Rubrica a cura del dott Giuseppe Vasco
IV Domenica TO 28 gennaio 2018
Il nostro parroco nella sua appassionata, fortemente interiorizzata, riflessione omiletica ha posto preliminarmente la questione del modo del nostro "sentire religioso". Il ministero pubblico di Gesù, iniziato per strada, continua nella sinagoga che egli frequenta come ogni ebreo osservante. Ed è qui, nel luogo sacro del culto, che egli stupisce i suoi ascoltatori con l'autorità della sua parola e della sua lettura innovativa dei testi della Tradizione. Le parole di Gesù sono diverse da quelle degli scribi (esperti della Legge che essi studiano ma non vivono) che, nella loro ortodossia, non sono capaci di accendere il cuore, dispensando solo una fede rassicurante. Le parole di Gesù, invece, rendono manifesta un'esperienza di Dio mai vista prima. Qui sta la sua autorità (nuova) e la distanza da una concezione di Dio ristretta allo "spazio religioso" frapposto alla relazione insostituibile tra l'uomo e Dio ("...tra me e Dio non ci può essere che una relazione liberante"). Ciò provoca la reazione violenta dell'indemoniato e, verosimilmente, dei frequentatori abituali della sinagoga che si lasciano cadere addosso fiumi di parole "sacre" dalle quali non ci si lascia mai provocare. Le parole di Gesù, invece, sono dette per risvegliare da una religione che addormenta, per farci uscire dalla consuetudine della ritualità sino ad inquietarci, facendo crollare ogni sicurezza dogmatica e proponendo ad ogni passo la vitalità del Vangelo. Sotto questo aspetto tutti noi possiamo identificarci con l'indemoniato, l'impuro della pericope. "E' sconcertante prendere coscienza che il male pianta le sue radici ovunque, persino in una sinagoga, persino dentro di me". A volte il nostro cuore appare ibernato dal gelo delle nostre paure che ci impedisce di essere toccati dalla parola di Dio. A volte anche noi viviamo una fede come abitudine, come armatura che ci difende per farci sembrare a posto davanti agli altri e alla nostra coscienza, mentre il cuore è spento. La parola di Dio non è sempre consolatoria e non sempre ci conferma nelle nostre scelte, anzi ci spinge a cambiare. Ed è per questo motivo che a volte preferiamo allontanarla e difenderci. Infatti, alcuni nostri lati oscuri vorrebbero farci prendere le distanze da Gesù ("Che vuoi da noi?"), per cui accade anche a noi di difenderci di fronte alla parola di Dio temendo che il suo ascolto possa rovinare i nostri progetti, i nostri desideri e la nostra tranquillità. Ma cos'è lo spirito impuro che inabita l'israelita osservante del Vangelo? "E' lo spirito di menzogna (da non confondersi con la "locutio contra mentem", che è l'alterazione o negazione consapevole della verità), ossia il sistema di autogiustificazioni e di compromessi grazie al quale mettiamo a tacere i nostri sensi di colpa e ci assolviamo, in tal modo conservando quell'equilibrio di vita caratterizzato da connivenze e complicità con il male, l'ingiustizia, la corruzione, l'indifferenza. Lo spirito impuro (è questo l'insegnamento del brano evangelico) è stanato dal rapporto oggettivo con la verità, senza del quale tale spirito rimane sopito, silente, non viene fuori perché non provocato dalla parola (come accadeva di fronte alla parola degli scribi). Non così con Gesù, il Profeta, la cui parola entra subito in conflitto con la realtà negativa del male determinandone la reazione violenta ("...lo spirito impuro cominciò a gridare") e la lotta interna ("...lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui")". Questa lotta rappresenta la ribellione delle forze del male, dei demoni che si trovano nell'uomo, nella società, nelle ideologie, nelle istituzioni civili e anche religiose. Queste forze dominano in modo impercettibile sino a quando non vengono molestate e, allora, si ribellano. Per il nostro Parroco, allora, " con i propri compromessi quotidiani con il potere, con i cedimenti allo spirito del mondo e all'ipocrisia, con le pratiche religiose rispettate a scapito della sostanza evangelica che ha i suoi fondamenti nella Parola e nell'Eucaristia, tanti cristiani mostrano di essere capaci di ammansire il male facendosene alleati. Pertanto, la predicazione che non scaccia i demoni, che lascia le cose come sono, che non cambia l'uomo e il mondo, non è parola di Gesù. Abbiamo, perciò, bisogno di vita spirituale per ritrovare, attraverso la ricerca interiore, la verità nuda di noi stessi ed essere riportati al centro del nostro essere per intraprendere quella faticosa e felice costruzione di se stessi che è il compito da realizzare nell'aldiqua". E' il compito di divenire pienamente se stessi, possedendo libertà, intelligenza, fiducia nell'altro, capacità di non giudicare. Gesù di Nazareth ci ha indicato e mostrato nella sua esperienza terrena tale perfezione ontologica, raggiungibile tramite la via dell'amore. E' solo nell'amore e nella responsabilità nei confronti dell'altro che si diventa maturi, pienamente se stessi.