5^ domenica di Pasqua
Se tu fossi rimasto nel generico, Gesù, saresti andato bene a tutti. Avremmo potuto sentirci liberi di amare quanto e come e chi vogliamo noi. Tu invece hai voluto chiarire la misura, lo stile, la consistenza, l’estensione dell’amore che ci chiedi e con le tue parole ci hai obbligato a fare i conti con te, con tutto quello che tu ci hai testimoniato con la tua vita. Sì, è a questo che ci chiami: un amore che raggiunge tutti – senza restrizioni e discriminazioni –, un amore offerto senza limiti – che arriva a far dono della vita –, un amore che non si ferma, non si blocca neanche davanti all’ingratitudine, alla violenza gratuita, agli insulti e alle beffe che feriscono, neanche di fronte alle provocazioni, e si fa perdono, compassione, sicurezza, pazienza, misericordia. È questo, tu affermi, il segno distintivo di ogni tuo discepolo, non una casacca particolare, non un registro anagrafico su cui compare il suo nome, non un insieme di riti e tradizioni che vengono compiuti in determinate occasioni. Decisivo è il nostro modo concreto di affrontare la vita di ogni giorno, come tu ci hai insegnato.