IL VANGELO DELLA DOMENICA

Gv 4, 5-42.

L’incontro con Gesù per la Samaritana è aria fresca e acqua nuova. La sua umanità ne esce dissetata e guarita. I muri, le paure, i sensi di colpa e le tristezze se ne vanno. La sua infedeltà non impedisce a Gesù di amarla, ascoltarla e condurla alla verità profonda di se stessa. La conversione quaresimale porta frutto dentro di noi quando chi ci incontra diventa migliore, perché trova accoglienza, comprensione e verità che non condanna.

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunse una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete: ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore - gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ha da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Per pregare oggi: 24 febbraio

SILENZIO DI PREPARAZIONE

PREGHIERA INIZIALE

Infondi in noi, Signore, il dono del tuo Spirito,
perché tutto ciò che noi facciamo abbia inizio da Te, sia per Te condotto
e in Te trovi il suo compimento. Per Cristo nostro Signore. Amen.

VANGELO (Mt 12, 1-8)

In quel tempo. Il Signore Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è Signore del sabato».

MEDITAZIONE

Il sacrificio che procura salvezza non è l’offerta di qualcosa, l’osservanza di regole esteriori che non toccano la nostra vita al centro del nostro essere. La misericordia, cioè il prendersi cura, il dare tempo, il comprendere la debolezza di chi incontro, è il sacrificio più grande che ci salva, perché ci rende felici proprio come Gesù desidera per noi.

SILENZIO DI RIFLESSIONE

PREGHIERA FINALE

In questo tempo di misericordia, Signore, dona a tutti un cuore libero, capace di incontrarsi con il tuo amore, che confida sempre nel desiderio del bene che abita ciascuno di noi. Amen.

Preghiera del 23 febbraio: primo venerdì di Quaresima

SILENZIO DI PREPARAZIONE

PREGHIERA INIZIALE

Eccomi qui, Signore, davanti a Te, in silenzio a contemplare la tua Croce, segno del tuo amore. Dilata la mia mente e apri il mio cuore, perché diventino simili al tuo, capaci di amare sino alla fine, sino al dono di noi stessi. Amen.

TESTO DI MEDITAZIONE

La Chiesa ci offre, con il tempo quaresimale, un’occasione per ripensare alla nostra vita, un tempo per ricominciare con zelo rinnovato a seguire il Signore, a tradurre il Vangelo nella concretezza del nostro quotidiano. Ricominciare è un verbo assai caro alla tradizione spirituale cristiana. Solo in Gesù, Parola fatta carne, non vi è alcuna distanza tra il dire e il fare, tra parola e azione. Nessuno può sentirsi privo di peccato, puro da ogni falsità, ma dietro al Signore, forti del suo amore, ci è chiesto di non rassegnarci all’ipocrisia che sempre insidia la nostra vita, alla menzogna che ci fa portare il nome di cristiani, ma compiere azioni indegne di questo nome. L’ipocrisia è lo svuotamento del comandamento del Signore che ci chiede di amare con l’adesione di tutto il nostro essere, cuore, anima, mente, di ricondurre ogni nostro agire alla radice, alla profondità del nostro cuore in un rinnovato cammino di unificazione tra cuore labbra, tra parola e azione. La lotta spirituale consiste in un ripetuto sforzo per ricongiungere parola e vita, in un’incessante invocazione della misericordia di Dio perché venga lui stesso a colmare l’abisso tra ciò che diciamo di credere e ciò che viviamo, tra le parole della fede e la vita di fede. La vita cristiana in qualsiasi vocazione sia vissuta è un luogo nel quale si cade e ci si rialza, e di nuovo si cade e ci si rialza fino al giorno in cui il Signore tornerà e troverà che siamo caduti, ma ci stiamo rialzando e allora lui stesso ci rialzerà definitivamente. La perseveranza nella preghiera, nell’ascolto della parola di Dio, nell’Eucaristia, nella comunione fraterna, sostengono il credente nella lotta contro la rassegnazione alla propria mediocrità, contro l’assuefazione al male o la complicità con esso e ravvivano nel cuore il desiderio di Dio, desiderio insaziabile, desiderio rinnovato dalla continua esperienza della misericordia di Dio nella propria vita.

SILENZIO DI RIFLESSIONE PERSONALE

DOMANDE PER LA CONVERSIONE

In che cosa la mia vita cristiana cade nell’ipocrisia?
Come la combatto?
Quale paura o pigrizia vince il mio desiderio di vivere in modo più autentico la Comunione con Dio?

PREGHIERA FINALE DAVANTI ALLA CROCE

Com’è difficile, Signore, non guardare al giudizio degli altri. Com’è impegnativo superare la paura di rimanere isolati e soli per l’insulto o lo sbeffeggio di chi pensa di essere migliore di tutti. desideriamo scegliere la sincerità e l’autenticità della vita, ma pesa poi rimanervi fedeli. E’ una Croce piccola, ma assomiglia alla tua e la tentazione è quella di fingere o di scappare, di far finta di niente o di non vedere, non parlare, non intervenire. Il tuo amore crocifisso, Signore, ci renda forti e attenti, anche quando siamo deboli e paurosi. Amen.

NEL PRIMO VENERDI’ DI QUARESIMA ALLE PERSONE DAI 18 ANNI AI 60 ANNI COMPIUTI E’ INDICATA COME FORMA DI PENITENZA IL MAGRO (ASTINENZA DALLE CARNI) E IL DIGIUNO (ASTINENZA COMPLETA DA UN PASTO, PER DEDICARSI IN QUEL TEMPO ALLA PREGHIERA).

Preghiera del 22 febbraio

SILENZIO DI PREPARAZIONE

PREGHIERA INIZIALE

Infondi in noi, Signore, il dono del tuo Spirito,
perché tutto ciò che noi facciamo abbia inizio da Te, sia per Te condotto
e in Te trovi il suo compimento. Per Cristo nostro Signore. Amen.

VANGELO (Mt 5, 20-26)

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; ci avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

MEDITAZIONE

La giustizia superiore, di cui parla Gesù e che appartiene ai suoi discepoli, è superare la lettera della legge, per prenderne sul serio il cuore del messaggio. I discepoli cercano di non uccidere con la lingua, di non rubare gli affetti, di non desiderare la tristezza dell’altro, per collaborare sempre alla sua gioia.

SILENZIO DI RIFLESSIONE

PREGHIERA FINALE

Tu ci conosci, Signore, e sai quanto siamo deboli, quanto vogliamo essere giusti e non lo siamo. La tua Parola tocchi il nostro cuore anche oggi, perché diventino credibili le nostre parole. Amen.

Per pregare oggi: 21 febbraio

SILENZIO DI PREPARAZIONE

PREGHIERA INIZIALE

Infondi in noi, Signore, il dono del tuo Spirito,
perché tutto ciò che noi facciamo abbia inizio da Te, sia per Te condotto
e in Te trovi il suo compimento. Per Cristo nostro Signore. Amen.

VANGELO (Mt 5, 17-19)

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

MEDITAZIONE

Iniziare e portare a compimento un incarico, un percorso, una promessa, è impresa impegnativa, perché richiede costanza e fedeltà, passo dopo passo. Dove c’è da camminare a piccoli passi, il Signore non lascia soli, soprattutto quando il fiato manca e la strada è in salita.

SILENZIO DI RIFLESSIONE

PREGHIERA FINALE

Tu, Signore, da sempre sei dalla parte dei piccoli e ciò che è piccolo per te è importante. Dacci occhi nuovi, per cogliere nella semplicità del quotidiano ciò che a te è gradito e perfetto. Amen.

Per pregare oggi: 20 febbraio

SILENZIO DI PREPARAZIONE

PREGHIERA INIZIALE

Infondi in noi, Signore, il dono del tuo Spirito,
perché tutto ciò che noi facciamo abbia inizio da Te, sia per Te condotto
e in Te trovi il suo compimento. Per Cristo nostro Signore. Amen.

VANGELO (Mt 5, 13-16)

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

MEDITAZIONE

La preghiera di ogni giorno apre la porta alla grazia di Dio, la sola capace di trasformare in nuova luce ciò che in noi è tenebra e ombra, chiusura e visione della vita offuscata dall’egoismo.

SILENZIO DI RIFLESSIONE

PREGHIERA FINALE

Signore, tu sei la nostra luce. Risplendi nei nostri cuori e vinci le nostre tenebre, così noi potremo essere segni credibili del tuo amore infinito. Amen.

Rettifica luogo di stasera

Per sovrapposizioni di impegni l’incontro comunitario di stasera sarà a S. Giovanni alle 21.00. Buona giornata

Martedì della comunità

Domani alle 21.00 il primo martedì della comunità sul Regno di Dio come un seme gettato nella terra. In allegato la preghiera e lo schema della riflessione.

Download preg_marted__comunit__2018-02-20.pdf

PER PREGARE OGGI: 19 febbraio

SILENZIO DI PREPARAZIONE

PREGHIERA INIZIALE

Infondi in noi, Signore, il dono del tuo Spirito,
perché tutto ciò che noi facciamo abbia inizio da Te, sia per Te condotto
e in Te trovi il suo compimento. Per Cristo nostro Signore. Amen.

VANGELO (Mt 5, 1-12a)

In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

MEDITAZIONE

La vera gioia, quella che Gesù ha vissuto, nasce dall’affidarsi al Signore nel momento della persecuzione e del dolore. Chi non smette di amare mentre soffre, come Gesù, dona vita a chi incontra sulla via.

SILENZIO DI RIFLESSIONE

PREGHIERA FINALE

Rendi felice la nostra vita, Signore, come quella dei tuoi discepoli, quando ti seguono nel pianto e amano nelle difficoltà. Amen.

Avviso

La versione cartacea del foglio comunità si può ritirare a S. Paolo. Buon lavoro

I Vangeli dei giorni scorsi

GIOVEDI’ 15 FEBBRAIO Mc 13,9b-13

VANGELO
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

COMMENTO
Lo Spirito di Dio, quando opera in noi, ci rende lucidi e fedeli anche nelle situazioni più pericolose e inaspettate. Per portare frutto lo Spirito attende di poterci parlare e guidare quando decidiamo di pregare.

VENERDI’ 16 FEBBRAIO Mc 13,28-31

VANGELO
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il Figlio dell’uomo è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».

COMMENTO
Intuire il segno di qualcosa di nuovo è un altro frutto bello dello Spirito, offerto a chi sa credere e attendere da Dio la certezza di eventi, in cui il bene diventa determinante, per la vita di ogni uomo e del mondo intero. Chi si abitua a vivere nel bene, si accorge del suo arrivo imminente.

SABATO 17 FEBBRAIO Lc 1,5-17

VANGELO
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

COMMENTO
Alla vigilia del tempo di Quaresima, chiediamo di poter essere un popolo ben disposto all’arrivo di un tempo propizio di conversione e di rinnovamento interiore.

NUOVO FOGLIO COMUNITA'

In allegato il programma della Quaresima nel nuovo foglio comunità.

Download Comunit__2018-02-18_I_Quaresima.pdf

Il Vangelo di ieri: 13 febbraio

Mc 12, 18-27.

Crede nella vita eterna chi spera nell’amore di Dio, capace di prepararci una vita molto migliore di quella che viviamo ora, non una sua ripetizione un po’ più ordinata. Il desiderio di Dio, in ogni situazione, supera sempre ogni nostra aspettativa.

In quel tempo. Vennero dal Signore Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

Il Vangelo di oggi: SS. Cirillo e Metodio

Mc 16, 15-20.

Dio parla in noi e nei suoi evangelizzatori quando la nostra parola diventa sua Parola, attraverso la credibilità dei nostri gesti e dei nostri atteggiamenti.

In quel tempo. Apparendo agli Undici, il Signore Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

NUOVO FOGLIO COMUNITÀ

In allegato due parole sulla Quaresima, gli avvisi, i Vangeli e le iniziative della settimana.

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Scuola della Parola adulti

Giovedì 15 febbraio a S. Erasmo.

Il Vangelo di oggi: 12 febbraio

Mc 12, 13-17

Quando siamo messi alla prova, il Signore ci viene incontro, ricordandoci ciò che è più importante e sostenendoci con la sapienza dello Spirito. Come Gesù, sapremo rispondere con la vita e con una Parola trasparente e rispettosa, spiazzando i nostri avversari.

In quel tempo. I capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono dal Signore Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

Il Vangelo di oggi: S. Scolastica

Mc 8, 34-38.

Donare momento per momento la vita ogni giorno è il modo semplice ed efficace che ci mette in sintonia con il volere del Signore e con il vero bene di ogni persona. È vero che fare il bene espone al dileggio, ma è vero anche che chi prende in giro maschera la propria debolezza e incapacità a lasciarsi trascinare dal bene che incontra.

In quel tempo. Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, il Signore Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».

Il Vangelo di oggi: S. Giuseppina Bakhita

Mc 11, 27-33.

Per intuire dove Dio parla e agisce autorevolmente, occorre fare una scelta, prendere posizione, agire nella verità. I Farisei non lo fanno e Gesù li invita ad operare una decisione, abbandonando la preoccupazione per il giudizio della folla.

In quel tempo. Il Signore Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre Gesù camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi risponderete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Il Vangelo di oggi: S. Gerolamo Emiliani

Mc 11, 15-19.

La santificazione del Tempio da parte di Gesù avviene tramite un gesto forte di critica e di rottura, dopo anni di tradizioni e di abitudini religiose vissute passivamente. A Gesù sta a cuore che nel Tempio si incontri Dio stesso e lo si faccia senza meccanismi di interesse umano, ma con la conversione del cuore. Convertirsi ha al centro proprio la scelta di mettere innanzitutto da parte i nostri interessi, per scegliere ad ogni occasione il bene più grande.

In quel tempo. Il Signore Gesù e i suoi discepoli giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, Gesù si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.

Una bella riflessione

Dal Monastero di Bose.

Mc 7,14-23

In quel tempo14 Gesù chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». [ 16]
17Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20E diceva: «Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo. 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».

Il vangelo odierno ci riporta a una constatazione fondamentale: non è ciò – qualsiasi cosa sia – che da fuori entra in noi che ci sfigura, ma ciò che esce da dentro di noi (7,16); e ci riporta a una domanda altrettanto fondamentale, preliminare a ogni nostro pensiero e azione: “che cosa c’è nel mio cuore?” (7,21).

Le nostre giornate sono talora cariche di tensioni e d’incertezze, di fantasmi e di preoccupazioni, ma abbiamo sempre la possibilità di fare pulizia, di pervenire – se lo vogliamo – a una chiarezza liberatoria tramite questa semplice domanda: “cosa abita nel mio cuore?”. È la domanda che ci dovremmo porre sempre, prima di parlare e di agire. Forse perché questa domanda ci fa paura e ci fa sentire molto piccoli, per reazione ingigantiamo le cose.

Gesù con grande forza “chiama di nuovo la folla”, chiedendo di “ascoltarlo tutti e di comprendere bene” (7,14), arrabbiandosi poi quando neanche i discepoli (7,18) sono capaci di capire che la domanda vera è: “cosa c’è dentro di me?”. Non c’è bisogno di doti straordinarie, basta sincerità, realismo e onestà. Nel mio cuore, che cosa c’è verso gli altri? Verso il fratello, la sorella? Verso la famiglia, la comunità?

Gesù ci ammonisce che nel cuore abita un ospite inatteso, che non ci aspettavamo: “i pensieri cattivi” (7,21), “tutte queste cose cattive” (7,23), la cattiveria. Non siamo più abituati a questo vocabolario crudo e franco, ma è il vocabolario di Gesù, di colui che ci insegna come vivere in questo mondo. Come la bontà è il fondo dell’amore, così la cattiveria è il fondo del non-amore. È drammatico, ma è un pericolo concreto che il vangelo ci chiede di guardare in faccia, il più grande pericolo: non amare in fondo nessuno, proiettando la nostra infelicità sugli altri.

Questa pagina di vangelo non è affatto consolatoria, è in realtà una pagina tragica: Gesù rivela che al cuore del nostro cuore sta l’occhio cattivo (7,22: “oculus malus” secondo la versione latina). L’occhio che vuole vedere il male, ossessionato dal male. Un occhio disumanizzato, demolitorio, profondamente infelice. “Se la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tua tenebra!”, avverte Gesù (Mt 6,21). L’occhio trascina tutta la persona in un essere rivoltato, accecato, sfiduciato. Può succedere, ed è per questo che Gesù è particolarmente duro, per metterci in guardia!

Gesù medico delle nostre vite chiede che il cuore sia il luogo dove la morte non abbia l’ultima parola, l’abbia invece il soffio della resurrezione. “Meglio altre cento volte vittima, che una sola volta carnefice. Da quel momento sono stata libera”, ha detto Liliana Segre.

La “latitudo cordis” di cui parlano i padri è un cuore largo, un cuore più grande della vita, “larger than life” come dice una bellissima canzone, un cuore dove “i fatti più duri diventano fattori di crescita e di comprensione, un nuovo senso delle cose attinto dai pozzi più profondi della nostra miseria e disperazione”, scrive una testimone del nostro tempo.

Impegniamoci allora a ritornare ogni volta a questa domanda essenziale: “Cosa c’è nel mio cuore?”.

Il Vangelo di oggi: SS. Perpetua e Felicita

Mc 11, 12-14. 20-25.

La Parola di Dio rivelatasi in Gesù fa ciò che dice e crede che quello che afferma avviene. La nostra parola, debole e fragile, può diventare forte e credibile, credendo che ciò che dice avverrà, perché Dio custodisce, valorizza e rende possibile, per essere reale al momento opportuno, il bene che noi facciamo o seminiamo nel nostro piccolo.

La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, il Signore Gesù ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni le vostre colpe».

Il Vangelo di oggi: S. Paolo Miki e compagni

Mc 10, 46b-52.

La presenza dei poveri aiuta la comunità cristiana a ritrovare e ricentrare il proprio cammino sulla volontà di Dio. Il pericolo di farli tacere perché scombussolano i nostri piani e disturbano la nostra coscienza è sempre in agguato. Marco ci ricorda che si torna a vedere e a fare ciò che è giusto se ci si alza dalla propria pigrizia e si chiede a Gesù nuova luce.

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Il Vangelo di oggi: S. Agata

Mc 10, 35-45.

Il pericolo dell’orgoglio e della corsa al primo posto davanti agli uomini è sempre in agguato all’interno della comunità cristiana. Vince l’orgoglio chi guarda a Gesù e con gioia, anche quando costa, si mette a servizio della felicità dei fratelli, soprattutto di chi ne ha più bisogno.

In quel tempo. Si avvicinarono al Signore Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

IL VANGELO DELLA DOMENICA: GIORNATA DELLA VITA

Lc 7, 36-50.

La misericordia di Dio ha il volto umano di Gesù: egli non condanna nessuno per i suoi peccati, non cataloga nessuna persona a partire da pregiudizi o valutazioni sommarie e apparenti. Egli offre sempre la possibilità della conversione: conosce nel profondo l'umanità e sa che, quando si impegna ad amare, è sempre capace di cambiare, anche se sbaglia gravemente. Chi ama molto, molto perdona, chi è amato molto, molto ricomincia a camminare nel bene. Dio ha rivelato il suo amore senza confini e senza condizioni nel volto umano del Signore Gesù, perché anche il nostro volto, ferito e debole, sia specchio, impolverato e scheggiato, del suo amore.

In quel tempo. Uno dei farisei invitò il Signore Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».