Cologno Monzese (MI)
6 Voci
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PARROCCHIA S. MARIA ANNUNCIATA

PELLEGRINAGGIO A LOURDES

Sono aperte le iscrizioni al prossimo pellegrinaggio decanale a Lourdes che si terrà dal 9 al 12 febbraio.
VI ASPETTIAMO

IL NOSTRO CAMPI SPORTIVO SI RIMETTE A NUOVO. Partiti, questa settimana, i lavori del primo lotto.

Il saluto più grande è per voi, cari atleti, allenatori e dirigenti delle società sportive. Conosco e apprezzo il vostro impegno e la vostra dedizione nel promuovere lo sport come esperienza educativa. Voi, giovani e adulti che vi occupate dei più piccoli, attraverso il vostro prezioso servizio siete veramente a tutti gli effetti degli educatori. E’ un motivo di giusto orgoglio, ma soprattutto è una responsabilità! Lo sport è una strada educativa. Io trovo tre strade, per i giovani, per i ragazzi, per i bambini. La strada dell’educazione, la strada dello sport e la strada del lavoro, cioè che ci siano posti di lavoro all’inizio della vita giovanile! Se ci sono queste tre strade, io vi assicuro che non ci saranno le dipendenze: niente droga, niente alcol. Perché? Perché la scuola ti porta avanti, lo sport ti porta avanti e il lavoro ti porta avanti. Non dimenticate questo.

FESTA DIOCESANA DEGLI ORATORI FESTA DI SANTA MARIA

Ecco gli appuntamenti
che ci attendono
per la nostra Festa di Santa Maria Annunciata .. 🎈😊

FESTA DELL'ORATORIO

Un piccolo assaggio .. in attesa.

Riprende il percorso del nuovo anno di INIZIAZIONE CRISTIANA

Eccoci pronti per far festa e per iniziare un nuovo anno insieme. Tutte le indicazioni per i primi incontri e per le iscrizioni ..
Vi aspettiamo.
Buon cammino 😊🎼🎶🙏🏼

RIPRENDE LA SCUOLA MATERNA

RI-PARTIAMO .. QUASI ..
Tra poco riprenderà la scuola e tante iniziative. Ognuno vuole ripartire col piede giusto ..
Non dimentichiamo però la grande ricchezza della FEDE che, chi più chi meno, "possediamo".
Don Bosco insegnava che il modo migliore per educare era la preghiera.
È ancora possibile???
La preghiera è una forza di sapienza per i papà e le mamme cristiane che vogliono educare i loro figli seguendo il cammino di Gesù Cristo.
Vuoi saperne di più? Cerchi aiuto?
E .. chi non ha bisogno di un aiuto in questo campo dell’ educazione dei figli?

Oggi poco si dice sull’ importanza di condividere la nostra fede con i figli fin da piccoli. La tv parla di altre cose e tira i giovani verso interessi ben differenti. A chi lasciamo la responsabilità dell’ educazione dei piccoli?
Al web .. Alle fiction? Al Mc Donald? Alle riviste? Alla politica? Alle compagnie che incontreranno al più presto in strada, a scuola, in palestra, in discoteca o nel "club"?

Perchè non preghiamo più con i bambini? Per “mancanza di tempo”?
E’ il nostro cuore che è freddo e incredulo?
E’ vergogna?
Già, vergogna di spiegare a loro la nostra fede? O di dimostrare che, alla fine, siamo cristiani solamente a parole?
Non si riesce ad ingannare un bambino …

Il padre gesuita francese A. Duval, molto conosciuto nel mondo cattolico negli anni ‘60 e ‘70 per le sue musiche cantate alla chitarra aveva il dono di animare e entusiasmare alla religione e una attrazione speciale per la gioventù.

In una certa occasione gli domandarono: ”Padre Duval, lei ha un dono così­ speciale di parlare … possiamo chiederle in quali libri ha imparato tante cose belle?” Padre Duval unì­ le mani in attitudine di preghiera e disse queste belle parole: ”Le mani giunte dei miei genitori, in preghiera, furono la mia scuola principale”.

Papà, mamma, maestra, educatore, se mai ci avete provato finora, provateci …
Proviamoci ..
Provate a pregare assieme ai vostri bambini. Prima dei pasti, prima di dormire. Pregare con le mani giunte ai piedi del letto, di fronte ad una croce ..
Ad occhi chiusi .. Pregate come Gesù ha insegnato: col Padre Nostro.
Lasciate parlare i vostri bambini con Gesù. Parlate loro con il vostro cuore di bambino, perchè dentro di voi, dentro di noi, c’è un bambino che ha bisogno di parlare con Dio e che sa pregare …
All’ inizio sarà difficile …
Poco a poco vedrete succedere "miracoli" … Non scoraggiamoci !
A presto.
Sr. Carmela

GRAZIE SUOR LETIZIA!!

SUOR LETIZIA
CI HA "LASCIATO" QUESTA MATTINA
Il Signore l'accolga in Paradiso,
ci doni di non dimenticare MAI
il bene fatto in mezzo a noi.

ADORAZIONE EUCARISTICA E PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

Il nostro cammino di
ADORAZIONE A GESÙ EUCARESTIA
riprende il prossimo anno
in una serata una volta al mese ..
E, nel mese di giugno,
ogni venerdì sera ..

Sua Eccellenza Mons. Mario Delpini nuovo Arcivescovo di Milano

Monsignor Mario Delpini, 66 anni tra pochi giorni, è il nuovo Arcivescovo di Milano. La nomina da parte di papa Francesco è stata comunicata oggi, venerdì 7 luglio, alle 12, nella Curia arcivescovile dal cardinale Angelo Scola e contemporaneamente è stata resa nota dal Bollettino della Sala stampa vaticana. L’annuncio è stato accolto dal suono festoso delle campane delle parrocchie ambrosiane.

Nato a Gallarate (Varese) il 29 luglio 1951, Delpini è stato ordinato sacerdote dal cardinale Giovanni Colombo il 7 giugno 1975. Eletto Vescovo titolare di Stefaniaco il 13 luglio 2007, è stato ordinato dal cardinale Dionigi Tettamanzi nel Duomo di Milano il 23 settembre successivo. Già Rettore maggiore del Seminario arcivescovile di Milano e Vicario episcopale, nel 2012 è stato nominato Vicario generale dal cardinale Scola.

Il cardinale Scola assume da oggi l’incarico di Amministratore apostolico della Diocesi, che manterrà fino alla presa di possesso della sede da parte del nuovo Arcivescovo.

Pubblichiamo la comunicazione del Cancelliere Arcivescovile relativa alla nomina del nuovo Arcivescovo di Milano e dell’Amministratore Apostolico

La comunicazione ufficiale

Quest’oggi il Santo Padre, Papa Francesco, ha accettato la rinuncia all’ufficio di Arcivescovo di Milano presentata da Sua Eminenza Rev.ma il Card. Angelo Scola e ha nominato nuovo Arcivescovo Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Mario Enrico Delpini, sinora Vicario generale della Diocesi Ambrosiana.

Nel contempo il Santo Padre ha provveduto a nominare Sua Eminenza Rev.ma il Card. Angelo Scola Amministratore Apostolico attribuendogli i diritti, le facoltà, i compiti che spettano ai Vescovi diocesani. Egli pertanto continuerà nel governo pastorale dell’Arcidiocesi di Milano, fatti salvi i limiti propri della sede vacante (cf Apostolorum successores, n. 244; in particolare cessa la funzione dei Consigli presbiterale e pastorale mentre proseguono nel loro mandato il Collegio dei Consultori e il Consiglio per gli affari economici della Diocesi), fino alla presa di possesso della sede da parte del nuovo Arcivescovo. In base alla normativa propria (Cum de nomine episcopi, 9 ottobre 1972), nel periodo di sede vacante resta immutato il nome del Vescovo da citare nella preghiera eucaristica, con la modalità consueta: «il nostro Vescovo Angelo».

In data odierna Sua Eminenza Rev.ma il Card. Angelo Scola, in forza della succitata nomina ad Amministratore Apostolico e delle facoltà conferitegli, tenuto conto del fatto che i Vescovi ausiliari conservano anche durante la sede vacante le potestà e le facoltà di cui godevano come Ordinari diocesani (can. 409 § 2) mentre gli altri Vicari episcopali decadono dai loro uffici (can. 417), ha confermato in forma delegata le potestà e le facoltà di cui godevano in precedenza i Vicari episcopali non Vescovi ausiliari, anche per delega o a seguito di mandato speciale (decreto arcivescovile in data 7 luglio 2017). Al Moderator Curiae viene inoltre assegnato il compito di Delegato ad omnia, con competenza di firma sugli atti sinora affidati al Vicario generale.

Secondo la tradizione della Chiesa, nelle Sante Messe celebrate nell’intero territorio dell’Arcidiocesi di Milano domenica 9 luglio (a partire dalle Sante Messe Vigiliari) la comunità cristiana è invitata a pregare per l’Arcivescovo uscente e per l’Arcivescovo eletto. In particolare, si suggerisce di inserire tra le preghiera dei fedeli i seguenti testi:

– Per l’Arcivescovo eletto, Mons. Mario Delpini. La grazia del tuo Spirito lo sostenga, lo illumini e lo incoraggi nel nuovo ministero che gli viene affidato a servizio della Chiesa ambrosiana; per questo ti preghiamo.

– Per il Card. Angelo Scola, che ha servito la Chiesa come Arcivescovo di Milano. Sperimenti la gratitudine del popolo ambrosiano per il generoso servizio di questi anni e la sua fervida preghiera accompagni il futuro cammino della nostra Diocesi; per questo ti preghiamo.

Milano, 7 luglio 2017
Il Cancelliere arcivescovile
Mons. dr. Marino Mosconi

Lettera aperta ai quattro cardinali dei “Dubia”

Lettera aperta ai quattro cardinali dei “Dubia”

«Vi chiedo umilmente di rivedere le vostre posizioni. Non alimentiamo il fuoco del dissenso»: un appello a Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner dopo la nuova missiva al Papa

Lettera aperta ai quattro cardinali dei “Dubia”
Lettera aperta ai quattro cardinali dei “Dubia”
STEPHEN WALFORD*27/06/2017
Eminenze, Signori Cardinali,

ho deciso di scrivere questa lettera aperta in risposta ai vostri ripetuti tentativi di avvicinamento al nostro Santo Padre, Papa Francesco, per le questioni originariamente sollevate nei vostri cinque “dubia”. Scrivo mosso dallo spirito d’amore per la Chiesa e, soprattutto, per la sua unità sotto la cura e protezione del nostro amato Papa. Desidero inoltre affermare che, in relazione alla questione dell’accesso ai Sacramenti per alcuni divorziati risposati, non ho alcun interesse diretto. Sono stato benedetto con un matrimonio di vent’anni e cinque figli, e non ho parenti o amici che rientrano in questa categoria molto delicata. La mia unica preoccupazione risiede nel benessere spirituale di queste anime speciali che il Signore ha messo accanto a me come fratelli e sorelle nella fede.

Vorrei cominciare affrontando le preoccupazioni espresse nei vostri “dubia”. Sembra che, in relazione al primo “dubium”, abbiate una certa difficoltà ad accettare i due autentici interventi di Papa Francesco nei quali afferma che, in alcuni casi, la disciplina dei sacramenti è stata cambiata: in primo luogo, in risposta alla domanda di Francis Rocca sul volo da Lesbo a Roma il 16 aprile 2016 e, in secondo luogo, il 5 settembre 2016, quando elogiò il documento contenente i criteri fondamentali presentato dai Vescovi Argentini che afferma che «non c’è altra interpretazione» del capitolo VIII di Amoris laetitia. Per quanto riguarda gli altri quattro “dubia”, sono confuso sul perché abbiate sentito la necessità di porre queste domande. In nessuna parte di Amoris laetitia Papa Francesco ha cambiato qualcuno di questi insegnamenti.

Permettetemi di fare qualche esempio. Al punto 295 di Amoris laetitia, il Santo Padre ripete l’insegnamento di San Giovanni Paolo II sulla «legge della gradualità» in contrapposizione alla «gradualità della legge» e inoltre afferma: «Perché anche la legge è dono di Dio che indica la strada, dono per tutti senza eccezione». Mentre al punto 311, Papa Francesco dice: «È vero che bisogna curare l’integralità dell’insegnamento morale della Chiesa», riferendosi al divorzio come ad un male (n. 246). Va anche notato che il Santo Padre ribadisce l’Humanae Vitae: «Dunque nessun atto genitale degli sposi può negare questo significato di generare una nuova vita».

Per quanto riguarda la coscienza, al punto 37, il Papa sostiene che le coscienze devono essere «formate» e aggiunge che più le coppie ascoltano Dio e seguono i suoi comandamenti facendosi accompagnare spiritualmente, «tanto più la loro decisione sarà intimamente libera da un arbitrio soggettivo e dall’adeguamento ai modi di comportarsi del loro ambiente» (p. 222). Al punto 303 si legge: «Naturalmente bisogna incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata». Se esiste uno sviluppo dottrinale in termini di coscienza, esso si riferisce all’insegnamento magisteriale del Papa (n. 303), e cioè al fatto che una persona può avere una «certa sicurezza morale» per quanto riguarda la «risposta generosa» che può dare a Dio in quel momento della sua vita, nel caso in cui non sia in grado di rispondere obiettivamente alla «proposta generale del Vangelo».

Anche qui per ben due volte, il Santo Padre fa riferimento al fatto che la «risposta generosa» non debba essere vista come ideale oggettivo. Al n. 305, Papa Francesco afferma l’esistenza di un peccato oggettivamente grave - definendolo «una situazione oggettiva di peccato» - tuttavia sceglie di affrontarla in relazione all’aspetto più importante della colpa soggettiva, così come aveva fatto la Congregazione per la Dottrina della Fede sotto il cardinale Joseph Ratzinger. Vorrei richiamare la vostra attenzione sui numerosi documenti chiave in cui questo concetto viene spiegato: La norma morale di Humanae Vitae e Il compito pastorale, Homosexualitatis problema, e Persona humana. In ogni caso, si può affermare che Papa Francesco non ha cambiato il magistero sul peccato grave.

Eminenze, un’attenta lettura di Amoris laetitia rivela tutto quello che avete chiesto nei “dubia”:

1) Gli insegnamenti sull’indissolubilità del matrimonio rimangono.



2) Ogni persona deve sforzarsi di seguire gli insegnamenti morali della Chiesa.



3) Il divorzio è un male e l’adulterio è sempre male. Anche se la colpa può essere ridotta o cancellata del tutto.



4) Le coscienze devono essere formate. Nessuna parte del testo può indurre chicchessia a giungere alla conclusione di poter fare come meglio crede.



5) In nessun modo Papa Francesco suggerisce che le unioni irregolari siano un’opzione alternativa “buona” al matrimonio originale. Tuttavia, non si può negare l’opera della grazia in atto in alcune di queste unioni.

Quindi, ciò che rimane è un disaccordo con il cambiamento apportato dal Papa in merito alla disciplina dei sacramenti. Papa Francesco ha forse cambiato la dottrina? No. È piuttosto chiaro che coloro i quali mostrano una situazione irregolare debbano essere convertiti. E anche se non lo dice, il presupposto è che queste anime si siano verosimilmente macchiate di peccato mortale.

Se il Papa stesse predicando una falsa misericordia, avrebbe accolto qualunque persona divorziata e risposata a ricevere il Signore, indipendentemente dallo stato spirituale. Al contrario, l’interesse del Papa e la sua preoccupazione pastorale sono per quelle anime che amano profondamente il Signore, ma si trovano in una situazione estremamente difficile; e per questo mi sento di dire che Francesco è un Papa molto coraggioso, inviato dallo Spirito Santo in questa epoca anche per affrontare la realtà di una Chiesa e un mondo feriti che non possono essere abbandonati.

Per quanto riguarda la richiesta di Giovanni Paolo II di «vivere come fratello e sorella», il realismo ci dice che questa situazione ideale non sempre è possibile. Ricordiamo il magnorum est di Papa Gregorio II, che afferma quanto questo sia possibile solo in caso di grande virtù morale. Tuttavia, anche nel caso di un completo fallimento in tal senso, l’autentica teologia morale ci dice che la colpa può essere minima o addirittura inesistente: «L’uomo infatti guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al cuore» (Sam 16,7).

Eminenze,

vorrei richiamare la vostra attenzione sugli insegnamenti trovati in diversi documenti magisteriali di grande importanza. In Donum Veritatis (n. 17) leggiamo: «Si deve dunque tener conto del carattere proprio di ciascuno degli interventi del Magistero e della misura in cui la sua autorità è coinvolta, ma anche del fatto che essi derivano tutti dalla stessa fonte e cioè da Cristo che vuole che il suo Popolo cammini nella verità tutta intera. Per lo stesso motivo le decisioni magisteriali in materia di disciplina, anche se non sono garantite dal carisma dell’infallibilità, non sono sprovviste dell’assistenza divina, e richiedono l’adesione dei fedeli».

Nella sua enciclica Satis Cognitum Papa Leone XIII ha affermato: «Le parole metaforiche di legare e di sciogliere indicano il diritto di far leggi e insieme il potere di giudicare e di punire. Detto potere si afferma così ampio e di tanta virtù, che qualunque cosa venga da esso decretata verrà da Dio confermata. Pertanto esso è sommo e del tutto libero, come quello che non ha superiore in terra: abbraccia tutta la Chiesa e tutte le cose che ad essa furono affidate».

Suggerirei umilmente che non si può giungere ad altra conclusione se non quella che Papa Francesco – essendo il beneficiario del carisma dello Spirito Santo che lo assiste anche nel magistero ordinario (come ha insegnato San Giovanni Paolo II) - ha legittimamente reso possibile il ricevimento della Santa Comunione da parte dei divorziati risposati i cui casi sono stati attentamente considerati, nelle cui anime sia all’opera la grazia dello Spirito Santo, e ove sia presente un sincero sforzo verso la santità. Se non riusciamo ad accettare questa premessa, allora non stiamo accettando gli insegnamenti dei Papi precedenti. Se c’è una cosa che la Tradizione ci insegna è che esiste una ermeneutica della continuità nel comprendere l’autorità spirituale del papato in questioni di fede e di morale e, come sottolinea il Concilio Vaticano I: «Fu proprio questa dottrina apostolica che tutti i venerabili Padri abbracciarono e i santi Dottori ortodossi venerarono e seguirono, ben sapendo che questa Sede di San Pietro si mantiene sempre immune da ogni errore».

Nella Apostolicae Sedis Primatus Papa Innocenzo III affermò: «Il Signore insinua manifestamente che i successori di Pietro non devieranno mai, in nessun momento, dalla fede cattolica, ma piuttosto richiameranno gli altri e rafforzeranno anche gli esitanti». Mentre Papa Benedetto XVI disse: «Il ministero petrino è garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il Popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale» (Omelia per la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 2010).

Nella lettera del 25 aprile 2017 avete dichiarato di respingere quelle affermazioni che non considerano Papa Francesco il vero successore di San Pietro – un’ammissione che induce a pensare che siate perfettamente a conoscenza dell’atteggiamento di molti che guardano a voi come una guida – e quindi, tenendo conto degli insegnamenti sopra esposti, non esiste la possibilità di una correzione formale. In termini di azioni personali come la correzione di San Paolo verso San Pietro, il cui comportamento, secondo San Paolo, era contrario a quello di un Papa, oppure alla peccaminosità dei Papi medievali, allora sì, è possibile una correzione, ma in relazione a questioni di fede o di morale insegnata come parte del magistero non è possibile.

Eminenze,

se non vi dispiace, vorrei porvi alcune domande che forse potrebbero aiutarvi a vedere il carisma di Papa Francesco in modo nuovo:

1) Era scandaloso il fatto che Dio usasse una prostituta pagana impenitente, Rahab, per aiutare «la storia della salvezza»?



2) Era scandaloso il fatto che Gesù rimanesse in attesa di una donna adultera presso il pozzo di Giacobbe e che le concedesse immediatamente la grazia dell’evangelizzazione? Era scandaloso il fatto che non le dicesse di lasciare l’uomo con cui stava o di vivere come fratello e sorella?



3) Era scandaloso il fatto che Gesù avesse inserito un nuovo canone nella legge di Mosè per salvare una donna adultera dalla sentenza che meritava? In questo caso, lo spirito della legge ha superato quello della legge scritta per portarla alla salvezza?



4) Che cosa otteniamo spiritualmente nel combattere contro quelle anime piene di grazia appartenenti ai divorziati e risposati che sinceramente desiderano l’unione sacramentale con Gesù? Crediamo che non sia possibile ottenere nulla per loro? Le parole di Gesù: «Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori» (Gv 6,37) non valgono dunque per loro?

5) Che cosa è cambiato dall’affermazione del Santo Papa Pio IX, secondo cui i matrimoni civili per i cattolici sono «nient’altro che un disonorevole e letale concubinaggio» (Allocuzione Acerbissimum vobiscum), a Papa Benedetto XVI che afferma che le sofferenze di queste persone sono un «dono per la Chiesa» (Incontro Mondiale delle Famiglie, 2 giugno 2012)?

Dobbiamo renderci conto che nel mondo reale - dove la maggioranza di noi laici vive e lavora - i vecchi metodi di conversione non funzionano più. La gente ha bisogno di testimoni di amore e misericordia in grado di offrire una ragione per credere. Non abbiamo altra scelta se non quella di incontrare le persone dove si trovano attualmente e cominciare a lavorare da lì. Non possiamo predicare l’inferno a persone che considerano l’eternità del paradiso come qualcosa di noioso e inutile. L’amore e la compassione sono le chiavi che il Signore ha usato per sbloccare i cuori, e questo Papa Francesco l’ha capito. Le dottrine sono inutili se le anime non sono prima toccate dalla grazia di Dio. Non vedo motivo di temere la veridicità di qualsiasi dottrina. Quello che vedo è un Papa mosso da un sincero realismo cristiano; un Papa che ha preso a cuore le parole narrate nella parabola del banchetto di nozze: «Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia” (Lc 14,23)». Questo è il tempo della misericordia, un tempo che richiede misure speciali, ma anche dei rischi. Credo fermamente che il Signore voglia questo da noi poiché così facendo affermiamo: «Signore, faremo tutto il possibile per aiutare le anime deboli e peccaminose a riempire la tua casa». E non dimentichiamoci mai che noi tutti siamo niente senza la Divina Misericordia.

Concludo chiedendovi umilmente di rivedere le vostre posizioni. Che ne siate a conoscenza o meno, ma esiste una frangia crescente di tradizionalisti e persino di alcuni cattolici conservatori che vi vedono a capo di coloro che rifiutano questo papato. So per esperienza che alcuni di essi sono profondamente inquietanti. L’abuso di molti, inclusi quelli che gestiscono siti web e blog tradizionalisti rivolti al Santo Padre e ai suoi fedeli, è a dir poco satanico. Voi siete i loro modelli e questa è una situazione intollerabile. In realtà, non c’è alcuna confusione ma solo un palese rifiuto e sfiducia verso il Papa legittimo e i suoi insegnamenti magisteriali. Se tutti i cardinali avessero accettato e difeso il chiaro insegnamento di Papa Francesco, il fuoco del dissenso non sarebbe stato alimentato. Nel desiderio di una Chiesa Unita intorno a Pietro, è fondamentale affermare che il Papa ha l’autorità, ratificata in cielo, per apportare modifiche disciplinari per il bene di alcune anime divorziate risposate e pertanto, vi chiedo di porre fine a questa situazione accettando la costante tradizione della Chiesa, che i Papi sono infallibili in questioni di fede e di morale, frutto incarnato di una specifica preghiera di Gesù stesso: «Ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno» (Lc 22,32).

Festa del Sacro Cuore di Gesù, 23 giugno 2017



* Stephen Walford vive a Southampton, in Inghilterra, con sua moglie Paula e cinque bambini. Ha studiato alla Bristol University e ha scritto due libri: “Heralds of the Second Coming: Our Lady, the Divine Mercy, and the Popes of the Marian Era from Bl Pius IX to Benedict XVI” (Angelico Press), e “Communion of Saints: The Unity of Divine Love in the Mystical Body of Christ” (Angelico Press). È autore di diversi articoli e pubblicazioni su temi escatologici e mariologici. È anche un insegnante e un pianista.

Preghiera per le Vocazioni

Continuano i nostri VENERDÌ dalle 21.30 alle 22.30

OGGI SOLENNITÀ DEL CORPO E SANGUE DI GESÙ

Continua ..
il nostro cammino EUCARISTICO.

* VENERDÌ 16 GIUGNO
ADORAZIONE EUCARISTICA ..
Dalle ore 16 alle 23.30
Ore 16.30 - 20 preghiera spontanea
dei nostri gruppi parrocchiali
Ore 21.30 - 22.30 preghiera comunitaria
Ore 22.30 - 23.30 preghiera personale

* SABATO 17 GIUGNO
ADORAZIONE EUCARISTICA ..
Ore 16.30 - 18 Adorazione libera
Ore 18 Messa Vigilare
della SECONDA DOMENICA
DOPO PENTECOSTE

Continuiamo,nella nostra preghiera,
ad invocare il dono
di VOCAZIONI SACERDOTALI ..

Eucharistie das Zentrum unseres Herzens

Ieri sera
la seconda SERATA EUCARISTICA ..
Dopo: Gesù pane di vita ..
la meditazione di questa sera
su Gesù e la tempesta sul lago di Galilea.
Un momento forte ed impegnativo! ..
Sempre suggestivo e soprattutto
per rendere grazie al Signore
del suo Amore.
La nostra preghiera in queste sere
vuole abbracciare tutti i diaconi
della nostra diocesi ke sabato
saranno Ordinati Sacerdoti ..
e vuole essere una preghiera incessante
per le Vocazioni Sacerdotali.
I prossimi quattro incontri saranno
il VENERDÌ SERA
sempre dalle 21.30 alle 23.30.
Vi aspettiamo .. 🙏🏼🌈

Serena Pentecoste

Una preghiera di Paolo VI oggi pregato nel Cenacolo a Gerusalemme ..

In preparazione alla festa del CORPUS DOMINI - Giovedì 15 giugno

Non abbiamo che questo

I cristiani, gente per bene.
I cristiani sono gente per bene. Parcheggiano con criterio, se sbagliano una manovra chiedono scusa. Sono gente per bene: parlano senza troppe parolacce, discutono senza gridare troppo, parlano di calcio e di politica, un po’ come fanno tutti, lamentano dei mali presenti, un po’ come fanno tutti. Sono gente per bene: se c’è da dare una mano, non si fanno pregare; se capita una disgrazia sono tra i primi a commuoversi e a soccorrere, per la festa del paese ci prendono gusto a organizzare il pranzo comunitario e la pesca di beneficenza.

I cristiani e il loro cruccio.
Tuttavia i cristiani sentono dentro una inquietudine e c’è un cruccio che li lascia tranquilli. Guardano i loro bambini e sospirano: “Come sono belli e cari! Ma che sarà di loro? Non siamo in grado di assicurare loro la gioia!”. Applaudono gli sposi novelli, hanno ma come un retropensiero: “Come sono contenti! Ma durerà? Non siamo in grado di assicurare la fedeltà!”. Attraversano con un senso di colpa i giardinetti in cui bivaccano adolescenti inconcludenti: “Quanto tempo sciupato! Quanti talenti sotterrati! Non siamo in grado di aiutarli a rispondere alla loro vocazione!”.
Ecco come sono i cristiani: sono inadeguati e sanno di non essere all’altezza della loro missione. Sono là per essere sale e non riescono a dare sapore! Sono là per essere luce e anche loro talora sono avvolti da un grigiore confuso.
Ecco come sono i cristiani: gente per bene, che non è all’altezza delle sfide di questo tempo complicato.

Né argento né oro: solo il Nome.
C’è però da dire che l’essere inadeguati al compito non è, per i cristiani, motivo di scoraggiamento. Non si sentono complessati. Continuano a ripetere le parole di Pietro: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo…!”(At 3,6)
Per questo, ogni anno, i cristiani percorrono le vie della vita quotidiana celebrando la processione del Corpus Domini, per dire a tutti: “Siamo gente per bene, abbiamo tutte le buone intenzioni, non siamo all’altezza. Però questo sì possiamo offrirlo: il Pane della vita eterna. Siamo cristiani!”


Mario Delpini
Vescovo e Vicario Generale, Arcidiocesi di Milano

Il Papa: “Seminiamo olio di speranza, non aceto di amarezza”

Udienza generale prima della Pentecoste, «compleanno della Chiesa»: «Sprechiamo la speranza con i più bisognosi, i più scartati, tutti quelli che hanno necessità»
Il cristiano «semina speranza, olio di speranza, profumo di speranza», non «aceto di amarezza» e di disperazione. Lo ha detto il Papa nel corso dell’udienza generale in piazza San Pietro che precede la festa di Pentecoste, domenica, «compleanno della Chiesa», che Francesco ha augurato «ci faccia sprecare la speranza» con «i più bisognosi, i più scartati, tutti quelli che hanno necessità». 
Lo Spirito, ha detto Jorge Mario Bergoglio proseguendo un ciclo di catechesi sulla speranza cristiana, «è il vento che ci spinge in avanti, che ci mantiene in cammino, ci fa sentire pellegrini e forestieri, e non ci permette di adagiarci e di diventare un popolo “sedentario”». La Lettera di San Paolo agli Ebrei paragona la speranza a un’àncora, e il Papa ha aggiunto a questa immagine quella della vela: «Se l’àncora è ciò che dà alla barca la sicurezza e la tiene “ancorata” tra l’ondeggiare del mare, la vela è invece ciò che la fa camminare e avanzare sulle acque. La speranza è davvero come una vela, essa raccoglie il vento dello Spirito santo e lo trasforma in forza motrice che spinge la barca, a seconda dei casi, al largo o a riva».  Francesco si è poi soffermato sull’espressione utilizzata da San Paolo nella Lettera ai Romani, quando parla del «Dio della speranza», spiegando che questa espressione «non vuol dire soltanto che Dio è l’oggetto della nostra speranza, cioè Colui che speriamo di raggiungere un giorno nella vita eterna; vuol dire anche che Dio è Colui che già ora ci fa sperare, anzi ci rende “lieti nella speranza”: lieti ora di sperare, e non solo sperare di essere lieti. È la gioia di sperare, non sperare di avere gioia, oggi. “Finché c’è vita, c’è speranza”, dice un detto popolare, e – ha sottolineato – è vero anche il contrario: finché c’è speranza, c’è vita. Gli uomini hanno bisogno di speranza per vivere e hanno bisogno dello Spirito Santo per sperare».  
Lo Spirito Santo, ancora, rende possibile «sperare anche quando viene meno ogni motivo umano di sperare», porta una speranza che «non delude perché c’è lo Spirito Santo dentro che ci spinge a andare avanti, sempre avanti». Inoltre, ha proseguito, «lo Spirito Santo non ci rende solo capaci di sperare, ma anche di essere seminatori di speranza, di essere anche noi – come lui e grazie a lui – dei “paracliti”, cioè consolatori e difensori dei fratelli. Seminatori di speranza: un cristiano può seminare amarezze, può seminare perplessità… e questo non è cristiano. E se tu fai questo non sei un buon cristiano. Semina speranza, olio di speranza, profumo di speranza, e non aceto di amarezza e di disesperanza (disperazione, ndr)».  Francesco ha terminato la sua catechesi citando il beato cardinale Newman, che affermava: «Istruiti dalla nostra stessa sofferenza, dal nostro stesso dolore, anzi, dai nostri stessi peccati, avremo la mente e il cuore esercitati ad ogni opera d’amore verso coloro che ne hanno bisogno». Per Francesco, «sono soprattutto i poveri, gli esclusi, i non amati ad avere bisogno di qualcuno che si faccia per loro “paraclito”, cioè consolatore e difensore. Noi dobbiamo fare lo stesso con i più bisognosi, i più scartati, quelli che soffrono di più, dobbiamo essere difensori e consolatori». Una speranza alimentata dallo Spirito Santo nell’intero creato: «dice l’Apostolo Paolo – sembra un po’ strano ma è vero – che anche la creazione “è protesa con ardente attesa” verso la liberazione e “geme e soffre” come le doglie di un parto. Anche questo ci spinge a rispettare il creato: non si può imbrattare un quadro senza offendere l’artista che lo ha creato», ha notato il Papa. Che ha poi concluso: «La prossima festa di Pentecoste, che è il compleanno della Chiesa, ci trovi concordi in preghiera, con Maria, la Madre di Gesù e nostra. E il dono dello Spirito Santo ci faccia abbondare nella speranza. Dirò di più: ci faccia sprecare speranza con tutti quelli che sono i più bisognosi, i più scartati, e per tutti quelli che hanno necessità». 
Il Papa, che all’inizio della catechesi ha fatto salire cinque bambini per il consueto giro in jeep tra i fedeli, dopo la catechesi ha salutato, tra gli altri, i partecipanti al pellegrinaggio della Repubblica Ceca in occasione del 75esimo anniversario della strage nazista di Ridice. «Chiediamo allo Spirito Santo – ha detto ai fedeli provenienti dal Medio Oriente – di visitare i cuori afflitti per rianimarli; le menti oscurate per illuminarle; e di riempire la vita di ciascuno di noi per trasformarci in fiamma di speranza e in veri testimoni della sua speranza». Francesco ha poi salutato in diverse lingue i pellegrini già giunti a Roma per partecipare sabato alla Veglia di Pentecoste che il Papa stesso presiederà al «Circo Massimo» in occasione dei cinquant’anni del Rinnovamento carismatico cattolico.  

AL CENTRO .. L'AMORE DI GESÙ

Inizia con questo GIOVEDÌ 1 GIUGNO il cammino di SEI serate di ADORAZIONE EUCARISTICA ..
Ringraziamo e lodiamo il Signore per il suo amore e preghiamo per le VOCAZIONI SACERDOTALI e per il prossimo Sinodo sui Giovani ..

ASSOCIAZIONE PRO TERRA SANTA

Veglia di Pentecoste

Santa Messa al parco ..

Una festa di Santa Maria con una Messa un po diversa

VII DOMENICA DI PASQUA

DOMENICA DOPO L’ASCENSIONE
Lettura del Vangelo secondo Luca (24, 13-35)

"Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.


Eccoci, tu ed io, camminiamo per le strade delle nostre giornate, e riflettiamo su questo evento luttuoso, su questo incredibile accanirsi contro innocenti e bambini, sulle condizioni disperate che convincono molti a tentare il viaggio per mare verso un’altra terra.

Ma dove è il Signore?
Due discepoli si allontanano da Gerusalemme; abbandonano il luogo in cui hanno visto distruggere tutte le loro speranze. Anche noi, come questi discepoli di cui Luca ci parla, talora siamo tentati dall'incertezza, siamo alla resa di fronte alla forza pervasiva del male. Gesù, narra il Vangelo, spiega le Scritture ai due discepoli tentati di arrendersi e non credere. Esse invitano a riconoscere il Messia come Colui che dona la Sua vita. Egli ha parlato del Padre, ha annunciato con la sua vita che è proprio il volto di Dio che Egli propone agli uomini e alle donne quando consola i fratelli, scioglie le sofferenze, offre ragioni buone per vivere le gioie quotidiane.

Pellegrino, ora, si affianca ai due discepoli, si fa loro compagno di viaggio. Alla sera di quel giorno, al tavolo nel semplice luogo della loro cena, Egli compie il concreto gesto di spezzare il pane. Così ripresenta in maniera vivida il passato che essi non hanno ancora compreso, e offre una visione di futuro luminoso per la sua presenza fedele.

I discepoli anonimi, dunque ciascuno di noi, riconoscono il dono della vita compiuto dal Maestro: “… per te dono il mio corpo e il mio sangue!”. Nello sparire ai loro occhi proprio dopo quel gesto, Gesù ci assicura: “non solo sono presente sulla strada verso Emmaus, ma su ogni strada, in ogni situazione in cui fate memoria di me, della mia vita, del mio amore per voi, e ascoltate, nella comunità dei credenti, la Parola che vi annuncia come ho parlato, e come ho vissuto”.

La speranza che ci consegna Gesù è iscritta nell’amore come dono, e ci dà la certezza che voler bene oggi produce un futuro di bene e anche se appare come piccola scintilla nel nebbioso panorama in cui violenza, ingiustizia deturpano la vita dei fratelli e delle sorelle.

“Fate questo in memoria di me”. E’ il comandamento che ci viene donato perché ogni donna e ogni uomo possano riconoscere il Risorto.
(da una riflessione di Mina. Giovanni Giudici, vescovo )

LA NOSTRA LODE A MARIA

Questa sera il Concerto in chiesa ..

FACCIAMO FESTA ..

È iniziata ieri la nostra festa di Maggio ..
al via ieri sera con i FUORIQUOTA
presso il parco del "QUADRATO" ..
Ora avrà inizio il TORNEO CAMPANILE
presso il nostro campo sportivo
e il MINI VOLLEY sul piazzale della chiesa ..

SOLO NOVE ...

Con Amore che non conosce confini
Ordinazioni presbiterali 2017

Nove. Si, solo nove. Un numero che suscita domande, forse preoccupazione. È dal 1918 che non si vedeva un numero così basso tra i preti novelli. E c’era una guerra mondiale in corso! Eppure è così. Viviamo un tempo diverso, ricco di contraddizioni ma sereno (almeno all’apparenza), dove l’amore per Cristo e la sua Chiesa ancora affascina e innerva le nostre città, come la recente visita del Papa a Milano ha dimostrato.
E in una stagione come questa, tale numero è una ferita aperta in confronto alle necessità che una Diocesi come la nostra richiede. Che fare? Lamentarsi? Piangersi addosso? Tutt’altro. Come più volte Gesù ha insegnato ai suoi discepoli, dobbiamo essere grati per quanto il Signore ci dona, partire da quanto di bello e grande abbiamo ricevuto.
Forse questo numero non è quello che tanti di voi si aspetterebbero, ma il desiderio di questi nove giovani di corrispondere alla volontà del Padre nel conformarsi a Lui divenendo presbiteri per il suo popolo, è quanto di più vero, genuino e profondo possono offrire.
C’è una parabola che ben riassume questa classe, è quella del lievito nella pasta (Mt 13,33): ne basta poco perché faccia il suo mestiere e contribuisca ad aumentare la mole della pasta perché possa venirne fuori una forma di pane fragrante.
È proprio così. Essi sono quel lievito capace di generare qualcosa di bello e di educare alla vita buona del Vangelo. Lo stanno già sperimentando in questi primi mesi di ministero, nelle parrocchie in cui sono stati destinati da diaconi e dove staranno anche da preti novelli. Ci saranno fatiche, sfide e delusioni, ma con la forza dello Spirito e con la fraternità che in questi anni hanno imparato a vivere, il Signore donerà loro la grazia di perseverare nella missione affidata – come recita il loro motto – «con amore che non conosce confini».
Chiedo a tutto il popolo ambrosiano di accompagnare con la preghiera i giorni che li separano all’Ordinazione presbiterale, che avverrà sabato 10 giugno alle ore 9.00 nel Duomo di Milano. E, insieme, di non smettere mai di pregare per le vocazioni, perché non manchi mai quel lievito necessario a dare forma alla pasta.

mons. Michele Di Tolve
Rettore del Seminario Arcivescovile