OMELIA SAN VALENTINO 2020
Cosa significa “festeggiare un Santo Patrono”? prima di tutti ci chiediamo: che cos’è un Patrono? Qual’è il suo compito nella Chiesa e nella nostra Comunità?
Prima di tutto il Patrono è un Santo, cioè un cristiano battezzato che ha vissuto la sua vita come una continua ricerca e scoperta affinchè la sua vita potesse essere felice e realizzata. Un Santo è colui che non si stanca mai di cercare la fonte della vera gioia e quando l’ha trovata non vede l’ora di condividerla con tutti. Questa fonte, lo sappiamo, ha un nome: Gesù di Nazareth. I Santi sono coloro che hanno vissuto una vita eroica, che non significa facendo cose straordinarie .. si, a volte è vero che sono capitate anche delle cose fuori dal comune attraverso di loro, ma il Signore non ci chiede di soffermarci troppo su questo. Il più grande atto di eroismo ( e lo troviamo in tutte le figure dei Santi) è di aver speso tutta la propria vita per gli altri.
Di San Valentino ricordiamo alcuni tratti fondamentali: fu cittadino e poi Vescovo di Terni nel duecento diventato famoso per la santità della sua vita, per la carità ed umiltà; venne invitato a Roma da un certo Cratone, oratore greco e latino, perché gli guarisse il figlio infermo da alcuni anni. Guarito il giovane, lo convertì al cristianesimo insieme alla famiglia ed ai greci studiosi di lettere latine Proculo, Efebo e Apollonio, insieme al figlio del Prefetto della città. Tra i miracoli compiuti dal Santo, anche quello di aver ridato la vista alla figlia cieca del suo carceriere Asterius quando fu catturato e messo in carcere per la prima volta. (episodio descritto anche nella magnifica pala d’altare).. Imprigionato sotto l’ Imperatore Aureliano fu decollato a Roma. Era il 14 febbraio 273. Il suo corpo fu trasportato a Terni al LXIII miglio della Via Flaminia. Nel mondo è ricordato come il patrono dei fidanzati e dei bambini.
L’inno alla carità che abbiamo ascoltato nella prima lettura di oggi ci aiuta a guardare a Valentino con il giusto sguardo di fede e di amore. Ciò che ha reso grande San Valentino e ogni Santo è proprio l’amore, o come la definisce San Paolo, LA CARITA’. L’amore che Dio ci concede di conoscere e sperimentare in questa vita non è un semplice sentimento, come quello che forse oggi rischia di essere messo al centro… i sentimenti, lo sappiamo che con il tempo cambiano: alcuni si rafforzano, si confermano.. altri svaniscono o addirittura spariscono. L’amore di Dio, invece, è un dono destinato a crescere, sempre, crescendo con chi lo riceve. Anche San Paolo ce lo ricorda nella sua lettera: quando ero bambino ragionavo, pensavo da bambino… da adulti, invece, si abbandona tutto ciò che rende l’amore una cosa superficiale e lo rende segno di eternità. Si, perché amarsi significa puntare tutto su quel “vedere in futuro faccia a faccia l’Amore”.
Quest’anno vorrei soffermarmi solo un istante su un simbolo che Valentino usava per incoraggiare gli amanti a non fermarsi davanti alle prime difficoltà: un fiore: LA ROSA. Una leggenda, chiamata della Rosa della Riconciliazione, ci dice che un giorno San Valentino, sentendo due fidanzati bisticciare al di là della siepe del suo giardino, andò loro incontro, porgendo ad essi una bellissima rosa rossa, raccomandando ai due di stringere insieme il gambo con cautela per non pungersi. Questa rosa mi ricorda quanto sia difficile e rischioso a volte amarsi, non solo tra innamorati, ma anche tra di noi. Amarsi secondo il Vangelo significa fare le cose insieme, portare pazienza, avere attenzione a non ferire l’altro, la sua sensibilità, i suoi tempi. Arrivare a sopportare anche i difetti altrui. San Valentino per noi è anche PATRONO, che possiamo anche tradurre come PADRE-PROTETTORE, un amico pronto all’ascolto. Oggi vogliamo chiedere anche noi di Bessica una speciale protezione, non solo dai “mali in genere”, ma dal male più pericoloso per un cristiano che è il rancore. Gli chiediamo di insegnarci, come fece con quella coppia di fidanzati, a tenere in mano insieme il fiore della carità. Dobbiamo imparare o re-imparare l’arte della delicatezza dell’amore che ci aiuti a sentire che il Signore continua ancora a servirsi di noi per amare l’umanità, così com’è.