DIALOGHI DI PACE

Con i giovani del decanato.

Preghiera ecumenica

Incontro di preghiera ecumenico venerdì alle 21.00 a S. Paolo

Nuovo foglio Comunità

In allegato il foglio comunitario per la settimana.

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Il Vangelo di oggi: 3 febbraio

Gv 14, 6-14.

La strada umana che Gesù percorre manifesta e rivela la via che fa entrare in Comunione con Dio. Egli è verità: attraverso di Lui, il Dio della vita racconta il modo per vivere in pienezza. Chi ascolta, vive, segue Gesù sperimenta l’esistenza felice che Dio ha pensato da sempre per ogni persona.

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Il Vangelo di oggi: 2 febbraio

Lc 2, 22-40

Gesù Messia si rivela nel Tempio, nel luogo in cui la promessa dei profeti ha annunciato la sua rivelazione. Lo riconoscono due giusti, che hanno atteso e sperato in Lui tutta la loro vita. La sua manifestazione dà senso alla loro attesa e pacifica la fine del loro cammino, riconcilia con il loro futuro. Così è quando si crede: Gesù mette in ordine il passato e dà fiducia nuova per il futuro, principalmente quando tutto sembra dire il contrario.

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui.

Benedizione a S. Biagio

I riti tradizionali del 3 febbraio, giornata di S. Biagio, saranno celebrati domani all’interno della S. Messa delle 17.30 a S. Giovanni. Alla benedizione finale saranno benedetti oggetti e alimenti in nostro possesso e a seguire ci sarà la benedizione della gola con le candele incrociate

S. Messa della candelora

Questa sera alle 18.30 a S. Giovanni (via Liguria 28), S. Messa nella festa della Presentazione al Tempio del Signore Gesù. Sarà preceduta dalla benedizione delle candele e dalla breve processione. Inizio in cortile alla grotta della B. V. Maria

Il Vangelo di oggi: 1 febbraio

Mc 6, 33-44.

Gesù in questo brano è il Buon Pastore, che dona alle pecore se stesso nella Parola e nel Pane. Gesù è accanto al suo popolo e lo nutre lungo il cammino, perché non soccomba nel deserto e cammini unito e ordinato attorno a Lui. Attraverso il linguaggio della celebrazione eucaristica, l’evangelista descrive la sua comunità, ordinata nell’ascolto della Parola, generosa nel condividere il Pane che Gesù dona.

In quel tempo. Molti videro partire il Signore Gesù e gli apostoli e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Il Vangelo di oggi: 31 gennaio

Mc 6, 30-34.

La folla, entusiasta dell’insegnamento e dell’operato di Gesù, vive schiava dell’euforia di poter ricevere facilmente dal Signore quello che desidera. Gesù prova tenerezza per la debolezza emotiva della folla e per la stanchezza dei discepoli di ritorno dalla missione. Egli conosce il loro smarrimento e va incontro alle moltitudini, offrendo la chiarezza e la sapienza della sua Parola, capace di orientare il cammino.

In quel tempo. Gli apostoli si riunirono attorno al Signore Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Il Vangelo del 30 gennaio

Mc 6, 1-6.

Gli Israeliti tutti e in particolare i Nazaretani attendevano l’arrivo del Messia attraverso un evento e una manifestazione spettacolari e soprannaturali. Gesù fa segni divini attraverso le guarigioni, ma è un uomo come tanti altri, perplesso e deluso dall’incredulità di chi lo conosce. È più difficile per l’uomo vedere la manifestazione di Dio nel grigiore del quotidiano: più scomodo rispetto al meravigliarsi per prodigi spettacolari, senza muovere un dito.

In quel tempo. Il Signore Gesù partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.

Il Vangelo di oggi: 29 gennaio

L’orecchio di Dio è così fine quando i bisognosi chiedono aiuto, che salva anche chi ha una fede fragile, minima e magari un po’ superstiziosa. In Gesù, Dio ci rivela che chi è disposto a muoversi, a cambiare, a mettersi in discussione, cammina nella fede e vede con gioia l’intervento salvifico di Dio nella sua vita.

In quel tempo. Molta folla seguiva il Signore Gesù e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

Insieme ai nostri fratelli cristiani...

Venerdì 9 febbraio incontro di preghiera ecumenica a S. Paolo.

NUOVO FOGLIO COMUNITA'

In allegato il numero nuovo delle comunicazioni parrocchiali e dei Vangeli quotidiani.

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IN ORATORIO...

CARNEVALE 2017 con laboratori.

Interessante...

Incontro culturale sul tema della vita..

Prossimamente...

Inizio del percorso per i nuovi chierichetti.

Dall'Azione Cattolica

Due incontri culturali interessanti: il primo il 3o gennaio.

Il Vangelo di oggi: 27 gennaio.

Gv 12, 31-36.

La Croce di Gesù, innalzato su di essa, giudica l’uomo, rivela se le sue opere sono mosse dall’amore o da interessi umanamente calcolati. Chi si lascia giudicare dall’amore di Gesù nel momento della prova trova la luce e diventa sempre più figlio della luce. Chi, di fronte alla prova, si nasconde o fugge, si allontana dalla possibilità di imparare ad amare in modo umanamente autentico.

In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: «Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Allora la folla gli rispose: «Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come puoi dire che il Figlio dell’uomo deve essere innalzato? Chi è questo Figlio dell’uomo?». Allora Gesù disse loro: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce».

Il Vangelo di oggi: 26 gennaio

Mc 5,21-24a.35-43

Il miracolo della fanciulla che “risorge”, “si alza”, racconta il passaggio maturo di Giairo, suo padre, dalla fiducia umana in Gesù, chiedendogli aiuto quando non sa più che fare, alla fede nella potenza di Gesù, che vince la morte e la trasforma da tragedia in aurora di vita nuova, da sconfitta di Dio (Croce) in Comunione senza fine con Dio attraverso l’amore (Risurrezione).

In quel tempo. Essendo il Signore Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Il Vangelo di oggi: 25 gennaio (fine della settimana per l'unità dei cristiani)

Gv 17, 1-12.

Nel momento in cui Gesù si preparava a sigillare la nuova alleanza nel suo sangue, la sua più fervente preghiera al Padre era che coloro che il Padre aveva dato a lui fossero uno, come lui e il Padre erano uno. Ogni volta che i cristiani riscoprono la loro unità in Gesù partecipano alla glorificazione di Cristo alla presenza del Padre, con la stessa gloria che Egli aveva alla presenza del Padre prima che il mondo esistesse. E così il popolo dell’alleanza con Dio deve sempre adoperarsi per essere una comunità riconciliata – che sia essa stessa un segno efficace per tutti i popoli della terra di come vivere nella giustizia e nella pace.

Dopo aver detto queste parole, Gesù guardò in alto verso il cielo e disse: «Padre, l’ora è venuta. Manifesta la gloria del Figlio, perché il Figlio manifesti la tua gloria. Tu gli hai dato potere sopra tutti gli uomini, perché tutti quelli che gli hai affidato ricevano vita eterna. La vita eterna è questo: conoscere te, l’unico vero Dio, e conoscere colui che tu hai mandato, Gesù Cristo. «Io ho manifestato la tua gloria sulla terra, portando a termine l’opera che mi avevi affidato. «Innalzami, ora, accanto a te, dammi la gloria che avevo accanto a te, prima che il mondo esistesse». «Tu mi hai affidato alcuni uomini scelti da questo mondo: erano tuoi, e tu li hai affidati a me. Io ho rivelato loro chi sei, ed essi hanno messo in pratica la tua parola. Ora sanno che tutto ciò che mi hai dato viene da te. Anche le parole che tu mi hai dato, io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e hanno riconosciuto, senza esitare, che io provengo da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato. «Io prego per loro. Non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai affidato, perché ti appartengono. Tutto ciò che è mio appartiene a te, e ciò che è tuo appartiene a me, e la mia gloria si manifesta in loro. Io non sono più nel mondo, loro invece sì. Io ritorno a te. Padre santo, conserva uniti a te quelli che mi hai affidati, perché siano una cosa sola come noi. «Quando ero con loro, io li proteggevo. Per questo tu me li hai dati. Io li ho protetti, e nessuno di loro si è perduto, tranne quello che doveva perdersi, realizzando ciò che la Bibbia aveva predetto.

Il Vangelo di oggi: 24 gennaio (settimana per l’Unità dei Cristiani)

Mt 2, 13-15.

Le famiglie sono di vitale importanza per la protezione e la crescita dei bambini. Matteo ci presenta un modello di paternità che è fedeltà amorevole al comando del Signore, soprattutto in tempi turbolenti. Le Scritture guardano ai bambini quali benedizione e speranza per il futuro. Come cristiani, condividiamo una comune chiamata a vivere come rete di sostegno familiare, confidando nella forza del Signore, per costruire comunità forti in cui i bambini siano protetti e possano fiorire.

Dopo la partenza dei sapienti, Giuseppe fece un sogno. L’angelo di Dio gli apparve e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto. Erode sta cercando il bambino per ucciderlo. Tu devi rimanere là, fino a quando io non ti avvertirò». Giuseppe si alzò, di notte prese con sé il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto. E vi rimase fino a quando non morì il re Erode. Così si realizzò quel che il Signore aveva detto per mezzo del profeta Osea: Ho chiamato mio figlio dall’Egitto.

Il Vangelo di oggi: 23 gennaio (settimana per l’Unità dei Cristiani)

Lc 12, 13-21.

Gesù costantemente ammonisce contro il pericolo dell’avidità. Nonostante questi ammonimenti, però, il peccato di cupidigia spesso infetta le nostre comunità cristiane e insinua una logica di competizione per cui una comunità rivaleggia contro un’altra. Essere ricchi di fronte a Dio non significa, per le nostre chiese e comunità, avere molti fedeli che frequentano – o che fanno offerte – alle proprie comunità. Significa, al contrario, riconoscere che come cristiani abbiamo un numero infinito di fratelli e sorelle nel mondo, uniti anche in mezzo alle divisioni economiche tra Nord e Sud. Consapevoli di questa fraternità in Cristo, i cristiani possono unire le loro mani e promuovere insieme una giustizia economica per tutti.

Un tale che stava in mezzo alla folla disse a Gesù:
— Maestro, di’ a mio fratello di spartire con me l’eredità.
Ma Gesù gli rispose:
— Amico, non sono qui per fare da giudice nei vostri affari o da mediatore nella spartizione dei vostri beni. Poi disse agli altri:
— Badate di tenervi lontani dall’ansia delle ricchezze, perché la vita di un uomo non dipende dai suoi beni, anche se è molto ricco. Poi raccontò loro questa parabola: «Un ricco aveva dei terreni che gli davano abbondanti raccolti. Tra sé e sé faceva questi ragionamenti: “Ora che non ho più posto dove mettere i nuovi raccolti cosa farò?”. E disse: “Ecco, farò così: demolirò i vecchi magazzini e ne costruirò altri più grandi. Così potrò metterci tutto il mio grano e i miei beni. Poi finalmente potrò dire a me stesso: Bene! Ora hai fatto molte provviste per molti anni. Riposati, mangia, bevi e divertiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto! Proprio questa notte dovrai morire, e a chi andranno le ricchezze che hai accumulato?”». Alla fine Gesù disse: «Questa è la situazione di quelli che accumulano ricchezze solo per se stessi e non si preoccupano di arricchire davanti a Dio».

Il Vangelo di oggi: 22 gennaio (settimana per l’Unità dei Cristiani)

Lc 18, 35-43.

Possiamo immaginare il rumore della folla mentre Gesù entra a Gerico. Molte voci si tacitarono al grido del mendicante cieco. Egli è fonte di distrazione e di imbarazzo. Ma anche attraverso il tumulto Gesù ode la voce del cieco, così come Dio sempre ascolta il grido dei poveri nelle Scritture ebraiche. Il Signore che rialza chi cade non solo ascolta ma risponde, e perciò trasforma totalmente la vita del mendicante cieco. La disunione tra i cristiani può divenire parte del tumulto del mondo e del caos. Come le voci che discutono fuori da Gerico, la nostra divisione può sovrastare il grido dei poveri. Tuttavia, quando siamo uniti noi diventiamo sempre più pienamente presenza di Cristo nel mondo, maggiormente capaci di sentire, ascoltare e rispondere. Piuttosto che aumentare il volume delle discordie, siamo capaci di sentire meglio le voci e quindi discernere quelle che hanno più bisogno di essere ascoltate.

Gesù stava avvicinandosi alla città di Gèrico; un cieco seduto sul bordo della strada chiedeva l’elemosina. Il cieco sentì passare la gente e domandò che cosa c’era. Gli risposero: «Passa Gesù di Nàzareth!». Allora quel cieco gridò: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Quelli che passavano lo sgridavano per farlo stare zitto. Ma egli gridava ancor più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e ordinò che gli portassero il cieco. Quando fu vicino Gesù gli chiese: — Che cosa vuoi che io faccia per te?
Il cieco disse:
— Signore, fa’ che io possa vederci di nuovo!
Allora Gesù gli disse:
— Apri i tuoi occhi! La tua fede ti ha salvato.
In un attimo il cieco ricuperò la vista. Poi si mise a seguire Gesù, ringraziando Dio. Anche la gente che era presente ed aveva visto il fatto si mise a lodare Dio.

IL VANGELO DELLA DOMENICA: 21 GENNAIO

Mt 14,13-21.

Gli evangelisti, raccontando i miracoli come annuncio dell'amore di Dio che libera dal male, non ci riportano dei fatti di cronaca, ma ci tramandano i segni attraverso i quali Gesù ha reso presente il Regno di Dio e ha reso palpabile e percepibile il suo amore agli uomini che ci hanno creduto. Nel segno della moltiplicazione dei pani, Matteo ci presenta la Chiesa e il suo compito di andare incontro alle povertà e alle indigenze degli uomini. La Parola di Dio sazia la sua fame di senso e l'Eucaristia dona alla comunità cristiana la marcia min più dell'amore. La Chiesa è chiamata a non "congedare" le persone in difficoltà, rimandandole sulla propria strada senza toccare con mano i loro bisogni, ma le è chiesto dal Signore di fare sempre qualcosa in più, qualcosa che è impossibile agli uomini ma non a Dio. La comunità, quando condivide quel poco che ha e lo mette nelle mani di Dio, certa del suo intervento buono a favore di ogni uomo, prolunga l'opera miracolosa di Gesù e offre a Dio la possibilità di agire col suo amore in modo sovrabbondante. E' per ricordarci di questo che ogni domenica insieme celebriamo l'Eucaristia, nutrendoci alla mensa della Parola e del Pane di vita,

In quel tempo. Il Signore Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

INCONTRO CULTURALE A S. GIOVANNI

AVVISO IMPORTANTE
PER I GENITORI, MADRINE O PADRINI DEI CRESIMANDI

MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 IN CHIESA A S. GIOVANNI
“TENTAZIONE E LEGGE”: NON CI INDURRE IN TENTAZIONE

serata culturale con il Dott. Pietro Caccialanza
Magistrato alla Corte d’Appello di Milano, sezione famiglia e minori.

Tutti sono invitati!