Loria (TV) - Ramon
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PARROCCHIA di SAN PANCRAZIO in Ramon

CAMMINIAMO INSIEME - III° DOMENICA DI PASQUA

Qui potete scaricare il foglietto leggibile e a colori, sempre aggiornato.

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CAMMINIAMO INSIEME - II° DOMENICA DI PASQUA

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CAMMINIAMO INSIEME - DOMENICA DI PASQUA

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CAMMINIAMO INSIEME - DOMENICA DELLE PALME

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CAMMINIAMO INSIEME - V° DOMENICA DI QUARESIMA

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CAMMINIAMO INSIEME - IV° DOMENICA DI QUARESIMA

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CAMMINIAMO INSIEME - III° DOMENICA DI QUARESIMA

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CAMMINIAMO INSIEME - II° DOMENICA DI QUARESIMA

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CAMMINIAMO INSIEME - I° DOMENICA DI QUARESIMA

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CAMMINIAMO INSIEME - VII DOMENICA T.O.

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CAMMINIAMO INSIEME - VI DOMENICA T.O.

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Quale famiglia è raccontata dai mezzi di informazione?

La famiglia ordinaria, quella che ogni giorno vive e lavora, combatte la sua battaglia per accogliere la vita e far crescere i figli, è completamente ignorata dai mezzi di informazione. Semplicemente non fa notizia. “Eppure” scrive oggi don Silvio nel suo blog “tante volte dietro il velo del consueto vi sono esperienze bellissime che andrebbero conosciute e potrebbero contribuire a far emergere lo straordinario ruolo sociale della famiglia.

di don Silvio Longobardi

18 marzo 2019

“Como, fiocco rosa per la mamma dei record: undici figli a 38 anni”: titolava così il Corriere della Sera poche settimana fa per raccontare la storia di Claudia e Diego, lei mamma a tempo pieno e lui consulente informatico. Sposati da 17 anni. “Una famiglia normale come tante altre”, dice Claudia, frastornata dalle interviste, “semplicemente più numerosa”. Grazie a questa esperienza, che senza dubbio esula dall’ordinario, la famiglia ordinaria ha bucato lo schermo, ha trovato spazio anche sulla carta stampata e sul web di informazione. Ma una rondine non fa primavera.

Quale immagine di famiglia emerge sui mezzi di informazione? Ad una prima indagine, il quadro non è molto confortante. La vita ordinaria non interessa perché, si dice, la banalità del quotidiano non fa notizia. Eppure, tante volte dietro il velo del consueto vi sono esperienze bellissime che andrebbero conosciute e potrebbero contribuire a far emergere lo straordinario ruolo sociale della famiglia.

Non appare neppure la vita straordinaria di tante famiglie, non c’è mai spazio per raccontare testimonianze che danno alla famiglia un volto eroico. Penso ad esempio all’associazione Mamme matte che raccoglie un gruppo di famiglie che hanno scelto di adottare quei bambini che gli altri scartano, cioè i bambini affetti da grave disabilità. In una società che ha fatto dell’inclusione il suo mantra, una testimonianza come questa dovrebbe stare in prima fila. E invece non trova spazio.

In questa generale disattenzione, l’unica famiglia che appare sui mezzi di informazione è quella multiproblematica o, meglio ancora, quella in cui avvengono tragedie che attirano la morbosa curiosità dei lettori. Amplificare il male non solo non è una buona informazione ma è anche una plateale deformazione della realtà.

Si dirà che questa famiglia non fa notizia. Eppure chi legge i quotidiani si accorge che uno spazio sempre maggiore viene dato al mondo animale. Non si tratta di storie straordinarie. Evidentemente c’è una precisa strategia culturale che passa e s’impone attraverso l’appoggio sistematico dei grandi mezzi di comunicazione. Tutto questo non avviene quando si tratta della famiglia. Anzi, possiamo registrare un sistematico depistaggio, una fomentata indifferenza. Eppure …

La famiglia ordinaria, quella che ogni giorno vive e lavora, combatte la sua battaglia per accogliere la vita e far crescere i figli, quella che cerca di intrecciare vita domestica e lavorativa, responsabilità educativa e impegno sociale, quella che porta il peso della disabilità di figli e di genitori anziani, quella che ammortizza i costi sociali della disoccupazione … questa famiglia non appare. Eppure, per usare una bella immagine di Ernesto Galli della Loggia, “nei grandi disastri delle biografie personali e della storia collettiva, in tutti gli 8 settembre della vita, è a quella zattera sconnessa che finiamo ogni volta per aggrapparci disperatamente, inevitabilmente, per cercarvi un momento di respiro o l’ultimo aiuto possibile”.

La famiglia è un buon punto di partenza. La famiglia come luogo in cui l’amore non resta un sentimento egoistico ma diventa una storia di condivisione e di servizio. La famiglia come grembo in cui la vita nasce e cresce. La famiglia come casa in cui i figli imparano che la solidarietà non è solo una bella parola ma una sfida impegnativa che chiede a ciascuno di farsi più piccolo per dare spazio all’altro. La famiglia in cui Dio non è assente per principio ma è presente perché senza di Lui non avremmo il coraggio di ricominciare ogni giorno a tessere una storia in cui il bene comune è più importante del benessere individuale.

È questo la motivazione che alcuni anni fa, nonostante i pochi mezzi, ho spinto alcuni sposi a fondare Punto Famiglia, prima la rivista e poi l’editrice. Volevamo entrare nell’agorà mediatico con una nostra voce. Eravamo e siamo convinti che la famiglia sia un punto attorno al quale possiamo ritrovarci e dal quale ripartire per una società dal volto umano.

Il bambino non ancora nato: un essere senza voce

di don Silvio Longobardi

La corsa alle elezioni è cominciata. I big della politica si sfidano a colpi di scoop. C’è chi promette meno tasse e chi maggiori diritti agli animali, ma il grande assente è ancora una volta lui: il bambino nel grembo.

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http://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/2018/01/22/il-bambino-non-ancora-nato-un-essere-senza-voce/

“L’ho fatto per le donne. Confessioni di un ginecologo non obiettore”

“Non ho mai visto una donna contenta per un aborto”: queste parole non sono di un uomo di chiesa o di un pro-life convinto ma del dottor Massimo Segato, ginecologo non obiettore, che davanti ad un aborto andato male si interroga riconoscendo che “oggi troppo spesso l’aborto è fatto in maniera superficiale, senza porsi interrogativi, non cercando di superare le difficoltà per dare la vita al nascituro e di fronte al quale la donna è troppo spesso lasciata sola dall'uomo”.

di Gabriele Soliani

http://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/2017/09/12/lho-fatto-per-le-donne-confessioni-di-un-ginecologo-non-obiettore/

Quando la difesa della vita mette tutti d’accordo…

di Gabriele Soliani

“La storia darà ragione alla Chiesa, poiché la difesa della vita è la difesa dell’umanità”. A dirlo è il cardinale Sarah, ma dopo il disastroso calo demografico e la conseguente crisi economica in Europa, anche imprenditori e uomini d’affari concordano.

http://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/2017/07/25/quando-la-difesa-della-vita-mette-tutti-daccordo/

Giù le mani da Vita, Famiglia ed Educazione.

Perché sono non negoziabili e non manipolabili

Esistono ancora valori non negoziabili? A chi spetta definirli? Vita, famiglia, educazione sono le fondamenta della società in cui viviamo. Limiti oggettivi dell’etica, di cui nessuno può appropriarsi, nemmeno la politica.

di Gabriele Soliani

http://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/2017/03/14/giu-le-mani-da-vita-famiglia-ed-educazione-perche-sono-non-negoziabili-e-non-manipolabili/

Qual è il significato delle fedi nuziali?

Ricevi questo anello segno del mio amore e della mia fedeltà

Qual è il significato delle fedi nuziali? Portate sull’anulare sinistro, dove si racconta, passa la vena amoris che arriva direttamente al cuore, le fedi nuziali sono un invito ogni giorno a rinnovare il patto di amore e fedeltà di cui sono segno.

di Giovanna Pauciulo

29 marzo 2016

Il perdono è l’espressione dell’amore, di quell’amore che non si chiude dinanzi alle difficoltà e che è sempre pronto a ricominciare. Certo è un “amore esigente”, come scrive Giovanni Paolo II, ma senza questo fondamento l’esistenza stessa della famiglia è a rischio. L’amore sanato dal perdono, fa della famiglia il riflesso dell’infinita comunione di amore che circola nella Santa Trinità.

Portate sull’anulare sinistro, dove si racconta, passa la vena amoris che arriva direttamente al cuore, le fedi nuziali sono un invito ogni giorno a rinnovare il patto di amore e fedeltà di cui sono segno. Dopo la promessa nuziale gli sposi si scambiano gli anelli. É un dono reciproco, gli sposi stringono un patto pubblico d’amore e di fedeltà che, soprattutto con la grazia di Cristo, si impegnano a custodire e fortificare.

La fedeltà che i coniugi si sono promettono è totale, arriva fino al dono di sè. Ma, non vi è vera fedeltà dove manca la disponibilità al perdono. Non è solo una caratteristica fondamentale dell’esperienza cristiana ma anche una “regola” ineliminabile del cammino coniugale. Il perdono, infatti, riconosce e accetta la fragilità di cui siamo impastati. Tante volte è condizione, di un cammino più autentico.

L’uomo e la donna sono creati per la comunione, ma sono bisognosi di perdono. Sono essi stessi immagine della Trinità che è: dono (Padre), accoglienza (Figlio), condivisione (Spirito Santo), comunione perfetta; così anche gli sposi sono comunione trinitaria e il peccato è ciò che rompe questa comunione. Ma la grazia di Dio, il suo Spirito, ci dà la possibilità di ritornare ad essere in comunione, ad essere immagine trinitaria.

Come si può perdonare il proprio coniuge?

Non è certo una notizia di prima pagina, quella che racconta di un coniuge che perdona il consorte perché da questi è stato tradito, o ha subito altri generi di soprusi. Non fa notizia il perdono di questi coniugi perché il mondo sa cosa è conveniente fare in questi casi: “lasciarsi”. É così pressante la richiesta: “Perché non lo lasci?”, che quando qualcuno prova ad interrogarsi sul perdono, percepisce di essere giudicato un incapace, uno stupido.

Vi sono alcuni atteggiamenti (il tradimento, la disistima, l’offesa fisica e morale) fortemente distruttivi del legame coniugale, ve ne sono altri che rappresentano l’ordinarietà della vita di coppia ma nell’uno e nell’altro caso, benché consapevoli della difficoltà a perdonare un’offesa e senza negare la realtà della colpa, si tratta anche e soprattutto di permettere alla grazia del Sacramento del Matrimonio di esprimersi. É in essa che riusciamo a perdonare qualsiasi offesa e perciò a risalire la strada con l’altro.

Ed anche quando malauguratamente vi è una rottura definitiva fra gli sposi, finisce senza dubbio la comunità di vita, ma rimane la comunione. Il coniuge abbandonato vive questa comunione come Cristo sulla croce, abbandonato dal Padre e dai suoi, egli rimane fedele a Dio e all’umanità. Quando vi è una crisi nella coppia, piccola o grande, chi deve ricominciare? Chi ama di più!

Nel rapporto con il coniuge la prima azione da compiere è mettere in discussione le proprie motivazioni segrete, le proprie resistenze più o meno consapevoli. Una volta sgombrato il cuore e la mente dalla propria giustizia pretesa (che non significa negare la realtà della colpa), per discolpare il coniuge che ha offeso, è necessario trovare le ragioni per cui lui è arrivato fin lì, riconoscere le strade impervie, le ferite non trattate, le situazioni vissute, le paure, le difese.

Quando si arriva al punto di sentire il suo dolore, il suo grado più o meno grande di innocenza, allora vi sono le condizioni per il perdono. Se ciò non accade ci limiteremo ad un perdono illusorio, impreciso (anche se generoso). Il perdono illusorio non cambia il cuore, serve a giustificare i nostri comportamenti verso chi è “perdonato”: non unisce, ma mantiene il distacco. Il perdono vero è quello che ti cambia dentro, ti trasforma il cuore. Scaturisce dalla fedeltà all’altro, vive della fiducia reciproca.

Rende capace di rinunciare a se stesso per dire all’altro “tu vali più dei tuoi atti” e perciò dona la capacità di riprendere ad amare. Perdonare è come rinascere, ha una caratteristica pasquale, di morte e di resurrezione. Non è un gesto meccanico o razionale, è lo Spirito che, attraverso la nostra libertà, ci guida alla riconciliazione, ci riporta all’origine della nostra storia, all’origine dell’amore umano: due esseri in comunione tra loro, creati per-donarsi.

La novità e i frutti del perdono in Gesù Cristo

Questa è la novità: il perdono non si ottiene in seguito alla conversione. Gesù chiama e accoglie prima ancora che uno possa convertirsi. Nella coppia dobbiamo imparare a chiamarci, accoglierci prima ancora che l’altro possa aver chiesto scusa.

Gesù perdona subito: “Oggi devo fermarti in casa tua” dice a Zaccheo, il pubblicano. Oggi, non domani! L’immediatezza della salvezza vince ogni calcolo temporale, sulla croce al ladrone pentito Gesù dice: “oggi stesso sarai con me in paradiso”. Nella casa di Zaccheo accade qualcosa di prodigioso, la gente non si accorge di quello che sta succedendo, ma Zaccheo si è già convertito. Restituisce più del dovuto. Da solo non sarebbe stato capace di tanta generosità.

Il perdono inatteso, senza condizioni, lo stravolge e lo salva: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”. Gli sposi da soli non potrebbero amarsi con la misura del dono di sé di Gesù Cristo, lo Sposo.

Se mancano i papà...

Se mancano i papà, chi darà ai bambini quel senso di sicurezza che permette loro di correre dei rischi nella vita?
L’assenza della figura paterna per un bambino nella fase di crescita è causa di grosse difficoltà. Lo dicono importanti ricerche scientifiche. Ma le nazioni, fanno orecchi da mercante.

di Gabriele Soliani

L'articolo:
http://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/2016/03/15/se-mancano-i-papa-chi-dara-ai-bambini-quel-senso-di-sicurezza-che-permette-loro-di-correre-dei-rischi-nella-vita/

C’è chi dice sì, chi no: ma la Teoria del Gender esiste?

C’è chi ne nega l’esistenza e chi invece l’accoglie come l’abbattimento delle frontiere sessiste. Basta polemiche! All’inarrestabile incedere della Teoria del Gender bisogna opporre strumenti educativi concreti e appropriati.

Per continuare a leggere...:
http://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/2015/11/03/ce-chi-dice-si-chi-no-ma-la-teoria-gender-esiste/

IL NOSTRO ORGANO.

In occasione dell'inizio dei lavori può far piacere a qualcuno rileggersi la relazione storica dell'organo a canne della nostra Chiesa Parrocchiale,
redatta dal maestro Tommaso Maggiolo in occasione dell'imminente restauro. Quindi la ripubblichiamo.

Download Relazione_storica.pdf

Pregare con i figli: da dove partire?

Un figlio, a prescindere dall’età, non può essere attratto da Dio se i suoi genitori non gli consentono di fare esperienza del Signore e della sua compagnia. È la preghiera il luogo in cui si impara a dialogare con Dio: insegniamo ai nostri figli a riconoscere l’Interlocutore, a reputarlo prezioso tanto da desiderare di stare con Lui.
L'articolo al seguente indirizzo:
http://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/2015/06/24/pregare-con-i-figli-da-dove-partire/

Lettera del Vescovo

A conclusione della Visita Pastorale il nostro Vescovo ci invia i suoi ringraziamenti e (cosa più importante) le sue considerazioni.

Download Lettera_del_Vescovo.pdf

Buon Compleanno al nostro Vescovo

Un Grazie per la sua visita ed un augurio per la sua festa di Compleanno al nostro amato Vescovo.

DIFFONDETE !!!

Carissimi "primi utenti" di ICLESIA, sono felicissimo che siate entrati e seguiate con interesse i post.
Mi rivolgo a voi per sollecitarvi a diffondere questo metodo di comunicazione tra parrocchiani, ciascuno potrebbe "contagiare" il fratello, la sorella, l'amico o il compagno di scuola, il moroso o la morosa, la moglie o il marito ecc. ecc.
L'importante è che facciamo conoscere in giro questa possibilità che, con l'aggiungersi di sempre nuovi amici, può diventare davvero uno strumento di evangelizzazione e di comunione e farci sentire sempre più uniti.
Grazie per l'attenzione e, sono certo, del vostro impegno nel diffondere.

La Novità...

La Paura dell’incognito
La novità fa sempre paura perché provoca dei cambiamenti.
Gesù è un gran seminatore di novità!