Loria (TV) - Ramon
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PARROCCHIA di SAN PANCRAZIO in Ramon
Note informative su RAMON in particolare sulla Chiesa parrocchiale - desunte dalla pubblicazione del Prof. Giampaolo Bordignon Favero “CASTELFRANCO VENETO E IL SUO TERRITORIO NELLA STORIA E NELL'ARTE" vol 2 pagg. 155 156 158 160 161 162. ------------------------------------------------ RAMON frazione del comune dì Loria da cui dista chilometri due. Qui si innalzò la prima cappella della pieve di Godego, dedicata a S. Pancrazio, battezzato da S. Pietro, al fine di precisare un rapporto di dipendenza filiale verso la propria matrice. Le ipotesi sul termine Ramon (il cui etimo può venire dal correre del greco antico, frequente nei termini dialettali e vernacoli veneti) sono generalmente ricondotte ad un affluente del Muson (di cui è, forse, possibile vedere traccia in alcune strade che avevano il proprio fondo al di sotto del livello del terreno circostante). Tale affluente avrebbe anche influenzato le primitive vicende ecclesiastiche condizionando la costruzione di due chiese distinte a Ramon e a Castion, una volta riunite in un'unica, dedicata a San Giorgio de Coste, posta lungo questo corso d'acqua. Un'ipotesi criticamente aggiornata, tuttavia, ricollega il culto di S. Giorgio all'insediamento longobardo della zona, per cui, considerato il luogo isolato in cui sorgeva tale chiesa (loco S. Giorgio alla Campagnola) nel '500, si potrebbe pensare anche ad un possibile nucleo rurale lungo la via de Coste (ancora esistente nel 1397). Tale chiesa, decaduta per motivi prevalentemente geografici, che condizionano la collocazione urbanistica lungo gli incroci e le vie di comunicazione localmente più importanti, avrebbe poi fornito di contitolare la chiesa di Ramon, che nel 1.157 viene consacrata dal vescovo ¬Olderico (o Odorigo), con dedicazione a S. Pancrazio e S. Giorgio, in ricordo della primitiva chiesa. Fino al 1641, Ramon ebbe quale chiesa dipendente, quella di S. Mauro di Castion: lamentandosi per il disservizio sacerdotale che vedeva la celebrazione, a domeniche alterne, della messa a Ramon e a Castion, e per le rivalità accese di un patriottismo locale (diffuso in diversi altri paesi della castellana). Nel 1641 Castion ebbe il prete stabile. Le prime citazioni documentate di Ramon appariscono nel sec. XII, dall'esistenza di personaggi quivi originari (1177 o 1178: Bonino de Ramono; e 1189: Cerio de Ramò). Nel XIII sec. è in proprietà di Ezzelino il Monaco (1221) quando si ritira dalla vita politica, e nel 1223, nella spartizione del patrimonio tra i due figli, Ezzelino ed Alberico, tocca ad Ezzelino. Si ricorda, poi, un certo Martinello di Ramon giudice, che nel 1267 fa parte della delegazione vicentina che assieme ai trevigiani e ai padovani, riceve a Padova l'imperatore Corradino di Svevia. Sotto la Repubblica veneta, riceve la concessione dei pascoli comunali della Campagna, (che possedeva già da prima) con l'uso esclusivo degli abitanti del paese che non fossero possidenti. Nel 1763 Ramon edifica la nuova parrocchiale. 48. Chiesa parrocchiale di G. Tacini Divenuta insufficiente la chiesa antica, si provvide alla costruzione di quella nuova su disegno di G. Tacini., allievo di F.M. Preti. Nel 1763 il tempio, ancora dedicato al titolare Pancrazio, era già compiuto e nell'anno successivo si provvedeva alla demolizione del sacello vecchio, forse antistante all'edificio nuovo, per cui ne risultava un ampio sacrato, notevolmente rientrante rispetto all'allineamento delle case della borgata. Il compimento della facciata avveniva ventidue anni dopo, come assicura l'iscrizione sopra la porta principale: « D.O.M. / sub titulum / Beati Pancratii pueri martyris / Ramonenses / aere conlato. / A.D. MDCCLXXXV » In frontespizio l'ordine corinzio a quattro semicolonne sopra zoccolo, con frontone triangolare, è affiancato da due brevi e semplici ali arretrate. In corrispondenza della facciata vi è l'unica navata 'con sfondo presbiteriale; mentre alle due ali corrispondono le nicchie laterali ricavate negli archi dei lati lunghi. La pianta è rettangolare, distribuita con tre archi per ogni lato lungo, mentre le parti relative all'ingresso e alla tribuna misurano un solo arco. L'orditura costante di una semicolonna corinzia racchiude ogni caduta degli archi. Sopra i capitelli corre l'architrave che dà l'imposta al soffitto, con vele di un quarto di centina. in cui hanno contesto tre finestre termali sui lati lunghi, in corrispondenza agli archi sottostanti. La tribuna è a pianta quadrata, risultante dall'incrocio di due vani ortogonali per cui agli spigoli risulta l'incastro di tre paraste corinzie che danno l'unico movimento al rigido calcolo stereometrico. Sugli archi laterali di esso, oltre l'architrave, si inscrivono due finestre a piena circonferenza. Mentre il soffitto incrocia due centine, sorreggendone le vele corrispondenti. Il risultato è di un'architettura calcolata con razionali misure e con l'osservanza della media armonica circa l'invenzione delle altezze. Per cui consegue l'evidente impiego dei plinti, dell'architrave, della trabeazione, al fine di interrompere illusivamente l'eccesso reale della verticalità con l'inserto degli elementi del repertorio classico. L'architettura ha conseguito il risultato di una coerentissima austerità. Ma pare che tutte le presenze diventino ingombro, se non si adeguano al mito della ragione assoluta.
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