La testimonianza (PARTE 3) di fede e di vita del nostro Urbano. responsabile parrocchiale di Iclesia per Castione - disabile da sempre affetto da tetraparesi spastica -.
CAPITOLO II
Per descrivere l’ambiente socioculturale dei miei genitori bisogna partire da molto lontano, infatti per quel concerne mio padre, si può
affermare che provenisse da una famiglia abbastanza numerosa, infatti a causa in parte del gran numero di persone da cui era formato
questo nucleo familiare e in parte al gran dislivello creatasi in quel tempo tra le classi sociali di ricchi e poveri, si può dire che in tutte le
famiglie di quel tempo in cui c’era un capofamiglia che lavorava e comandava, la moglie che faceva i lavori di casa e accudiva i figli più
piccoli, mentre il resto della prole veniva spedito in giro per il l’Italia o in giro per il mondo, come è capito a mio padre che all’età di circa
12 anni è andato a lavorare in Piemonte presso una cascina all’interno della quale lui accudire il bestiame. Mentre per riguarda mia
madre si può dire che provenisse anch’essa da una famiglia di contadini, che però per quell’epoca si può dire che fosse una delle
famiglie meglio organizzate, in quanto i miei nonni materni era una delle poche famiglie che possedeva un forno proprio attraverso il
quale fare il pane per sée per tutto il vicinato, ma non solo sempre attraverso l’utilizzo del forno venivano prodotte dai miei nonni
materni anche focacce, biscotti e tantissime altre cose buone. Ricordo che mia madre oltre che essere andata a scuola fino alla quinta
elementare andava anche a lavorare in filanda, come lavoro lei ammucchiare delle matasse di legno penso, dentro a dei recipienti
rotondi pieni di acqua calda, comunque penso che l’ambiente socioculturale in cui è cresciuta mia madre sia stato molto più idoneo
rispetto a quello in cui è cresciuto mio. Da ricordare che entrambi i miei genitori hanno fatto un periodo lavorativo in Svizzera, poi
appena rientratiin Italia nel 1960 si sono sposati e si sono stabiliti definitivamente in Italia.
Si respirava una precisa atmosfera culturale all’interno della casa e della famiglia all’interno della quale sono
cresciuto. In quanto i miei genitori hanno cercato di trasmettermi dei sani valori cristiani e morali. Insomma hanno cercato di fare del loro
meglio come tutti i genitori del mondo. Per me crescere all’interno di una piccola realtà di un paesino come Castione, a questa cosa ho
da sempre attribuito un grande significato, nel senso chemi hanno aiutato moltissimo ad inserirmi fin dall’inizio della mia “vita sociale”
nel senso che fin dalle scuole elementari ho avuto la fortuna di trovare sempre dei compagni di scuola splendidi e disponibili, mi ha
aiutato a farmi conoscere da tutta la gente del paese, in quanto frequentando un po’ i gruppi parrocchiali e poi il gruppo sportivo del
paese in quanto seguo ormai da anni la squadra di pallavolo maschile. In pratica ormai lì seguo praticamente da per tutto, infatti per loro
sono diventato una specie di portafortuna, infatti anche loro per me rappresentano a grandi linee una specie di famiglia con il quale
condividere tutto sia gioie che dolori. Infattipiù o meno li seguo da circa 23 anni. Spero solo che quest’amicizia che si è creata tra di
noi durì ancora molto alungo e non si stanchino mai di me come io non mi stancherò mai di loro. Inoltre tutta la gente mi conosce e mi
vuole bene e non si ferma solo a ciò che gli appare davanti come la prima facciata di un libro, ma quasi tutte le persone che conosco e
vi assicuro che sono davvero molte hanno la capacità di andare oltre e possedere questa capacità vi assicuro non è da tutti.
Nella mia famiglia non esistono ricorrenze importanti eccezion fatta per Natale e Pasqua in quanto sono leuniche due occasioni
almeno che ricordi io in cui si ha la fortuna di vedere la famiglia unita perché si
effettuano delle megamangiate in compagnia.
La maggior parte delle volte in cui ci si trova tutti assieme si finisce col ricadere nella retorica, nel senso chealla fine gli argomenti di
conversazione son sempre gli stessi, a volte giuro sembra di ripercorrere un flash-back istantaneo del proprio passato nel giro di un
paio di minuti. Tutto sommato ritengo siano delle occasioni fissein cui si mangia, si cerca di stare assieme.
Tra le famiglie della mia via, vicinato, quartiere c’era e c’è tutt’ora un bellissimo rapporto di rispetto reciproco, stima e collaborazione
l’uno con l’altro, naturalmente nei limiti del possibile. Ho sempre vissuto in un quartiere molto tranquillo, poco caotico, con poco traffico
pur abitando in centro paese, dove ci si rispetta, non ci si sono mai state liti o diverbi fra tutto il vicinato, siamo riusciti sempre ad
andare d’accordo sotto tutti i punti di vista. Infatti sarà in parte anche per questo motivo che il quartiere dove vivo io è molto
tranquillo, vivibile a “misura d’uomo” immerso nel verde della campagna, dove si respira aria pura, dove la natura ci offre
quotidianamente uno spettacolo di rara bellezza che i nostri cinque sensi hanno l’opportunità di cogliere ogni giorno, attraverso il
mutare delle stagioni, attraverso i vari paesaggi che essa ci propone durante i diversi periodi dell’anno, attraverso questi
cambiamenti, anche se non lo si nota, ma cambia anche il nostro modo di
vestirci, durante le varie stagioni dell’anno. Questo per dire che anche la nostra vita sebbene per una piccolissima parte è regolata
dalla natura, perciò nei limiti del possibile ritengo sia giusto rispettarla, visto che lei ci offre moltissime cose ogni giorno, ma a volte
ritengo l’uomo stesso a “non rispettarla per primo ” alterando così l’equilibrio naturale delle cose e della vita stessa.
I valori culturali che mi sono stati trasmessi sono il rispetto altrui, rispettare comunque le opinioni degli altri anche se a volte non la
condividi, rispettare il proprio corpo, essere “amici” di tutti in quanto tutti hanno qualcosa di “buono” da offrire agli altri e in questo
modo si ha l’opportunità di condividere con tutti quello che una persona ha dentro se stessa, mi sono stati trasmessi da mia madre.
Penso che i miei genitori abbiano cercato d’inculcare in me i valori scritti sopra in più nei limiti del possibile cercare di frequentare
almeno nelle ricorrenze più importanti la chiesa, vale a dire Natale e Pasqua, più che altro mia madre abbia cercato di insegnarmi ad
essere il più possibile circondato da molta gente, di non essere mai eccessivamente “chiuso” (anche se non sono proprio il tipo di
persona che si chiude)
Per me sono tuttora importanti gli amici, mia madre, mio fratello. Questi sono per me alcune delle cose piùdella mia vita.
Si c’è stata un’esperienza di morte nella mia esattamente nel momento in cui è venuto a mancare mio nonnomaterno, persona di
grande intelligenza e saggezza, la quale sapeva darmi in qualsiasi istante un grosso “appoggio” e sapeva fornirmi consigli
sempre utili e mai banali.
CAPITOLO III
Ed eccoci giunti dopo a proseguire questo cammino, e dunque proseguiamo il nostro bellissimo viaggio alla scoperta della mia vita.
Devo dire che da bambino mi sentivo molto protetto da mia mamma, ma prioritariamente da mio fratello Gianni, infatti devo dire
che quando in casa c’era qualche situazione di pericolo, o appena percepivo che all’interno dell’ambiente familiare “tirava una
brutta aria” io mi sentivo sicuro e protetto quando c’era mio fratello Gianni in casa. Venivo incoraggiato a sperimentare cose nuove soprattutto dalle fisioterapiste che lavoravano all’interno del centro di fisioterapia dove
andavo da piccolo, che per i primi 6 anni di vita frequentavo giornalmente, a tal punto che si può dire che tutta l’equipe che
lavorava al suo interno era “diventata” la mia famiglia infatti conoscevo praticamente tutti, poi da mia madre, che
accompagnandomi assieme a mio padre nelle varie sedutedi fisioterapia, lei aspettava fuori mentre io facevo le sedute, poi quando
veniva a riprendermi chiedeva consigli su come fare alle fisioterapiste che puntualmente e con modi estremamente gentili, le
riferivano tutte le istruzioni del caso.
Si ho un fratello di nome Gianni e una sorella di nome Liliana, che dire degli episodi accadutami con mia sorella ho già
ampiamente scritto, mentre con mio fratello Gianni ricordo più di un episodio da scrivere come ad esempio una volta che io e lui
eravamo in vespa, mentre stavamo andando nel capannone per dare il cibo ai vitelli, e chiacchierando invece di girare per la
stradina che portava al capannone, abbiamo sbagliato strada,nel frattempo mia madre ci raggiunse in bicicletta, e non vedendoci
arrivare si mise a gridare come una forsennata e poi alla fine quando ci vide arrivare, ci chiese dove eravamo stati e noi
rispondemmo che chiacchierando eravamo persi, scoppiammo tutti e tre a ridere.
Però ahimè ricordo come fosse ora, quanto ho sofferto durante il periodo in cui mio fratello era assente da casa in quanto doveva
frequentare il militare, infatti ricordo benissimo che scoppiavo in lacrime ogni qualvolta assieme a mio padre o qualcuno dei miei
familiari, lo dovevamo accompagnare alla stazione perché lui tornasse in caserma.
Tornati a casa ricordo che piangevo fino a formare un lago di lacrime perché sentivo la mancanza di mio fratello e questa
mancanza, oltre a formare dentro me un vuoto incolmabile fino al suo ritorno come ovvio, mi mancava anche perché per me la sua
presenza rappresentava e rappresenta tranquillità e sicurezza per qualsiasi cosa io debba perché per me, oltre a essere un fratello
è anche un grosso punto di riferimento, si può dire “quasi un padre”, tutto il contrario di mia sorella.
Io da bambino assieme ai miei genitori e loro assieme a me facevamo tutto quello che fanno tutti i bambini del mondo, cioè giocavamo,
ridevamo, scherzavamo soprattutto con mia madre, in quanto mio padre per motivi di lavoro o per altro, era pochissimo presente nella
mia vita da piccolo, ma devo dire che tutt’ora non è che siamolto presente all’interno della mia vita, almeno per quel che mi
riguarda. Di tutto il tempo trascorso con i miei genitori ho avuto una percezione molto affettiva, specialmente del tempo bellissimo che ho avuto
l’opportunità di trascorrere con mia madre, in cui le ore sembravano e sembrano tutt’ora volare via come l’aria..
Delle difficoltà che avevo da bambino che dire, come la maggior parte delle persone ritengo che la difficoltà più grande che ho avuto
durante quel periodo sia stata quella di accettare la situazione che mi si era presentatadavanti, poi con il trascorrere del tempo e
grazie all’aiuto degli amici, per fortuna tutt’ora presenti all’interno della mia vita, e alla grande capacità di socializzazione che ho con
chiunque mi si presenti davanti le ho superate. Ad esempio mi è successo una volta mentre partecipavo ad un incontro del
parrocchiale dei giovanissimi, c’era una nuova persona che era la prima volta che veniva al gruppo, questa voleva parlarmi ma forse
non sapeva come rompere il ghiaccio perché si era soffermata all’aspetto esteriore, allora tanto per rompere il ghiaccio ho cominciato
a chiederle come si chiamava, da dove veniva, le solite domande che si porgono in queste circostanze, ricordo che poi con il
passare del tempo, appena abbiamo iniziato a parlare e cosìa conoscerci meglio entrambe, poi nelle occasioni di incontro nelle riunioni
successive, parlavamo come due persone normalissime e come se ci conoscessimo da sempre, quando effettivamente era passato
così poco tempo, il bello di queste conversazioni era che ci siamo sentiti entrambi a proprio agio, ricordo ancor oggi il viso
stupito di questa persona appena andato oltre al primo impatto. L’episodio in cui mi sono sentito più triste l’ho già ampiamente
raccontato sopra cioè quello di mio fratello durante l’anno in cui andava e veniva, in quanto doveva frequentare il militare.
Degli amici che avevo e che ho tuttora per fortuna anche se sposati, ne ricordo uno in particolare e cioè Roberto, adesso vi
racconto per farvi capire meglio, dovete sapere che quando i miei erano impegnati con il bestiame, io appena potevo andavo a trovare
una famiglia che abita nella mia stessa via, questi di professione facevano i meccanici, c’è Luciano, Ettore, Roberto e Assunta,
Luciano che aveva aperto un officina in proprio, io appena posso vado tutt’ora a trovarlo, poi c’è Ettore, uno dei due figli di Luciano,
che all’inizio lavoravanell’officina, adesso lavora nella concessionaria Honda di Castelfranco Veneto come capofficina, poi c’è Mario, il
fratello di Luciano che lavorava anch’esso nell’officina, poi c’è Roberto che durante quel periodo andava a scuola a Castelfranco e infine
c’è Assunta, moglie di Luciano, si può tranquillamente dire che questo nucleo di persone sia stata la mia seconda famiglia, infatti in
quel periodo passavo più tempo all’officina e in casa assieme a loro che a casa mia. Ricordo che tenevo compagnia a Roberto finché
lui studiava e diverse volte devo dire che mi aiutava a svolgere anche i miei compiti, ricordo che in alcune occasioni quando avevo il
computer rotto, più di qualche volta andavo a casa sua a svolgere i compiti, in quanto io sin dall’età di 7 anni ho sempre scritto con il
computer e non con la penna perché non c’è la faccio.
Della mia vita prima dei 12 anni ricordo bene un Natale trascorso in maniera splendida con gli amici al Anspi del paese in cui abbiamo
trascorso tutta la notte a chiacchierare con gli amici di sempre, di quali fossero stati i
momenti più belli, trascorsi in compagni, tra canti e balli che a Natale proseguivano a volte anche per tutta la notte, mi ricordo che un
amico di nome Daniele, in quell’occasione non mi fece un regalo tradizionale, ma al contrario mi regalò Cuore un libro che leggo tutt’ora
e conservo con molta cura.
Io non seguivo la moda e gli stili del momento, in quanto ritengo che ogni persona abbia un proprio stile e una propria personalità
costruita o da costruire nel corso di questo grande cammino chiamato vita, inoltre ritengo che non serva a niente seguire un determinato
stile o una determinata moda del momento, ma ritengo sia ben più importante essere se stessi in ogni occasione.
A dire la verità io per mia indole sono sempre stato una persona abbastanza pigra. Anche se come già ampiamente descritto nelle
pagine passate, seguo ormai da anni la squadra di pallavolo del mio paese, spero di continuare a svolgere questa attività ancora per
parecchio tempo, in quanto è un’attività che mi piace molto svolgere.
CAPITOLO IV
Premetto io di mia indole non sono una persona alla quale piace la solitudine, anzi al contrario, mi integro perfettamente con
chiunque mi capiti di conversare e su qualunque argomento, di qualunque natura esso sia, figuratevi che una volta quando mi trovavo
all’asilo e gli altri bambini stavano dormendo il pomeriggio, le suore mi chiudevano in una stanza da solo, pensando così di
risolvere il problema e invece avvenne tutto il contrario di quello che loro pensavano, perché così facendo ottennero l’effetto
contrario perché parlavo addirittura con le pareti della stanza convinto com’ero che quelle pareti avessero le orecchie e mi dessero
ascolto, parlavo a tal punto che le suore ogni tanto venivano a controllare che stessi bene, in quanto sentendomi parlare
pensavano che ci fosse gente all’interno della stanza, e io molto spesso dovevotranquillizzarle e dire loro che era “tutto
sotto controllo e che andava tutto bene” altrimenti si preoccupavano. Un altro episodio che ricordo molto nitidamente è questo, una
volta mi trovai fuori da solo, mentre stavo passeggiando in una splendida giornata d’estate nel quartiere dove vivo e ricordo stavo
parlando di una cosacon un tono di voce abbastanza alto rispetto al solito, mentre la gente passava per strada, succedeva e succede
tuttora abbastanza di frequente, che io stia parlando con me e la gente che passi per strada si fermi per chiedermi se io abbia
bisogno o mi serva qualcosa, io devo però sempre dire loro che va tutto bene e che è tutto sotto controllo e non c’è nulla di cui
preoccuparsi. Come noterete di sicuro leggendo queste righe, non sono certoil tipo di persona a cui piace la solitudine, anzi cerco
sempre di comunicare con tutti, a costo di sembrare “logorroico” perché attraverso questa metodologia mi vengono offerte di
volta in volta sempre nuove opportunità di conoscere nuove persone, con nuove storie ognuna diversa, inoltre questo ritengo sia
un arricchimento interiore almeno per quel che mi riguarda, inoltre personalmente ritengo essere il dialogo la prima forma di
comunicazione con chiunque senza distinzione di cultura, religione o altro.
I miei divertimenti preferiti consistevano nell’andare a trovare il mio amico Roberto e tutta la sua famiglia,
infatti i miei genitori in quel periodo mi vedevano molto di rado, se non il tempo necessario per mangiare, svolgere i compiti con il
mio pc, o nel caso fossi dovuto andare ad effettuare qualche ciclo di fisioterapia a Castelfranco Veneto, in quel caso mi
accompagnavano loro, ma altrimenti le mie giornate trascorrevano nella maggior parte delle volte sempre assieme a Roberto e la sua
famiglia. Spesso se il pc di casa mia era guasto dovevo andare a casa di Roberto per svolgere tutti i compiti, ma poi la mia
permanenza durava anche oltrel’esecuzione dei compiti, in quanto i miei dovevano accudire il bestiame che in quel periodo
avevano nel capannone e io restavo lì. Naturalmente i miei sapevano sempre dov’ero, sapevano inoltre che al bisogno potevano
sempre chiamarmi, prima di uscire dicevo loro sempre dove andassi. Si può tranquillamente affermare che io e Roberto siamo cresciuti
insieme inoltre la famiglia di Roberto si può dire senza alcun dubbio per me rappresenti e abbia rappresentato nel corso degli anni una
specie di “seconda famiglia”, infatti quando andavo da loro, a quel tempo accadeva molto più di frequente rispetto a quanto accade ora,
“mi sentivo e mi sento come uno di famiglia”. Appena ho un attimo di tempo vado a trovarli. Luciano, il papa di Roberto, ora ha
chiusol’officina all’interno della quale lavorava in proprio assieme al fratello Mario. Si può dire che ogni qualvolta ritorni in quella casa mi
senta come un filo d’erba freschissima mentre sta crescendo all’interno di un prato.
La mia adolescenza si può dire che sia stata un’adolescenza normalissima come quella di qualsiasi persona, in
quanto l’ho sempre vissuta in maniera positiva cercando per quando possibile di effettuare quel passaggio di trasformazione delle cose
“negative” in positive, nel senso che fino alla fine della frequentazione delle scuole elementari tutto bene. Per me uno dei passaggi più
traumatici della mia vita, il quale ricordo porterò per sempre nel cuore, è rappresentato dal passaggio dalle scuole elementari a quello
delle medie. Che io ricordi i tre anni trascorsi alle medie sono stati di sicuro gli anni peggiori del mio percorso scolastico, per non dire
della mia vita.Questo dovuto all’incidenza di molteplici fattori, tra i quali non andare molto d’accordo con l’assistente di sostegno
assegnatami durante quei terribili tre anni di scuola, terribili non perché non andassi d’accordo coi compagni, ma bensì con l’insegnante
di sostegno di nome Barbara Lucato, per carità persona molto competente nel svolgere il suo lavoro, a livello di conoscenza informatica,
ma a livello di rapporto umano lasciava molto a desiderare. Era una persona molto fredda, con un carattere abbastanza duro, con una
personalità di quelle che voleva sempre prendere il sopravvento su tutto quello che era chiamata a svolgere quotidianamente con me,
senza però al contempo preoccuparsi di instaurare alcun tipo di rapporto umano. Al contrario con alcuni compagni e compagne di classe dell’epoca, andavo d’accordo, chiaro che con i ragazzi il tutto mi riusciva con maggiore facilità. Spesso quando avevo bisogno di qualche aiuto, cercavo di chiederlo ai ragazzi, che con il trascorrere degli anni, ho avuto maggiormente l’occasione di conoscere. Con loro avevo instaurato un rapporto di maggiore “confidenza” nel corso del tempo trascorso insieme durante quegli anni, in quanto se devo dire la verità ho ricevuto maggiormente aiuto dai compagni dell’epoca che da l’insegnante di sostegno. Con le ragazze, in quanto la classe era composta anche da ragazze, avevo si un bel rapporto a grandi linee, ma non è che
andassi d’accordo proprio con tutte, però ricordo una ragazza in particolare, con la quale andavo molto d’accordo di nome Laura
Simonetto, ragazza molto disponibile e che all’occorrenza mi dava una mano. L’evento più significativo negli anni della mia adolescenza è stato il compimento della maggiore età, in quanto appena raggiunto, cioè
dei 18 anni, mi sembrava di aver appena portato a termine la scalata della prima parte di una grossa vetta, in quanto all’interno di me
stesso ero ben consapevole di due cose: la prima era quella di aver raggiunto “l’indipendenza” nei limiti del possibile, nelle mie scelte,
mentre la seconda consapevolezza era quella che avendo raggiunto la cosiddetta maggiore età, le “responsabilità”delle mie scelte e
delle mie azioni ricadeva tutta su di me, sebbene vivessi e continui a vivere tutt’ora assieme ai miei genitori e mio fratello. Penso
che questo faccia parte di un ennesimo processo di crescita e maturazione che ogni individuo sia chiamato a compiere
all’interno della vita stessa, infatti ritengo che la vita stessa, sia un dono che ci viene offerto ogni giorno e vada sotto ogni forma
essa si presenti a noi, con le sue difficoltà e le sue gioie, infatti perme la vita la si può paragonare a un circo, solo con un tendone
in più, all’interno di questo tendone ci sono tutta la serie di prove che ci attendono e noi tutti esseri umani siamo chiamati ad
affrontare quotidianamente, del resto la vita la si può paragonare anche come un grande libro di avventure e di scoperte, dove tutti gli
esseri umani sono “scrittori” delle loro vicissitudini e delle loro scoperte quotidiane, ma nel contempo siano oltre che scrittori anche
protagonisti e ci venga offerta ogni giorno la possibilità di scrivere una grande avventura con le nostre grandi scoperte quotidiane, ma il
bello di questa grande avventura che ritengo sia la vita, non sta solo nello scrivere sempre quello che ci accingiamo a scoprire, ma cosa
ancora più stupenda che ci viene offerta ritengo sia la possibilità di scrivere ogni giorno un finale “pirotecnico” all’interno del nostro
grande libro della vita, consapevoli che ogni giorno ci offre nuove scoperte, nuove avventure, nuove emozioni e nuovi traguardida
vivere ogni giorno da protagonisti.
La parte migliore della mia adolescenza è avvenuta appena ho preso coscienza della mia malattia, questo
processo molto lungo e in parte “doloroso” è avvenuto nel corso del tempo sicuramente, ma anche grazie e soprattutto al fatto che non
commesso l’errore di chiudermi come un riccio dentro me stesso, questo di frequente, è l’errore più frequente che fanno le persone
diversamente abili, un altro fattore che mi ha dato una grossa mano in questo è sicuramente il fatto che i miei amici di sempre,
quelli veri non mi hanno mai abbandonato, nemmeno un istante e hanno cercato qualche tipo di metodologia, per farmi sentire
comunque coinvolto in tutte le attività di ogni genere e in tal senso, hanno contribuito in gran parte a far approdare all’interno di
me stesso, quel “senso di appartenenza e di comunità”, che oggi e per sempre mi consentirà di sentirmi legato a loro.
Per quanto riguarda la parte peggiore della mia adolescenza, si può dire che risalga a circa nove anni, quando èvenuto a mancare mio
nonno materno. Si può dire che per me quando mio nonno è venuto a mancare, di conseguenza, il mio stato d’animo “per qualche
tempo si è sentito ferito”, in quanto è venuta meno una figuraper me molto importante, quasi “un secondo genitore”, che al contrario di
mio padre, all’interno della mia vita èstato sempre assai presente, mi forniva sempre consigli molto utili.
La mia esperienza fuori casa risale al periodo in cui frequentavo le scuole medie, infatti in terza media assieme alla classe, siamo andati
a fare gita di tre giorni, nei quali siamo andati a visitare le grotte di Frassassi e in un luogo di cui ora non ricordo il nome. Per me è stata
un’esperienza molto bella che ancor oggi ricordo volentieri, però al contempo si è rilevata anche un po’ “triste”, ma non certo perché io
mi sia trovato male coi compagni, ma perché la Barbara non voleva che io partecipassi a quella gita, in quanto per lei ci sarebbero
stati troppi“problemi” nel seguirmi. Ricordo come fosse oggi, che se non fosse per merito del preside delle scuole medie dell’epoca un
certo Domenico Trovato e per un professore che ancora oggi lavora nelle stesse scuole, uno di nome Giovanni Casagrande, io
quest’opportunità non l’avrei mai avuta. Il “colmo” venne raggiunto nel momento in cui al ritorno da queste tre giornate
indimenticabili dissero a mia madre che in realtà tutto si era svolto meglio di come credevano loro.
Sì, nella mia vita ho avuto l’occasione di incontrare parecchie persone speciali, tra le quali Pia che non c’è più,è stata fra le prime
persone, nel lontano 1984, ad insegnarmi l’utilizzo del personal computer, dire che i suoiinsegnamenti e consigli si sono rivelati e
si rivelano tutt’ora preziosi e utili, visto che lavoro tutt’ora col computer, poi ricordo nitidamente un’altra assistente che mi ha
seguito per due anni alle elementari più precisamente in seconda e in terza di Marinella Savignano, della quale ho ricordi molto belli.
Con Marinella al contrario di Barbara, nel corso di questi due anni abbiamo instaurato un rapporto di stima e amicizia moltobello.
Devo dire che a me, sebbene l’avessi avuta solamente per due anni come insegnante di sostegno, mi ha insegnato moltissime cose
belle in quanto è stata la prima persona nel riuscire a farmi rimanere nella mia classe.Infatti, appena ho iniziato le scuole elementari,
non riuscivo a stare nella mia classe, in quanto volevo sempre andare nella classe quinta in quanto avendo fatto un anno in più di asilo
rispetto agli altri bambini, quando ho iniziato mi sono trovato nella situazione in cui conoscevo meglio i ragazzi di quinta, che i miei
compagni, perché con i ragazzi di quinta c’ero “cresciuto”, in particolare con Alessandro Torresan, grande amico e vicino di casa.
Nella mia vita, la persona che mi ha maggiormente condizionato è stata sicuramente la figura di mio padre, almeno in parte e in special modo all’inizio della mia vita, in quanto con la sua paura che ha tutt’ora nell’affrontare le cose, ogni volta che lui parla, sembra che il mio mondo sia sempre “pieno” di difficoltà, specialmente per me, questa è la sua visione del mondo all’interno del quale io vivo, ma per fortuna nel corso del tempo, ascoltando spesso i preziosi consigli di mia madre, ho imparato
a “vivermi” la mia vita e a “gestire” anche mio padre. Alla fine lui si vive la sua vita come meglio crede, mentre io mi vivo la mia. Comunque si può affermare che la persona che ha maggiormente influito nella mia vita, in quanto l’ho considerata uno tra i miei più preziosi e grandi punti di riferimento. Le persone che mi hanno maggiormente aiutato a prendere consapevolezza di me nel corso della mia vita sono: mia madre, mio
fratello, gli amici, in quanto con loro sto continuando questo continuo percorso di crescita che percorro in ogni istante della vita,
all’interno del quale ho un’opportunità grandissima ogni giorno, quella di scoprire sempre cose nuove e di ricevere continuamente
stimoli nuovi, ma anche insegnamenti positivi che ricevoquotidianamente da tutte le persone che mi circondano, in special modo da
loro. Le pressioni che avvertivo da adolescente erano ogni volta sempre le stesse, in quanto ogni volta prima di uscire “dovevi subirti” la
solita predica da parte dei genitori, “sembrava di stare nel confessionale del Grande Fratello”, in quanto ti facevano ogni sabato e domenica pomeriggio prima di uscire di casa le solite raccomandazioni del genere: stai attento, comportati bene, fatti accompagnare nel rientrare a casa, non bere, non fumare, non frequentare “cattive compagnie”. Io quando avvenivano questo genere di cose mi sentivo sottopressione in quanto sono sempre stato attento nel frequentare “gente sana” nel non prendere strani “vizi”in quanto nella mia vita non ho mai ne bevuto, ne fumato e credo di non farlo mai. Devo dire che queste preoccupazioni che
avevano i miei genitori si possono considerare “normali”, però io quando sentivo che mi facevano questo tipo di “raccomandazioni” mi sentivo un po’ a disagio, in quanto mi sono sempre consideratoun ragazzo capace di “decidere” con la propria testa e con la capacità di effettuare certe scelte in autonomia, e che “sa scegliere” tra una cosa che fa bene e una che fa male. La mia famiglia da sempre appartiene alla classe sociale degli “agricoltori”, ma sebbene appartenga a questa classe sociale non mi
sono mai sentito inferiore a nessuno, perché hanno sempre cercato di donarmi la parte migliore di loro stessi, hanno cercato di trasmettermi i veri valori della vita, come onestà, correttezza, lealtà, rispetto verso tutti gli esseri umani, insomma hanno cercato in qualsiasi maniera di accontentarmi in tutto, nei limiti delle loro possibilità. Pur facendo parte “di una famiglia povera”, nel corso della mia vita non è mai capitato di sentirmi “inferiore o superiore” a nessuno, in quanto sebbene ci siano classi sociali superiori e più adagiate rispetto a quelle cui appartiene la mia famiglia, mi sono sempre sentito e mi sento tutt’ora “ricco dentro”. Da adulto una pressione che ho ricevuto è quella di “dover” condividere e accettare alcune scelte dei miei genitori, pur non condividendole affatto, o al contrario situazioni che avrei voluto far “emergere” ma che loro hanno preferito e preferiscono sopprimere e nascondere.
Attualmente, le mie giornate e serate di tempo libero trascorrono tra gli allenamenti con la squadra di pallavolo del mio paese, precisamente tre volte la settimana: il lunedì, giovedì e il sabato, durante il quale si gioca lapartita, poi nelle altre sere in cui sono a casa una navigata serale in internet, aggiornamenti vari del mio portatile, qualche masterizzazione di film in dvd, qualche navigata anche in facebook, poi non ultimo e nonmeno importante, una volta ogni quindici giorni quando il Bassano Volley gioca le sue partite interne al Palabassano2, ho il posto riservato vicino allo speaker, una posizione favolosa perché ti trovi praticamente a bordo campo, da dove si riesce a vedere benissimo tutto lo svolgimento della partita e ti trovi praticamente acontatto diretto con tutto quello che avviene all’interno del palazzotto. Per questo devo ringraziare la società del Bassano Volley che mi ospita ogni qualvolta la squadra giochi le sue partite interne, davvero grazie di cuore, perché per me rappresentano un’altra “famiglia”, poi tutto il gruppo dei miei amici che vengono a prendermi la domenica pomeriggio e mi riportano a casa, in particolar modo Mauro Sabino, grandissimo e speciale amico e persona sempre molto disponibile con tutti e con il quale vado molto d’accordo e ho legato particolarmente e i suoi genitori che mi riportano a casa ogni domenica al termine delle partite interne del Bassano Volley. Inoltre ringrazio tutto il gruppo della pallavolo del mio paese, per la “pazienza e la costanza” che dimostrano nel corso di tutti questi anni, nel venirmi a prendere con qualsiasi condizione atmosferica, nel riportarmi a casa, nel farmi trascorrere con loro buona parte dell’anno perché fra allenamenti, partite e impegni vari mi fanno sentire ogni volta come uno di loro.
Davvero grazie di cuore a tutte queste persone che mi fanno sentire speciale e allo stesso tempo mi consentono di vivere una vita “normale” sotto tutti gli aspetti, come ogni altro essere umano di questo mondo.