Luce Sale
Luce, sale.
La pagina delle beatitudini è per pazzi. E folle è chi pensa che qualcuno, oltre a
Gesù, abbia anche solo provato a viverla, riuscendoci. O forse no. Perché, dopo
quelle parole, Gesù ci ammonisce. Essere suoi discepoli e non osare, non
provare, non diventare pescatori di umanità, trasparenza di Dio, significa
diventare persone che si nascondono nell'ombra, sale senza sapore, significa
condannarsi a vivere una vita insipida. Come a dire: se non dai sapore alla tua
vita, se la tua presenza di cristiano non rende sapida la vita degli altri, significa
che non hai mai veramente incontrato Cristo. Se non fai luce è perché non sei
ancora stato acceso. E l'unico che può accenderti è Cristo. Il fuoco. L'unico che
da sapore alla nostra estenuante ricerca di felicità. So già cosa molti di voi
hanno pensato. Non sono capace, non sono in grado, non posso farcela. Troppe
ferite, troppi limiti, troppi difetti, troppa paura, troppa poca fede. No, non è
così. il discepolo sempre e per sempre resta ferito, sempre e per sempre deve
combattere contro le sue paure, le sue ombre. Ma, paradossalmente, siamo
scelti proprio perché feriti. Diventiamo dei guaritori feriti, peccatori perdonati,
non brilliamo di luce propria, non scherziamo, non siamo diversi o migliori.
Siamo stati accesi. Come dice splendidamente Paolo scrivendo ai Corinzi: io
ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo
crocifisso. Non dobbiamo convincere, ma essere. Non dobbiamo
vendere un prodotto, ma accogliere e vivere una novità di vita. Non
dobbiamo far luce, ma restare accesi attingendo alla fiamma viva della Parola.
Non portiamo noi stessi ma un Dio donato. Guaritori feriti che sanno
riconoscere il dolore di chi incontriamo, compatirlo, e orientarlo verso la
guarigione profonda operata dal Maestro. Peccatori perdonati, proprio per
avere conosciuto la tenebra e l'ombra, sanno incoraggiare i peccatori, senza
giudicarli e senza ingannarli. Come? Frequentando la Parola, costruendo
comunità sostenuti dai segni della presenza del Signore che sono i
sacramenti, guardando alla luce, insaporendo la nostra vita con la
visione che Dio ha sulle cose. La candela non sa di far luce, brucia. E si
consuma. Isaia ci indica il percorso, il modo concreto di restare sale, di brillare
della luce di Dio: Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il
parlare empio, se aprirai il tuo cuore all'affamato, se sazierai l'afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.
Vivere nella giustizia, anzitutto. Senza compromessi, senza pigrizia,
senza cedimenti. Coerenti senza diventare fanatici, misericordiosi, non
intransigenti. Ed evitare di giudicare e di vivere schiavi del giudizio altrui.
Purificare il linguaggio sempre più violento. Aprire il cuore alla compassione
verso chi ha fame (di pane, di attenzione, di giustizia), saziare chi è afflitto nel
cuore dedicandogli tempo e ascolto. Tutte cose che Cristo per primo ha vissuto.
E che possiamo vivere nella Cafarnao in cui siamo, tirando fuori l'umanità dal
nostro cuore e dalle persone che incontriamo. È così povero di verità e di
umanità questo nostro mondo! Così insipido e scuro! Così rassegnato e pieno di
rabbia?Persone scontente, sempre, di tutto, che alternano momenti di cupa
rassegnazioni a scatti d'ira e di follia! A tutti possiamo dare sapore, a tutti
possiamo indicare una strada, un percorso.
Perché noi per primi lo abbiamo ricevuto.