poteva camminare più di 1390 metri). Gesù ricorda che ciò che conta di sabato è fare del bene ed essere in salute per compierlo al meglio, come faceva Lui, il Signore del sabato, insieme ai suoi seguaci.

In quel tempo. Il Signore Gesù uscì lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

Il Vangelo di oggi: 10 gennaio

Mc 1, 21-34.

Pietro, testimone oculare che racconta all’evangelista Marco la giornata di Gesù, si sofferma sulla presa che aveva sulla gente la sua Parola, sempre coerente con le sue azioni. Nello stesso tempo sottolinea come l’agire di Gesù meravigliava per la sua attenzione alla sofferenza di chi era dimenticato e messo da parte.

In quel tempo. A Cafàrnao, il Signore Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che cosa vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

Il Vangelo di oggi: 9 gennaio

Mc 1, 14-20.

Il Regno di Dio, presente da sempre accanto alla storia degli uomini, diventa visibile ed efficace per chi incontra, conosce e segue il Signore Gesù. Egli chiama a qualcosa di nuovo ogni giorno, perché nel nostro cuore abiti sempre la novità dell’amore che discende da Lui: è una novità che rende liberi e uniti in Lui.

In quel tempo. Dopo che Giovanni fu arrestato, il Signore Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Celebrazione domani

Domani alle 15.30 a s. Paolo celebreremo la s. Messa e le Esequie di Marino. La celebrazione sarà preceduta alle 15.00 dal s. Rosario. Preghiamo per lui e per i suoi familiari

Il Vangelo di oggi: 8 gennaio

Mc 1, 1-8.

La buona notizia dei profeti (l’annuncio di pace di Isaia) è diventato visibile e vero con l’inizio della vita pubblica di Gesù. Il suo ministero di Parola e di Carità nei confronti di tutti ha reso possibile vivere nell’amore, dono unico di Dio. A chi ci crede e lo segue è data la gioia della vita.

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà latua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Il Vangelo della domenica: Battesimo di Gesù.

Mc 1, 7-11.

Quel giorno al Giordano è stato un giorno di luce, di rivelazione, di nuovo inizio: per il Battista, che aspettava di capire quando il Messia avrebbe iniziato il suo cammino pubblico; per i discepoli del Battista, che conoscevano Gesù e la sua particolare umanità; per Gesù stesso, che dal giorno della sua prima Pasqua nel Tempio aveva intuito la sua strada e l’aveva coltivata e attesa nel silenzio e nel servizio quotidiano di Nazareth. Quel giorno il Padre ha rivelato a tutti che il suo amore si rivela quando ci si mette in fila come peccatori gli uni con gli altri, chiedendo a Dio e chiedendoci a vicenda perdono per le nostre mancanze, quando l’abbassamento diventa lo stile di vita che ama. Il Battesimo da noi ricevuto ha seminato in noi questo amore, che germoglia tutte le volte che, in modo ordinario o straordinario, nascosto o pubblico, normale o speciale, scegliamo di amare senza saltare la fila di quelli che sanno di aver bisogno della misericordia di Dio e soprattutto decidiamo di abbassarci gli uni di fronte agli altri, come Gesù, prima di annunciarci che il Regno è presente, è qui, opera tra noi, prima di essere tra noi il Dio con noi.

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendeva verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Il Vangelo dell’Epifania

Mt 2, 1-12

La festa dell’Epifania completa e spiega in pienezza il mistero del Natale. Per questo motivo i nostri fratelli ortodossi celebrano il Natale a ridosso del 6 gennaio, il 7 gennaio, tutti gli anni: non si può comprendere il Natale senza accostarlo all’Epifania. Oggi ci viene annunciato che il Dio Padre, che si è fatto uomo come noi in Gesù suo Figlio, può essere trovato incontrato, conosciuto e creduto da tutti gli esseri umani, senza esclusione di razza, di stirpe, di provenienza, di fede religiosa. Come nel Vangelo di Natale i Pastori e gli abitanti di Betlemme, alcuni lontani da Dio lo riconoscono, lo adorano e lo amano in Gesù (i Magi) e alcuni vicini (Erode e i Sapienti di Israele), pur avendolo aspettato da tempo e conoscendo la Scrittura, non si muovono verso Betlemme, non credono, anzi, cercano di eliminarlo. Che cosa permette ai Magi di trovare in Gesù la luce della stella in mezzo alle tenebre, il chiarore in mezzo alla nebbia che avvolge le nazioni (Isaia 60, prima lettura)? Che cosa manca a Gerusalemme per uscire dal turbamento, dall’indifferenza e dalla paura, che allontano dall’incontro con il Dio che si racconta in Gesù? Tre atteggiamenti semplici, che accompagnano il cammino di fede verso Gesù degli uomini di ogni tempo e di ogni luogo del mondo: l’umiltà di sapersi in cammino, mai arrivati, sempre pronti a fare un passo in più; lo sguardo verso il cielo, che si apre quando ascoltiamo la Parola (sono proprio i conoscitori della Scrittura che indicano Betlemme ai Magi); la capacità di “mettersi in adorazione”, di avvicinarsi con il centro di se stessi (adorare è letteralmente avvicinare la bocca) all’umanità dei fratelli che incrociano la nostra strada mentre soffrono, chiedono ascolto, aiuto, sostegno o possono darci il ristoro umano di cui tutti abbiamo bisogno. Come i Magi cercano, scrutano la Parola, adorano l’umanità in Gesù, così possiamo fare noi, e così, come loro, possiamo gioire “vedendo il Bambino e sua Madre”, incontrando cuore a cuore il Dio che ci ama e ci salva.

In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terradi Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Il Vangelo di oggi: 5 gennaio

Gv 1, 29-34.

Nel Vangelo di Giovanni credere in Gesù è testimoniarlo, riconoscerlo, non solo raccontarlo o parlare astrattamente di Lui. Il Battista lo riconosce tra la folla ed evidenzia l’innocenza della sua persona e la sua capacità di solidarietà con ogni uomo, compresi i peccatori. Egli crede che Gesù è “l’Agnello di Dio” e riconosce la sua vita come un modello. Questa è la fede.

In quel tempo. Giovanni, vedendo il Signore Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».