Treviso (TV) - Canizzano
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PARROCCHIA 'VISITAZIONE DELLA BEATA VERG...

Foglietto Parrocchiale n. 42/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 3^ settimana di AVVENTO

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Foglietto Parrocchiale n. 41/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 2^ settimana di AVVENTO
Immacolata Concezione B. V. Maria

alla vostra attenzione le proposte spirituali per il tempo favorevole dell'AVVENTO

Download 41-16.12.04.pdf

Foglietto Parrocchiale n. 40/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 1^ settimana di AVVENTO
INIZIO del nuovo anno liturgico A

alla vostra attenzione le proposte spirituali per il tempo favorevole dell'AVVENTO

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Foglietto Parrocchiale n. 39/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 34^ settimana del Tempo Ordinario

Solennità di GESU' CRISTO RE dell'UNIVERSO
GIORNATA DEL SEMINARIO
Giornata dei diritti del Bambino
TESSERAMENTO NOI

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Foglietto Parrocchiale n. 38/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 33^ settimana del Tempo Ordinario

GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO
CHIUSURA DIOCESANA DEL GIUBILEO
ELEZIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE

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«Coltivare la terra, responsabilità di tutti»

Messaggio della Cei per la 66ª Giornata nazionale del ringraziamento
che si celebrerà il 13 novembre 2016.

Ricordato il ruolo dei legumi, indicati come prodotti capaci di nutrire uomini, animali ed essere di beneficio allo stesso suolo, favorendo la biodiversità.

«Figli» che lavorano, rendono fertile e custodiscono il dono della terra attraverso la rete delle imprese agricole familiari, dove esso può farsi presente nel contesto di relazioni umane improntate alla gratuità e alla condivisione, rese fertili dal grande dono che Dio ci fa del suo amore misericordioso.
Questa è la ricchezza a cui volgiamo lo sguardo, che invochiamo in questa Giornata del ringraziamento, e che richiamiamo nell’anno internazionale dei legumi, un cibo tanto umile quanto importante.

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Foglietto Parrocchiale n. 37/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 32^ settimana del Tempo Ordinario

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Aiutiamo i costruttori di muri e barricate

La colletta dei cristiani di Erbil per i terremotati italiani

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Foglietto Parrocchiale n. 36/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 31^ settimana del Tempo Ordinario
Solennità di Tutti i Santi
Commemorazione dei fedeli defunti

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Il Vangelo? Per gli italiani è un illustre sconosciuto

Si trova in due case su tre, ma il 70% non lo legge.
Un’indagine del Censis sul rapporto con i quattro libri dedicati alla vita di Gesù.
Pagine che toccano il cuore ma su cui c’è una «devota incompetenza».

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Minori stranieri. Sì della Camera alla legge

C’è una legge, finalmente, a tutela dei minori stranieri che arrivano in Italia. Centinaia, che ogni giorno affrontano il mare, da mesi. Quasi ventimila soltanto quest’anno.

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CREMAZIONE. ecco le regole della Chiesa

Meglio la sepoltura, no alla conservazione delle ceneri in casa o alla loro dispersione nell’aria, in terra o in acqua. Lo ribadisce una nuova istruzione vaticana sulla cremazione.

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CAPOVOLGERE IL MERCATO

IL PECCATO ORIGINALE DELL’ECONOMIA

Il lavoro sempre più voucherizzato, i call center in crisi perché i precari non lo sono abbastanza, i fattorini di Foodora che portano la pizza a domicilio a salari stracciati e capiscono che l’unica disperata forma di protesta che può far presa è l’appello ai consumatori a non comprare i loro prodotti. Che cosa sta succedendo? Guardatevi intorno e vedrete nei paesaggi delle nostre città e delle nostre periferie il trionfo dell’economia e contemporaneamente il suo fallimento nel regalarci felicità e pienezza di senso di vita. Fallimento figlio del suo grave peccato originale. Distese senza fine di ipermercati, centri commerciali e negozi traboccanti di prodotti di ogni genere, colmi di tutte le varietà possibili vendute a prezzi stracciati, al massimo del sottocosto possibile.

Download IL_PECCATO_ORIGINALE_DELL.docx

Foglietto Parrocchiale n. 35/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 30^ settimana del Tempo Ordinario

ATTENZIONE
nella notte tra sabato 29 e domenica 30 riprende l'ORARIO SOLARE:
le lancette dell'orologio vanno portate INDIETRO DI UN'ORA.

le SS. Messe rimangono con l'orario stabilito e già cambiato dal 1° ottobre

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il RICORDO: 65 anni della nostra Scuola dell'Infanzia

Su richiesta del Parroco Don Amedeo Marton si apre la Comunità di Canizzano.
Dopo un anno che le suore (Suor Beniamina e Suor Alessia, poi Suor Teodoretta) prestavano servizio (venendo la mattina da Quinto per ritornarvi la sera), si è costituita la Comunità il 13 ottobre 1952. La Superiora generale, Madre Aloysia Landriani, mette a disposizione tre Suore per la direzione dell’Asilo Infantile, della Scuola di lavoro, del doposcuola e l’assistenza della gioventù femminile (il ricreatorio festivo all’inizio radunava 140 ragazze fra grandi e piccole).
Il 1° ottobre 1975 viene sciolta la Comunità, ma da Quinto una o due suore si portano ogni giorno a Canizzano per la Scuola Materna.

Suore che sono state a Canizzano

Suor Amata Dissegna dal 20-10-1952 al 31-10-53 = superiora
Suor Beniamina Boldrin 2-10-1952 al 13-9-54
Suor Imeria Caldato 13-10-1952 al 13-10-54
Suor Luisa Maria Gardella 31-10-1953 al 13-10-59 = superiora
Suor Coletta Vigulto luglio a sett. 1954 e lugl.-ag. 1955
Suor Lelia (Annunziata) Padovan 13-10-1954 al 18-10-57
Suor Fabia Gatto 13-10-1954 a ottobre 1957
Suor Claudiana Romanò maggio-giugno 1955 poi 6-9-1973 al 4-9-77
Suor Ginantonia Biasibetti 18-10-1957 al 27-1-60
Suor Maurina Bravo 23.11.1957 al 15-11-60
Suor Rosalia Fassa - superiora 13-10-1959 al 5-9-64 = superiora (ammalata, muore il 5-12-64)
Suor Imelda Artuso 13-11-59 al 28-10-65
Suor Amelia Cavalli 25-1-1960 al 9-9-70
Suor Loreta Molteni 14-10-1960 al 9-11-65
Suor Latina (Maria) Novello 5-10-1965 al 29-9-75 = superiora
Suor Davina (Alice) Pozzoli 9-11-1965 al 6-9-73
Suor Severa Locatelli 30-6-1966 al 8-10-66
Suor Giovannapia Torresan 4-1-1967 al 11-9-70
Suor Canzianilla Macchi 9-9-1970 al 8-9-72
Suor Feliciana (M.Carmela) Arioldi 17-9-1970 al 6-9-73
Suor Pierdomenica Carretta 31-8-1971 al 2-9-73
Suor Salvina Martinello 2-9.1973 al 8-9-74
Suor Ritamaria Lazzarin 8-9-1974 al 22-9-1975
Suor Paola Cesca 4-9-1976 al 1-9-77 (Quinto per Canizzano)
Suor Tarsilla Noris 4-9-1977 al 3-9-82 (Quinto per Canizzano)
Suor Loredana Pegoraro 2-9-1979 al 5-9-90 (Quinto per Canizzano)
Suor Onesima (Maria) Forner


Foglietto Parrocchiale n. 34/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 29^ settimana del Tempo Ordinario

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Foglietto Parrocchiale n. 33/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 28^ settimana del Tempo Ordinario

domenica 9 ottobre S. Messa ore 10.00
festa della MATERNITA' di MARIA

venerdì 14 ottobre ore 20.30 in chiesa
MAGNIFICAT
musica, parole e immagini su Maria
nel ricordo del 65° della nostra Scuola dell'Infanzia

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Foglietto Parrocchiale n. 32/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 27^ settimana del Tempo Ordinario

inizio NUOVO ANNO PASTORALE
settimana che prepara alla festa della MATERNITA' di MARIA

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Diversamente...

editoriale del direttore Caritas di Treviso d. Davide Schiavon

“Non possiamo, come famiglia umana, guardare in faccia alla disabilità solo ogni quattro anni e prendendo solo ciò che più ci piace e ci disturba meno.”

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Foglietto Parrocchiale n. 31/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 26^ settimana del Tempo Ordinario

- domenica 2 ottobre INIZIO del NUOVO ANNO PASTORALE
- sta per nascere il "NOI di CANIZZANO"

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Foglietto Parrocchiale n. 30/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 25^ settimana del Tempo Ordinario

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domenica 18 settembre COLLETTA NAZIONALE per il sostegno alle popolazioni colpite dal terremoto

OMELIA DI S.E. MONS. GIOVANNI D’ERCOLE, Vescovo di Ascoli Piceno

29 agosto 2016 terremoto Amatrice

FUNERALI SOLENNI DELLE VITTIME
DEL VERSANTE ASCOLANO
DEL TERREMOTO DEL 24 AGOSTO 2016

1.“E adesso, vescovo, che si fa?” Quante volte in questi giorni, amici miei, mi son sentito ripetere questa domanda. Dai familiari delle vittime; da chi si ritrova senza famiglia e senza casa; dai giornalisti in cerca di notizie; dai parenti e dagli amici nell’obitorio fra le salme che aumentano con il passare delle ore e dei giorni. Domande spesso solo pronunciate con il pianto e lo sguardo perso nel nulla. Esiste una risposta? Spesso l’unica è il silenzio e l’abbraccio. Questa stessa domanda – “e adesso che si fa?” – l’ho rivolta in queste interminabili giornate di commozione e di strazio a Dio Padre, suscitato dall’angoscia di padri, madri, o figli rimasti orfani, dall’avvilimento di esseri umani derubati dell’ultima loro speranza. “E adesso, Signore, che si fa?” Quante volte, nel silenzio agitato delle mie notti di veglia e d’attesa, ho diretto a Dio la medesima domanda: a nome mio, a vostro nome, nel nome di questa nostra gente tradita dal ballo distruttore della terra. Mi è venuto subito in mente l’avventura di Giobbe, questo giusto perseguitato dal male, profeta che mai s’arrese nel rinfacciare a Dio le sue domande. Giobbe però, dopo una serie indicibili di provocazioni e di vessazioni d’ogni tipo arriva alla sua professione di fede: «Io lo so che il mio Redentore ( il mio vendicatore) è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere» (Gb. 19,1.23-27). La polvere, per l’appunto: il tutto che è rimasto anche a questa gente, Signore, dopo la tragedia. Tutto sembra diventato polvere: il terremoto ha accomunato paesi fratelli da Amatrice ad Arquata, un tempo parte della stessa diocesi per un totale provvisorio di 281 vittime. Ringrazio per questo il vescovo di Rieti, Mons. Domenico Pompili per la sua presenza e anche l’arcivescovo de l’Aquila, Mons. Giuseppe Petrocchi. La sofferenza aquilana mi è bene nota. Un intero pezzo di storia adesso non c’è più. Polvere, nient’altro che polvere: la polvere che per Giobbe, dopo il dramma di una fatica disumana, diventa altare sul quale brilla la vittoria di Cristo.

2.“Vescovo, non ci ripeta parole di circostanza, le solite cose di voi preti”: ci sta anche che in queste giornate così drammatiche qualcuno direttamente o nei social mi dica questo, nel momento in cui le parole inciampano. Anzi, ditemelo, fratelli e figli miei! Diciamoglielo tutti assieme a Gesù Cristo: “Signore sono le solite cose”. Qui abbiamo perso tutto o quasi e tu dove stai? Apparentemente non c’è risposta. Eppure, cari amici, se guardate appena sotto le lacrime, nessuno più di noi può testimoniare che il terremoto, come la malattia il dolore e la morte, possono strapparci tutto eccetto l’umile coraggio della fede. Ecco perché queste solite cose possono essere la scialuppa di salvataggio per non affogare nella disperazione e mai come ora possono ridare luce alla nostra speranza. Provate a pensarci, se una ripartenza sarà mai possibile, ripartiremo insieme da queste solite e piccole cose: le sorgenti non perdono mai la parola. Senza questa sorgente di speranza che è la fede saremmo sul lastrico della miseria più nera. C’è una pagina bellissima, nell’avventura di don Camillo, che narra di una sera malinconica nella quale questo parroco dovette affrontare il dramma di un’alluvione che complicò terribilmente la speranza della sua gente: «La porta della chiesa era spalancata e si vedeva la piazza con le case annegate e il cielo grigio e minaccioso – scrive Giovannino Guareschi -. “Fratelli” disse don Camillo “le acque escono tumultuose dal letto del fiume e tutto travolgono: ma un giorno esse torneranno placate nel loro alveo e ritornerà a splendere il sole. E se, alla fine, voi avrete perso ogni cosa, sarete ancora ricchi se non avrete perso la fede in Dio. Ma chi avrà dubitato della bontà e della giustizia di Dio sarà povero e miserabile anche se avrà salvato ogni sua cosa”. Don Camillo parlò a lungo nella chiesa devastata e deserta e intanto la gente, immobile sull’argine, guardava il campanile. E continuò ancora a guardarlo e, quando dal campanile vennero i rintocchi dell’Elevazione, le donne si inginocchiarono sulla terra bagnata e gli uomini abbassarono il capo. La campana suonò ancora per la Benedizione. Adesso che in chiesa tutto era finito, la gente si muoveva e chiacchierava a bassa voce: ma era una scusa per sentire ancora le campane».

3.Le torri campanarie, che hanno dettato i ritmi dei giorni e delle stagioni, sono crollate, non suonano più. Polvere, tutto ormai è polvere. Eppure, sotto macerie, c’è qualcosa che ci dice che le nostre campane torneranno a suonare, ritroveranno il suono del mattino di Pasqua. L’ha assicurato Paolo, quando ai cittadini di Corinto disse che «se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti» (1Cor 15,21). Paolo sapeva bene che Dio non è tenuto a giustificarsi. Il suo non è un Dio logico: non c’è nulla di più lontano da lui di tutta la nostra filosofia. Eppure Paolo, che con Giobbe condivide una fede-difficile, sa che Cristo ha la passione dell’impossibile, è il Dio al quale riescono le cose che gli uomini giudicano follia, assurdità. Quelle cose che nemmeno gli apostoli, durante un’improvvisa tempesta nel lago di Tiberiade, riuscirono a capire all’istante: «Maestro, non t’importa che noi moriamo?» (Mc 4,35-40). Eppure erano uomini di mare: esperti, conoscevano le insidie e i venti contrari, avevano le mani ferite dagli uncini, le facce scavate dal vento, le loro erano vite vissute. “Al tuo Dio, don Giovanni, importa nulla se noi moriamo?”. Dio pare tacere, le nostre sembrano chiamate senza risposta. Dio è Padre misericordioso: non scappa dalle responsabilità, il grido degli angosciati gli fa vibrare le viscere. Non teme l’imprecare dell’uomo, non s’arrabatta nell’ira. Porge l’inimmaginabile della sua Croce a disposizione di chi vorrà tentare l’attraversata del fiume della vita, fatto di lutto, di lamento, di pianto e d’amarezza. C’è un segno che voglio condividere con voi. Alla sera del giorno del terremoto, mentre recuperavamo il Crocifisso, che è qui oggi, tra le macerie della chiesa totalmente distrutta a Pescara del Tronto, proprio sotto la chiesa i soccorritori stavano tentando di salvare con grande sforzo due stupende sorelline: la più grande Giulia purtroppo morta, ma ritrovata in una posizione protettiva su Giorgia, una bimbetta di scarsi cinque anni, che sembrava spaesata con la bocca piena di macerie. Morte e vita erano abbracciate, ma ha vinto la vita: Giorgia. Anzi dalla morte è rinata la vita perché chi esce dal terremoto è come se nascesse di nuovo. Amici, l’appuntamento, a noi, Dio sembra avercelo dato proprio qui, sotto la croce, sopra le macerie. Esattamente come a Nain: anche in quel paese si respirava odore di morte, aria della mestizia e dello smarrimento. Anche lì una madre piangeva l’unico suo figlio morto: «Non piangere (donna). Ragazzo, dico a te: alzati!». Le lacrime sono risorte, la morte fu vinta, proprio quando a tutti sembrava che non ci fosse più nessuna storia da raccontare: «Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre» (Lc 7,1-17).

4.“E adesso, vescovo, che si fa?” Un terremoto è la fine: un boia notturno venuto a strapparci di dosso la vita. La nostra terra, però, è popolata di gente che non si scoraggia. Mi rivolgo soprattutto a voi, giovani, perché tra le 49 vittime, non sono pochi i bambini e i ragazzi sepolti dalle macerie e i primi ad essere estratti a Pescara del Tronto sono proprio due innamorati quindicenni: Arianna e Tommaso. Voi ben sapete che i nostri nonni erano contadini, le nostre origini sono contadine. In natura arare è come un terremoto per la terra: si spacca, è ferita, ne esce frantumata in zolle. L’aratro ferisce ma è lo strumento-primo per la nuova seminagione: si ara per preparare la terra a un nuovo raccolto. I sismologi tentano di prevedere il terremoto, ma solo la fede ci aiuta come superarlo. La fede, la nostra difficile fede, ci indica come riprendere il cammino: con i piedi per terra e lo sguardo al cielo. La solidarietà – oggi rappresentata in maniera solenne dalla presenza del Presidente della Repubblica, al quale rivolgo il mio deferente saluto, dalle più alte cariche dello Stato e dalle tante autorità, dalle molte associazioni di volontariato, e dai tanti amici qui convenuti a mostrare la concreta vicinanza di tanta gente da ogni parte d’Italia e del mondo, la solidarietà soprattutto del Papa, dei vescovi della nostra regione e delle Chiese di tutta Italia come pure del mondo. Grazie a tutti di cuore! La solidarietà e la responsabilità – dicevo – ci fanno tenere i piedi ben saldi per terra in un abbraccio che ci consente di affrontare insieme le difficoltà e costruire un mondo migliore. Gli occhi però devono guardare in alto: «Guardare al cielo, pregare, e poi avanti con coraggio e lavorare. Ave Maria e avanti» così ripeteva san Luigi Orione, il papà della mia congregazione religiosa, esperto di terremoti (Messina 1908; Avezzano 1915). Ave Maria e avanti! Amici tutti, non abbiate paura di gridare la vostra sofferenza, ma non perdete coraggio. Insieme ricostruiremo le nostre case e chiese; insieme soprattutto ridaremo vita alle nostre comunità, a partire proprio dalle nostre tradizioni e dalle macerie della morte. Insieme! Ne sono certo, con l’aiuto della Madonna che mai ci abbandona, vivremo un’avventura straordinaria perché l’amore è più forte del dolore e la vita vince la morte.

C’è troppo amore per gli animali? L’amore è uno, e non esclude nessuno

Il problema non è l'eccesso di attenzione verso creato e creature, ma la mancanza di generosità e di coraggio che porta magari a coltivare e condividere una rigorosa e correttissima idea di «umanità», ma a fare fatica ad accogliere le concrete persone

di Marco Tarquinio direttore di AVVENIRE

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Gioie e dolori dell'umanità

editoriale del direttore Caritas di Treviso d. Davide Schiavon

“La mia casa di Amatrice è inagibile. Non è la mia prima casa, quindi un posto dove andare ce l’ho. Ma posso assicurare che a NESSUN amatriciano sentirete dire che bisogna cacciare gli immigrati dagli alberghi per metterci i terremotati. Primo perché per chi ha vissuto un dramma così, la solidarietà è un sentimento molto forte, specie se vivi solo grazie a chi ti ha aiutato. E uno che scappa dalla guerra lo senti un po’ un tuo simile. Secondo, perché ad Amatrice era ospitato un gruppo di richiedenti asilo, a cui tutti erano affezionati – si, si possono percepire gli immigrati come parte della comunità. E perché l’altra notte erano anche loro a scavare, e perché anche qualcuno di loro sta sotto le macerie. Quindi, grazie lo stesso, e accoglienza per TUTTI quelli che ne hanno bisogno, senza “noi” e senza “loro”.

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Foglietto Parrocchiale n. 29/2016

Foglietto di informazione Liturgico-Pastorale
della 23^ e 24^ settimana del Tempo Ordinario

nel 65° della nostra Scuola dell'Infanzia
si riprende con “una nuova primavera”

Mercoledì 7 e giovedi 8
Inizio dei piccoli e piccolissimi con i genitori

Venerdì 9
si aggiungono medi e grandi

Lunedì 12
inizio per la nuova sezione primavera

Buon anno scolastico a tutti i bambini,
al personale e ai genitori

estendiamo l'augurio di una buona ripresa a tutti i bambini, ragazzi e giovani di ogni ordine e grado

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