La mia omelia di domenica 3 Maggio 2020
L'Immagine di Dio nel Cristo Buon Pastore
<> (Paolo VI, omelia del 28/4/1968). Questa pagina di Vangelo in cui Gesù stesso - mette in antinomia: Cristo e i ladri briganti, conoscenza ed estraneità, sequela e fuga, libertà e schiavitù - vuole farsi conoscere come il Pastore che ci conosce, che ci libera e ci conduce... Dio non è un ladro e un brigante, non scavalca la recinzione del nostro cuore per entrarvi per forza, Lui passa dalla porta, Cristo passa dalla porta della recinzione in cui il nostro "guardiano" interiore, chiamato riflessione e scelta, decide di farlo entrare oppure no: <> (Ap 3,20). La fede e' qualcosa che dipende da noi, Dio non forza nessuno! <>, dice il Vangelo: Cristo buon pastore non spinge nessuno da dietro con prepotenza e per forza, ma spinge da davanti con la sua voce; la sua voce è la spinta: se noi la ascoltiamo e ci lasciamo interpellare il cuore... Cristo non è un ladro che viene a rubarci la libertà o chissà cosa altro (tempo, spazio, ecc...), tanto meno un brigante che viene a metterci paura e forzature. Dio non viene a togliere niente dalla nostra vita! Lui è Dio e non ha bisogno di niente, tuttalpiù viene a donare... Seguire Cristo e' una scelta, Dio non si pone verso l'umanità imponendosi ma ponendosi come scelta! Giovanni ha scritto il Vangelo circa nel 90 d.C. e non c'era bisogno più in quel tempo di mettere in contrapposizione Cristo e la vecchia religiosità dei farisei e degli scribi; allora Giovanni si riferisce alla Chiesa mettendola in guardia perché: la nostra fede potrebbe diventare sola religione del "brigante" che vuole imporre le proprie idee e le proprie scelte, derubare come "ladri" a Cristo la sua autorità per potersela dare o darla agli uomini... Quanti discorsi e scelte si fanno nella Chiesa estranei al Vangelo, estranei all'Immagine di Dio che spesso ci siamo fatti. Quante volte esce fuori qualche integralismo religioso che è completamente estraneo al cristianesimo del Vangelo o qualche lassismo liberista che porta a sentirci non liberi ma orfani di Dio. Quante mitizzazioni abbiamo creato anche all'interno della Chiesa! Abbiamo mitizzato: celebrazioni e feste, luoghi e spazi, esperienze pastorali e sociali, comportamenti e persone, indicazioni e temi...! Cristo conduce le sue "pecore" per attrazione, e' Dio Padre che attrae chi si lascia portare da Cristo e attraverso Cristo: Egli infatti è anche la Porta per entrare al cospetto del Padre, alla Presenza di Dio in questo e nell'altro mondo....
Dio e' conosciuto o estraneo?
Troppo spesso ci rinchiudiamo nei nostri "recinti" vitali pensando che siano spazi vitali, ma sono auto limitazioni della nostra stessa libertà! Rimaniamo chiusi nelle nostre famiglie sicure, amicizie sicure, rapporti sicuri, comunita' sicure e quant'altro c'è di sicuro, finché poi succede qualcosa, qualche evento, che come un ladro e un brigante, viene a rubarci la serenità e mettere scompiglio nelle nostre vite "sicure". A Dio, creatore della vita e redentore della morte, spesso dedichiamo pochi spazi e pochi tempi, "spazi" e "tempi" insicuri figli delle idee: "me la sento o non me la sento", "non ho trovato nessuno...", "non credo per colpa degli altri..." E, quante altre idee che si fanno scelte, frapponiamo tra noi e Dio rendendo Dio, creatore della vita e redentore della morte, unica sicurezza semmai: il grande estraneo della nostra vita! L' Estraneo e' il grande nemico della fede la quale è: sequela e missione in Cristo! L'estraneità e' la nostra recinzione che abbiamo eretto, come mura di una antica città, perché pensiamo di essere al sicuro: quante persone sono sicure di credere in Dio ma in realtà credono in ciò in cui vogliono credere perché gli piace così! Oggi è il tempo del "secondo me", lo spazio dell'opinione, anche in Chiesa si sente spesso: "secondo me è così" e quindi - sotto inteso - deve essere così. Quanto profetismo c'è nella Chiesa che proviene da presunte e finte umili illuminazioni, da parole potenti per l'orecchio ma deboli per il cuore e l'intelligenza! Ma la conoscenza di Dio passa attraverso l'umiltà del sapersi come "pecora" dietro ad un altro. L'esser "pecora" definisce la sequela dietro il pastore: ma chi vuole essere pecora? Mi rispondereste: "io sì (ma certo intanto è in senso figurato)...". Ma l'immagine evangelica della "pecora" - come tutte le altre immagini del Vangelo - non sono in senso figurato ma umano e divino. La pecora dice: umiltà, mansuetudine, mitezza, saper star nel gregge, ascoltare la voce del pastore e senza discutere camminare, andare, uscire... Questo è un Vangelo di liberazione, di uscita dai propri recinti per lasciarsi guidare con FIDUCIA, da Dio e dal suo Vangelo. Come domenica scorsa diciamo al Signore: tu sai dove mi stai portando.
Il Signore ti sta chiamando!
Gesù <>(Paolo VI, omelia del 28/4/1968). Dio ci conosce molto di più di quanto noi conosciamo noi stessi. Non siamo anonimi per Lui, non siamo una massa, ma ci chiama per nome, ci chiama così come siamo, in ogni condizione ci vediamo... Essere perfetti cristiani non è uno sforzo di sequela dietro un guru, ma è Dio che ci rende perfetti con la sua voce, con la Parola di Cristo. Il Signore salva con la sua Parola! Il Signore ti chiama e ti chiama per nome... Cioè sa tutto di te, ti conosce in tutto e ti conosce anche più di te! La nostra conoscenza di Dio passa attraverso la scelta di ascoltare la sua Parola e questa Parola ci spinge - per attrazione - a seguire Cristo perché colpisce al nostro cuore. Nella prima lettura (At 2,14.36-41) chi ascoltava il Vangelo dell'annuncio di San Pietro: <>. Siamo chiamati a metterci il cuore, a lasciarci interpellare nel cuore dal Vangelo, da Dio che ci chiama... Ma lo sto veramente seguendo oppure sto seguendo una idea o peggio ancora non lo sto seguendo? Ci sto mettendo il cuore nel l'ascolto del Vangelo, nella preghiera ...? Soltanto se ci lasciamo toccare il cuore dal Vangelo sentiamo la Sua voce e lo seguiamo, usciamo dai nostri "recinti" immaginari e fragili per seguire Cristo e, Lui, sa dove portarci al pascolo, solo Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno, sa donarci la libertà e la vita eterna. Perciò chiediamoci: il Vangelo oggi, in che cosa mi chiama a seguirlo? Da "cosa" dove devo uscire? E domani cosa mi dirà...?
Vi benedico di cuore
Don Stefano