XVIII Domenica del Tempo Ordinario. anno B. Sona, 2 agosto 2015
Le parole di Dio che abbiamo ascoltato dal Libro dell’Esodo ci aprono la prospettiva tanto cara e ricercata da parte dell’uomo: LA LIBERTA’. Legata alla libertà sta la ricerca della FELICITA’, lo star bene.
E’ una ricerca nobile, giusta. Possiamo dire che per questo siamo stati creati da Dio e siamo anche consapevoli della continua lotta che ogni giorno compiamo per star bene perché altra certezza è il peccato che ha rovinato l’eden che ci era stato donato.
Ed è proprio questa ricerca che ha portato non una parte, ma tutta la comunità a protestare contro Mosè e contro Aronne. Addirittura sentono la nostalgia del tempo in cui erano schiavi in Egitto perché avevano la “pancia piena”.
Qui nasce una prima riflessione anche per noi. E’ sufficiente avere la pancia piena per star bene anche se per questo si vive in uno stato di non bene, di schiavitù, di male? Il cristiano, ciascuno di noi, qui, come sperimentiamo il nostro star bene? Nasce qui un richiamo forte a ciò che viviamo ogni giorno, a come lo viviamo, a chi affidiamo la nostra giornata.
La cultura odierna ci propone una tipologia dello “star bene” che nasce dalle libertà “conquistate” e consiste spesso nella libertà di fare, di credere, di godere, di gioire, di fare tutto sommato quello che si crede giusto per se stessi e questo individualismo talvolta è presente anche all’interno delle stesse famiglie.
La libertà “puramente umana” ha come obiettivo nascosto e che si svela alla fine l’incapacità di sopportare e supportare l’altro; si crea attorno a se stesso il deserto che è contro natura per l’uomo e alla fine si ritrova con la sua solitudine e rimpiange il passato. L’uomo sta sì bene perché va ciò che vuole, ma si ritrova solo.
La libertà dalla schiavitù di oggi che ci propone ancora il Signore attraverso queste sue parole raccolte nell’Esodo è DONO.
Proprio così. La capacità di essere liberi, felici, sono doni che ci vengono offerti già nel giorno del nostro Battesimo e sono da portare a buon frutto educandoci nel guadagnarli passo dopo passo nella vita quotidiana.
La libertà costa la Croce: la vita è Croce, il matrimonio è Croce, la vita consacrata è Croce, la vita sacerdotale è Croce, ….. ma è Croce gloriosa, è simbolo di ciò che è stato salvato da Gesù che ha vinto il peccato e ha aperto “al divino” ciò che l’uomo pensava e purtroppo pensa essere solo “umano”, ha reso partecipe la vita dell’uomo alla vita divina, l’ha innalzata ad una dignità incredibile che si fatica comprendere.
Ecco allora che la libertà, la felicità, lo star bene, non dev’essere cercata perché è dono di Dio, ma la libertà va solo donata, sempre.
Così la vita, il matrimonio, etc., trovano il significato più vero della croce che è quella di essere dopo Cristo il dono più vero per comprendere la vita. La Croce è il simbolo della libertà donata, la Croce è la felicità per l’uomo perché la Croce pur gloriosa è sempre Croce e ci ricorda anche la fragilità, l’umiltà necessarie all’uomo per non cadere nella falsa libertà.
Proprio per questo come avvenne per gli Israeliti così anche per noi è necessario non approfittare della libertà, ma ogni giorno è sufficiente la razione di un giorno. Proprio così perché altrimenti è un attimo che la libertà pur donata diventi avidità nelle relazioni, nella vita sociale, politica, sportiva, ….
E l’Esodo allora ci dice qual è l’atteggiamento giusto: “Che cos’è?”: significa spalancare gli occhi meravigliati come i bambini che si stupiscono delle cose nuove che vedono per la prima volta, spalancare gli occhi con stupore difronte ai doni che il Signore ci offre senza pretendere, senza protestare. Che cos’è? Proviamo allora chiederci quest’oggi con quella domanda: “Che cos’è” l’Eucaristia? Come stiamo vivendo questi minuti trascorsi qui in questa chiesa? Con gli occhi carichi di stupore di fronte al Signore che dona la sua libertà e ci dà la possibilità di nutrirci del suo Corpo il Pane della vita? Riusciamo a stupirci dell’Eucaristia? Speriamo di sì.
E’ necessario perciò essere sempre uomini nuovi e non vecchi. L’uomo vecchio, il cristiano vecchio, è chiuso in se stesso, ha il cuore obsoleto, il suo spirito è spento. Il cristiano nuovo sa vivere nella giustizia e nella vera santità. Significa che lo stupore, la grandezza del sacramento dell’Eucaristia ci porta a vivere non in base a una legge o prescrizioni, ma a spalancare il cuore per dare una testimonianza brillante della nostra fede attraverso una vita che è rinnovata e resa santa dall’Eucaristia che ci aiuta ad avere il nostro cuore sempre attento e costante alla conversione verso la Parola del Signore.
Così allora possiamo anche comprendere perché Gesù è il Pane della vita.
Solo con il suo sostegno possiamo saziare la fame di felicità, il desiderio di arrivare e star bene nelle nostre terre promesse, le nostre famiglie, la nostra comunità, nella nostra terra promessa: l’umanità.
Compiere l’opera di Dio è stupirci, accogliere con fiducia, testimoniare con coraggio e fedeltà la nostra fede perché tutti gli uomini possono vivere bene. Significa donarsi le proprie libertà per la ricerca del bene comune.
Senza però questo sostegno di Dio, lo vediamo, purtroppo, tutti i giorni, viene meno la giustizia, e la vera santità e non cresce più il bene fra le persone e ci si perde, non si riconoscono più i doni del Signore e con molta fatica di conseguenza non riescono più a portare a buon frutto e invece di camminare nella vita ci si ferma solo a protestare senza cambiare nulla.
Accogliamo allora l’invito di Gesù ad essere testimoni della fede in Cristo per il bene di tutti gli uomini. La fede libera dalla fame, dalla sete, materiale e spirituale, dall’orgoglio,….
Apriamo il cuore e diciamo con le parole e con la vita l’amore che apre al dono della libertà a favore dell’altro.
Pensate cosa vuol dire questo all’interno della famiglia, nel matrimonio dove non cerco la libertà ma la dono e nel donarsi si trova il bene, la serenità anche nelle prove, nella vita sociale, civile, nella vita della comunità dove non dico la mia libertà per mettermi al servizio, ma semplicemente la offro senza limiti perché lo scopo non è il mio spazio ma il bene dell’altro.
E’ un bell’impegno, ma dà sicuramente grandi soddisfazioni non solo a noi stessi, ma al nostro cuore che sa donarsi largamente per gli altri nella giustizia e nella vera santità.
Amen.