In MIssione, da Fermi

Celebriamo la Giornata missionaria mondiale, l’andare in missione. Per noi è chiaramente questione che pone in essere il viaggiare. Così ci hanno insegnato sin da piccoli. In realtà, la prima missione è stare fermi dove siamo. Stare serenamente in compagnia con la nostra realtà di ogni giorno. La prima missione è stare con gioia intima dove viviamo. Senza sognare fughe o altri luoghi ed altre persone. La nostra cultura occidentale ci spinge invece a sognare sempre altro ed altri: viaggi, chiamate con tutti i mezzi di comunicazione, persone nuove, incontri nella penombra, moltiplicazioni di appuntamenti. Tutto ci porta al cambiamento, all’istantaneo, alla scoperta di cose sempre nuove. È importante cambiare. La novità è la verità. Sempre. Per tutti.
La nostra fede invece ci fa scoprire il tesoro proprio là dove siamo. Martin Buber, uno scrittore ebreo, ci insegna da tempo questo sorprendente convincimento: siamo continuamente alla ricerca del tesoro lontano, che in realtà ci rinvia precisamente al nostro semplice ed assai conosciuto quotidiano.
La saggezza della Chiesa ha in tal modo fatto sì che la patrona delle missioni sia una santa giovanissima di 24 anni, francese, vissuta in uno spazio assolutamente ristretto nel Carmelo di Lisieux, nota universalmente santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto santo. Papa Francesco, il 15 ottobre scorso, ha reso pubblica la esortazione apostolica C’est la confiance, ossia È la fiducia, scritta per celebrare i 150 anni dalla nascita della santa più importante dei tempi moderni.
Leggendo il testo dell’Esortazione papale ho provato la contentezza di vedere per la prima volta utilizzato il termine fiducia anziché fede. La scelta, a mio avviso, è stupenda poiché pone l’accento sulla fiducia incrollabile nella misericordia del Padre, nella divina dolcezza. Thérese è stata capace di restare incrollabilmente ferma nella convinzione dell’azione di Dio esattamente nella sua temperie culturale dove si affermava la necessità di voler essere santi. Santa Teresa di Lisieux lascia questo modo di pensare per affidarsi unicamente al Papà di Gesù di Nazareth. Ella ha voluto essere l’amore nel cuore della Chiesa per tutti i peccatori ed i sofferenti. Ho pensato spesso a questo suo atteggiamento dopo aver vissuto esperienze con i carcerati ed i giovani che tentavano di uscire dalla tossicodipendenza. In fondo, pure queste persone sono costrette a restare in uno spazio assai ridotto. Ho visto con i miei occhi ed ho toccato con mano la ricerca di un contatto con il Signore da parte di persone apparentemente lontanissime dalla fiducia in Dio. E sono stato contraddetto dall’esperienza reale. Nessuno è lontano dalla misericordia di Dio. Possiamo, dopo aver toccato il fondo, tendere la mano e stringere la sua che ci accoglie con immensa tenerezza.
È paradossale, quindi, poiché ci sembra che non sia possibile tenere insieme due aspetti inconciliabili: andare e restare, camminare e stare fermi, annunciare a persone nuove e vivere con le stesse persone. Come è possibile? Santa Teresa di Lisieux ci insegna che ciò che conta veramente è la fiducia nella forza della misericordia di Dio. Con questa incredibile fiducia saremo tutte e tutti missionari. Sempre. Ovunque siamo, in qualsiasi condizione viviamo. Dovremmo dire ciò alle nostre carissime persone anziane, ammalate, che vivono tante ore di solitudine, a chi è degente in ospedale, in casa di cura, a chi è in carcere. Nella preghiera fiduciosa a Dio possiamo essere vicini a tutta l’umanità. Tutte e tutti siamo missionari quando ci affidiamo con fiducia totale alla cura premurosa di Dio, che non ci abbandona e ci è accanto.
La nostra testimonianza è la possibilità per molte persone di essere serene, nonostante tutte le difficoltà, dove si trovano. Non è sempre facile, però se ci fidiamo della saggezza della Chiesa scopriremo che il nostro tesoro è proprio là dove ci troviamo. E che non dobbiamo correre, scappare, sognare, cambiare continuamente tutti e tutto. I nostri ragazzi e giovani vanno sostenuti nella ricerca coraggiosa di vivere nuove esperienze e, talvolta, di scoprire che abbiamo tutto. Anzi, di più. La fiducia diventerà allora contentezza nello scoprire che la nostra vita è stata raggiunta da immensi regali di cui frequentemente non ci accorgiamo.
Don Flavio Rosa, Parroco