San Valentino 2017
estratto dall'omelia del Vescovo Giuseppe:
[...] La mia vuole essere una riflessione condivisa in questa circostanza speciale tra fedeli laici, sacerdoti, diaconi, religiosi, cittadini, istituzioni, circa la natura, la qualità e la verità delle feste parrocchiali e patronali.
La festa patronale, è celebrazione di un intero popolo, convocato per adorare Dio, mirabile nei suoi santi, e occasione per arricchire la fede, alla scuola della testimonianza dei Santi Patroni, che hanno inciso profondamente nella fondazione delle singole città o nel configurare l’identità civile, religiosa e cristiana di un intero popolo.
Esse, nate in anni remoti, hanno subito nel tempo modifiche e variazioni non sempre coerenti.
Ancora oggi si ripetono, si rinnovano e si rivivono tradizioni, riti secolari, processioni, cortei, manifestazioni folkloristiche che pretendono conservare la memoria dei padri, rinverdirla e consegnarla alle giovani generazioni. Sono “liturgie” portatrici di valori umani, civili e religiosi, patrimonio della collettività o di una determinata comunità.
In queste rappresentazioni la dimensione religiosa è chiaramente tenuta in considerazione perché dà maggiore consistenza e verità a quanto si rappresenta, anche perché buona parte della gente non darebbe piena credibilità all’evento se non fosse “sponsorizzato” dalla Chiesa, tramite le sue celebrazioni e processioni.
Possiamo affermare dunque che la rappresentazione storico-folklorica e la celebrazione religiosa si sposano fino a darsi sostegno e valore reciproco: la Chiesa celebra e attualizza i santi misteri celebrati e ricordati; i figuranti con la loro presenza, impersonando la storia, rivivono insieme da protagonisti, la festa del Santo nelle manifestazioni civili e religiose.
Il tutto si incrementa in una competizione tra tradizioni e sagre messe in cantiere dalle comunità confinanti, anche per richiamare visitatori e turisti nel proprio territorio.
Nell’ambito della Diocesi sono numerosi i “Castelli”, che propongono saghe o sagre, rilevanti anche a livello nazionale: Narni, Amelia, Sangemini, Otricoli, Calvi. In tutti i borghi, dunque, ci si attiva per dare espressione gioiosa e popolare alla festa dei propri Santi. Anche in Terni ci si sta adoperando in tal senso.
Tutto bene? Non proprio o non del tutto.
Il processo di secolarizzazione e di scristianizzazione, che si è diffuso anche nelle nostre comunità, in molti luoghi, ha prodotto nelle celebrazioni delle feste dei Santi, una continuità di tradizioni folkloriche, smarrendo però l’humus, lo spirito e la sostanza della religione.
Da manifestazioni di fede cristiana e glorificazione e invocazione del patrocinio del Santo Patrono, spesso le feste, con tonalità diverse, assumono i connotati di involucri senza contenuto, divenendo a volte espressioni dal sapore paganeggiante.
Manifestazioni religiose, dunque, dalla fede debole. Celebrazione del Santo Patrono, che è confinato nello sfondo o ai margini di tutto ciò che viene “rappresentato” e festeggiato. Questo purtroppo, non è un fenomeno solo locale, in varie parti d’Italia infatti, si scade in questa deriva.
Se l’origine e la natura della festa è nel nome di un Santo, è contraddizione non organizzarla, celebrarla nello spirito del messaggio e dei valori vissuti e trasmessi dal Santo.
I valori evangelici, vissuti e incarnati dai Santi, vanno oggi conosciuti e interpretati secondo lo stile e la peculiarità dei nostri santi patroni.
Le novene o i tridui di preparazione servono a far sì che tutti, dai protagonisti alle comparse minori, dai ministri ai semplici fedeli, si interroghino sulla loro fede e vita cristiana ed ecclesiale. Prendano in mano la Parola di Dio, il Vangelo per crescere nella vita cristiana ed essere in grado di imitare la testimonianza evangelica dei nostri Santi: dalla Vergine Maria a Valentino, Giovenale, Firmina, Vittore, Corona, Nicola, Pancrazio, Gemine, Antonio, Francesco, e tutti gli altri, padri fondatori delle nostre città o paesi.
Osservando i programmi delle feste si nota che viene dato sempre maggiore spazio e tempo a iniziative profane: tornei, giochi, taverne, sfilate, maratone, lotterie. La dimensione cristiana, testimoniale, evangelica, caritativa, formativa, celebrativa e orante è marginale, quasi solo pretesto per tutto il resto. La proposta di un progetto più impegnativo dal punto di vista cristiano, trova l’intralcio dell’insofferenza, a volte del rifiuto o peggio del boicottaggio. E’ triste vedere per la riflessione e la preghiera del novenario di preparazione alla festa del santo, uno sparuto numero di cristiani presenti, a volte prevalentemente persone anziane, mentre nelle stesse sere, gente intenta a preparare cortei e tornei, o pronte per la serata danzante o per la taverna e altro.
Purtroppo si verifica anche il caso di comitati-feste, Proloco e anche singoli personaggi, che impongono le loro proposte e decidono su quando, come e dove benedire, celebrare e accompagnare la processione o il corteo di un evento, ormai dai pallidi ricordi cristiani.
Responsabili della vita cristiana, della comunità cristiana sono il vescovo e il parroco, che comunque insieme ai laici, devono trovare le modalità più adatte per rendere onore al Santo patrono e celebrarlo degnamente e cristianamente.
Come si può evincere da quanto detto, si impone una seria riflessione sul tema delle feste patronali o parrocchiali, sulla loro qualità di feste cristiane o folkloristiche o semplicemente laiche.
Parola di Dio, Vangelo, catechesi, carità e celebrazioni liturgiche sono gli aspetti primari di ogni festa che ha per protagonista un Santo e che vuole dirsi cristiana.
Le feste patronali non possono essere occasioni per manifestazioni di cattivo gusto o per ubriacarsi o peggio molestare o procurare danni.
Inoltre è anche da considerare la proporzione tra i denari che si spendono per festeggiare (luminarie, cortei, concertini di cantanti, ecc.) e quelli che si impiegano per la solidarietà e la carità, che è la prima testimonianza che i Santi Patroni hanno dato e promosso.