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Foglietto Parrocchia Castione 12 Marzo 2023 (Versione Pdf)

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La testimonianza (PARTE 2) di fede e di vita del nostro Urbano. responsabile parrocchiale di Iclesia per Castione - disabile da sempre affetto da tetraparesi spastica -.

Continua con il I Capitolo la trascrizione dell'autobiografia del nostro Urbano. Buona lettura.

CAPITOLO I
Ebbene mi appresto a iniziare questo lungo e bellissimo viaggio che mi porterà a ripercorrere un po’ alla volta, senza alcuna fretta
tutte le tappe della mia vita, in quanto penso che la vittoria più bella che ogni essere umano abbia il diritto e il dovere di
ottenere sia quella di vivere la vita stessa, qualunque difficoltà essa gli presenti davanti a sé, trovando all’interno di noi stessi e
all’interno della nostra anima il coraggio, dopo una prima fase di “scoraggiamento che ritengo sia logica e inevitabile, la forza di
andare avanti senza ascoltare tutti i giudizi della gente e suscitare nella gente stessa sentimenti come “compassione o altro”
molto frequenti nella gente che non conosce o lo conosce solo in maniera marginale questo mondo:il mondo dei «disabili»”.
A proposito della mia nascita i miei genitori mi hanno raccontato che quel bellissimo 30 Agosto 1978, era un giorno in cui
diluviava, però a casa erano tutti felici, come è di routine in tutte le famiglie, d’altrondesi dice che la nascita di un bambino porta
sempre felicità e serenità in tutte le famiglie del mondo.
Però questa felicità venne ben presto minata in quanto uno dei due fiocchi che erano stati appesi all’esterno della casa
sempre quel giorno stesso, cadde.
Questa caduta di uno dei due fiocchi non era imputabile certamente ad un fattore di tipo atmosferico comesi potrebbe pensare di
primo impatto, ma la caduta di quel fiocco era dovuta bensì ad un fatto certamente molto triste per tutti noi, cioè l’inaspettata morte
avvenuta dopo poche ore del mio fratello gemello di nome Giovanni.
Naturalmente questo evento provocò in tutti noi, un bel po’ di tristezza, ma specialmente per mia madre. Sin da piccolo ho
cominciato ad avere una certa confidenza con gli ospedali, mio malgrado in quantoall’età di circa 6 mesi mi sono
sottoposto al primo di una lunga serie di interventi chirurgici sino adarrivare al punto in cui mi trovo attualmente cioè nella
normalità della vita quotidiana.
Nella mia famiglia mentre io venivo al mondo accadeva che mio padre era al lavoro e stava trasportandodel bestiame, mia
madre era in ospedale che mi stava attendendo, mentre i miei due fratelli erano dalla nonna che stavano attendendo
anche loro la lieta notizia.
Mi ricordo che mio padre appena terminato il lavoro, si fermò su un bar fece una telefonata all’ospedale di Castelfranco Veneto,
diede nome e cognome di mia madre e chiese ad un’infermiera se fosse andato tutto bene, lei rispose di si.
Appena mio padre ebbe la conferma da parte dell’infermiera che la mia nascita era avvenuta e che tutto era andato bene, riprese il
suo lavoro come al solito e tutto tornò alla normalità, mio padre per festeggiare lamia nascita, ritornò in quel bar dove effettuò la
telefona e si bevette una buona birra fresca.
Quasi stavo per dimenticarmene io oltre ad avere due fratelli un maschio e una femmina e un fratello gemello di cui ho
ampiamente raccontato nelle righe sopra scritte avrei inoltre anche una sorella di nome Liliana prematuramente scomparsa all’età
di 1 anno circa morta in un recipiente d’acqua bollente mentre stava dalla nonna del papà in quanto mia madre in quel momento si
trovava all’ospedale perché mi stava attendendo.
Appena tornata a casa mia madre si accorse immediatamente che c’era qualcosa di strano e che non eratutto come al solito
all’interno del nucleo familiare. Appena apprese la triste notizia mia madre si chiuse in se stessa e si tenne tutto dentro, fino al
giorno del funerale quando mia madre finalmente riuscì a esternare tutto ciò che si teneva dentro, finalmente si sbloccò.
Naturalmente come comprensibile fu un periodo molto duro per tutti noi, specialmente per i miei genitori. Insomma se saremmo
tutti di figli all’interno della mia famiglia di figli ce ne sarebbero stati ben 6.
Nel mio paese mentre io emettevo i primi vagiti e stavo per venire al mondo accadeva che tutto il paesestava attendendo il
mio arrivo con ansia e trepidazione, in quando mio padre nei giorni precedenti si era preoccupato di diffondere per bene la
notizia e al mio ritorno dopo aver un piccolo periodo in ospedale comegià precedentemente detto mi sono trovato così tanta gente
che veniva a farmi visita e a portarmi regali che sembrava la processione del Venerdì Santo. Naturalmente i miei fratelli erano un
po’ gelosi di me, perché dicevano che ero il più piccolo e che ricevevo sempre i regali più belli ed erano soprattutto gelosi perché
essendo io l’ultimo arrivato, secondo loro ero sempre al centro dell’attenzione cosa abbastanza normale del
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resto quando c’è un nuovo arrivo in famiglia si tende sempre a guardare di più l’ultimo arrivato, per cui era abbastanza normale
che i miei fratelli fossero un po’ gelosi di me.
Mi ricordo che il giorno del mio battesimo la chiesa era tutta colma di gente, dopo il battesimo siamo andati a mangiare in un
ristorante molto rinomato di Castelfranco Veneto più precisamente il ristorante si chiama “Rino Fior,”all’interno di una sala
bellissima, con tutti i parenti, zii, cugini, parenti, madrina etutta la gente che i miei genitori avevano messo sulla lista degli
invitati. Inoltre del mio battesimo ricordoche quel giorno pioveva a dirotto e poi ricordo anche il discorso dei due fiocchi che
uno dei due cadde, comunque questa parte del discorso l’ho già precedentemente narrata. Comunque di quel giorno sebbene
fossi ancora molto piccolo conservo dentro me stesso e all’interno del mio cuore un ricordo bellissimo che rimarrà indelebile
dentro me per tutta la vita.
Nelle stesse ore in cui io venivo alla luce nel mondo accadeva che era appena morto un papa di nome Urbano I, da qui i
miei ebbero l’ispirazione di mettermi come nome Urbano. Anzi a dire la verità l’ideavenne a mio padre, in quanto mia madre
voleva mettermi come nome Paolo, ma poi mio padre siccome era da poco deceduto mio fratello Giovanni pensò che se mi
chiamavo Giovanni dovessi morire anch’io, tutte fantasie di mio padre, in quanto credo che tutti noi ancor prima di nascere, colui
che sta in cielo, abbia già scritta per tutti noi essere umani, una fantastica favola, questa favola si chiama destino. Dal destino
nonsi può sfuggire. Il destino fortunatamente per me aveva previsto che vivessi, al contrario di quello che pensava mio
padre.
Del mio primo anno di vita ricordo ben poche cose però molto nitidamente come ad esempio i primi passi accompagnato da dietro
da mia madre cioè mi spiego meglio lei mi teneva da dietro accompagnandomi passo dopo passo e io un passo alla volta
camminavo lungo il corridoio di casa, poi un'altra cosa che ricordomolto limpidamente è le corse che facevo avanti e indietro
con il carrello, poi ricordo una volta in cui correndo sempre con il carrello arrivai fino alla porta della credenza la apri e
sbadatamente mi rovesciai addosso tutto il pacco della farina. Alla fine mi ritrovai tutto coperto di bianco come un pagliaccio.
Ricordo inoltre le corse in giardino con il triciclo. Le volte in cui mio fratello Gianni mi prendeva in braccio e mi accompagnava in
quella che attualmente è la nostra camera da letto, i salti che facevamo assieme amio fratello sopra il letto. Ricordo inoltre che
una volta mia sorella Liliana solamente per soddisfazionepersonale mi provò tutti i completini dei vestiti che avevo ricevuto come
regalo il giorno del battesimo. Però rimaneva un solo “problema” da affrontare dirlo a mia madre, in quanto quando mi sorella si
accinse a provarmi tutti i completini ricevuti, mia madre non c’era perché era occupata nel dare da mangiare ai vitelli, in
quanto durante questo i miei gestivano in proprio un capannone in cui c’erano appunto dei vitelli. Attualmente, questo
capannone lo abbiamo dato in affitto, la struttura attualmente è adibita a una pensione per cani, in più sempre nella stessa
c’e uno spazio per l’addestramento degli stessi. Ma comunque torniamo a noi, appena mia madre fu tornata dal capannone,
venne immediatamente al pianosuperiore, si accorse subito di ciò che aveva fatto mia sorella. La stessa tentò di costruirsi
una giustificazione del fatto che mi stava provando i completini per vedere come mi stavano addosso, dicendo che lasciarli nel
cassetto senza che nessuno gli provasse era un peccato, altrimenti i vestiti si sarebbero suscita e inoltre avrebbero fatto la
polvere. Mia madre le rispose che ci sarebbero state sicuramente altre occasioni per provarmi i vestiti di certo non steso sopra il
letto, con tutte le finestre delle camera da letto aperte rischiavo di prendermi una broncopolmonite. Così mia sorella alla fine
dell’accaduto si prese un granrimprovero da parte di mia madre.
Ricordo inoltre le passeggiate sul passeggino che mi faceva fare mia sorella, le passeggiate con me gli
servivano come scusa per uscire e andare a trovare le sue amiche o andare in palestra a vedere che giocavano a pallavolo,
in questo modo cioè badando a me, lei evitava di dare una mano nel capannone coni vitelli.
Il mio primo ricordo che mi rimarrà indelebile nella mente è certamente questo: un grandissimo sorriso stampato nella faccia di mia
madre, appena arrivati a casa dall’ospedale e la mia prima parola pronunciata che fu appunto mamma.
I miei familiari di me quando ero bambino raccontano che sebbene fossi un bimbo con difficoltà ero unapersona normalissima
che conduceva una vita normale e che ne combinava di tutti i colori infatti diconoche da fanciullo fossi molto meno pigro di
adesso, come se in questo periodo della mia vita, d’improvviso
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avessi perso la voglia di impegnarmi ma posso assicurare che non è affatto così. Infatti ricordo che con la mia prima carrozzina a
forza di saltare e di non stare fermo un secondo nel guardare alla televisione unevento sportivo, più precisamente una partita
di calcio, mi ritrovai improvvisamente a testa in giù, in quando avevo preso una botta alla testa saltando all’indietro la
carrozzina con me sopra, andò casualmente a sbattere la testa contro lo spigolo di una poltrona che si trovava all’interno del
salotto. Mia madre presa dallo spavento a causa della fuoriuscita di sangue e vista l’assenza di mio padre, in quel momento
impegnato ad accudire il bestiame, andò a chiamare il mio vicino di casa, che faceva l’infermiere all’ospedale di Castelfranco
Veneto. Insieme a mia madre mi accompagnò all’ospedale dove mi diedero dei punti per chiudere la ferita.
Io avevo quattro nonni due da parte di mio padre, due da parte di mia madre. Sebbene abbia sempre voluto bene a tutti e quattro i
nonni, coloro con i quali andavo maggiormente d’accordo, erano quelli da parte di mia madre, in quanto ho avuto la possibilità di
conoscerli maggiormente. Il nonno paterno è scomparsoprima che io nascessi. Quando avevo dieci anni, la nonna paterna
è venuta a mancare quindi l’ho conosciuta poco. Il ricordo che ho di lei è di una persona molto solare, disponibile, allegra,
generosa con tutti. I nonni materni invece erano persone molto comprensive, con i quali si poteva parlare di tutto. I miei nonni
materni erano una coppia che andava d’accordo fra loro. Per quel che concerne i genitori materni mi piaceva molto il fatto che si
riuscisse a comunicare senza limiti e che comunque finche’ parlavi con loroavevi la sensazione di essere libero senza alcun
tipo di vincolo, soprattutto erano due persone libere, moderne di mentalità, tutto il contrario dei genitori paterni, nel senso
che ti ritrovavi a discutere con i genitori di mio padre pensando che ci fossero degli argomenti nuovi all’interno del quale sentirti
“libero” di poter esprimere la tua opinione su determinato argomento, fatto sta’ che alla fine i discorsi e gli argomenti usciti da parte
dei genitori di mio padre erano ogni volta sempre gli stessi, sembrava ogni volta come se mi trovassi all’interno di un romanzo
con la stessa storia e un finale già scritto.
I miei genitori sono due persone molto diverse soprattutto caratterialmente, nel senso che uno domina l’altro. Mi spiego
meglio: da una parte c’è mio padre, persona molto autoritaria, severa, quasi un
“colonnello” nel senso che quello che decide lui deve questo sempre secondo la sua visione della vita andare bene per tutti.
Dall’altra parte abbiamo mia madre, persona molto altruista, comprensiva, disponibile che sa ascoltare. Esattamente uno il
contrario dell’altro. Però diciamo che nel complesso i due caratteri si integrano perfettamente. La persona con la quale ho
maggiore “confidenza” è mia madre nel senso che se noi fratelli dobbiamo parlare di qualunque cosa andiamo tutti da mia madre.
Praticamente si può dire che mia madre è senza alcun dubbio il fulcro della famiglia. E’ vero che c’è anche mio padre, ma per quel
che miconcerne, io con mio padre ci parlo veramente poco, infatti con lui “dialogo” appena l’indispensabile, anzi a volte neppure
quello almeno per quel che mi riguarda. Al contrario con mia madre ho un altro tipo dirapporto, perché mia madre ha un altro
tipo di carattere rispetto a mio padre, in quanto mia madre ha una mentalità molto più aperta su tantissime cose rispetto,
diciamo che mi madre ha un carattere molto comprensivo rispetto a mio padre, perché mia mamma oltre che avere il ruolo di
genitore sa essere anche un’amica sulla quale puoi contare in qualsiasi momento e per qualsiasi cosa, anche se non è che
vada araccontare proprio “tutto” nel senso che molte cose personali me le tengo per me o comunque le confido soloa persone di cui
sono certo che mi posso fidare, come ad esempio tra i miei compagni di lavoro qui al centro,il mio amico Luca Basso, che oltre ad
essere un ottimo collega di lavoro, è anche persona a cui tengo inmaniera particolare, perché persona che sa donare agli altri,
sa ascoltare e quando serve so che lui c’è sempre per qualsiasi cosa e in qualsiasi momento. Si penso di assomigliare ai miei
genitori in quanto penso di aver preso un misto tra il carattere di mio padre e la pazienza di mia madre, sebbene ogni tanto
abbia qualche momento di tensione (che poi naturalmente passa), cosa che penso possa succedere a tutti noi esseri umani.

Foglietto Parrocchia Castione 5 Marzo 2023 (Versione pdf)

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La testimonianza di fede e di vita del nostro Urbano. responsabile parrocchiale di Iclesia per Castione - disabile da sempre affetto da tetraparesi spastica -.

Amici di Iclesia, desideriamo proporvi questo scritto del nostro caro Urbano, il volontario che puntualmente provvede al caricamento degli avvisi parrocchiali su questo sito.
Le sue parole, luccicanti di forza interiore e di fede, la sua scrittura potente e allo stesso tempo fresca e confidenziale, ci aiuti a guardare a noi stessi e al mondo da punto di vista più ricco del consueto: il suo. Deo Gratias e buona lettura.. a puntate. :-)
Don Enrico.


Salve a tutti sono Urbano, eccomi qui tutto d’un tratto a ritrovarmi a scrivere questo racconto autobiografico, cosa che sinceramente prima d’ora non mi e’ mai stata data l’opportunità di fare, pur avendo avuto la possibilità di partecipare sempre attraverso il Centro Atlantis ad un concorso poetico svoltosi a Bologna nel Giugno del 2007, la cui tematica era “Possiamo Immaginare tante vite ma non rinunciare alla nostra”.
Il concorso si divideva due rami cioè si poteva raccontare come si immaginava la propria vita ma senza rinunciare alla nostra in due sistemi, il primo era raccontare come si immaginava la propria vita attraverso la poesia, mentre il secondo era raccontare sempre con la stessa tematica citata sopra però attraverso la prosa. Io vi ho partecipato nella sezione della prosa e sono arrivato quinto: da ricordare che il concorso indetto dall’Aias di Bologna era a livello nazionale.

Ma torniamo a noi, che dire della mia vita: la si può paragonare a un mare, a volte agitato a volte tranquillo, infatti ho cominciato molto presto a frequentare il Centro di Neuropschiatria Infantile di Castelfranco Veneto, infatti ho frequentato questo centro più o meno dall’età di circa 6 mesi fino all’età di 18 anni. All’interno di questo centro ho conosciuto molti terapisti, i quali mi hanno aiutato ad acquisire e mantenere sempre nei limiti del possibile la maggior dell’autonomia.
All’età di circa 6 mesi ho subito il primo intervento chirurgico in quanto era stata rilevata la presenza di due piccole ernie all’interno dello stomaco, trascorso un po’ di tempo ho subito il mio secondo intervento agli occhi per centrarmi la vista in quanto soffrivo di strabismo.
Ah, quasi dimenticavo prima di tornare a casa dall’ospedale di Castelfranco mi sono fatto la bellezza di 40 giorni di incubatrice, in quanto ero nato sotto peso, pesavo appena 1 chilo e 200 grammi. 
Nel 1989 all’ospedale di Parma ho subito il mio terzo intervento chirurgico più precisamente in quel caso è stato necessario effettuare un intervento per l’allungamento dei tendini delle ginocchia, altrimenti mi ritrovavo a dover stare seduto non come sono in questo momento e cioè normalmente ma con le ginocchia che mi sarebbero giunte fino a quasi all’altezza del viso.
Al mio arrivo a casa è seguito un lungo e doloroso periodo di riabilitazione, ho dovuto portare l’ingessatura per ben 40 giorni fino all’altezza dell’inguine, durante questo periodo mi sono fatto portare il letto al primo piano perché naturalmente non potevo fare le scale in quanto avevo l’ingessatura e per cui dormivo al primo piano nel salotto di casa.
Appena tolta l’ingessatura all’ospedale di Asolo ho dovuto anche un periodo di piscina sebbene io abbia una paura folle dell’acqua. Questo periodo di piscina mi serviva per recuperare gradualmente tonicità muscolare, oltre alla piscina di pari passo effettuavo anche una seduta mattutina di fisioterapia, infatti in quel periodo avevo una fisioterapista la quale ogni mattina veniva per aiutarmi a effettuare degli esercizi che servivano per farmi recuperare sensibilità e sensibilità alle gambe. Inoltre mi ricordo che durante questo per me interminabile, di notte dovevo portare anche le docce.
Io sarei stato fratello gemello in quanto l’altro fratello è morto dopo poche ore dalla nascita.
Sono affetto da una patologia chiamata tetraparesi spastica, ma non me faccio certo un problema, anzi a volte se la si sa interpretare nella maniera giusta questo “disagio” può diventare un vantaggio sotto altri punti di vista.

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