Da Avvenire di oggi

PER COSCIENZA E PER LEGALITÀ

MARCO TARQUINIO

Ricapitoliamo. La gran parte delle 190 persone salvate in mare, a poche miglia da Lampedusa, dalla nave “Diciotti” è di origine eritrea. “Eritreo” per le regole internazionali che sono legge anche in Italia è, purtroppo, diventato sinonimo di “meritevole di protezione umanitaria rafforzata”. Non sono gli unici, gli eritrei, a trovarsi in questa condizione che nessuno si va a cercare e nella quale si precipita per sopraffazioni e persecuzioni e violenze, ma in essa ci sono certamente. E sono, appunto, loro la grande maggioranza delle persone che dal porto di Catania stanno bussando alle porte di casa nostra, italiana ed europea, e che personaggi politici che dovrebbero parlare con più responsabilità e cognizione di causa hanno osato presentare all’opinione pubblica come «palestrati » a zonzo per il Nordafrica e il Mediterraneo.
Quando parliamo di “eritrei”, ci dovrebbe venire subito alla mente l’idea di un popolo col quale l’Italia e gli italiani per motivi storici e culturali hanno un legame speciale. In realtà soprattutto negli ultimi dieci anni, un po’ per cattiva conoscenza della storia e molto per cattiva politica, la smemoratezza ostile l’ha fatta da padrona. E a infelice intermittenza, senza che si generasse abbastanza indignazione per questo, ci sono stati e ci sono governanti italiani che ai richiedenti asilo eritrei in fuga da una lunga dittatura e da una lunga guerra (la prima che non accenna a finire, perché l’eterno presidente Isaias Afewerki resta saldo al potere; la seconda, invece, che sembra finalmente giunta al termine, grazie soprattutto alla lucidità e al coraggio del nuovo e giovane leader etiopico Abiy Ahmed) hanno inteso, a loro volta, fare guerra. Anche con respingimenti ciechi in mare aperto, come quelli voluti nel 2009 dall’allora ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, e decisi dal quarto Governo Berlusconi e che sono costati all’Italia la macchia di una condanna definitiva (sentenziata il 23 febbraio 2012) da parte della Corte europea dei diritti umani.
Ad avviare la riparazione degli errori, e dei conseguenti procurati orrori, di quel passato recente – raccontati per mesi, in solitudine, da “Avvenire” con i lunghi e accurati reportage di Paolo Lambruschi – è arrivata la porta sicura (e stretta) dei “corridoi umanitari” dal Corno d’Africa tenuta aperta da poco più di un anno e mezzo grazie all’intesa tra Conferenza episcopale italiana, Comunità di Sant’Egidio e Governo italiano. I profughi della “Diciotti” sono sorelle e fratelli di coloro che arrivano con i “corridoi”. E sono fratelli e sorelle, lo ricordino i presunti appassionati della nostra patria e della sua storia, degli uomini inquadrati nei reparti militari coloniali degli “Ascari” (dall’araboaskar, soldato) che si sono battuti al fianco dei nostri genitori, nonni e bisnonni per decenni e decenni tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, con particolare sacrificio e speciale fedeltà. Per questo il termine “ascaro” viene usato nella nostra lingua, a volte in modo polemico soprattutto in ambito politico e parlamentare, per indicare chi dimostra una fedeltà senza esitazioni. Come quella che pretendono certi leader, da compagni di partito e magari anche dai mezzi di informazione.
Ma ricapitoliamo ancora. Dal 16 agosto, 177 degli uomini, delle donne e dei ragazzi, in massima parte eritrei, salvati in mare a poche miglia da Lampedusa sono stati bloccati – dopo il trasferimento a terra di 13 di loro in evidente pericolo – a bordo dell’imbarcazione della nostra Guardia Costiera. E così la “Diciotti” e idealmente i suoi uomini – tenuti lontani dagli (urgenti) compiti a loro affidati – condividono la stessa condizione dei profughi che hanno raccolto, e cioè quella di essere, di fatto, in ostaggio. Dal 20 agosto, poi, la “Diciotti” con il suo carico umano è costretta in porto a Catania dalla posizione politica assunta dal ministro dell’Interno e vicepremier, il leader leghista Matteo Salvini. Il 22 agosto, finalmente, Salvini ha acconsentito – dopo una duro scambio verbale col presidente della Camera Roberto Fico, intervenuto a difesa della «dignità umana» dei 177 salvati – al trasferimento a terra dei 27 minori soli ancora a bordo. Venticinque ragazzini e due ragazzine sche-letrici, sopravvissuti – come attestano le terribili testimonianze raccolte da coloro che li hanno accuditi – a sofferenze inenarrabili in patria, nel cammino per il deserto d’Africa e infine in Libia dove per molti mesi (alcuni per tre anni) sono stati rinchiusi e vessati nei tristemente noti campi di detenzione (e disfruttamento) locali.
Gli altri 150 salvati restano invece ancora confinati su un pezzo di territorio italiano (questo è una nave che batte la nostra bandiera) controllato da militari italiani, eppure trasformato in una sorta di limbo mentre da Roma si conduce un faticoso braccio di ferro con gli altri Stati dell’Unione Europea per stabilire dove e come accogliere persone che sono arrivate irregolarmente via mare, ma che – è necessario sottolinearlo – hanno diritto di veder valutata la loro richiesta di aiuto e, nella quasi totalità, hanno la prospettiva di ricevere l’asilo che sollecitano.
Il quadro è questo. Ed è triste e vergognoso, al limite della sopportazione. Nessun essere umano può essere lasciato o rigettato nel pericolo, che si tratti del mare o di “lager” altrui. A nessun essere umano può venire negato il diritto di essere guardato in faccia e di essere riconosciuto – bambino, donna, uomo – nella sua condizione reale e nella verità del suo bisogno. Le persone di cui parliamo stanno subendo l’ultima ingiustizia di una catena già troppo lunga, e la subiscono proprio nel nostro Paese e di nuovo per una deliberata azione della nostra politica (e la minuscola, qui, non basta a dirne la pochezza). Con un ministro e capopartito che li rifiuta e li irride, minacciando una crisi di governo, giocando sulla loro pelle in nome della retorica arcigna dei “porti chiusi” (mentre in realtà approdi avventurosi continuano in altri punti delle nostre coste) e arrivando a progettare di riprecipitarli tutti nell’inferno libico: come se gli inglesi o gli americani avessero brigato di rispedire in Germania o nei Paesi occupati o alleati del Terzo Reich i profughi ebrei scampati alle retate dei nazisti… Nonostante tutto, però, per ora, quest’ultima è forse l’ingiustizia relativamente meno pesante tra quelle che i profughi eritrei hanno dovuto affrontare, ma è anche la più intollerabile per chi tiene viva la consapevolezza del bene necessario e mantiene alta l’idea di civiltà che l’Italia e gli italiani han contribuito a costruire.
In conclusione. È inevitabile, e amaro, dover ripetere oggi concetti che abbiamo già dovuto annotare più volte in questa tormentata estate 2018. Visto e considerato lo svuotamento – tra pochi assensi, aperti rifiuti e maldissimulata indifferenza – del piano di “ricollocamenti” dall’Italia e dalla Grecia predisposto nel 2015 dalla Commissione europea, è legittimo e del tutto condivisibile l’obiettivo del Governo Conte di responsabilizzare l’Europa concordando una nuova e più efficace regola di accoglienza comunitaria nella Ue di richiedenti asilo ed emigranti. Una regola alla quale tutti si attengano, grandi e piccoli dell’Unione, mediterranei e nordici, non esclusi in alcun modo, ovviamente, i Paesi dell’Est ex-comunista e neo-sovranista riuniti nel Patto di Visegrad. Ma è illegittimo ed è vergognoso perseguire tale obiettivo, e forse anche altri, più spregiudicati, “usando” persone inermi prese “in ostaggio” dopo il sacrosanto intervento umanitario che le ha sottratte a un rischio acuto e imminente. Il 12 luglio, coi 67 raccolti ancora dalla “Diciotti” e portati a Trapani, fu un intervento del presidente Mattarella e del premier Conte a evitare che si innescasse una crisi umanitaria, morale e di legalità simile a quella che stiamo vivendo. Questa volta il ministro Salvini, sbagliando con ostinazione il mezzo (la messa in discussione di un’operazione condotta da nostri militari), in modo più grave il bersaglio (i profughi eritrei) e forse centrando dal suo punto vista solo i tempi (la vigilia di una manovra economica e di un autunno roventi) lavora perché la crisi esploda. Liberolui di farlo. Liberi tutti di giudicare.Ci sono cose su cui non si può giocare nessuna partita di potere. E noi non possiamo dimenticare la strage del 3 ottobre 2013 a breve distanza dalle coste di Lampedusa, la disperata e durissima lotta col mare per salvare i salvabili, le file di bare scure e bianche, i “mai più” scanditi con emozione e solennità in quei giorni, anche se altre stragi seguirono e altre ancora incombono. È questa coscienza, o chiamatela pure anima, che non ci consente di fingere che il mondo non ci guardi e non ci riguardi, e che ciò che accade nel “mare nostro” sia solo affare “loro”.

Marco Tarquinio

La legge dell’amore a braccia aperte.

S. Rosa da Lima

Quando la legge non si piega all’amore e alla misericordia non viene da Dio. Ogni regola, proclamata come cristiana, che discrimina e rifiuta, cristiana sicuramente non è.

VANGELO (Lc 14, 1-6)

Un sabato il Signore Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.

L’unità porta frutto nella pace

B. V. Maria Regina

Gli uomini desiderano pace e unità ma spesso a loro misura e immagine. Dio offre senza sosta sentieri di unità da condividere e da costruire, per vincere invidia e stoltezza, che spesso creano divisione e violenza.

VANGELO (Lc 13, 34-35)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».

Il Regno è qui. Lo vede chi crede

S. Pio X

Ciò che, senza rumore, attecchisce nel terreno e, senza clamore, libera la sua forza nella pasta, ricorda ai credenti che il Regno c’è e si espande, se viene continuamente seminato e donato nella misura più opportuna a seconda della situazione.

VANGELO (Lc 13, 18-21)

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Il dono della vita: un peso leggero.

Il peso degli anni, del lavoro e delle responsabilità progressivamente schiaccia e rende curvi, soprattutto quando la vita appare più un peso che un dono. La Parola di Gesù, il suo amore per il nostro impegno e per la nostra fatica ogni giorno ci libera e ci raddrizza, ridandoci la gioia della lode.

VANGELO (Lc 13, 10-17)

In quel tempo. Il Signore Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Invocare e aspettare

Ogni preghiera è un momento prezioso per cogliere la vicinanza del Signore, dalla più ordinaria alla più sofferta. Le nostre invocazioni danno a Dio la possibilità reale di cambiare in meglio la storia. Quando noi pensiamo che non ci sia più niente da fare, lui interviene a sanare le ferite del mondo, se glielo chiediamo.

VANGELO (Mt 15, 21-28)

21Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Dare un'altra possibilità

Come Dio non ha mai condannato il popolo eletto, nonostante la sua infedeltà e durezza di cuore, così a ciascuno di noi è chiesto nel suo nome di studiare un’altra possibilità per chi ha sbagliato pesantemente e non sente più la forza di ricominciare.

VANGELO (Lc 13, 6-9)

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Convertirsi nella mente e nel cuore

Lo “stato di conversione” rende i discepoli di Gesù non solo previdenti, ma anche capaci di rifiutare le soluzioni facili e immediate ai problemi. A chi sta con Gesù viene donata una lucidità costante soprattutto quando le vicende della vita sono complesse e dolorose.

VANGELO (Lc 12,57-13,5)

In quel tempo, Gesù disse: 57E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? 58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. 59Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo». 13,1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

NUOVO FOGLIO DI COMUNITA'

Belle le parole del Papa ai giovani...
..utili per chiederci: "Qual'è il bene che non facciamo, anche se non facciamo nulla di male?"

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Il combattimento della fedeltà

S. Simpliciano

Combattere per la fede non è usare le armi contro i nostri simili, spinti dalla paura di perdere la dignità: è più semplicemente scegliere il bene senza sosta. La nostra fedeltà nel momento della Croce crea divisione e scompiglio nel cuore umano, perché il Vangelo possa entrare e cambiare in meglio la vita.

VANGELO (Lc 12, 49-53)

In quel tempo, Gesù disse: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! 51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Attenzione, concentrazione e pazienza

Essere responsabili nel rispondere alla chiamata di Dio, dice Gesù, esige attenzione, concentrazione e pazienza nell’attendere le nuove chiamate del Signore. Chi si distrae facilmente dimentica di non essere Dio e si mette al suo posto.

VANGELO (Lc 12, 42b-48)

In quel tempo, Gesù disse: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. 47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti

Gli occhi teneri di Dio

S. Chiara

Agli occhi degli uomini, chi non si impone con i mezzi umani che li rendono prepotenti e dominatori, è fallito, non è grande, non fa strada. Agli occhi di Dio, questi ultimi sono primi, perché più forti e tenaci di ogni violenza, spinti e sorretti dalla stessa forza umile e tenace del Signore.

VANGELO (Gv 12, 24-33)

In quel tempo. Un tale chiese al Signore Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi»

La pace che rinuncia al dominio

S. Lorenzo

Come Gesù rassicura Erode, raccomandandogli di non andare in ansia, perché lui non vuole il suo potere, così anche noi possiamo essere segno di pace quando non cediamo alla sete di dominio, che è sempre un po’ accovacciata alla nostra porta, pronta a tentarci e a farci cadere.

VANGELO (Lc 13, 31-34)

In quel tempo. Si avvicinarono al Signore Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”. Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!

In anticipo sulla vita

S. Teresa Benedetta della Croce

Per chi vive nel tempo, la storia è una maestra inesorabile: dà un appuntamento e chiede di arrivare in anticipo e preparati. L’amore di Dio, che sempre previene e anticipa i nostri desideri buoni, suggerendoci come e che cosa fare, ci prepara senza sosta ad arrivare pronti e preparati all’incontro con Lui ad ogni momento propizio.

VANGELO (Mt 25, 1-13)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora»

Vale ciò che è

La nostra vita davanti a Dio vale per quello che è, non per quello che mostra di essere: per questo va al di là della paura chi non dimentica di essere stimato dal Signore per l’umanità che ha, non per quanto prestigio guadagna con le sue opere.

VANGELO (Lc 12, 4-7)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!»

Non stancarsi di imparare

S. Domenico

C’è sempre molto da imparare, senza sosta e senza pigrizia, perché lo Spirito Santo non smette di donarci spunti di riflessione e di incontro con la verità ad ogni occasione di vita, ad ogni incontro con l’esperienza degli altri.

VANGELO (Lc 12, 8b-12)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

Festa della Trasfigurazione del Signore

Un luogo in disparte trasfigura l’esistenza: stare in disparte con Gesù dona occhi nuovi e fa vedere ciò che di solito non vediamo. Toglie il velo che oscura la nostra capacità di costruire progetti e di iniziare a mettere in pratica sogni.

VANGELO (Mc 9, 2-10)

In quel tempo. Il Signore Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

NUOVO FOGLIO DI COMUNITA'

In allegato il programma e i Vangeli delle prossime due settimane.

14 agosto: S. Messa ore 17.30 a S. Giovanni (sospesa ore 8.20 a S. Paolo)
15 agosto: sospesa la S. Messa delle 11.30 a S. Giovanni

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I primi con gli ultimi.

S. Giovanni Maria Vianney.

Primi nel Regno sono coloro che sanno che la parte migliore dell’imitazione di Gesù si vive quando non si cercano i primi posti. Ultimi nel Regno sono coloro che, purtroppo, non si mettono mai in discussione e presumono di essere già santi per il bene che pensano di fare meglio di altri.

VANGELO (Lc 13, 23-30)

In quel tempo. Un tale chiese al Signore Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Il potere di rendere felici

S. Pietro Giuliano Eymard.

Ogni potere ricevuto è un privilegio e ha due strade possibili: diventare schiavi dell’ebbrezza di comandare per sempre o collaborare alla gioia di chi ci chiede aiuto, perché gli altri siano protagonisti nella nostra comunità.

VANGELO (Lc 11, 46-54)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

Più dell’immagine la carità.

S. Eusebio di Vercelli

L’attenzione a chi è più povero di noi è la medicina che guarisce dall’ipocrisia, che rinchiude in se stessi e fa curare solo l’immagine di sé, non la verità dei propri desideri.

VANGELO (Lc 11, 37-44)

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro. Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».

Essere e donare luce

S. Alfonso Maria De’ Liguori

La sapienza del Vangelo è acquisita da chi si lascia educare, nello sguardo e nel pensiero, dallo sguardo e dal pensiero di Gesù. È lì che la vita trova luce e vince la tenebra della superficialità.

VANGELO (Lc 11, 31-36)

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva alle folle: «Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona. Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce. La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore».

Cambiare vita per Gesù

S. Ignazio di Loyola

La predicazione di Giona ha spinto alla conversione la popolazione di Ninive. Il segno di Gesù morto e risorto ricorda ai suoi discepoli che convertirsi è la condizione che ci permette di capire e scegliere la sua strada.

VANGELO (Lc 11, 29-30)

In quel tempo. Mentre le folle si accalcavano, il Signore Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione».

Che bello essere buoni

S. Pietro Crisologo.

Molti di noi oggi sono felici quando viene riconosciuta la loro bellezza. Quando Gesù ha ricevuto un complimento sulla sua bellezza, ha risposto tempestivamente che la bellezza da lui cercata è quella che viene dalla pienezza della comunione con Dio, nell’impegno a vivere la Parola.

VANGELO (Lc 11, 27-28)

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

NUOVO FOGLIO DI COMUNITÀ

In allegato gli avvisi della settimana.

Mercoledì e giovedì Ss. Confessioni per il perdono d’Assisi.
Pubblicato il programma della festa di settembre.

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