DOMENICA 10 MAGGIO: QUINTA DOMENICA DI PASQUA

Accoglie i comandamenti del Signore e li osserva chi è felice di farlo, perché trova in quelle indicazioni una via per crescere nell’amore e per incarnare quell’amore gratuito di Dio a noi manifestato dalla testimonianza di Gesù. Chi oltrepassa la lettera del comandamento e cerca in ogni comandamento la via per amare, non per osservarne solo la superficie e così apparire giusto davanti a Dio e agli altri, diventa persona di Comunione, segno vivente dell’amore di Dio che genera Comunione e Unità nelle relazioni e nei cuori degli uomini. E’ quella stessa Comunione che vive intensamente tra Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

VANGELO (Gv 14, 21-24)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».

Sabato 9 maggio: Dio con noi per sempre.

Il dubbio sul “dove” di Gesù – da dove viene e dove va – è un altro modo di descrivere la sua discendenza dal Padre e il suo andare al Padre dopo la sua Pasqua. Come lo Spirito, che è come il vento, che non sai da dove viene e dove va, dice Gesù stesso, anche Gesù è imprevedibile, come il Padre, che ci dà la gioia di intuire la sua presenza e ci promette che un giorno lo vedremo faccia a faccia, in una gioia che non finirà mai.

VANGELO (Gv 7, 32-36)

In quel tempo. I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste cose del Signore Gesù. Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. Gesù disse: «Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire». Dissero dunque tra loro i Giudei: «Dove sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e insegnerà ai Greci? Che discorso è quello che ha fatto: “Voi mi cercherete e non mi troverete”, e: “Dove sono io, voi non potete venire”?».

Venerdì 8 maggio: parlare liberamente.

La libertà di Parola di Gesù, nonostante le minacce di morte, è presentata da Giovanni come la prova che la sua Parola viene dal Padre. E’ talmente ricca, profonda e penetrante che manda in crisi anche i propositi bellicosi di chi vuole ucciderlo. Allo stesso modo, la libertà che dona lo Spirito Santo plasma la testimonianza di coloro che seguono e amano il Signore Gesù, risorto e vivo in mezzo a noi.

VANGELO (Gv 7, 25-31)

In quel tempo. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: «Il Cristo, quando verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha fatto costui?».

Giovedì 7 maggio: la vera sapienza.

In questa giornata, a metà del tempo di Pasqua, a metà della festa, Gesù rivela che studiare vuol dire desiderare incessantemente di trovare la via del Signore. Non vuol dire diventare esperti della legge o della vita, per sfoggiare la propria erudizione. I saggi, proprio come è successo a Gesù, sono chiamati ignoranti: è questo il segno che la loro sapienza viene da Dio, scandalo per i sapienti e salvezza per i semplici.

VANGELO (Gv 7, 14-24)

In quel tempo. Quando ormai si era a metà della festa, il Signore Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?». Gesù rispose loro: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Chi vuol fare la sua volontà, riconoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia. Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?». Rispose la folla: «Sei indemoniato! Chi cerca di ucciderti?». Disse loro Gesù: «Un’opera sola ho compiuto, e tutti ne siete meravigliati. Per questo Mosè vi ha dato la circoncisione – non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi – e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora, se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché di sabato ho guarito interamente un uomo? Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!».

Mercoledì 6 maggio: la vera legge.

E’ facile, per l’uomo di ogni tempo, piegare la lettera della legge ai propri interessi. Così si fa con i testimoni falsi, così con l’attaccamento ai cavilli, così avviene quando si provoca chi ci accusa per una contro denuncia. E’ facile soprattutto per gli uomini religiosi ed esperti di cose religiose, quando chiudono il loro cuore e non vogliono camminare nella fede. Per osservare in modo vero la legge e giudicare secondo il cuore di Dio, occorre tenere l’orecchio aperto alla sapienza dei semplici, che, senza aver studiato, conoscono lo spirito autentico, essenziale e umano di ogni legge.

VANGELO (Gv 7, 40-52)

In quel tempo. Alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!».

Martedì 5 maggio: da chi andare?

Quando la Parola di Dio è dura, è arrivato il momento delle scelte; è giunto il tempo di chiederci se esiste un’altra parola che viene incontro a ciò che per noi è più importante e ci aiuta ad essere autentici allo stesso modo. Se la nostra domanda è autentica, non possiamo altro che rispondere: “Da chi andare se non da Gesù?”.

VANGELO (Gv 6, 60-69)

In quel tempo. Molti dei discepoli del Signore Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

NUOVO NUMERO DI COMUNITA' PARROCCHIALE

In allegato...

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Lunedì 4 maggio: chi crede ha la vita eterna.

Che cos’è “credere e avere la vita eterna”? E’ dare fiducia alla vita e alle persone, senza perdere l’intelligenza del non dare nulla per scontato, perché il Signore ha messo nel nostro cuore la chiave della felicità attraverso la porta del dare fiducia. E’ affidare l’impostazione delle scelte e delle azioni concrete nella propria vita all’esempio dell’umanità do Gesù. Lui ci svela quella felicità possibile che desideriamo. “Chi crede… ha la vita eterna”.

VANGELO (Gv 6, 44-51)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

QUARTA DOMENICA DI PASQUA: GIORNATA MONDIALE DELLE VOCAZIONI.

Fuggire di fronte alla vita, quando ci mette in situazioni pericolose, espone al rischio di diventare mercenari nei rapporti con gli altri e con Dio stesso. Rimanere là dove siamo chiamati a vivere, correndo il rischio di perdere la vita per amore, rende simili al Buon Pastore, a Gesù che si dona e trasmette in chi è da noi amato sinceramente la certezza che c’è più gioia nel perdere che nel tenere per sé, nel dare che nel ricevere.

VANGELO (Gv 10, 11-18)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai farisei: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Sabato 2 maggio: S. Atanasio.

Il cibo che sazia veramente è quello che viene da Dio. Il pane che guadagniamo col sudore della fronte è dono della salute che viene da Dio; il dono di un’umanità nuova, che tutti desideriamo come il pane è dono di Gesù, il Figlio di Dio, che ce l’ha raccontata; il dono dell’Eucaristia, che predispone il nostro cuore a spendersi perennemente nell’amore, è grazia che discende in noi per il dono dello Spirito. Dio ha sempre per noi doni che custodiscono la vita e la rendono più forte anche della morte.

VANGELO (Gv 6, 30-35)

30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Venerdì 1 maggio: S. Giuseppe lavoratore

“Che cosa cercate?” chiede Gesù ai suoi primi discepoli. “Chi cerchi?” chiede Gesù a Maria di Magdala. “Come cercate?” sembra chiedere Gesù alla folla e ai discepoli in questo brano evangelico. La folla cerca Gesù per avere pane a buon mercato e così saziare velocemente e senza fatica la sua fame fisica. Gesù ricorda – a loro e a noi – che Lui è venuto per darci da mangiare il cibo che non perisce, quello che sana il vuoto della vita e offre una gioia senza fine. Questo cibo non è a buon mercato. E’ a caro prezzo: il prezzo da lui pagato nella sua immolazione pasquale.

VANGELO (Gv 6, 22-29)

In quel tempo. La folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che il Signore Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo ». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Giovedì 30 aprile: “Sono io”.

“Sono io” è il nome di Dio, ma è anche il modo con cui noi rassicuriamo chi ci conosce, quando entriamo in casa, quando è buio, quando sono preoccupati. Gesù pronuncia il nome di Dio e con la sua presenza dà pace e sicurezza ai discepoli nel mezzo del vento e della tempesta. Questa è la Pasqua che possiamo insieme vivere: questa è la Pasqua che Gesù Risorto ci dona sempre.

VANGELO (Gv 6, 16-21)

In quel tempo. Venuta la sera, i suoi discepoli scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

Mercoledì 29 aprile: S. Caterina da Siena.

Per accogliere il Signore che arriva senza preavviso, per essere partecipi della sua festa, donata gratuitamente a chi la accoglie senza condizioni, occorrono due atteggiamenti: attendere e vigilare. Per attendere occorre la forza d’animo di chi non perde la fiducia nella promessa di chi sta per arrivare; per vigilare occorre rimanere concentrati su ciò che per noi è veramente importante, scegliendo di rinunciare a ciò che è solo distrazione. Chi si prepara così, vede con gli occhi lucidi e pronti il Signore, che visita ad ogni istante la propria vita.

VANGELO (Mt 25, 1-13)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Martedì 28 aprile: la Parola credibile.

La testimonianza è autentica quando sono le opere a metterla in mostra. Ogni parola che si adempie in scelte di vita ed atteggiamenti concreti richiama alla memoria e dà importanza a quella Parola, che appartiene a Dio, che sempre porta a compimento ciò che dice e annuncia. Per questo motivo il primo passo della nostra credibilità, come singoli e come Chiesa, è misurare le parole e gli annunci, parlare con i fatti e spiegare le motivazioni dei nostri gesti con le parole. Così parla Dio in Gesù, così è chiesto di fare a noi, proprio per testimoniare che il nostro Dio è fedele e credibile.

VANGELO (Gv 5, 31-47)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Lunedì 27 aprile: Dio è Comunione.

Il legame di Comunione del Figlio col Padre è il principio che dà vita al mondo. Questa Comunione dà vita alla storia, al mondo e ad ogni persona. Dove si costruisce l’unità di intenti, la vita cresce e si fortifica. Il Figlio dà vita: il Padre lo vuole. La sua vita arriva a chi si spende per la comunione reciproca ogni giorno.

VANGELO (Gv 5, 19-30)

In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare e disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato».

TERZA DOMENICA DI PASQUA: VEDERE LO SPIRITO RIMANERE.

Giovanni il Battista riconosce Gesù perché lo Spirito discende e rimane su di Lui, perché la presenza efficace dell’amore di Dio è vivente in Lui in ogni sua manifestazione umana. Ha conosciuto così che quell’uomo a lui già noto era il Figlio di Dio, il Messia, il Verbo fatto carne. Dio, in Gesù Cristo, ha donato anche a noi lo stesso mistero: poter essere pienamente uomini e donne e nello stesso tempo poter essere pienamente cristiani e cristiane, segno vivente della presenza d’amore del Padre tra noi.

VANGELO (Gv 1, 29-34)

In quel tempo. Giovanni, vedendo il Signore Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

COMUNITA' PARROCCHIALE: 26 APRILE 2020

In allegato il nuovo numero di Comunità Parrocchiale.

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Sabato 25 aprile: S. Marco evangelista

San Marco non è tra i Dodici, ma li ha seguiti da molto vicino: era tra i bambini e i ragazzi che ascoltavano Gesù. Diventato adulto, ha seguito Pietro e ha composto il Vangelo, mettendo insieme la sua predicazione e i suoi ricordi. In questo modo la sua fede è diventata Vangelo vivo per tutti fino ad oggi. Dio parla sempre attraverso lo Spirito e lo Spirito si esprime quando c’è: l’ascolto di un testimone della fede, la rilettura nella preghiera di ciò che si è ascoltato e il racconto della vita di chi ha ascoltato nella sua vita rinnovata dall’azione dello Spirito.

VANGELO (Lc 10, 1-9)

In quel tempo. Il Signore Gesù designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Venerdì 24 aprile: gioire della volontà di Dio.

Quasi tutte le nostre discussioni si accendono se qualcuno si sente scavalcato, usato, raggirato. Tutte le nostre discussioni finiscono quando ci accorgiamo di ciò che è essenziale nella vita. Il Battista placa la discussione nata tra i due gruppi di discepoli, ricordando loro ciò che è veramente importante: la sequela della volontà buona del Signore. Aveva mandato Giovanni a preparare la via a Gesù; l’aveva fatto ed era felice. Non gli importava che diventasse maggiore di lui: a questo era stato chiamato e questo con gioia aveva compiuto. Quante discussioni reali e virtuali tra noi finirebbero…

VANGELO (Gv 3, 22-30)

In quel tempo. Il Signore Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea, e là si tratteneva con loro e battezzava. Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire».

Giovedì 23 aprile: così è dello Spirito

Chi è nato dallo Spirito tende l’orecchio e il cuore ogni momento alla voce di Dio che parla in Gesù e nel nostro cuore, nella Scrittura e nel silenzio. Con l’orecchio teso e allenato ad ascoltare nel profondo, percepisce la voce del Signore anche in mezzo al frastuono del correre e dell’indaffararsi. Così è – dice Gesù – di chi è nato dallo Spirito; così è di chi crede senza finzioni nella potenza della Risurrezione di Gesù, che ci ha donato la vita secondo lo Spirito.

VANGELO (Gv 3, 7-15)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Nicodèmo: «Dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Mercoledì 22 aprile: nascere e rinascere.

La nostra carne debole e spesso schiava del peccato ha bisogno di rinascere nei doni di grazia di Dio, che col tempo la Chiesa ha identificato nei sacramenti.Sì, però rinasce fino in fondo quando la grazia dei sacramenti prende spazio e importanza nel nostro mondo interiore e dà la possibilità di intuire e la forza per attuare la volontà di Dio.

VANGELO (Gv 3, 1-7)

In quel tempo. Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò dal Signore Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto».

Martedì 21 aprile: venire e vedere

“Vieni a vedere” è ciò che ci diciamo a vicenda quando troviamo qualcosa di speciale da condividere. E’ così che il messaggio della Pasqua è annunciato, invitando a venire e vedere, come fa Filippo con Natanaele. Gesù si accorge di ciò che sta facendo il discepolo che gli viene incontro e anticipa il suo movimento, andando da lui e facendosi vedere. Così gli offre la possibilità della fede. Andare incontro e mostrare ciò che ci dà vita è proprio dei discepoli del Risorto.

VANGELO (Gv 1, 43-51)

In quel tempo. Il Signore Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

La Caritas chiede aiuto

La nostra Caritas chiede aiuto per generi alimentari. Al venerdì sono aumentati coloro che cercano perché sono in difficoltà. Si può consegnare il cibo nei luoghi e negli orari indicati nell’avviso allegato.

Lunedì 20 aprile: cercare e dimorare.

Cercare e dimorare: ecco altri due verbi molto importanti nel Vangelo di Giovanni, due termini che descrivono l’interiorità umana e il cammino della fede nello stesso tempo. Quando un discepolo, un essere umano, trova una dimora, un contesto familiare e amicale all’interno del quale ritrova la parte migliore di se stesso e ringrazia del dono della vita, là trova Dio stesso. Chi impara a dimorare nel Verbo fatto carne, dice Giovanni, nella Parola che riempie di significato la nostra umanità, in Gesù, che chiama per nome ogni nostro pensiero e sentimento, trova la gioia della vita, che ciascuno di noi cerca.

VANGELO (Gv 1, 35-42)

In quel tempo. Giovanni stava là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo sul Signore Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

DOMENICA IN ALBIS: VEDERE E CREDERE.

Vedere e credere nel Vangelo di Giovanni sono quasi sinonimi. Chi vede il Risorto crede, chi crede a chi l’ha visto, lo vede. L’atto di fede è la contemplazione del volto di Dio nel volto dei fratelli che credono. A Tommaso Gesù chiede di guardare e di toccare, perché non ha creduto alla Parola di chi aveva guardato Gesù e l’aveva riconosciuto. Quando si ama nel suo nome, il volto del fratello che si ama è il volto di Dio, il volto della vita di Dio, che è Gesù Risorto.

VANGELO (Gv 20, 19-31)

In quel tempo. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.