Integrazione bollettino parrocchiale
Ecco la versione integrale dell'articolo sul pellegrinaggio in Terra Santa apparso tagliato sul bollettino parrocchiale.
PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA
Era la primavera del 1212 e storicamente l'Europa fu attraversata da un fenomeno singolare: due imponenti esodi, migliaia di persone in prevalenza giovani, fra i sei e i vent'anni, provenienti da Francia e Germania si misero in marcia per la Terra Santa con lo scopo di liberare il Sepolcro di Cristo.
Molti perirono di stenti o naufragarono in questo lungo viaggio, solo alcuni raggiunsero realmente la costa orientale del Mediterraneo e spiando attraverso le fessure di un caravanserraglio, dove si erano fermati a riposare insieme ai cammelli, videro le stelle brillare su Gerusalemme, le bianche mura, le cupole dorate, i minareti ...
Così i piccoli crociati attraversarono la città dei loro sogni, ma passarono oltre il Sepolcro e via nel deserto verso Buyeiah o la lontana Bagdad, prigionieri dei Turchi e destinati al mercato degli schiavi (liberamente tratto da E. e R. Power “La crociata dei bambini”).
Forse... è una terra destinata da sempre alla sofferenza, una terra senza pace, un paesaggio impenetrabile dove il senso del conflitto è pervasivo ed insidioso. Questo è quanto riflettevo, ammutolita in prossimità di Betlemme, quando raggiunto il cosiddetto “Muro della Vergogna” , alti lastroni di cemento armato che segnano il confine fra Territori Palestinesi e Israele e una suora italiana, che opera in loco, ci spiegava che in tutta la Palestina esiste un solo ospedale pediatrico e quando i bambini hanno bisogno di strumentazioni speciali, si rivolgono a quelli israeliani a pochi chilometri di distanza, ma occorre chiedere un permesso speciale e aspettare l'autorizzazione.
Spesso passa troppo tempo e il piccolo paziente non ce la fa a superare la crisi acuta.
Altrettanto coinvolgente la sosta alla Tenda delle Nazioni, la “Daher Vineyard” un'azienda agricola palestinese. Il proprietario Nassar ci raccontava che la sua terra è a rischio di confisca da quando è stata classificata come “Terra di Stato di Israele”. Lo stesso ha esibito alle autorità tutta la documentazione che ne certifica la proprietà della famiglia, fin dal 1800, ma deve sostenere una battaglia legale tuttora in corso per proteggere la sua azienda. Nel frattempo lo stato di Israele ha tagliato loro la luce elettrica, le risorse idriche e ha sbarrato la strada d'ingresso con grossi macigni aggirabili solo a piedi. Con la solidarietà dei visitatori e la resistenza pacifica, la famiglia cerca di costruire un dialogo, di collegare le persone e aiutare le vittime di ingiustizie a sperare in un futuro migliore.
Il nostro pellegrinaggio tuttavia, oltre a mostrarci la precarietà di questo popolo martoriato dalla storia; intendeva muovere da un percorso spirituale attraverso l'Antico e il Nuovo Testamento sulle orme di Cristo.
Siamo partiti dal deserto del Neghev, nel sud del paese e dal parco di En Avdat, dove un wadi ha scavato il suo letto nella roccia. Il deserto è luogo di passaggio per Mosè, Abramo, luogo di prova e di esperienza di Dio. Ci siamo fermati a meditare sulla grandiosità della creazione in uno scenario di pace e di bellezza senza tempo che ben ci introduceva nella Terra Promessa.
Successivamente siamo saliti a piedi alla fortezza erodiana di Masada, teatro del lungo assedio romano e del suicidio in massa dei difensori locali, per poi scendere in funivia dal versante opposto sul Mar Morto.
A Betlemme nella Giudea abbiamo visitato la Basilica della Natività, costruita proprio sulla grotta che ha accolto Gesù ed addobbata di tanti lampioncini colorati perché lì è sempre Natale del Signore.
Procedendo lungo la valle del Giordano, dopo una sosta sulla riva del fiume, dove Giovanni il Battista battezzava e anche noi abbiamo fatto memoria del nostro Battesimo, siamo giunti alla città di Nazareth: il luogo dove Gesù visse nella quotidianità con la famiglia fino ai trent'anni, dove Maria ricevette l'annuncio dell'Angelo e dove si compì il Mistero dell'Incarnazione.
Qui si trova la grandiosa Basilica dell'Annunciazione, costruita su vestigia romane, bizantine e crociate. All'interno conserva alcuni resti preziosi della casa di Maria, scavata nella roccia ed altre importanti testimonianze di una lunga storia di presenza cristiana.
Estremamente suggestivo il lago di Tiberiade e il sito archeologico di Cafarnao (pare acquisito con uno stratagemma da un frate di origine napoletana) e dove Gesù iniziò la sua predicazione, dove si trova la casa della suocera di Pietro, la vicina chiesa della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci e quella del conferimento del Primato.
Più tardi ci siamo recati al Monte delle Beatitudini per celebrare la Santa Messa e per un momento personale di meditazione, in armonia con questo paesaggio di pace.
Affascinante anche il Monte Tabor, isolato dai rilievi della Galilea e che abbiamo raggiunto con minibus guidati da autisti spericolati. Sulla sommità pianeggiante, nel bellissimo giardino e parco archeologico di un'antica fortezza saracena, sorge la Basilica della Trasfigurazione con annesse le cappelle di Mosè ed Elia. Qui una comunità di monaci francescani assieme ad altri di rito greco-ortodosso, vegliano in preghiera e adorazione ed accolgono attualmente nella struttura ragazzi con problemi e disabilità.
Gli ultimi giorni siamo “saliti” a Gerusalemme, la città santa e unica: con la sua cinta di mura erodiane, il panorama di tetti piatti, la cupola aurea della moschea di Omar. Luogo dove il suono delle campane si alterna al richiamo del muezzin e alle litanie delle preghiere ebraiche. Qui vi convivono infatti fedi diverse, ognuna arroccata ai propri luoghi sacri e ai propri quartieri: armeno, cristiano, musulmano ed ebraico... quasi a presidiarli, memori di un passato storico fatto di contese e guerre feroci.
Noi alloggiavamo a breve distanza a piedi dalla porta di Giaffa e dal Santo Sepolcro, nella città vecchia: un vero labirinto di vicoli e stradine che si intrecciano fra di loro e percorribili solo a piedi.
Ovunque si salivano e si scendevano scalini, si passava dai suq: mercati-bazar, fra carretti, ambulanti e pellegrini, fra i suoni, gli odori e i colori della tradizione e dove sembrava che il ventesimo secolo non fosse mai arrivato; fino ai quartieri moderni della città, pieni di giovani e di dinamismo.
Prima destinazione il Muro Occidentale (detto “Muro del Pianto”), cuore sacro della religione ebraica fin dai tempi di Davide e Salomone, quasi una sinagoga a cielo aperto.
Vi si accedeva attraverso un tunnel sorvegliato da soldati e passando il controllo del metal-detector, fino a raggiungere uno spazio aperto e di fronte il Muro della Preghiera: cioè le mura di contenimento della Spianata dove sorgeva il tempio dell'Arca dell'Alleanza, ed è ciò che rimane agli ebrei per la preghiera, da quando gli arabi occuparono la Spianata e la dichiararono “Recinto Sacro” ai musulmani.
In questo luogo donne e uomini, alcuni vestiti completamente di nero, con il copricapo a cilindro o una kippah e donne ricoperte di veli, si mescolavano a pellegrini, turisti, religiosi di altre fedi e non credenti, in una multiforme umanità.
Tutti si avvicinavano al Muro, con grande rispetto e deferenza come avvolti dall'atmosfera di misticismo e religiosità che si respirava.
Alcune donne baciavano il Muro, piangevano, recitavano le litanie. Anch'io mi sono soffermata in devoto silenzio per mettere una preghiera negli anfratti di quelle sacre pietre, come facevano altri e come aveva fatto a suo tempo il Santo Padre Giovanni Paolo II.
Un'intera giornata infine è stata dedicata alla visita del Santo Sepolcro, risalendo la “cosiddetta” via Dolorosa che conduce alla Basilica: una struttura molto complessa che racchiude assieme il sito del Calvario, della morte, della sepoltura e resurrezione di Cristo.
Vicino all'ingresso, una scala sulla destra porta alla Cappella della Crocifissione che ricorda le sofferenze e le ultime ore di Cristo su questa terra: proprio qui abbiamo celebrato la Santa Messa prima di partire.
Nel vestibolo troviamo un'altra importante reliquia oggetto di devozione da parte dei fedeli: la “Grande Pietra dell'Unzione” dove, secondo la tradizione, fu deposto il corpo di Cristo e preparato per la sepoltura.
Scendendo alcuni scalini della cappella greco-ortodossa, si arriva poi al Santo Sepolcro cioè alla Roccia in cui l'Angelo annunciò la Resurrezione e alla tomba vera e propria di Gesù, alla quale si accede a piccoli gruppi dopo una lunga attesa.
Numerose altre cappelle sono riservate rispettivamente ai cristiani latini, armeni, copti, siri ... in una babilonia di divisioni, gruppi rivali, ognuno con i propri canti e i propri riti che si sovrappongono durante le celebrazioni. Sicuramente la conflittualità religiosa ha radici antiche, tanto che da sempre alcune famiglie musulmane custodiscono la chiave d'ingresso del Sepolcro e un'altra comunità è proprietaria della porta. Curiosamente una comunità etiope di monaci, fra le più antiche di Gerusalemme possiede e vive sul tetto dell'abside della Basilica.
Illuminato da lampade oscure e molte candele l'interno della Basilica appare immerso in un'atmosfera cupa, fumosa, irreale che incute timore e venerazione allo stesso tempo.
Altra zona di grande interesse mi è sembrata la chiesa di Sant'Anna (dove è nata la Vergine da Anna e Gioacchino) accanto agli scavi della piscina Bethesda citata nel Vangelo di Giovanni (5,1-9) come luogo dove Gesù chiese al paralitico e a tutti noi: “Vuoi tu guarire?”.
E ancora la città di Cana in Galilea, il Monte Carmelo, il Cenacolo, il Monte degli Ulivi, il giardino dei Getsemani dove Gesù si ritirò in preghiera e fu arrestato e tanti altri.
Qui, ogni volta si facevano esperienze forti di scoperta, di meditazione, di riflessione e a volte la parola di Dio risuonava più che mai, mentre si interiorizzavano le bellezze e la spiritualità di questi luoghi straordinari.
Qualcuno forse ha sentito, come me, anche la fatica fisica di questo cammino e del caldo torrido.
E dei compagni di viaggio che dire? Tutti un po' speciali, curiosi di conoscere o fortemente motivati spiritualmente, disponibili con tutti a partire dai tanti giovani che vi partecipavano.
Veramente brava... e instancabile la nostra guida: don Marco Bonfiglioli. Importante anche la presenza di don Stefano che ci accompagnava.
Tornata a casa ho ringraziato il Signore per avermi concesso questo pellegrinaggio con persone amiche, per aver pregato e vissuto momenti importanti nella terra resa santa da Cristo.
Tuttavia, considerati i diversi modi ultra ortodossi di concepire anche l'ebraismo, l'osservazione rigida di usi e costumi, ho apprezzato molto di essere nata in un paese occidentale di tradizione cattolica, dove il messaggio cristiano è forse più disgiunto da regole e formalismi esteriori.
Ho apprezzato di vivere in un paese dove ancora non si erigono “mura fra popoli fratelli”, dove è lecito sperare che un'alternativa sia sempre possibile.
Certamente situazioni di conflitto, di intolleranza e di disagio sociale non richiedono commenti, ma ci interpellano personalmente circa le certezze da noi acquisite, affinché non si ceda mai all'indifferenza verso i nostri fratelli, affidandoci sempre al “Principe della Pace” come direbbe Papa Francesco, perché ci aiuti a realizzare i Suoi progetti di una società migliore.
Una pellegrina